31 Marzo 2011

Gorizia ha la sua facoltà universitaria: Architettura attiva anche il biennio magistrale

“Quanto più volte annunciato finalmente si è concretizzato”. Con queste parole il sindaco Romoli ha annunciato che Gorizia avrà finalmente una facoltà universitaria “tutta sua”, la facoltà di Architettura. L’Università di Trieste, infatti, dopo aver attivato in città i corsi di laurea triennali, ha deciso di stabilirsi a Gorizia, attivando anche le lauree magistrali.

“Con il trasferimento di Archittettura a Gorizia potremo lavorare in prospettiva, grazie a un’importante sinergia tra la città e l’università”, ha sottolineato il presidente di facoltà, Giovanni Fraziano, ricordando che, una volta a regime, la facoltà porterà a Gorizia circa 600 studenti.

Parole di soddisfazione da parte di Romoli (“La facoltà porterà a Gorizia un elevato numero di studenti, ma anche di docenti, contribuendo a sprovincializzare la città”), ma anche del presidente del Consorzio per lo sviluppo universitario, Rodolfo Ziberna, e del presidente della Camera di commercio, Emilio Sgarlata.

Nel prossimo futuro – ha voluto anticipare il professor Fraziano – c’è già il progetto di creare a Gorizia una Scuola internazionale di architettura. E i contatti con l’Università di Lubiana stanno andando proprio in questa direzione.

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18 commenti a Gorizia ha la sua facoltà universitaria: Architettura attiva anche il biennio magistrale

  1. Jasna ha detto:

    Romoli sa che gli studenti fuori sede che stanno a Gorizia sclerano perché non sanno cosa fare di sera? (Parole degli studenti, ne ho sentiti più di qualcuno)

  2. Milost ha detto:

    Per favore, non sanno cosa fare? Dobbiamo dirglielo noi cosa fare? Portarli per manina? Sclerano? Fossi in loro sclererei per ben altro, sul genere ” mi aspetta un futuro assai duro”….

  3. marisa ha detto:

    Qualcuno ha avvertito gli studenti di architettura che saranno tutti dei disoccupati “con laurea”?

    Sono stati avvertiti che i “fortunati” lavoreranno con partita IVA a cinque euro l’ora presso qualche studio …..facendo i disegnatori!

    In Italia non c’è posto per gli architetti visto che il “loro” lavoro in Italia lo possono fare anche i geometri e i laureati in ingegneria civile….

    Ovviamente gli studenti iscritti alla Facoltà di Architettura, tutto ciò lo scopriranno da soli…dopo la laurea, perchè prima i docenti gli faranno credere che “il mondo dell’architettura li sta aspettanto”!

  4. marisa ha detto:

    P.S.
    Ho un figlio laureato in architettura con il massimo dei voti e pure la lode….
    E pure un Master in architettura navale, + una collezione di corsi di ogni genere….

    Oggi per pagarsi il mutuo “fa altro”…

    Diversa è la situazione degli architetti nel resto d’Europa dove non esiste la figura del “geometra” è l’architetto è una figura professionale importante…

    Conclusione: stanno illudendo 600 ragazzi!

  5. Triestin - No se pol ha detto:

    Marisa te ga ragion…sui architetti nostrani ma anche delle altre regioni no ghe xe prospettive…solo per qualche dun in nero a tirar striche a 600 euro…e senza poder metter neanche la firma

  6. isabella ha detto:

    Beh Jasna io scelgo una facoltà e la città che la ospita non di certo per lo svago serale, ma per la formazione che quella laurea può darmi.
    Tempo per divertirsi arriverà.

  7. Luigi (veneziano) ha detto:

    In giro per l’Europa gli architetti sono che cosa?

    Statistica di fine 2010: la disoccupazione fra gli architetti in Gran Bretagna è aumentata nel corso dell’anno di oltre il 500%. Il primo studio di progettazione britannico (600 architetti) ne ha mandati a casa 50 a fine dicembre.

    Spagna: il crollo del settore edilizio si abbatte come una bufera sugli architetti, che emigrano in giro per il mondo. Lo stipendio medio per i primi cinque anni di lavoro non supera gli 800 Euro mensili, per dodici mensilità. Nel contempo, ammontano a circa 800.000 le unità abitative di nuova costruzione invendute in Spagna fra il 2009 e il 2010.

    Francia. Oltre il 20% dei 26000 architetti iscritti all’albo sono disoccupati, ma il dato cresce se consideriamo i non iscritti nelle liste di disoccupazione, che vivono con gli aiuti di stato.

