3 Maggio 2012

La fiera del radioamatore è una cosa da uomini! – Diario di un’imbucata disperata

Suona la sveglia e non so perché, è domenica, di domenica non si lavora, cascasse il mondo si dorme!
Qualche secondo per capire chi sono ed ecco che dalle nebbie riaffiora il ricordo di una promessa fatta in un momento di follia: oggi si va alla Fiera del Radioamatore!
Mi agito nel letto, mi nascondo sotto il cuscino, è un sogno, sto ancora dormendo!
Ma trentadue denti sfoderati in un sorriso allarmante mi smentiscono immediatamente.
Lui è lì, mi fissa con la gioia e l’eccitazione del bambino che sa che è arrivato Natale e mi dice che è così contento che io voglia accompagnarlo!
Ok, bisogna andare, le scuse che stavo per elencare mi muoiono in bocca, abbozzo un’espressione entusiasta e via, si parte!
Pordenone ci accoglie con casse roboanti che sputano nell’aria musica pesante come un macigno, una commistura delle migliori compilation ‘truzze’ sparate dalla più variegata schiera di impianti hi-fi mai vista.
Entriamo in fiera e mi ritrovo in un salone pieno di….macchine!
Una compagine di uomini tanto diversi quanto simili nell’abbigliamento e nell’atteggiamento sta lì, soppesandosi i gioielli di famiglia, accompagnandoli nel dondolio della camminata e sostenendoli come farebbe una madre con il proprio pargolo e spalle appoggiate al bolide ti sfidano con lo sguardo che dice:‘Ehi bambina, ti piace? E’ la mia piccola, se vuoi puoi accarezzarla!’.
E’ la fiera del testosterone, tutto qui è maschio! Nella vetrina del bar i panini straripano di virile salame, i tramezzini esplodono per il fiero ripieno.
Le casse urlano dalle portiere, dai cruscotti, dai sedili, dai bagagliai; ogni pertugio sfruttabile è stato riempito di amplificatori, ogni orpello sacrificabile è stato soppiantato da potenti altoparlanti.
Osservo queste discoteche ambulanti. Mi chiedo quale possa essere il loro utilizzo: il viaggio è escluso, il bagagliaio è stato soppiantato dalle casse; di muoversi in compagnia non se ne parla, i sedili posteriori non ci sono più ed i finestrini sobbalzano in solitudine al ritmo dei bassi; non sfiora nemmeno l’idea di posteggiarla su un romantico promontorio al tramonto in attesa delle tenebre per far scattare il proverbiale ribaltabile, il sedile del passeggero non c’è più, sostituito da un forse più disponibile woofer…ed all’improvviso quel tenace cullare la parte più intima di sé assume nuovi significati!
Le macchine sono fra le più disparate: dalla sempre presente Lancia Delta alla Chrysler stile country ridipinta in modo da sembrare tutta, ma proprio tutta, in radica, con mega altoparlanti e cappello da cow-boy adagiato a lato della bandiera americana in miniatura. Non passano inosservate nemmeno l’Ape ritappezzata con peluche arancione (si peluche e si arancione), né la Panda vecchio modello ribassata ed incattivita da colori e linee dure a contrastare Celine Dion che dalle casse canta a squarciagola ‘My heartwill go on’…
and on and on!
Mi dico: ‘Beh, ma non è così male, cosa sarà mai? Qualche stanza piena di macchine eccentriche, musica a palla e via, prima che me ne accorga sarò già alla fine dell’ultimo tendone!’…poi passo alla seconda sala per scoprire che i prossimi quattro e ripeto QUATTRO enormi ed interminabili capannoni sono occupati esclusivamente da venditori di trasformatori, cavi di ogni genere, computer e monitor ricondizionati; che l’unico svago alternativo sono gli install- ed ilan-party (i quali, lo comprendo anche troppo presto, non sono delle feste danzanti) e che i militari italiani li riconosci dalla ‘panzetta’, quelli americani dallo sguardo assassino e capisco fra le lacrime ed il sudore tre lezioni importanti:
1. l’amore a volte è anche sacrificio,
2. la fiera del radioamatore è una cosa da uomini e
3. se esiste un Dio deve esistere anche una fiera delle scarpe!

