11 Maggio 2012

Trieste e il suo porto si presentano a Roma

Trieste un Porto nella Capitale. Mercoledì scorso lo scalo giuliano si è presentato a Roma, nel Tempio di Adriano, a pochi passi dal Parlamento, davanti a banchieri, finanzieri, politici, stakeholders del settore. Un evento che ha visto la sua apertura da parte del presidente della Commissione Trasporti del Senato, Luigi Grilli, del ministro dell’Ambiente, Corrado Clini e la chiusura del presidente della Commissione Trasporti della Camera dei deputati, Mario Valducci.

Il presidente dell’Autorità portuale, Marina Monassi insieme con il presidente della Camera di Commercio di Trieste, Antonio Paoletti, hanno presentato le linee guida di un piano che fa perno sull’utilizzo intensivo e innovativo di uno strumento unico: una zona franca potenzialmente in grado di attirare capitali e investitori internazionali, radicando in aree portuali attività commerciali, turistiche, industriali, high tech, servizi e finanza, improponibili in qualsiasi altra realtà europea.

Trieste è infatti l’unica città portuale europea a detenere uno strumento giuridico anomalo in tema di aree franche. Uno strumento sovra-comunitario in quanto garantito da un Trattato internazionale di pace, quello del 1947, che riconosce allo scalo giuliano una libertà di azione molto ampia in materia doganale, fiscale e commerciale, una libertà ben più estesa anche rispetto alle zone franche di diritto comunitario sviluppate con successo ad esempio in Irlanda.

L’Autorità portuale, in stretta sintonia con gli Enti locali, presente anche il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini e il Prefetto, Alessandro Giacchetti, ha messo a punto un percorso, anche normativo potenzialmente in grado di generare effetti dirompenti nel mercato del commercio internazionale, favorendo al tempo stesso l’insediamento di attività extra portuali in primis nell’area del Porto Vecchio, che con il suo waterfront unico in Europa e lo stato di abbandono che la caratterizza da oltre trent’anni, rappresenta un’altra risorsa inutilizzata unica (per estensione, caratteristiche architettoniche e storiche nonchè potenzialità) nel panorama degli scali marittimi europei.

La tempistica di questo progetto non è casuale: nel mercato globale Trieste sta riscoprendo un ruolo di hub portuale al servizio dell’Europa centro orientale, ruolo confermato sia dalla crescita dei traffici in atto (e in controtendenza rispetto alla recessione che caratterizza molti altri porti); ruolo che è sostenuto da un piano di investimenti in atto nel settore dei container, dei traffici di merci varie, delle crociere, dei collegamenti logistici anche nella prospettiva ormai certa della realizzazione di una grande piattaforma logistica, il cui finanziamento è stato di recente approvato in modo definitivo dal Cipe.

Zona franca per Trieste significa in prima istanza libertà di esercizio dei trasporti marittimi, stradali e ferroviari; ma significa anche possibilità di esercitare in un regime franco, attività e servizi collocati all’interno del territorio portuale e quindi “consumati”in regime franco. Secondo l’Autorità portuale di Trieste, interventi legislativi anche su base regionale potrebbero consentire di massimizzare i benefici del regime franco a vantaggio di tutte le attività del porto, della loro competitività, ma anche dell’insediamento di nuove attività (dall’high tech alle attività finanziarie e assicurative) nelle aree portuali. E il fatto che Trieste disponga della più grande area da riqualificare e riutilizzare rappresenta in questa ottica un vero e proprio asso nella manica, facendo di Trieste l’unico polo logistico in regime di zona franca comparabile ai grandi hub internazionali, come Dubai o Hong Kong.

Il presidente della Camera di Commercio di Trieste, Antonio Paoletti, a fianco dell’Autorità Portuale nella definizione dei progetti di sviluppo dello scalo giuliano, ha evidenziato come nell’ambito dello sviluppo dei Punti Franchi.

A sostegno del Porto di Trieste della sua logistica, della opportunità di sviluppo attraverso l’utilizzo dei punti franchi in chiave economica e produttiva, si sono espressi personaggi come Fabrizio Pallenzona (vice presidente di Unicredit), Pier Luigi Maneschi (Italia Marittima Spa), Enrico Samer & Co. Shipping Ltd), Cosmas Cosmidis (ad di Cosnav Ship Managment), Franco Napp (ad di Depositi costieri Trieste Spa) e Vittorio Sgarbi, intervenuti durante la onferenza.

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18 commenti a Trieste e il suo porto si presentano a Roma

  1. sfsn ha detto:

    curioso:
    el porto de Trieste xe soto l’italia da 94 anni,
    el portofranco esisti dal 1947,
    ma i lo presenta a banchieri, finanzieri e politi nel 2012…

  2. massimilianoR ha detto:

    aria fritta per cervelli bolliti

  3. mutante ha detto:

    no i xe rivai a ucciderlo coi sotterfugi, spera de farlo secco con la noia delle ciacole…

  4. Fiora ha detto:

    …costa uguale sperar che finalmente la caralcù. dela patriamatrigna diventi per bon la Cara al Cuore della Madrepatria…

  5. Paolo Geri ha detto:

    Cosa c’ entrano Paoletti e la Camera di Commercio con il porto di Trieste ?

