19 Gennaio 2012

Terra, cibo e democrazia. Lunedì “La rivoluzione della lattuga” al Knulp

«Un movimento mondiale di contadini di città che coltivano pomodori sui tetti e fragole negli orti collettivi, di consumatori consapevoli che comprano a chilometro zero e costituiscono gruppi di acquisto solidale»: è questa tendenza che la friulana Franca Roiatti, giornalista di Panorama, descrive nel suo ultimo libro ‘La rivoluzione della lattuga’, edito dalla casa editrice della Bocconi.
Lunedì 23 alle 18.30 Roiatti sarà presente al Knulp a Trieste, in un evento organizzato assieme a Čibo.Sì e che sarà introdotto da Marco Valečič e il sottoscritto Enrico Maria Milič (vedi anche Facebook). Ho posto alcune domande via email a Roiatti sul tema del movimento degli orti e della cultura agricola. Di seguito le sue risposte:

– Ci spieghi la portata di questo movimento globale e italiano di “ritorno alla terra”?
È difficile dire quanti siano gli orti o i contadini urbani del mondo. Tuttavia, alcune ricerche stimano che siano almeno 800 milioni e che, soprattutto nei paesi in via di sviluppo producono circa il 15-20 per cento del cibo consumato.
A Cuba, dove l’agricoltura urbana è diventata uno strumento per far fronte alla gravissima crisi economica che colpì l’isola dopo il tracollo dell’Unione sovietica, si produce negli orti cittadini circa il 60 per cento della frutta e verdura. Con metodi che minimizzano l’uso di fertilizzanti e pesticidi chimici.
A New York gli orti sono almeno un migliaio, ancora di più a Detroit, epicentro di una vera “rivoluzione della lattuga”.
In Germania giovani e famiglie cominciano a coltivare piazze vuote e aeroporti chiusi.
In Italia gli spazi verdi coltivati da vari gruppi di persone sono sempre di più: ne sono stati censiti un’ottantina a Roma dove è nata una rete che li raccoglie, come a Milano e Bologna.

– A che tipo di sviluppo sociale e se vuoi politico ambisce questo movimento?
Non credo che siamo di fronte a un movimento già consapevole della sua forza potenziale forza d’urto. Ci sono esperienze diverse per la loro storia e la storia delle persone coinvolte. In comune hanno l’idea che attraverso la riscrittura di un rapporto con il cibo e la terra passa una nuova e più intensa fase della democrazia. Una nuova consapevolezza che quello che mettiamo nel piatto non è un prodotto come tutti gli altri, racchiude tradizioni, cultura, stili di vita e anche la chiave per vivere meglio e salvare il pianeta.
Sono esempi di sovranità alimentare vissuta che diventano quelli che Francio Moore Lappè definisce esempi di democrazia viva.

– Autoproduzione del cibo e cibo ecologico locale: non ritieni che esisterà sempre una difficile competizione con le economie di scala e quindi i prezzi della grande distribuzione?
Se facciamo riferimento solo al prezzo che compare sulle etichette o sullo scontrino indubbiamente non c’è modo di competere con la grande distribuzione. Ma se cominciamo a chiederci quali costi ci siano dietro quella cifra in termini di inquinamento, sfruttamento delle risorse e delle persone, equa retribuzione di chi lavora la terra, allora la prospettiva cambia.
E poi i vantaggi non quantificabili da un punto di vista puramente economico racchiusi nel coltivare da soli il proprio cibo o comprarlo direttamente da chi lo produce sono enormi. Che emozione da vedere spuntare i propri pomodori? E quale consapevolezza si ottiene dal sapere che in fondo non è facile farli spuntare? E che valore ha il sorriso stanco di chi ti racconta la fatica che c’è dietro il suo formaggio o la sua farina lavorata “come una volta”?

Orti urbani e sociali di successo: quali sono i più interessanti per te (esempi in giro per il mndo) e perchè sono tali (motivazioni delle persone…)?
È difficilissimo fare una classifica. Ho incontrato tante persone tutte a loro modo speciali.
A Detroit è straordinario il contrasto tra la manifesta desolazione di una città che si sta spopolando e l’energia dei tanti gruppi e dei singoli che hanno deciso di riappropriarsi degli spazi vuoti e riempirli di cavoli e carote, ma soprattutto di relazioni umane.
A New York coesistono vere e proprie imprese innovative con esperimenti di giustizia sociale e alimentare che hanno cambiato il volto di quartieri difficili.
A Roma e Milano si sta dimostrando come la gente animata da una forte passione personale e civile riesca a sottrarre all’oblio spazi pubblici.
A Torino è in atto un esperimento bellissimo di riqualificazione di un’area degradata che mette insieme persone con provenienze ed esigenze diversissime. Direi che la chiave sta proprio nel fatto che terra e cibo sono elementi che uniscono e abbattono le differenze. L’apertura a contributi diversi è forse l’elemento più importante

Dai un voto alle istituzioni e alla politica italiani nel seguire e sostenere questo movimento – motivando il voto…
Ma la situazione cambia molto da città a città, ma in fondo nessuno qui in Italia è ancora così aperto agli orti come San Francisco, New York o anche Parigi. Ma si cominciano a muovere: 6+ come incoraggiamento.

– Dacci altri tre buoni motivi per interessarci al tuo libro e venire lunedì al Knulp.
È un libro pieno della passione di tutte le persone che ho incontrato e le esperienze che ho visitato e approfondito. E credo che non ci sia nulla di meglio che venire ad assaporare di persona un po’ di quella passione.

 

5 commenti a Terra, cibo e democrazia. Lunedì “La rivoluzione della lattuga” al Knulp

  1. ainrac ha detto:

    Interessantissimo l’argomento. Complimenti

  2. sfsn ha detto:

    me ricordo che co son andà in ungheria a metà dei anni ’80 iero sta colpì dal fato che la gente coltivava verdura nei giardini condominiali. La mia morosa del epoca, che iera una reazionaria, gaveva comentà: “Eco, te vedi come che se ridusi la gente soto el comunismo?”
    Adesso che ne toca a noi, me vien un soriseto ironico e penso: “Eco, te vedi come se ridusi la gente soto el capitalismo?”

  3. Martina Luciani ha detto:

    Si chiamano anche community garden – city farms – jardins familiaux, oltrechè orti urbani e il neoruralismo non ha solo lo scopo di procurarsi la cena….bellissimo argomento, libro da leggere!!!

  4. Katja ha detto:

    avevo un impegno chi c’era può dirci com’è andata?

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