2 Settembre 2011

Rovis: “Allarghiamo la riviera di Barcola col materiale di scavo del Park San Giusto”

Allargare la riviera di Barcola utilizzando il materiale di scavo asportato dal colle di San Giusto per realizzarvi il parcheggio interrato. E’ la proposta lanciata dal consigliere comunale del Pdl, Paolo Rovis.

“Che si tratti di uno dei tormentoni della città sono il primo a riconoscerlo. I progetti triestini, tanto suggestivi quanto ormai polverosi e, naturalmente, mai realizzati, emergono periodicamente. Ne fanno parte la funivia Barcola-Montegrisa, l’allungamento del percorso del Tram di Opicina, il tunnel subacqueo per bypassare le Rive. E, appunto, l’allargamento della riviera barcolana, previsto fin dal 1996 dal Piano Regolatore. Ma, forse – interviene Rovis -, i tempi sono maturi affinché quest’ultima opera possa venire presa in considerazione con serietà. Non solo rientra nelle previsioni urbanistiche approvate sia dal centrosinistra che dal centrodestra, ma la prossima disponibilità di materiale da scavo del costruendo Park San Giusto ne renderebbe economicamente vantaggiosa la realizzazione”.

Rovis premette che “vista la delicatezza dell’intervento, va ricercata un’ampia condivisione previo diffuso coinvolgimento dei cittadini nel processo decisionale”.

Nella mozione consiliare presentata dal consigliere del Pdl, si evidenzia come “l’allargamento dello spazio destinato alle attività collegate alla balneazione consentirebbe l’implementazione di nuovi e utili servizi, una migliore fruizione da parte di cittadini e turisti, una maggiore facilità di accesso e di utilizzo da parte di bambini, disabili, anziani e un efficace riordino della sosta veicolare lungo un tratto di viale
Miramare”.

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43 commenti a Rovis: “Allarghiamo la riviera di Barcola col materiale di scavo del Park San Giusto”

  1. capitan alcol ha detto:

    Ve prego! Anche a TS!

  2. Denis Furlan ha detto:

    progetto ridicolo quanto quello di costruire un’isola artificiale al largo di Portorose con il materiale dello scavo del tunnel autostradale

  3. Mauricets ha detto:

    per me è una buona idea, un prolungamento della pineta non sarebbe male.

  4. Paolo Geri ha detto:

    E’ questa sarebbe una delle priorità di Trieste !?

  5. Mauricets ha detto:

    priorità no, ma utile si.

  6. TRIESTIN TRENTENNE ha detto:

    saria ora che vegni valorizzada Barcola!
    Che sia bella come Portorose…
    xe solo il beefed e il fritolin ma ve rendè conto!
    femo rider!
    Per mi i dovessi spender un pochi de schei…far locali…crear movimento…e vegnissi anche nove opportunità de lavoro!
    Xe anni che penso de vender angurie a barcola…voi comprassi una fetta a 1 euro?mi si…ogni anguria xe 12 fette,la costa 3 euro…9euro ad anguria per migliaia de bagnanti..chi vol diventar ricco con mi? 🙂

  7. bruno ha detto:

    6@ approvo…ma che la sia meio de portorose..per le angurie semo ancora indrio l’usl gavessi sicuro qualcosa de dir (guanti, cuffietta, cortei sterilizzadi, origine di provenienza ecc.ecc)

  8. ufo ha detto:

    Niente in contrario all’idea in sè, ma no se pol.

    In Italia qualsiasi materiale di scavo è un rifiuto, e per buttarlo da qualsiasi parte bisogna creare una discarica a norma di legge. Sono certo che l’impresa che costruisce il park sarebbe felicissima di doverlo trasportare a Barcola invece che in Friuli (e se glielo facessero buttare gratis ancor di più), ma non credo che ci starebbero a tener fermo il cantiere per gli anni che ci vogliono ad autorizzare la faccenda (sì, ne so qualcosa, purtroppo). I lavori del park dovrebbero concludersi nel 2013, leggo su un post dell’ottobre scorso, e l’unico modo in cui l’inghippo si potrebbe combinare sarebbe quello di buttare in mare il materiale prima di avere de dovute autorizzazioni (oppure che di colpo il procedimento durasse mesi invece di anni – ma è più probabile vedere il sole sorgere ad ovest).