    Irlanda. E’ di qualche giorno fa un articolo di un quotidiano dublinese sui frequentatori delle mense per i poveri. Per la prima volta da uqando esse sono state istituite vengono frequentate anche da liberi professionisti, e segnatamente da architetti. La spaventosa crisi irlandese – in confronto alla quale noi siamo nella caverna di Alì Babà – ha letteralmente fatto collassare il settore delle costruzioni, prima uno dei più fiorenti ed aggressivi. Oltre 200.000 irlandesi sono emigrati in due anni. Un paio d’ore fa mi arriva nella rassegna stampa on-line la notizia per cui le banche irlandesi necessitano di 24 miliardi di Euro. Nei mercati finanziari gira voce che questa sia la mazzata finale: da adesso in avanti per l’Irlanda la via greca è spalancata.

    E adesso sciorino anch’io le mie conoscenze personali: mio fratello è architetto e ha lavorato in diversi paesi. Da gennaio è in Australia. Ho tre cugini architetti: uno lavora fra l’Italia e la Francia, il secondo è presidente di un’associazione dei giovani architetti ed anche lui fa la spola fra due/tre paesi per raccattare lavori, il terzo invece lavora tranquillamente qui, essendo particolarmente inserito nel giro dei restauri. Il più giovane ha 35 anni. Il più vecchio ne ha 47.

    L.

  8. brancovig ha detto:

    In una regione con due università medio-piccole l’idea di decentrare una facoltà è folle… per gli studenti
    In the middle of nowhere, e non parlo della città, ma perchè ci vogliono i servizi per gli studenti e soprattutto i dipartimenti dove si svolge la vera attività accademica..

    I nostri Atenei devo pensare ad un accentramento di tutte le sedi sparse

    Altrimenti parliamo di licei

  9. Diego ha detto:

    Perfettamente d’accordo con Isabella. Non posso scegliere la facoltà in base ai bar aperti di sera! Forse ci sono valori più importanti in una scelta così difficile da fare a quell’età!!!
    Certamente è auspicabile che una città possa accogliere gli studenti dando loro dei servizi come biblioteca, mensa, cinema, centri culturali e anche pub e divertimento serale.

    Sul fatto di decentrare le università è vero quello che dice “brancovig”. Abbiamo un corso di laurea in architettura ed una università di architettura in 40km!
    Certo che la soluzione migliore sarebbe quella di creare un’unica struttura, accorpare TS con UD magari a Gorizia ma la vedo un’idea molto ma molto lontana… Vi immaginate: TS+UD a GO!!!
    Eppure ne guadagnerebbe la ricerca, gli studenti, la città…

  10. luigi (goriziàn) ha detto:

    I cosiddetti “campus” esistono per qualcosa ovvero, con termine che non mi piace ma rende, fare sinergia tra le varie facoltà sia a livello prof che studenti.
    Polverizzare, dati i tempi, forse mi può stare bene per chi affitta stanze ma di sicuro aumenta i costi, è un fatto inevitabile. Creare un luogo della cultura unico in regione non sarebbe antieconomico ma DOVE?
    Data la situazione attuale e le divisioni esistenti non si farà niente, oltretutto ci vogliono servizi, trasporti ferroviari in primis ed alloggi poi, molto efficienti e su questo è meglio stendere un velo.
    Buona giornata.

  11. arlon ha detto:

    Più che altro, capisso ben perché che Gorizia possi gaver una facoltà de scienze diplomatiche & dintorni, o magari altri ambiti che se integra con la cità.

    Ma el vantaggio de studiar architetura a GO inveze che a TS, no lo vedo proprio (e le sedi decentrade xe inutili in genere, ma bon).
    Anzi, vedo qualche svantagio.

    @Luigi (gorizian): la region FVG esisti solo ne le menti dei burocrati, tien conto de questo 😀

  12. Franz Foti ha detto:

    Una regione di neanche un milione e mezzo di abitanti con due università e 2 o più sedi staccate… facciamo davvero ridere.