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28 commenti a La fiera del radioamatore è una cosa da uomini! – Diario di un’imbucata disperata

  1. capitano ha detto:

    😀

    http://www.fieramilano.it/micam-shoevent-4

    E strappagliela questa promessa, l’amore è anche dare per avere 🙂

  2. Paul Tout ha detto:

    >>E’ la fiera del testosterone

    No … una fiera di Aspergers …

  3. DaVeTheWaVe ha detto:

    Brava Giulia, bell’articolo!

  4. isabella ha detto:

    A me è successa la stessa cosa con una fiera a Milano dell’informatica….pallosissima 😀
    Però non porterei mai un uomo alla fiera delle arti femminili come patchwork, ricamo, perline….. 😉

  5. giulia modugno ha detto:

    @capitano, grazie della dritta, vuole il caso che mio padre viva a Milano…non gli rimarrà nemmeno la scusa che è lontano per andarci in giornata!:-)

  6. chiara c ha detto:

    bell’articolo!

  7. Roberto Lisjak ha detto:

    bella penna, brava!

  8. ufo ha detto:

    E’ la fiera del testosterone, tutto qui è maschio! Nella vetrina del bar i panini straripano di virile salame, i tramezzini esplodono per il fiero ripieno.

    Mi sa che d’ora in poi non riuscirò più ad entrare in un bar senza guardare il buffet con occhi sospettosi. Virile salame? Io suppongo e spero che se stava in un panino il salume era debitamente affettato (per cui semi-spontaneo l’interrogativo: se il salame affettato è “virile“, che aggettivo si meriterà invece quello ancora da tagliare? Sorry).

    Ma una volta i radioamatori non erano quelli che ci tenevano a parlare con Timbuctù e Petropavlov-Kamchatsky e Ushuaia a compravano dall’Enel i tralicci usati per avere l’antenna più spettacolare del territorio? Son rimasto indietro?

  9. dimaco ha detto:

    Se mi dovessi scriver un diario ogni volta che la mia legittima signors la me porta per negozi e desciveria quel che provo, a confronto kafka e herman hesse saria due solari ottimisti.
    Per cui mi credo che no xe cosi grave se le baba ina o do volte al ano le va a veder le robe robe da omini coi omini propri. A fronte del resto del ano che I omini va per negozi co le babe a sentir discorsi su scarpe o vestidi,ma tala testa ga l’imagine de una lasko gelada sul tavolin del bar preferido.

  10. Fiora ha detto:

    Bel pezzo dal quale tra l’altro si si evince che omo xè omo e dona xè dona… in saecula saeculorum amen.
    … senza offesa per gli “altri”, eh! 😉

  11. Paolo S ha detto:

    Chapeau e benvenuta a Giulia.
    A tutti i tuner dedico questo link…
    http://www.wired.com/autopia/2012/05/upgrade-your-engine/

  12. Jasna ha detto:

    @4 isabella
    Guarda che un mio amico vendeva cose fatte a punto croce (da lui, intendo) alla festa dell’arte! 😀

  13. giulia modugno ha detto:

    @ufo: confermo il salame era affettato! Ma parlando a suon di stereotipi il panino al salame è maschio, quello con fesa di tacchino e rucola è donna!. E poi affettato o intero com’era quella storia sulle misure che non contano?:-)
    @dimaco: perfettamtente d’accoro con te, i sacrifici si fanno in due: il mio ragazzo mi accompagna per negozi per i saldi e poi mi prende in giro al suono di ‘bla bla bla scarpe, bla bla bla borsette’; io lo accompagno alla fiera e lo prendo in giro con questo articolo. Entrambi comunque ridiamo un sacco.