  9. brancovig ha detto:

    I fully agree

    e bisognerebbe risolvere prima o poi anche l’uso del terrapieno di Barcola. Perchè se ci sono problemi di pericolosità questi problemi dovrebbero essere per tutti, mentre mi sembra che qualcuno abbia libero accesso alla zona

  10. Rakija ha detto:

    @triestintrentenne: un euro una fetta de anguria? Ma coss te son fora? 😀

  11. Sandi Stark ha detto:

    Voi savè come funziona le correnti nel Golfo? Le gira antiorarie, le va su pel Ferroviario, Barcola, Miramar, Santa Crose. Savè cossa succedi quando la corrente se trova un ostacolo? La ghe gira intorno e la se slarga. E dopo pian pianìn la torna sotto costa, parecchio dopo de dove che iera l’ostacolo.

    Savè cossa fa le correnti su un fondàl de fango? Le movi sabbia e fango, logico no? Una volta i veci barcolani pescava caperozzoli sul lungo mare, iera fondài più bassi. Sia col Porticciolo, che con la Pineta e col terrapièn, se ga modificà tutto.

    Vardè una foto aerea de una qualsiasi spiaggia de sabbia, la sabbia se ingruma nelle parti sottovento delle dighette perchè xe meno corrente. Ne la parte soravento xe erosiòn, in quella de drio e per tante lunghezze,se imbunissi. Difatti i xe sempre che i draga. La spiaggia originale de Grado xe un tochettìn no più longo de un chilometro, la “sabbiadoro”. El resto xe artificiale, perchè altrimenti saria come in Fossalòn, fango e fondai ancora più bassi. Che però blocca le mareggiate perchè fa franger le onde. Quel xe l’ambiente naturale. Dove no xe sta roba le mareggiate fa disastri, ogni due anni un sciroccàl se porta via tutta la spiaggia de Grado e i sostituissi la sabbia con quella che i va a dragàr al largo. Xe un processo senza fine.

    Succedi lo stesso a Barcola. Per questo i devi metter sempre più scoi frangiflutti e le mareggiate forti, spaca tutto. In compenso se ga imbunì intorno del porticciolo de Cedas, xe là che le correnti torna verso terra. Se nudè là intorno, ve sarè accorti che in quella zona se ingruma tutte le scovazze che xe in mar e che xe pien de scovazze anche sul fondo. Le robe torna normali dopo el bivio, verso Miramàr.

    Cossa succederà col slargamento de la Pineta? Se imbunirà el parco marino del Castèl? Mi no so dirve, bisognassi sentìr qualche scienziato, e no xe tanti che studia ste robe.

    Che bei tempi che xe questi, qualsiasi pampel pol alzarse la mattina e dir “femo questo femo quel’altro”, magari pensando a Tojo che ga fato domanda de una baracca per vender pistaci ai bagnanti.

    El prossimo che se sveia malamente de mattina, che disi la sua. Xe ancora liberi da progetti el molo balòta, el moletto de Sticco, un’isola de sabbia co’ le palme di fronte al Molo San Carlo.

  12. sergio ha detto:

    Il terrapieno di Barcola poteva gia’ esistere con materiale di scavo proveniente dalla Superstrada, dove erano i politici quella volta ?quanto ci è costato il trasporto per eliminare materiale buonissimo, pietra carsica, invece che usufruirlo per fare cemento e altro, cosa si troverà sotto S. Giusto masegno? Mi vien da ridere che il Park verrà ultimato nel 2013, tornando alla riviera abbiamo bisogno di spazio verso il mare e brutto vedere per chi entra a Trieste tutti quei bagnati assiepati sui marciapiedi,, mi ricordo che quando interrarono la pineta di Barcola i soliti non se pol, erano incavolati, penso che ora tutti l’apprezzano, basta svegliamoci cerchiamo di cambiare questa città in meglio senza snaturarla 30, 40 ,50 metri di spiaggia in più faranno solo che bene ai triestini e al turismo,
    Avevo proposto molti anni fa una passeggiata che vada dalla villa Stavropulos, quella dopo il bagno Riviera fino a Sistiana anche questa si potrebbe fare ma ci sono troppi interessi, di quelli che abitano sotto la costiera e sono indisturbati, in pratica padroni della costa, in Liguria hanno fatto persino sui costoni rocciosi delle passeggiate inserite bene nel contesto ecologico, anche questa passeggiata verrebbe a costare poco suvvia svegliatevi le cose se fatte bene, fanno bene a tutti, in questa città con i sopra citati commenti non si farà mai nienti, ma vi rendete che Trieste è ferma ai pali di partenza, basta lagnarse!!!!