  13. alpino ha detto:

    Non dimenticate i corsi che si tengono a Portogruaro anche li c’è la sede delle univ di TS e UD…una ridicolaggine unica..
    Per quanto riguarda architettura..bhè forse che come per commercialisti e avvocati gli architetti sono troppi??? non è colpa nostra se chi va a fare o ha fatto architettura non trova lavora poteva fare una piccola analisi dei mestieri prima di iniziare a studiare..è tempo di prepararsi secondo le disponibilità ed il mercato richiede determinate figure specifiche specializzate…poi se uno vuole studiare filosofia e pensa pure di campare filosofeggiando bhè auguri…idem per quelli di scienze delle comunicazioni et similia..
    Chi si occupa di comunicazione, eventi, marketing, neo architetti, neo economist, giurisprudenza senza esame di avvocatura e tanti altri fanno la fame da paura..
    I peggio messi sono proprio quelli che “lavarano” nel campo comunicazione e marketing..in questi due settori guadagnano meno delle donne delle pulizie

  14. aldo ha detto:

    L’università in Italia funziona al contrario degli standard internazionali. E’ dispersa sul territorio, non prepara al lavoro, è scollegata dagli sbocchi occupazionali, non seleziona i migliori (che vanno all’estero)ma i portaborse. In questa situazione, metterci dentro soldi pubblici è come buttarli nel water. Prima bisogna liberarsi dai baroni, poi investire.

  15. Jasna ha detto:

    Ringrazio la decina di persone che mi ha ricordato che si va all’Università per studiare. A momenti me lo dimenticavo.
    Mi riferivo al fatto che oltre a studiare la gente ha bisogno di svagarsi, e magari i locali che chiudono presto (o chiudono proprio) riducono le possibilità di aggregazione.
    Non è certo un dramma, ma l’atmosfera della città in cui studi cambia i tuoi anni da fuori sede. Gorizia è molto piccola e mi rendo conto che non può offrire le possibilità di una Bologna, ma sarebbe bello (a volte) prendere in considerazione servizi di cui beneficerebbero anche i goriziani.

  16. brancovig ha detto:

    @14
    l’università italiana è dispersa nel territorio perchè così va bene alla politica ed agli italiani. Gli atenei hanno spesso chiesto di non disperdersi nel territorio ma sono sotto ricatto della politica che dice ho vai lì o niente soldi.

    L’università italiana comunque riesce ancora a formare le classi dirigenti in modo aperto. Cioè anche un figlio di un operaio ha la possibilità, se bravo e motivato di divenire classe dirigente.

    L’alternativa è l’università privata per i figli dei padroni a mantenimento della specie

    Quello dei baroni è un falso problema/mito meglio parlare di professori di qualità e professori mediocri. Basta premiare i primi e lasciare andare in esaurimento i secondi. Quali sono i primi? esistono delle semplici valutazioni internazionali per identificarli facilmente.

    Quindi tutti gli italiani dovrebbero difendere con coraggio, orgoglio e convinzione l’università italiana. Una delle poche istituzioni indipendenti dalla politica.

    Dopo su Gorizia ho già detto la mia e non mi ripeto

    E poi ogni comune vorrebbe la sua sede universitaria, da prestigio e porta denari.

  17. marisa ha detto:

    E’ vero quanto scrive LUIGI (il veneziano)sulla crisi del settore dell’edilizia. Ma Luigi dimentica un “piccolo” particolare: solo in Italia esiste la figura del geometra che può progettare ( e firmare!) case; solo in Italia, fino a pochi anni fa, anche un ingegnere minerario o elettronico potevano progettare e firmare progetti di condomini o case. Questa situazione fa si che in Italia l’architettura non sia affidata agli architetti, come nel resto d’Europa, ma a una pluralità di professionisti spesso del tutto privi di cultura architettonica a causa della tipologia degli studi compiuti.

    L’unico ambito riservato agli architetti è il “restauro architettonico”. A cui si può aggiungere la progettazione di “parchi e giardini urbani”.

    In Italia non è che gli architetti siano troppi (il numero chiuso nei corsi di laurea in architettura è previsto, da molti anni, da una norma europea) ma c’è il “problema principe” che nel settore dell’architettura in Italia possono operare anche professionisti di fatto privi degli strumenti culturali per operare in questo settore.

    E’ vero che oggi si è aggiunta anche la crisi economica e ciò aggrava ancor di più il problema, ma la madre di tutti i problemi degli architetti italiani si chiama: legislazione italiana e concorrenza di altre figure professionali.

    P.S. mio figlio, come tantissimi suoi ex-compagni di corso all’università, è anche geometra, cosa di cui va molto fiero. Dunque nessun disprezzo per la figura del geometra che è una figura tecnica importante, ma chi dovrebbe sovraintendere il tutto, come nel resto d’Europa, dovrebbe essere l’architetto: e ciò in Itlia non avviene.

    I ragazzi iscritti ad Architettura lo sanno tutto ciò?

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