  14. euro ha detto:

    Cocolo l’articolo e concordo pienamente con el comento 14: more been forever

  15. ufo ha detto:

    Come sarebbe a dire che le misure non contano? Dissento formalmente da tale ardita affermazione atta a sviare l’innocente gioventù dalla retta via. Prima di tutto perché la società contemporanea, o quanto c’è di avanzato in essa, si basa sulla scienza, che è per sua natura empirica e quantitativa ed in ultima istanza fondata sul misurare sistematicamente il mondo reale. Insomma, c’è assolutamente una misura minima sotto la quale un panino non è più tale, ma va riclassificato come stuzzichino da banco, tapas o frode in commercio; tuttalpiù può essere oggetto di discussione e di preferenze personali quale sia esattamente la soglia di effettivo e dignitoso impaninamento (ma c’è un limite pure a tale libertà accademica: se per misurare si usa il calibro o spessimetro invece del metro da sarta c’è qualcosa di profondamente sbagliato, oserei dire innaturale o patologico).

    Evito di addentrarmi in una storia contestualizzata della metrologia, anche perché la trovate già fatta su Wikipedia, e passo testé al rassicurare quanti stanno cercando disperatamente un metro da sarta o qualsiasi affare analogo che possa passare per tale: l’importante è l’atto di misurare, non la quantità testé misurata. A controprova del fatto pongo all’attenzione del lettore la mia esperienza personale. Anche se invero non ho mai disdegnato o obiettato al banalissimo e noiosamente borghese criterio del panino da 90-60-90, posso portare testimonianza di terzi affidabili sul fatto accertato che ho sempre onorato con pari entusiasmo pietanze di misure anche largamente diversamente misur-abili, purché farcite di innata simpatia o comunque di presenza di spirito e/o carattere. E poi, secondo l’interpretazione di Copenaghen della meccanica quantistica come formulata da Bohr e Heisenberg, è proprio l’atto di misurare che determina lo stato finale causando il collasso della funzione d’onda del panino misurato. Fidatevi, così vi risparmio l’ennesima puntata del gatto di Schrödinger.

    Giusto per amor di discussione passo ora a sostenere la tesi esattamente opposta: le misure non contano affatto. Se contiene fesa di tacchino e foglie di rucola è un tramezzino, e neanche un tramezzino grande come una pizza assurgerà mai al nobile rango di panino. Neanche se trattiene il fiato e gonfia i muscoli e fa la faccia da bulldog – semplicemente improponibile. Più facile che un tacchino diventi pavone, o un colibrì tacchino. Massimo massimo potrebbe essere promosso a tramezzina, giusto aggiunta di salsa rosa q.b. e gamberetti.

    Ulteriore conferma (probabilmente sperimentale, ma non è elegante indagare più di un tanto) mi viene da fonte solitamente bene informata e senza evidenti conflitti di interessi, la quale, una volta ottenuta la garanzia di anonimato, afferma con convinzione che non può assolutamente essere questione di pollici o centimetri, in quanto si può tranquillamente procedere alla sostituzione della base strutturale materiale senza perdere di funzionalità: nella fattispecie la tesi che si può secondo preferenza sostituire il panino al salame con un più rustico e nostrano panino di lingua salmistrata, senza che questo comporti differenze rilevabili in termini di apporto nutritivo o sensoriale – per cui, sempre secondo la consulente interpellata, le due alternative sono da considerarsi funzionalmente equivalenti ed egualmente soddisfacenti, pur essendo anche la più sproloquiosa delle lingue comunque inferiore in dimensioni anche ai salamini alla cacciatora più tascabili. Chi volesse contestare tale studio è pregato di farlo apportando dati statistici suscettibili di verifica empirica (possibilmente in forma tabulare) e non aneddotica, per non sminuire il livello scientifico della discussione. Avrete per esempio notato che volutamente, in ossequio alle best practices della sperimentazione, ho omesso di introdurre nella dimostrazione ogni e qualsiasi eventuale fattore o misurazione fatta in proprio – perché il metodo scientifico è importante, perbacco, e non si possono fare queste cose alla carlona. Amor no xe pasta e fasoi!