  13. bona lama ha detto:

    pian e ben : materiale de scavo xe incoerente ke c…o i tira fora?

  14. René ha detto:

    Io sono con Rovis… è vero che stavolta tra il dire e il fare c’è letteralmente il mare, ma con tanta buona volontà e “sì, se pol”, si potrebbe veramente realizzare qualcosa di bello ed attivo. Non solo per i triestini, ma anche e soprattutto per i turisti.

    Ed in campo turistico, Rovis ha dimostrato di saperci fare, portando risultati concreti.

    Però bisogna studiarla bene… perché anche da un buon principio si può scatenare un disastro. L’importante è studiare le giuste strategie, per evitare danni futuri (mi riferisco alle correnti citate da Sandi Stark)… insomma, in poche parole, affidare il tutto in mani sapienti e capaci, e non al primo che capita come tante altre cose a Trieste.
    Con tutte queste premesse potremmo veramente realizzare qualcosa di unico e duraturo, che sicuramente porterebbe cambiamenti benefici per Trieste.

    Pur restando con i piedi per terra, io veramente spero che il progetto parta andando a buon fine.

  15. claudio bratus ha detto:

    cusi’ dopo no se podera’ piu’ far el bagno neanche a barcola fara’ la fine del terrapien de punta olmi che i te da la multa solo se te entri perche’ i disi che xe tutto inquina'( no accorzese prima de impinir el mar)

  16. Mauricets ha detto:

    ” L’importante è studiare le giuste strategie, per evitare danni futuri (mi riferisco alle correnti citate da Sandi Stark)… ”

    pienamente d’accordo!

  17. Federica ha detto:

    Ma, io mi concentrerei su cose piu’ importanti….Barcola e’ bella cosi com’e’ perche’ andare a toccare e – forse – rovinare?
    Credo che il miglioramento di Trieste non verta intorno a opere del genere, ma ad una valorizzazione CULTURALE del territorio

  18. bruno ha detto:

    17@federica mi che son ignorante spiega stò CULTURALE cossa dovessi esser, perchè de culturale gavemo zà abbastanza politici, che no sia la solita parola messa là che fà bella figura.

  19. mutante ha detto:

    ma per favore, così esattamente come l’attuale terrapiena, porto san rocco e tutti gli altri terrapieni, le imprese locali potranno colare ancora una volta tonnellate di rifiuti tossici e resti dell’inceneritore.

  20. francesco ha detto:

    @mutante…..Armageddon…

    Mi sa che i nodi tecnici da risolvere sono il traffico di camion da San Giusto a Barcola e il sistema per poi “tombare” la terra e la roccia riportata. Come diceva prima Sandi Stark non si può semplicemente poggiare li la roba in attesa che cresca l’erba perchè non funziona così.

    Ma per partire da qualche dato tecnico meno aleatorio delle nostre più o meno colte dissertazioni, gli studi fatti dai geologi per conto del comune per l’allargamento della riviera barcolana dicevano che il metodo migliore (tecnicamente ed economicamente) per realizzare l’allargamento era di fare dei terrazzamenti su pali.
    Se poi sotto ci si vuole tombare della terra credo non ci siano grossi problemi.

    Altro paio di maniche le tempistiche per i permessi. Sinceramente non ho idea di quali e quante autorizzazioni ci sia bisogno per modificare la linea di costa (demanio regionale?) e quindi ignoro le relative tempistiche.

    Ma l’impegno di Rovis per recuperare la terra senza portarla in Friuli o in Veneto è ottima cosa così come il progetto di allargamento della riviera.
    Riguardo alla prima si potrebbe fare più facilmente alla cava facannoni dove i permessi sono già stati acquisiti dal comune.
    Relativamente alla seconda sarebbe già un miracolo se il comune autorizzasse i baracchini a fare i gabinetti per il pubblico….

