21 Ottobre 2011

Torna alla luce, sotto il Duomo di Muggia, la chiesa del 1263

Scoperta una prima volta negli anni Trenta, quando lavori di sterro provocarono importanti danni ai resti, ritorna oggi prepotentemente alla luce, sotto le fondamenta del Duomo in ristrutturazione, la chiesa antiqua.
Ritornano alla luce, sotto l’abside del Duomo di Muggia, le strutture murarie dell’antica chiesa triabsidata.
La riscoperta, avvenuta nell’ambito delle indagini archeologiche preventive, effettuate dalla Soprintendenza, consentirà di ricostruire, attraverso complesse operazioni di scavo stratigrafico e rilievo, l’importante storia dell’edificio religioso: un’antica chiesa, appunto, con tre absidi, precedente il 1263, anno in cui, come riportano le fonti storiche, fu deciso di cancellare il vecchio edificio di culto sovrapponendone uno nuovo, con un’abside singola quadrangolare, affiancata da due cappelle laterali.

Della chiesa costruita nel 1263 oggi non rimangono pavimentazioni ma i suoi muri perimetrali sono ancora ben visibili in corrispondenza della fascia bassa dell’abside centrale dell’attuale Duomo. Della chiesa antiqua, invece sono stati individuati, proprio grazie all’attuale scavo, alcuni residui di piani pavimentali in lastre di arenaria.
L’importanza dello scavo in corso è evidente, non solo perché consentirà di definire, in parte, la storia e la cronologia della chiesa antiqua e stabilire quanto effettivamente sia possibile risalire indietro nel tempo, ma perché, per la prima volta, il sottosuolo del centro storico di Muggia viene interessato da scavi archeologici di un certo rilievo. Qui nacque il primo insediamento costiero – burgus Lauri -, dando vita ad una seconda Muggia, corrispondente all’attuale, e che, lungamente, ha convissuto con la Muggia più antica, il Castrum Muglae, l’insediamento di altura sulla collina.
La speranza è di restituire alla storia quella mole di testimonianze materiali che, affiancate alle fonti scritte, sono indispensabili alla conoscenza profonda delle radici culturali di una comunità

Le indagini archeologiche effettuate dalla ditta ArcheoTest, coordinata da Pietro Riavez, sotto la direzione scientifica dell’archeologa Paola Ventura della Soprintendenza, stanno già dando, attraverso la lettura delle sequenze delle strutture murarie e l’analisi dei reperti rinvenuti (ceramiche, monete, vetri e metalli) i primi risultati scientifici che consentono di correlare, in maniera certa, i resti rinvenuti a quanto riportato dalle fonti storiche.

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