13 Marzo 2011

I laureati triestini guadagnano 958 euro al mese

Ad un anno di distanza dalla discussione della tesi i laureati di primo livello guadagnano in media 958 euro netti al mese. Dato più basso rispetto alla media nazionale di 982 euro. Questo il quadro fornito dal XIII Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati e riferito a chi ha concluso gli studi nel 2009 all’Università di Trieste.
Differente il dato sui laureati biennali specialistici, che invece registrano dati occupazionali decisamente superiori alle medie nazionali.

L’indagine ha riguardato complessivamente oltre 4.300 laureati di Trieste. La sintesi qui riportata riguarda solo: 1.735 laureati triennali e 966 laureati specialistici biennali usciti dall’Università di Trieste nel 2009 e intervistati dopo un anno; 526 laureati specialistici biennali usciti dall’Università di Trieste nel 2007, intervistati dopo tre anni; 785 laureati pre-riforma del 2005, intervistati dopo cinque anni.

I laureati di Trieste del 2009 alla prova del lavoro

Il tasso di occupazione dei neolaureati triennali di Trieste, è pari al 44%, un valore di poco inferiore alla media nazionale (46%). Tra gli occupati triennali di Trieste, il 27% è dedito esclusivamente al lavoro, il 17% coniuga la laurea specialistica con il lavoro. Chi continua gli studi con la laurea specialistica è un ampio 63%: il 46% è impegnato esclusivamente nella laurea specialistica, mentre, come si è detto, il 17% studia e lavora. Solo il 7% dei laureati triennali di Trieste non lavorando e non essendo iscritti alla laurea specialistica, si dichiarano alla ricerca di lavoro.
Il lavoro stabile (contratti a tempo indeterminato e lavoro autonomo) coinvolge, a un anno dalla laurea, 35 laureati su cento di primo livello di Trieste (la media nazionale è del 39%). Il lavoro atipico (contratti a tempo determinato, collaborazioni, ecc.) coinvolge 49 laureati su cento di Trieste; è il 43% nel complesso dei laureati di primo livello.
Il guadagno (sintesi tra chi lavora esclusivamente, la maggioranza, e chi studia e lavora) si attesta su valori di poco inferiori alla media nazionale: a un anno dalla laurea i laureati di primo livello di Trieste guadagnano 958 euro mensili netti; la media nazionale è di 982 euro.
L’analisi deve tenere conto che si tratta di giovani che nella maggioranza dei casi continua gli studi, rimanda cioè al post-laurea di tipo specialistico, il vero e proprio ingresso nel mondo del lavoro.
Cosa avviene, dunque, ai laureati specialistici a un anno dalla laurea?
Il tasso di occupazione è buono: a dodici mesi dalla conclusione degli studi risulta occupato il 58,5% dei laureati specialistici dell’Università di Trieste; un valore superiore alla media nazionale del 55,7%. Ma c’è anche un quinto dei laureati che continua la formazione (è il 16% a livello nazionale). Chi cerca lavoro è il 21% dei laureati specialistici di Trieste, contro il 28,5% del totale laureati.

A un anno dalla laurea, il lavoro è stabile per il 37% dei laureati di Trieste (è il 35% nella media nazionale). Il lavoro atipico coinvolge il 51% dei laureati specialistici di Trieste (è il 46% nel complesso degli specialistici biennali).

Il guadagno è superiore alla media nazionale: 1.092 euro mensili netti, contro i 1.078 del complesso dei laureati specialistici.

Tendenze del mercato del lavoro nel medio periodo: esiti occupazionali a tre e cinque anni dal titolo

Le crescenti difficoltà occupazionali incontrate dai giovani, neo-laureati compresi, negli ultimi anni si sono inevitabilmente riversate anche sui laureati di più lunga data, anche se occorre sottolineare che, col trascorrere del tempo dal conseguimento del titolo, le performance occupazionali migliorano considerevolmente.

Per la prima volta vengono indagati i laureati biennali specialistici di Trieste tre anni dal titolo: sono 526 quelli coinvolti nell’indagine, con un tasso di risposta dell’88%. Il 73% è occupato, poco meno del complesso dei laureati specialistici a tre anni (75%). Il 16% risulta ancora impegnato nella formazione. Chi cerca lavoro è il 12%. La quota di occupati stabili cresce apprezzabilmente (di 20 punti percentuali) tra uno e tre anni dal titolo, raggiungendo il 57% degli occupati (la media nazionale è del 62%). Le retribuzioni nominali arrivano, a tre anni, a 1.327 euro mensili netti (il guadagno è di 1.313 a livello nazionale).

Le condizioni di lavoro migliorano ancora nel tempo: i laureati di Trieste del 2005 (sono 785 laureati pre-riforma quelli indagati, con un tasso di risposta del 75%), intervistati dopo cinque anni raggiungono un tasso di occupazione dell’89%. Migliorano la stabilità (che coinvolge il 75% dei laureati) e il guadagno che è di 1.439 euro mensili netti; superiore al livello nazionale che è di 1.321 euro.

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27 commenti a I laureati triestini guadagnano 958 euro al mese

  1. MauroB ha detto:

    Non solo i laureati…ma tutti i lavoratori dipendenti in Italia hanno stipendi da fame,se paragonati con altri paesi europei…
    D’altronde cosa ci si può aspettare da un paese di
    terzo mondo come l’Italia… 🙁

  2. Tergestin ha detto:

    Un scovazin irlandese guadagna de piu’. Me racomando Mauro, esponi anca ti el tricolor el 17, eh.