  21. mutante ha detto:

    senti, vatti a leggere un pà di dati su cosa hanno trovato in TUTTI i terrapieni artificiali della provincia, e poi puoi dedurre che si tratta di un sistema politico-mafioso. a porto san rocco sui resti di cadmio, arsenico e cromo ci hanno piazzato un parco giochi per bambini. nel terrapieno di barcola, chissà perchè impraticabile ed inacessibile, in mezzo alla diossina hanno trovato resti di armi. non hanno mai intombato niente. ti sei mai domandato perchè nell’area acquario di muggia c’è il divieto d’accesso? perchè resti tossico nocivi sono stati buttati a mare anche lì con la scusa di costruire un terrapieno balneabile. questi politici, che propongono progetti del genere, hanno già in mente i lauti guadagni che otterranno smaltendo roba tossica in mezzo alla terra di riporto. guarda caso, per le ditte che fanno questi lavoro, non c’è nessun controllo antimafia… dormite sogni tranquilli e andate felici al mare…

  22. ajeje ha detto:

    Per me, questa del riutilizzo del materiale di scavo, e’ solo fumo negli occhi;e visto che questa e’ la premessa, sotto non ci puo’ essere nulla di buono.

  23. bona lama ha detto:

    per un che disi giustamente ke se incasina la corrente, 5 xe pronti a dir che no xe vero (el prezo dipendi……)

  24. Luigi (veneziano) ha detto:

    Solo per dire che non è assolutamente vero che “qualsiasi materiale di scavo è un rifiuto”. Anzi!

    Dirò di più: nemmeno le risultanze delle produzioni industriali di qualsiasi settore (compresa la chimica!) sono “ipso facto” rifiuti: la legge distingue anche in questo caso fra “residui di produzione” e “rifiuti”, e a queste due categorie si applicano delle procedure di reimpiego o di smaltimento tutt’affatto diverse.

    Luigi (veneziano)

    PS In pratica, c’è un partito che sta dicendo che “una riva più larga è male”? E se questa riva venisse fatta a regola d’arte, utilizzando materiale OK, e ne venisse fuori una cosa carina? Qui dalle mie parti hanno creato dal nulla cinque chilometri di spiaggia (la nuova spiaggia di Pellestrina), con un lavoro mastodontico. In pratica, visto che dovevano fare dei nuovi pettini al largo per la protezione del litorale di Pellestrina dalle mareggiate, allora sottocosta hanno pensato di trasportare migliaia e migliaia di metri cubi di sabbia, in pratica quasi raddoppiando la superficie emersa dell’isola. Il tutto aggiungendo migliaia di plantumazioni di arbusti e alberi vari, per impedire al vento di portar via la sabbia.

    Non ho mai sentito nessuno dire che “no se podeva”. Anzi: tutti erano sbalorditi per il fatto che “se podeva”.

    Che male puo fare, una riva più larga a Barcola? Ragazzi, mi pare che qua siamo veramente al godimento dell’autosmartellamento delle gonadi!

  25. francesco ha detto:

    @mutante
    Nel tempo sono cambiate le conoscenze e le regole. Il terrapieno di Barcola non è stato realizzato abusivamente di notte dalla malavita organizzata. Le ceneri dell’inceneritore ce le deve aver portate il comune con tutti i crismi di legge (di allora).
    Di Muggia non conosco i dettagli ma tornando al tema della proposta certo non credo che la terra sotto a San Giusto contenga rifiuti tossici.
    Ad ogni modo la normativa attuale è molto rigida e prevede delle analisi sui componenti inquinanti. Se la terra è buona si può riusare altrimenti va trattata e smaltita come rifiuto.

    ps trovo molto “pesanti” le tue accuse nei confronti dei politici e delle ditte che dovrebbero effettuare eventuali lavori così come non trovo corretto far finta che non esistano organismi che devono controllare sulla correttezza di eventuali simili operazioni (arpa, comune, carabinieri, guardia di finanza ecc.).
    Non appartengo a nessuna delle due categorie e comprendo uno scoramento generale nei confronti del sistema paese, ma trovo che le tue parole possano risultare diffamatorie per cui ti suggerisco di esplicitare meglio il tuo pensiero.

  26. Katja ha detto:

    mi ricordo che se ne è parlato già anni fa.ma fare una spiaggia in un centro abitato così densamente e con una viabilità che sostiene a malapena il flusso massiccio del traffico? e i parcheggi?

