20 Marzo 2012

Colussi: “All’ospedale di Pordenone manca il logopedista.”

Il 56% dei pazienti del Pordenonese che hanno bisogno di riabilitazione dopo la cura della fase acuta di una malattia neurologica, è costretto a rivolgersi a strutture fuori provincia: da questo dato, reso noto dall’associazione Ictus di Pordenone, parte l’interrogazione di
Piero Colussi alla Giunta regionale.

Il consigliere di Cittadini-Libertà civica evidenzia le difficoltà cui vanno incontro le persone e i familiari di chi è colpito da ictus e ha bisogno del trattamento riabilitativo e fa
sapere che, per le cure intensive, sono indicati quali poli di eccellenza cui bisogna fare riferimento l’Istituto di medicina fisica e riabilitazione “Gervasutta” di Udine e l’ospedale civile
di Motta di Livenza, riconvertito dalla Regione Veneto quasi completamente all’attività di riabilitazione.

L’associazione – così ancora Colussi – nel chiedere che sia sostenuto con maggiore forza e adeguate risorse il progetto per la riabilitazione intensiva presso l’ospedale di Sacile (ipotesi sostenuta anche nel Piano attuativo ospedaliero 2012) evidenzia come già oggi esista una grave carenza dovuta all’assenza di alcune insostituibili figure professionali: logopedisti, terapisti occupazionali e neuropsicologi per i disturbi cognitivi.

Ecco che il consigliere vuole sapere quale sia, nell’ambito della riabilitazione siconeurologica dell’Azienda pordenonese, la situazione riguardante la figura professionale del logopedista e cosa eventualmente intenda fare la Regione per porre rimedio a questa grave carenza.

Colussi non manca di far presente che, secondo il Piano regionale della riabilitazione approvato nel 2005, si prevedono tre poli riabilitativi di area vasta: Trieste, Udine e appunto Pordenone, dove però oggi questa figura è praticamente assente.

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