13 Maggio 2011

Tagliamento. Il WWF canta vittoria: “Archiviato il progetto di sghiaiamento sul medio corso del fiume”

Nota del WWF-FVG

“Il Tagliamento, per ora, è salvo. Il piano di escavazione di un milione di metri cubi di ghiaia dal medio corso del re dei fiumi alpini è stato archiviato”: così il Wwf del Friuli Venezia Giulia canta vittoria alla notizia della rinuncia da parte della ditta proponente a presentare ulteriori integrazioni al progetto dopo la raffica di osservazioni, comprese quelle dell’associazione ambientalista, piovute sul mega piano di estrazione inerti.
Il progetto, presentato nel maggio 2010 da un’associazione di imprese, prevedeva – con la scusa della manutenzione del fiume a scopi idraulici e di messa in sicurezza della linea ferroviaria adiacente – l’estrazione di ghiaie per un volume totale di un milione e 110mila metri cubi lungo un tratto di circa 5 km tra il ponte di Cimano-Cornino e la confluenza dell’Arzino, nei Comuni di Forgaria del Friuli, Ragogna e San Daniele.
A ridosso della presentazione del Piano, il Wwf aveva prodotto un corposo documento di osservazioni destinate a contrastare quello che appariva come il tentativo di trasformare l’“oro bianco” del Tagliamento in un ghiotto business per le imprese che avrebbero ottenuto un immediato guadagno dalla vendita del materiale inerte, spacciando quindi per un intervento di interesse pubblico quello che sarebbe stata invece una chiara attività di speculazione.
Nelle sue osservazioni, il Wwf innanzitutto faceva notare come l’intervento avrebbe inevitabilmente compromesso uno dei tratti più pregiati del fiume, per la presenza di diversi habitat individuati dalla direttiva europea 92/43 e un’elevatissima percentuale del patrimonio biologico della regione – un tratto peraltro studiato in tutto il mondo in quanto rimasto morfologicamente intatto come nessun altro fiume alpino.
In secondo luogo l’associazione contestava i dati forniti dai proponenti per supportare la tesi del sovralluvionamento del fiume e della necessità di esportazione degli inerti, citando invece dati che evidenziano come il medio corso il Tagliamento, salvo limitatissimi tratti, soffra del problema opposto.
Un punto su cui l’Autorità di Bacino ha dato chiaramente ragione a quanto il Wwf va dicendo da tempo. Come evidenziato nel suo parere, infatti, a partire dagli anni ’80 questo tratto del fiume ha subito un processo di restringimento dell’alveo accompagnato da fenomeni importanti di incisione che ne hanno abbassato il livello di un metro (dato al 2001), abbassamento che peraltro gli apporti di materiale degli ultimi anni sono ancora lontani dal compensare. L’estrazione di 1 milione di metri cubi di ghiaia in questo tratto del fiume, dunque, avrebbe comportato un’ulteriore incisione dell’alveo.
Gli stessi dati forniti dal proponente a supporto del progetto di sghiaiamento non sono peraltro risultati credibili. Secondo il proponente, dagli anni ’80 si sarebbero accumulati sul greto del fiume 4 milioni di metri cubi di inerti, cifra decisamente smentita dall’Autorità di bacino che la ritiene sovrastimata di ben 3 milioni di metri cubi. Così come la stima dei depositi annui nel tratto oggetto dell’intervento, 100mila metri cubi all’anno secondo i proponenti: cifra assolutamente irrealistica, contesta l’autorità, in quanto studi recenti hanno quantificato l’accumulo annuo di materiale su 70 km di alveo (l’intero tratto ghiaioso) in 150mila metri cubi totali.
Di qui l’inevitabile parere negativo dell’Autorità di Bacino, che ha contribuito, insieme alle osservazioni di professori di università di mezza Europa e alla richiesta di integrazioni giunte anche dagli uffici regionali, all’affossamento del progetto.
Un monito a chi, a livello di consiglio regionale con la nuova legge sulle estrazioni di inerti recentissimamente approvata, pensa di recuperare gli inerti necessari a una serie di opere inutili e costose (Tav, casse di espansione del Tagliamento, Autostrada Cimpello-Gemona e Carnia-Cadore) ritornando a danneggiare i corsi d’acqua come nel dopo terremoto, senza pensare ai costi economici conseguenza dell’appetito insaziabile.

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