  27. ufo ha detto:

    Luigi, che ti metti a fare il pignolo? In Italia le “terre e rocce da scavo” sono disciplinate dall’art. 186 del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale“, che è stato completamente riscritto dall’art. 23 del Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale“, per cui oggi il quinto comma dello stesso recita: “Le terre e rocce da scavo, qualora non utilizzate nel rispetto delle condizioni di cui al presente articolo, sono sottoposte alle disposizioni in materia di rifiuti di cui alla parte quarta del presente decreto.”.

    Le terre di scavo non saranno dunque rifiuti, ma sono trattate come tali a meno che non soddisfino tutte le condizioni definite nel comma 1: “Le terre e rocce da scavo, anche di gallerie, ottenute quali sottoprodotti, possono essere utilizzate per reinterri, riempimenti, rimodellazioni e rilevati purché:
    siano impiegate direttamente nell’ambito di opere o interventi preventivamente individuati e definiti;
    sin dalla fase della produzione vi sia certezza dell’integrale utilizzo;
    l’utilizzo integrale della parte destinata a riutilizzo sia tecnicamente possibile senza necessità di preventivo trattamento o di trasformazioni preliminari per soddisfare i requisiti merceologici e di qualità ambientale idonei a garantire che il loro impiego non dia luogo ad emissioni e, più in generale, ad impatti ambientali qualitativamente e quantitativamente diversi da quelli ordinariamente consentiti ed autorizzati per il sito dove sono destinate ad essere utilizzate;
    sia garantito un elevato livello di tutela ambientale;
    sia accertato che non provengono da siti contaminati o sottoposti ad interventi di bonifica ai sensi del titolo V della parte quarta del presente decreto;
    le loro caratteristiche chimiche e chimico-fisiche siano tali che il loro impiego nel sito prescelto non determini rischi per la salute e per la qualità delle matrici ambientali interessate ed avvenga nel rispetto delle norme di tutela delle acque superficiali e sotterranee, della flora, della fauna, degli habitat e delle aree naturali protette. In particolare deve essere dimostrato che il materiale da utilizzare non e’ contaminato con riferimento alla destinazione d’uso del medesimo, nonché’ la compatibilità di detto materiale con il sito di destinazione;
    la certezza del loro integrale utilizzo sia dimostrata.

    Per inciso, io non sono affatto contrario alla proposta; mi limitavo a far notare che l’impresa che costruisce il park ha intenzione di iniziare gli scavi appena finita la prospezione archeologica, e di consegnare il manufatto finito all’inizio del 2013; per cui il problema di dove portare i camion di materiale ce lo avranno subito ovvero nei prossimi mesi, mentre per fare un terrapieno a mare ci vogliono tempi assai più lunghi. L’art. 109, comma 3, del D.L. 152/2006 prevede esplicitamente che “L’immersione in mare di materiale di cui al comma 1, lettera b) – inerti, materiali geologici inorganici e manufatti al solo fine di utilizzo, ove ne sia dimostrata la compatibilità e l’innocuità ambientale; – , è soggetta ad autorizzazione, con esclusione dei nuovi manufatti soggetti alla valutazione di impatto ambientale.” e che la tempistica media di una VIA è di quattrocento e più giorni…

    l’art. 186, comma 2, prevede invero la possibilità di posteggiare il materiale da qualche parte per un anno (“Ove la produzione di terre e rocce da scavo avvenga nell’ambito della realizzazione di opere o attività sottoposte a valutazione di impatto ambientale o ad autorizzazione ambientale integrata, la sussistenza dei requisiti di cui al comma 1, nonché i tempi dell’eventuale deposito in attesa di utilizzo, che non possono superare di norma un anno, devono risultare da un apposito progetto che è approvato dall’autorità titolare del relativo procedimento.”), ma a questo punto l’impresa dovrebbe farsi carico di trovare ed affittare uno spazio libero da utilizzare a questo scopo (il che vuol dire come minimo fuori dal perimetro cittadino, e certamente non in alcuna area dei “Siti inquinati di interesse nazionale”, il che esclude mezza provincia – altrimenti gli tocca ridimostrare l’innocuità del materiale), trasportarvi il materiale, tornare ad autorizzazioni ricevute a ricaricare il tutto su camion e riportare tutto quanto in città. Fatti due conti potrebbe costargli di meno portare il tutto in Friuli e non pensarci più, visto che già rifare il progetto secondo la normativa antisismica del 2008 gli è costato un occhio della testa.

