1 Marzo 2012

Fermatevi a prendere un caffè a Trieste

In una recente indagine effettuata da una nota guida di viaggi, Trieste si è classificata al primo posto tra i luoghi più belli e sconosciuti al mondo, qui trovate alcune buone ragioni per non perdere una visita nella città del vento.

Così scrive Angela29  che qualche giorno fa ha pubblicato sul sito www.turistipercaso.it  uno splendido diario della sua permanenza  a Trieste. Un documento prezioso che potreste far avere a un vostro amico o conoscente  in visita a Trieste e appassionato di architettura.

Più che un diario di viaggio questo racconto vuole essere una guida per visitare Trieste, dal quale trarre qualche appunto da segnare sulla Moleskine oppure, più modernamente, da salvare nell’Ipad.
Città cosmopolita dal sapore mitteleuropeo, unico porto durante l’impero austro ungarico, florido periodo durante il quale sorsero molti tra i più bei palazzi, spesso dimore di ricchi commercianti che qui si fermavano per i loro affari.
Chi arriva a Trieste con il treno non può non rimanere subito affascinato dalla Stazione Centrale, edificio neorinascimentale della seconda metà del 1800, opera dell’architetto Flattish; proseguendo poi lungo Corso Cavour, a destra dell’uscita dalla stazione, si possono già intravedere alcuni bei palazzi tra i quali la Banca d’ Italia, il Palazzo delle Generali e, superato il Canal Grande, Palazzo Carciotti, caratterizzato dalla maestosa cupola in rame sovrastata dall’ aquila napoleonica.
Seguono la neoclassica chiesa greco ortodossa di S. Nicolò e la facciata del teatro Verdi.
Ancora pochi passi ed eccoci giunti in Piazza Unità d’Italia, la più grande piazza europea aperta sul mare, sul cui lato sud si staglia imponente il Municipio, costruzione di fine ottocento.
L’architetto triestino Bruni riuscì a fondere in quest’opera diversi stili architettonici, ma non piacque subito ai cittadini che la etichettarono con nomi buffi quali “cheba” per la sua somiglianza ad una gabbia per uccelli o sipario poiché nascondeva la città vecchia alle sue spalle.
Sulla torre dell’orologio due figure bronzee, amichevolmente chiamate Micheze e Jacheze, rintoccano il tempo sulla campana civica con l’alabarda, simbolo di Trieste.
L’edificio a sinistra, all’angolo con Capo di Piazza si chiama Palazzo Modello; costruzione anche questa di fine 800 dell’architetto Bruni; venne chiamato così poiché doveva essere il modello secondo il quale avrebbero dovuto sorgere tutti gli edifici della piazza; dapprima fu un albergo, poi sede di uffici del comune, ora ospita gli uffici della municipalizzate dell’energia elettrica e al piano terra un negozio di telefonia.
Curiose le statue dell’ultimo piano, denominate Telamoni scolpite nell’atto di un gesto scaramantico.
Accanto a Palazzo Modello sorge casa Stratti, dell’architetto Buttazzoni, sede storica del Caffè degli Specchi, purtroppo recentemente chiuso; salotto bene della città, tutti i triestini sperano in una sua prossima riapertura. Sulla sommità del palazzo una scultura rappresenta Trieste con le figure allegoriche della Fortuna e del Progresso.
A lato di Casa Stratti un passaggio porta a Piazza Verdi e al Teatro lirico omonimo; costruzione di fine 700, è il principale teatro di Trieste, noto per la sua Stagione Lirica e per il Festival Internazionale dell’Operetta…
Continua a seguire il tour di Angela29

Qui l’articolo sulla classifica di Lonely Planet

 

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22 commenti a Fermatevi a prendere un caffè a Trieste

  1. sfsn ha detto:

    ciò, e quando che finalmente el turismo internazionale riverà a Trieste i troverà la TAV, el coridoio 5, el rigassificator e la piataforma logistica e sarà come andar in vacanza a marghera

  2. Yankee ha detto:

    Allora restiamo fermi così, non costruiamo nulla, torniamo all’epoca delle caverne e tutto sarà magicamente risolto ! Signori, Trieste (purtroppo) non he neppure la velocità normale, i treni non esistono e siamo tagliati fuori ! Invece di appendervi ai pali e rimanere fulminati per poi dare la colpa alla polizia assassina, collegate il cervello e non fatevi ammaliare come nel pifferaio di Hamelin !

  3. Yankee ha detto:

    Dimenticavo………….se non si evolve, i ragazzi per lavorare andranno sempre più lontani da questa bella e amata (per me è amore!) città ! Volete che resti di noi solo un ricordo asburgico? Allora stiamo pure fermi così e non facciamo nulla ! Lavoro no, evolversi no ……..”poco scandal che la vecia ga de dormir “

  4. Paolo Geri ha detto:

    #2 Yankee

    Se per te TAV e rigassificatore sono “sviluppo” siamo ben messi. Quanto a chi sale sui tralicci per difendere le proprie idee e rischia la vita gradirei un po’ più di rispetto da parte tua. Anni fa un operaio della allora Terni salì su un camino alto oltre trenta metri per difendere il posto di lavoro suo e di altre centinaia di operai. Sbagliava anche lui ?

  5. capitano ha detto:

    Ecco il problema è proprio questo:
    se non si evolve.

  6. isabella ha detto:

    Cosa s’intende per evoluzione?

