20 Settembre 2011

Terex verso la chiusura dello stabilimento di Monfalcone: 60 posti di lavoro a rischio

Terex annuncia la possibile chiusura dello stabilimento di Monfalcone. L’azienda che si occupa di costruzione di gru portuali sarebbe seriamente intenzionata a cessare l’attività.

La posta in gioco è alta: sono a rischio più di 60 posti di lavoro a cui vanno aggiunti tutti quelli dell’indotto.

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9 commenti a Terex verso la chiusura dello stabilimento di Monfalcone: 60 posti di lavoro a rischio

  1. scury ha detto:

    ormai di questi tempi la politica sa solo leggere comunicati di licenziamenti e chiusura di aziende !!! e’ possibile che nessuno cerca aziende che vogliono aprire e assumere!?!?!?!? e si che ci sarebbe molto da fare, siamo indietro a tutto e a tutti ! le autostrade del mare non si parla piu’,perche’??? la fincantieri potrebbe costruire le pale eoliche occupando 20.000 persone i cantieri ci sono!!!che si aspetta???

  2. capitan alcol ha detto:

    Le attività che producono occupazione sono quelle ad alta tecnologia e innovazione perchè il bottone lo sanno fare meglio e a minor costo anche i cinesi.
    Se tagli università, scuole, istruzione per tener in vita parti dell’amministrazione pubblica inutili non c’è futuro per il territorio.
    E poi c’è un altro problema: dove vuoi andare con una convinta che tra Ginevra e il Gran Sasso c’è un tunnel coi neutrini in coda?

  3. dimaco il discolo ha detto:

    e lo ga anche paga 45 milioni de euro.

  4. chinaski ha detto:

    @capitano

    macche’ in coda, i neutrini vanno velocissimi.

  5. chinaski ha detto:

    e comunque i neutrini italiani sono piu’ veloci di quelli sloveni.

  6. dimaco il discolo ha detto:

    ma solo per andar in ferie.

  7. capitan alcol ha detto:

    Gli italiani portano i soldi nelle banche svizzere e in cambio gli svizzeri ci sparano vagonate di neutrini. Non scudati.

    Terex è una multinazionale americana. Uno dei favolosi aspetti della globalizzazione è anche questo.

  8. alpino ha detto:

    qui c’è poco da fare demagogia, un’azienda privata non trova piu producente un ramo d’azienda in un determinato territorio..siamo nel privato e lo stato oltre ad ammortizzare poco può fare, chi si prende ed acquista questa realtà in procinto di chiudere? questo è il punto. L’unica azione preventiva che la Regione può fare è analizzare ogni azienda presente sul territorio con un tot numero di dipendenti a salire per capire in che tipo di mercato opera se è legata a multinazionali dedite all’esternalizzazione nel lontano est e altri parametri per capire chi potrebbe essere sul giro d’aria…qui o arriva un nuovo investitore oppure uno sciacallo di quelli che comperano aziende in fallimento le risananano e le vendono a tronconi (professionisti molto diffusi qui in Veneto).

  9. dimaco il discolo ha detto:

    un’azienda non trova più interessante un ramo quando deve investire soldi. più facile chiudere e aprire da un’altra parte magari dove la manodopera costa pochi euro al mese.
    devono ammodernare l’impianto a norma di legge? aprono una nuova azienda dove queste regole non ci sono. E se i lavoratori restano per strada pazienza. io odio questo sistema.

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