    Tutto questo non vuole certamente essere una critica della proposta di Paolo Rovis, né volevo farne una questione di sindaco uscente contro sindaco entrante. Solo una constatazione: se l’idea spuntava fuori nel 2009 sarebbe stato molto più facile portarla a termine.

  28. bruno ha detto:

    ciò me par che se ghe xe delle regole de smaltimento basta rispettarle, se qualchedun butta scovazze ghe xe taia : prima una falange del mignolo, se recidivo la man….se dopo dise che nosepol, per mi se solo nosevol, far una roba turistica in una città turistica me par de valorizzarla

  29. Marco ha detto:

    Mi pare eccessivo paventare ecomafie dietro questa proposta di allargare il lungomare.
    E quando el sindaco Giani lagrima el lo ga fato costruir, anche lu’ ecomafioso?
    La fattibilità la ignoro, ma molti amici di fuori mi dicono di trovare il lungomare assai esile. No so se po’ i xe bastian contrari e po’ i disessi che el xe tropo grosso, ma ghe xe no poca gente che desso fussi d’acordo col slargamento. Mi no son de quei, perché preferisso spiagia picia al natural e po’ quel che conta xe el mar per nudarghe, però el turista medio nol ragiona cussì.

  30. Marco ha detto:

    *”E quando che el sindaco Giani lagrima”. Rispetemo la morfosintassi patoca.

  31. mutante ha detto:

    io vi sto solo dicendo che non solo a trieste nessuno ha mai rispettato una regola che sia una: da chi tratta il materiale all’asl, alle forze dell’ordine e la magistratura. chi ha fatto denunce al riguardo ha avuto una marea di problemi.
    nel caso del terrapieno acquario esso è stato realizzato su area naturale protetta prima che il comune desse l’autorizzazione: nessuno ha mai pagato. il terrapieno di barcola è stato creato con resti di inceneritore ((anche medici) e residui industriali perchè le discariche a cielo aperto di noghere e trebiciamo erano esaurite: le istituzioni hanno semplicemente lasciato fare per convenienza al di fuori di ogni legge. e perchè ora questa gente dovrebbe mettersi a fare un terrapieno in regola: illuminazione divina?

  32. mutante ha detto:

    @marco: le ecomafie sono indietro su un sistema che a trieste agiva in piena regola dagli anni 60. sono dei parvenu, al confronto.

  33. mutante ha detto:

    @francesco e a tutti coloro che pensano di abitare in svezia:
    esiste un libro che si chiama “tracce di legalità” di roberto giurastante, che porta prove con dati alla mano: analisi, documenti estratti d’archivio dai comuni e trascrizioni di sentenze in tribunale. se non mi credete, leggetevelo. si trova alla minerva e alla in der tat.

  34. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ ufo

    Che pignolo e pignolo?

    Tu hai scritto (cito): “In Italia qualsiasi materiale di scavo è un rifiuto”, dopo di che abbiamo visto che la cosa non è vera. Non è vero che (come sempre hai scritto tu) “per buttarlo da qualsiasi parte bisogna creare una discarica a norma di legge”. E ti faccio un esempio concreto: a Mestre hanno costruito un nuovo ospedale. Il terreno per le fondamenta di quello e della nuova stazione ferroviaria che gli sta di fronte sono serviti a rimodellare il terreno creando una collina artificiale, giusto di fronte all’ospedale stesso! Ti dirò di più: migliaia di villette e condomini dalle mie parti sono state tirate su con lo stesso criterio, per cui ti trovi costoni erbosi, collinette e quant’altro nei giardini prima piatti come un biliardo, dove giocano tranquillamente i bimbi. Non mi dirai che giocano nelle discariche…

    L.

  35. ufo ha detto:

    Luigi, se insisti a voler avere ragione posso anche concedertela: ho semplificato in “tutti rifiuti” invece di elaborare i mille distinguo della legislazione.

    Non metto in dubbio quanto affermi riguardo all’ospedale, alle villette ed alla spiaggia di Pellestrina – ma sei sicuro che le regole del Veneto valgano anche a Trieste? Non sono pochi i casi in cui da queste parti era problematico quel che in Italia era prassi accettata.