  7. Luigi (veneziano) ha detto:

    Il contrario di “involuzione”.

  8. isabella ha detto:

    Sì lo so cosa vuol dire, ma come una città evolve?

  9. capitano ha detto:

    #8 non lo so, pensavo che l’evoluzione riguardasse gli esseri viventi.

  10. yuppina ha detto:

    sembra proprio essere il momento di Trieste. è apparso anche un articolo su VANITY FAIR dal titolo “Come lei nessuno mai”.
    nei commenti sotto l’articolo emergono un paio di cose che mi piacerebbe sapere, visto che adesso sto a Trieste per lavoro, ma non sono di qui.
    nell’articolo si parla di due stabilimenti balneari con la separazione donne/uomini, Lanterna e Pedocin, ma in un commento si dice che sono due nomi dati allo stesso stabilimento. chi ha ragione?
    un altro commento lamenta la mancata citazione dei castelli. io conosco i castelli di San Giusto, Miramare e Duino. ma nel commento si cita un castello che non ho mai sentito e che si chiama Boranera. Dove si trova e come si fa a sapere quando si tiene lo spettacolo citato nel commento?

  11. Poldo ha detto:

    Si, Tav e Rigassificatore vogliono dire sviluppo.

  12. Fiora ha detto:

    yuppina, trattandosi di Trieste amore mio dalla nascita, mi pare sempre tempo perso per me andarmi a leggere articoli ad uso dei foresti.
    Eccezionalmente chiarirò con te che dire Lanterna significa chiamare con il suo nome ufficiale il popolare stabilimento balneare non promiscuo e a costo popolarissimo mi pare unico in Europa. Ovviamente il nome deriva dalla Lanterna, piccolo faro che sorge nelle vicinanze e da non confondersi col famoso e maestoso Faro della Vittoria, vis à vis linea d’aria in zona strada del Friuli, che “splende e ricorda i caduti sul mare”.
    Quanto al nomignolo Pedocin attribuito allo stesso stabilimento balneare, trattasi di familiare nostrana denominazione, taluni affermano perché vi si trovavano insediamenti di cozze (pedoci), ma secondo la più accreditata e intrigante versione, perché data la scarsa igiene dei bagnanti plebei di un tempo era piuttosto facile rimediarsi un’infestazione di pulci(pedoci) dei capelli.

  13. yuppina ha detto:

    grazie Fiora, molto gentile! apprezzo sempre i tuoi commenti, molto puntuali e privi di preconcetti.
    oggi ero a fare una passeggiata a Barcola e c’era già gente che prendeva il sole sul marciapiede, anche in costume.
    durante la passeggiata mi hanno spiegato che il Castello di Boranera non è un castello, ma il nome di una specie di loggia, o qualcosa del genere, che fa riti sessuali, ma su cosa si trattasse di preciso hanno cominciato a discutere tra loro.
    gente in costume a prendere il sole sul marciapiede in inverno, misteriosi riti sessuali in collina, ecc. Trieste è davvero unica e speciale: ha ragione la Lonely Planet ad averla messa al primo posto tra le atteazioni sconosciute!

  14. dimaco il discolo ha detto:

    fiora mi inveze go leto da qualche parte che lo ga ciama pedocin per via dei soldati che andava l, co iera la guera granda e iera sempre pieni de quele simpatiche bestiole.

  15. Fiora ha detto:

    @15 ghe sta ghe sta Dimaco..sempre de parasiti derivadi da igiene approssimativa se trata…
    Tratandose de stabilimento rigorosamente separatista dei due sessi, se per i mas’ceti la tesi Dimaco calzeria a penel, xè altretanto calzante quela dei pedoci ‘ntei cavei per le frequentatrici, con chiome presumibilmente fluenti e altrettanto presumibilmente poco use al shampoo. la stessa Sissi,nota igienista li lavava una volta per setimana e coi tuorli de ovo per rinforzali e farli lustri…
    Po’ iera el capitolo fioluzi. Beh risulta che in caso de agression ,zac zac zac machineta tanto per ma’sceti che per le mulete e… viva l’A.!

  16. dimaco il discolo ha detto:

    zia sissi gaveva i cavei lunghissimi

  17. Fiora ha detto:

    @ dai dai, yuppina, ci vuoi tirare sul ghiaccio… per me tu la sai più lunga di quanto ci vuoi far credere sul Castello di Boranera e riti correlati… dai racconta che sono curiosissima 😉

  18. yuppina ha detto:

    fiora, confesso che ho usato quel commento per lanciare un sasso nello stagno, ma sembra senza grandi risultati. sul Castello di Boranera ho sentito solo vaghe chiacchire e anch’io sono curiosissima…..

  19. ufo ha detto:

    Suppongo che sto punto no ne resti altro che nolegiar una coriera e organizar una gita a veder sto castel (ovio che dopo xe zena in local tipico). Bora Tours, se te ghe son bati un colpo.

  20. Fiora ha detto:

    UFO, no distrarte con sti divertissements… xè de pensar al’Olimpiade dele Pissade del Molo S.Carlo e al reclutamento dele pissveline…
    Oddio se qualche Dama de spirito o de scarso appeal per questi del Castel volessi prestarse, se podessi render sinergiche le due iniziative e nissuna signorina se sentiria de serie B.
    Chi Dama de Boranera, chi Pissvelina de Molo S. Carlo , senza a che nissuna ghe vegni complessi de inferiorità e vadi darghe de magnar ai “psihologhi”

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