    Dichiaro chiusa la sessione causa sopravvenuta fame (a furia di parlar di cibo). Per i pochi seguaci della dialettica hegeliana riassumo, visto che il sito non prevede la possibilità di disegnare diagrammi di Venn o di Feynman, a parole: la tesi è che le misure contano, l’antitesi è che le misure non contano e la sintesi è che vado a farmi un panino. Al prosciutto, sia per evitare di doverlo misurare che per evitare fraintendimenti o doppi sensi. Anche mangiare un panino al prosciutto è un sacrificio che si fa in due: il defunto porcellino che generosamente mette a disposizione una delle sue zampe per l’affumicatura, ed io che comunque resto coll’eterno dubbio di non poter mai sapere se sto addentando il fondoschiena di un lui o di una lei. Dovrebbero mettercele sull’etichetta, queste cose, invece delle calorie. Così invece nel dubbio mi sa che mi tocca accompagnare il panino con una birra. Solamente per le virtù disinfettanti e taumaturgiche dell’alcool ivi contenuto, s’intende, e lo segno nella colonna dei sacrifici… 🙂

  16. Fiora ha detto:

    Lectio come sempre magistralis di Ufo, che leggo con interesse divertito, ma indispettito laddove si disquisisce di “PANINI 90x60x90″, stemperando l’asserto con dichiarata concessione alla più ampia variatio purché speziata di ” simpatia o presenza di spirito e/o di carattere ”
    La domanda sorge spontanea: al panino “canonico” è concesso di essere quindi carente dei succitati ingredienti aggiuntivi, per contro obbligatori per gli altri formati, onde poter risultare appetibili? Ciò se no xè maschilismo questo…
    No, che no parlo per mi, ma per la nostra categoria de panini figurati in general!
    Come anca tropo spesso dichiarà ,(ah Dimaco?! 😉 ) a parte un’ ecedenza de cm.6 (sei!) de girovita, rientro nei canoni, MI!

  17. giulia modugno ha detto:

    @ufo, ahahahha, alzo le mani davanti a cotanta argomentazione e dichiaro sconfitta!:-)

  18. ufo ha detto:

    Eccomi di nuovo, con un bagaglio di rassicurazioni.
    La prima per il buon capitano: no, ora che sono andato a verificare posso garantire che il ‘trono’ di casa mia è assolutamente fedele agli ideali della rivoluzione francese – pochi salamelecchi ed un funzionamento minimalista. Fa quello che deve fare e niente di più, e lo fa senza darsi troppe arie.

    La seconda, neanche a dirlo, per Flora: secondo me l’unico motivo per cui questa fesseria del 90-60-90 è sopravissuta agli anni Cinquanta è che era facile da ricordare. Se invece si fosse trattato di 93,5-61,4-95,7 sarebbe meritatamente già ben che finita nel dimenticatoio assieme al hula hoop e al ballo del limbo. Le cose veramente importanti non si misurano (avete mai provato a misurare un sorriso?), ne si mettono da parte per un domani.

    E mo’ la smetto di filosofeggiare, per tutta una serie di motivi: primo, non vorrei correre il richio di cominciare ad assomigliare a Žižek; secondo, scrivere in lingua foresta non è che non affatichi dopo un poco; terzo e definitivo, perchè per l’ennesima volta ho scoperto che Tatsuya Ishida è molto più bravo di me a spiegare le cose. Dove a me occorre mezzo Zingarelli lui ottiene lo stesso con due strisce disegnate (cliccate su Next per la seconda), e sinceramente lo invidio. Non è giusto.

  19. Fiora ha detto:

    foresto per foresto, GOD BLESS THIS MAN*

    *come qual?! UFO,no?! 🙂

  20. Jasna ha detto:

    @hobo
    Contestualizza sto horror :O

  21. hobo ha detto:

    @jasna

    trattasi di žižek e della sua sposa brasiliana. oppure di žižek che recita in un film di kusturica. vedi un po’ tu 🙂

  22. Jasna ha detto:

    😀 ahahah

  23. ufo ha detto:

    Mi me par che i gabi tuti e do i sotooci de notolada… O quel, o i iera tuti e do sai poco convinti de tuta la facenda. Ghe sarà miga stado el papaci con archibugio a fianco del celebrante?

  24. Fiora ha detto:

    …quela xè l’espresion de l’uomo che no deve chiedere mai…dela mutua, dei! 😉

  25. noborders ha detto:

    bella penna, brava. la fiera è pallosa per me che lavoro nell’informatica, figuriamoci per quelle ragazze che vengono trascinate dai ragazzi per tutti i padiglioni

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