20 Maggio 2012

Quaranta anni fa si spegneva Nereo Rocco, il più innovativo allenatore di calcio e il più grande divulgatore di triestinità

Il 20 febbraio 1979 si spegneva a Trieste il grande Nereo Rocco, uno dei personaggi di spicco del mondo del calcio quando questo era ancora  fatto di calciatori semplici ma dotati, uno sport tutto cuore e muscoli nelle gambe, fatto di giocatori che praticavano il calcio prima di tutto per il gusto di giocare e far divertire.
Nato nel rione di San Giacomo si trasferì presto a Rion del Re che fu la sua dimora per tutta la vita. Li vicino, dove oggi ci sono i padiglioni della Fiera, c’era un campo di calcio in terra battuta, dove un giovanissimo Nereo assisteva agli allenamenti della neonata Unione Sportiva Triestina. E’ qui che Rocco conobbe il suo grande amico Piero Pasinati (poi campione del mondo 1938) quando a quindici anni entrò a far parte dei Boys della Triestina. Titolare a tutti gli effetti nella squadra principale, Rocco giocò otto stagioni in serie A con la Triestina, partecipando a 232 partite e totalizzando 66 reti. Nel 1933 arrivò la convocazione nella Nazionale B con la quale disputò, fra le altre, una partita contro la nazionale austriaca (vinta per 2 a 1 dagli azzurri) nello Stadio di Valmaura (allora Stadio del Littorio) gremito in ogni ordine di posto. Un aneddoto simpatico ricorda che in quella occasione Rocco promise al pubblico un gol  altrimenti si sarebbe tuffato dal Molo Audace; il gol non ci fu e Rocco davanti a giornalisti e ad un folto pubblico incuriosito, fece il fatidico tuffo nelle acque delle rive.

Durante il periodo difficile della seconda guerra, Rocco si recò dapprima al Napoli e poi al Padova, per ritornare quindi a Trieste in veste di allenatore della Triestina in serie A. E’ questo l’anno del miracolo rossoalabardato, il miglior campionato mai disputato dalla Triestina nella sua storia ed il miglior piazzamento di sempre: secondo posto a quota 49 punti dietro lo strepitoso Torino di Pino Grezar. A campionato concluso Rocco portò la squadra in Turchia per partecipare ad un torneo dove in finale la Triestina sconfisse per 4 a 1 il Galatasaray.

Nel 1951 accettò l’incarico di allenare il Treviso per passare poi al Padova in serie B salvandolo in extremis dalla retrocessione in terza divisione e portando poi la squadra addirittura in serie A nel 1955. Con il Padova, Rocco si fece conoscere per il suo metodo di gioco a “catenaccio” che divenne il marchio con il quale dovette convivere; “…solo noi femo el cadenazo, i altri fa calcio prudente!” dichiarava alla stampa nazionale ma in verità fu il precursore del calcio moderno.

Nel 1961, Rocco fu chiamato ad allenare un Milan disastrato, divenuto la seconda squadra della città, surclassato dall’Inter dove giocavano Rivera e Trappatoni. In quello stesso campionato (1961/62) Rocco vinse lo scudetto e l’anno successivo la Coppa dei Campioni, la prima coppa europea vinta nel dopoguerra da una squadra italiana, battendo per  2 a 1 il Benfica di Eusebio allo Stadio di Wambley.

Dal Milan passò al Torino dove giocava Bearzot, poi ritornò al Milan per vincere un altro scudetto, la Coppa delle Coppe e di nuovo la Coppa dei Campioni con un 4 a 1 in finale contro l’Ajax ed infine anche la prestigiosa Coppa Intercontinentale ai danni dell’Estudiante di Rio. Nel 1971 è la volta di mettere in bacheca la Coppa Italia e nel 1973 la Coppa delle Coppe ai danni del Leeds. Rocco lasciò il Milan nel 1973 portando quasi ogni anno la squadra al secondo posto e lasciando la stessa con il rammarico di non essere riuscito a vincere lo scudetto della stella:  “sta stela porta sfiga!” diceva.