  6. italiano ha detto:

    @ Paolo Geri

    Paoletti può non essere o esserti simpatico, ma sai di aver fatto una domanda provocatoria (e un pochino stupida).

    Basta, peraltro, leggere sopra per capire:

    “..hanno presentato le linee guida di un piano che fa perno sull’utilizzo intensivo e innovativo di uno strumento unico: una zona franca potenzialmente in grado di attirare capitali e investitori internazionali, radicando in aree portuali attività commerciali, turistiche, industriali, high tech, servizi e finanza, improponibili in qualsiasi altra realtà europea.”

    E’ l’essenza dei compiti di una CCIAA quanto scritto qui.

  7. Mauricets ha detto:

    “potenzialmente in grado di attirare capitali e investitori internazionali”

    questo è indicativo. un porto con le caratteristiche di Ts che deve cercare all’estero gli investitori.

    una cosa inconcepibile. dovrebbero essere gli imprenditori italy, le istituzioni, a buttarsi anima e corpo in questa opportunita mal sfruttate e mal gestita.

  8. dimaco ha detto:

    Io invece penso che il passaggio ambiguo sia “zona franca”. Ovvero la creazione di una zona franca, quando se non vado errato in europa le zone franche sono vietate. Gradirei averelumi sulla questione, di cui non sono prriamente informato.

  9. Tergestin ha detto:

    Se el Porto vien fato funzionar, ghe vol per forza di cose dei tecnici abili e con una competenza internazional. E i nostri politici locai de certo no ga i requisiti. Ma dopo che la gente ga fato pressioni pubbliche e in rete, i suddetti se sveia con 60 anni de ritardo. A ‘sto punto pode’ farve la batuda da soli, diria.

  10. Fiora ha detto:

    Dimaco,
    non è chiaro a noi ,ma spero che intervenga ad illuminarci sugli gli ultimi risvolti Marcus D. del movimento P.L.T. che da anni si batte per la “restituzione del Porto a Trieste e ai Triestini “.
    Tergestin
    Meio tardi che mai ! iera questa la batuda?! 😉 e mi ghe spero! con tuto el cuor come che go scrito al post 4!

  11. dimaco ha detto:

    Credo che la batudafussi: Viva l’A e po bon

  12. Tergestin ha detto:

    Semplicemente, quei che da decenni bloca e afonda el porto no sara’ quei che lo rilancera’. I ne parla solo perche’ xe saltai i coverci e per restar tacai ala carega. Me par tropo evidente.

  13. Giampaolo Lonzar ha detto:

    @ 1 SFN – Credo che a Trieste xe Punti Franchi detti tali perche’ la merce arriva
    greggia puo’ venire trasformata e rispedita in franchigiadi dazi e doganale e sono PFV,PFN,Scalo Legami, Porto Petroli,Zona Industriale la Zona Franca esisteva con l’amministrazione Austriaca ed era tutta la citta’ di Trieste poi non so in che anno e’ stata relegata al PFV ,PFN etc

    @8 DIMACO : Le zone franche esistono nella CEE e sono a no. chiuso una e’ quella di Amburgo, un’altra siamo noi le altre non ricordo dove sono ma credo sia facilmente riscontrabile nel web mi pare che in tutto sono 7.

  14. dimaco ha detto:

    Chiedevo perchénon lo sapevo. Ma petche se TS é porto franco viene snobbatoa favore di marghera?

  15. dimaco ha detto:

    Go controlà deso e in italia oltre trieste xe genova,messina,livorno e civitavecchia porti franchi

  16. Giampaolo Lonzar ha detto:

    @15 – Secondo me perche’ :

    1) Perche’ il PFV fa gola ad un certo establishment che vedi un grande business immobiliare

    2)Perche SGARBI deve fare le sue mostre

    3) Perche’ le GENERALI ha fatto spostare l’arrivo di una nave in Scalo Legnami per l’assemblera degli azionisti e non la ha fatta al Mag. 26 appena restautato ???

    4) No ultimo . come già detto da qualcuno noi non siamo la ” Caralcu…” della ns. grande madre patria !!!!

    O siamo l’ultima colonia occulta ai cui sudditi tutto si puo’ imporre!

  17. Giampaolo Lonzar ha detto:

    15 DIMACO – Credo che i porti da te menzionati sono porti doganali che non hanno la possibilita’ della trasformazione delle merci in franchigia ma solo transito.
    Cioe’ a Trieste la “STOCK “in porto vecchio faceva arrivare vino, vinacce ,alcohol ed esportava “BRANDY”, la” Lucky Shoes” faceva arrivare pelle greggia e partiva “Scarpe”.
    Merce che non veniva immessa nel mercato italiano e che non doveva sottostare ai capitolati di qualita’ e genuinita’ previsti
    dalle leggi italiane ed altre restrizioni nazionali ed ora CEE

  18. Tergestin ha detto:

    Trieste in termini de voti xe per ragioni geografiche la provincia che ne porta meno in assoluto a Roma essendo la piu’ picia. Essendoghe rioni de cita’ come Roma o Milan che porta piu’ voti che tuta TS, xe ovio che semo e restemo l’ultima rioda del carro.

    E i vari potentati locai usa el Porto come proprio feudo speculativo, dato che altro no i pol ma sopratuto no i ga voia de far.

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