    Conosco personalmente un viticoltore dell’Altipiano che ha ora in corso un procedimento giudiziario relativo proprio alla terra di scavo: aveva scavato una cantina sotto l’azienda agricola e, visto che lo scavato era terriccio fertile ed il Carso è tutta roccia, aveva pensato bene di portare il terriccio in vigna – a cinquecento metri dallo scavo. Procedimento penale.

    Pochi anni fa ho pure avuto occasione di seguire da molto vicino (anche se, per mia fortuna, dall’esterno) un progetto di bonifica agraria che prevedeva di trasformare un pascolo abbandonato in terrazzamenti ad uso agricolo, utilizzando le terre di scavo di un’infrastruttura stradale. Tre anni e mezzo ci sono voluti prima di avere un permesso provvisorio, e quasi duecentomila euro tra bolli, tasse e gabelle.

  36. Carlo ha detto:

    Mi domando se le volumetrie sono compatibili, tra materiale portato via da sotto S. Giusto e “prolungamento” della pineta di Barcola.
    Così, a naso, mi sembra che manchi qualche metro cubo.

  37. Carlo ha detto:

    … a meno di non voler ospitare anche il materiale proveniente da altri scavi (TAV ?). Intanto incominciamo con S. Giusto e poi vedrai che arriveranno i camion anche da altri cantieri, e dal Friuli, e magari dal Veneto ….

  38. Carlo ha detto:

    Ricordo che per necessità analoghe (scavo della galleria “Carso” della Grande Viabilità) fu riempita parte della ex-cava Facanoni. Il risultato estetico così ottenuto – a giudizio di un profano – non è sgradevole.
    Di materiale quella ex-cava ne potrebbe accogliere ancora tanto, così da completare l’opera di risanamento di quello sfregio del ciglione carsico.
    Qualcuno glielo va a dire a Rovis, pls ?

  39. Alessandro Duiz ha detto:

    E’ tardi e i cubi andranno smaltiti nei prossimi mesi, tassativamente. Qui non si tratta di riempire un buco di due metri per due, modificare un litorale richiede tempi di approvazione proporzionati alla grandezza dell’opera.
    Poteva svegliarsi prima, visto che nel momento in cui il comune approva un progetto come questo sa già la quantità di metri cubi che verranno scavati. Il via libera ai lavori è stato dato quasi tre anni fa. Fe’ voi.

  40. Comitato Odbor PLT ha detto:

    femo piuttosto la piataforma logistica…

    Comitato odbor PLT – ancora aperder tempo co sti politiculi pici pici e senza dignità?

    el futuro de Trieste xe per un altra direzion che quela descrita dagli atuali pensatori.

  41. Mi unisco al coro di quanti vorrebbero che non venissero ancora inutilmente sprecati i materiali inerti prodotti dai cantieri delle grandi opere cittadine, materiali inerti che se opportunamente sfruttati per recuperare ampi spazi al mare potrebbero assecondare le nostre esigenze turistiche e portuali e far qundi crescere le nostre economie.
    In merito alla ventilata ipotesi di voler utilizzare quale discarica l’anfiteatro della Cava Facanoni, suggerisco di visionare un mio sito in cui viene appunto trattato questo tema.

  42. ufo ha detto:

    Vorrei far notare a quanti sono interessati all’idea di allargare la riviera barcolana che tra qualche anno, quindi con tutto il tempo di preparare i progetti e le carte bollate, ci sara in provincia la necessità di smaltire una notevole quantità di terra di scavo – utilizzabile proprio a questo scopo.

    Il collegamento ferroviario tra Trieste e Koper, per il quale è stata firmata nei giorni scorsi la convenzione che fa partite la progettazione, quasi certamente si tradurrà nel collegare la linea ferroviaria delle Noghere con l’attuale tracciato Koper-Divača all’altezza di Rižana o giù di lì. Questo vuol dire scavare una galleria nella collina su cui corre oggi il confine, e una galleria vuol dire un mucchio di terra (o smarino, come lo chiamano gli addetti al mestiere) da portare da qualche parte. Barcola, magari? In termini quantitativi mi pare che siamo vicini al fabbisogno, assai più che con lo scavo sotto san Giusto…

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