Allenò quindi la Fiorentina e nel ’74 terminò la sua gloriosa carriera di allenatore rientrando nella sua casa di Trieste anche se nel ’77 divenne il consigliere di Niels Liedholm allenatore del Milan.

Nereo Rocco si spense a soli 67 il 20 febbraio del 1979 lasciando un ricordo di quello sportivo che prima di tutto era un “mulon triestin.”.  Girò l’Italia ed il mondo, portando con sé il suo dialetto che non si vergognava di esibire e conservando nel cuore l’amore per la squadra rossoalabardata. “Cossa ga fato la Triestina?” era la prima domanda che faceva al termine di quelle partite, molto più importanti, che disputava. Sono ancora oggi un bellissimo ricordo le sue dichiarazioni in diretta nazionale, come “a Milano son el Comendator Rocco inveze a Treiste son quel mona de becher!” oppure parlando degli allenamenti “Pasta e fasoi xe la nostra droga quotidiana, bisteca de caval e un bicer de vin giovedì matina a le dieci” ed infine come dimenticare la sua affermazione a chi diceva “Vinca il migliore” apostrofato con “speremo de no!”. Con queste frasi in genuino dialetto triestino, el mulo Nereo portò il calcio ai massimi vertici mondiali.
Qui la pagina dedicata a Nereo Rocco su tuttotrieste.net

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13 commenti a Quaranta anni fa si spegneva Nereo Rocco, il più innovativo allenatore di calcio e il più grande divulgatore di triestinità

  1. massimilianoR ha detto:

    🙂 grande

  2. luigi (goriziàn) ha detto:

    Grande indimenticabile Nereo!
    Gaveva solo un difeto: iera del Milan
    Ma ghe lo go sempre perdonà, iera tropo grande come omo!

  3. Paolo Nanut ha detto:

    Persone così nello sport e nella vita quotidiana non ce ne sono più. Onore al grande Nereo.

  4. cita demone ha detto:

    ….e che vinca il migliore!

    “…speremo de no….”

    Grande,eterno Nereo!!

  5. Fiora ha detto:

    ” e ala festa de fine campionato podé invitar anca le mogli e le morose…ma solo roba seria!”
    Disi Rivera che al Milan quela volta i se gaveva imparà tuti el Triestin…come el PARON!

  6. sfsn ha detto:

    “Ti va in campo e ciapa a piade tuto quel che se movi. Se te bechi el balon, pazienza!”

    Secondo mi Rocco ga fato diventar el calcio piu’ bruto de veder, ma come omo el iera sicuro una macia e el iera anche un omo onesto, come nel mondo del balon no xe piu’. E po el parlava sempre in dialeto, mentre desso i triestini se vergogna e ghe parla ai fioi per taliano (vedi Casa Stipancich)

  7. Hafez ha detto:

    Ma no, calcio più brutto;il catenaccio,magari 9/10 contro 11 è sempre spettacolo;in ogni caso, se si vince,si vince onestamente,non come a moggiopoli.

  8. capitano ha detto:

    La cosa divertente è che il calcio all’italiana l’ha inventato un austroungarico.

  9. Ermete ha detto:

    Te go dito de tocarlo….no de coparlo.

  10. Paolo Nanut ha detto:

    @7 Hai ragione, il calcio è bello perchè spesso non vince il più forte o chi gioca meglio. Ieri sera per esempio ha vinto il Chelsea che fra le quattro semifinaliste non era la più forte ma ha giocato come si devono giocare certe partite, rischiando poco o nulla e poi come tutte le cose se non hai fortuna…

  11. sfsn ha detto:

    boh,
    nei ultimi dieci anni ga vinto el campionato solo Juventus, Milan e Inter. No rivo a capir el witz de seguir balon adesso.

  12. bit ha detto:

    @ sfsn
    L’ultimo campionato con sorteggio integrale (arbitrale) l’ha vinto il Verona.
    Poi, con i sorteggi pilotati, sempre le solite.
    Vorrà dire qualcosa?
    Nereo direbbe: ma ‘nde in mona.
    Ciao

  13. Bruno Fucci ha detto:

    Estudiantes de La Plata non di Rio!

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