  3. Alessio ha detto:

    Sacconi direbbe:
    “Un laureato in Romania o in Cina ha un costo del lavoro inferiore”.

  4. digei ha detto:

    un po’ de gavetta no ga mai fato mal a nisun…
    e come diseva jablanovich “chi prima sa ubidir dopo sa comandar”

  5. Alessio ha detto:

    Se poi quel “un po'” diventa lungo 10 o più anni che importa? Tanto pension non sarà.

  6. Luca ha detto:

    Ecco perché ho preso le valigie e sono andato via 🙂 A malincuore ma me ne sono andato. Ringrazio il sistema universitario italiano che mi ha ben formato a costo quasi zero (per me) e ringrazio pure il sistema politico/clientelare italiano che mi ha regalato alla concorrenza!
    In tutto questo è il sistema Italia che ci perde, ma sembra non accorgersene nessuno 😐
    Guadagno 2000 sterline al mese come stipendio iniziale.
    Per una media, date un’occhiata a questi dati:

    http://ww2.prospects.ac.uk/cms/ShowPage/Home_page/Main_menu___Research/Labour_market_information/Labour_market_FAQs/What_is_the_average_graduate_starting_salary_/p!epmglcg

  7. isabella ha detto:

    D’altronde ormai siamo tutti laureati e posto, o almeno stipendio adeguato alla preparazione, per tutti non c’è.

  8. Julius Franzot ha detto:

    Isabella ha ragione. Sea qualcuno venisse in mente di mettere su una ditta di elettricista, idraulico, parchettista…, ovviamente non da solo, ma con una squadra di almeno 4-5 dipendenti fissi (i “single” non finiscono i lavori in tempo e non li curano per la fretta di correre dal prossimo), farebbe soldi a palate e aiuterebbe la gente.

  9. marisa ha detto:

    JULIUS FRANZOT, mi dispiace contraddirti, ma oggi, con la crisi dell’edilizia, elettricisti, idraulici, parchettisti, sono in difficoltà. Rimediano facendo pagare cifre astronomiche ai pochi clienti che li chiamano, ma la crisi c’è, e anche forte, anche per loro! Chi deve tinteggiare l’appartamento, con i prezzi che si sente chiedere, si arrangia da solo.

  10. brancovig ha detto:

    @8
    Istanno in piedi come impresa singola perchè in questo modo si evade di più. Complicato prendere dipendenti, anche per il costo del lavoro elevato.

    forse qui bisognerebbe intervenire a livello fiscale.

    ultima considerazione,
    con la legge Gelimini ed il dispegno finanziario dalla formazione superiore, nel prossimo futuro ai giovani laureati italiani non potremmo nemmeno garantire di essere competitivi a livello europeo.

  11. isabella ha detto:

    A Gorizia gli artigiani (idraulici, imbianchini, ecc…) prendono bene e, se sono bravi, hanno un sacco di lavoro e ti devi mettere in lista per poter avere i loro servizi.

  12. Julius Franzot ha detto:

    @ Marisa: Forse quello che dici tu valein Friuli,dove da sampre la gente ha una predisposizione alle attività manuali che manca del tutto a Trieste. Quando stavo a Francoforte, nessuno faceva niente da sè, adesso che sto per 6 mesi all’anno in un paesetto sul Reno vedo che più o meno tutti
    si arrangiano da soli

    @ Brancovig: mi sembra che la possibilità di lavorare in nero non sia moralmente edificante, quindi si dovrebbe escludere a priori questo argomento. Abbiamo una forte disoccupazione ei soldi che non si spendono con dipendenti vanno o ad arricchire indebitamente il conto del proprietario, o a scapito della qualità(vedi quanto ho scritto sui ritardi). Bisognerebbe introdurre una progressione fiscale tale da disincentivare redditi peronali troppo alti. “Lavorare meno per lavorare tutti”, si diceva quando ero giovane 😉

  13. Alessio ha detto:

    @ Luca
    Tu oramai lavori ma ultimamente come se la passano nelle università inglesi?

  14. Luca ha detto:

    @13
    Diciamo che le tasse sono in forte aumento in Uk ma a differenza di quanto avviene in Italia, la soglia per pagare meno (o non pagare) è molto più alta. Sostanzialmente se uno studente ha due genitori che lavorano a livello impiegatizio, spesso viene considerato “povero” e quindi paga meno. Cosa che non avviene nel sistema italiano.
    Io ho due genitori operai e tralasciando il merito, ho sempre dovuto pagare perché considerato “abbiente”.
    Misteri del sistema italiano.

  15. Jasna ha detto:

    @Luca non so dove hai studiato ma io a Udine ho sempre vinto la borsa di studio. E la vinceva gente parecchio più abbiente di me (padre operaio, madre infermiera)e con 1 fratello/sorella solo.

  16. Luca ha detto:

    @15
    Ho studiato a Trieste e ti assicuro che pur avendo entrambi i genitori a 1200 euro ero considerato ricco e di borse di studio non ne ho viste. Riduzioni per merito sì, ma borse purtroppo no.
    Sempre per la cronaca, mia sorella dopo la laurea conseguita in Italia, ha fatto un tirocinio di 6 mesi presso una struttura ospedaliera italiana. Si è guadagnata una borsa di dottorato in una università italiana dove le offrivano circa 800 euro al mese ed una presso una università irlandese dove le garantivano 1700 euro al mese.
    Ovviamente se ne è andata anche lei.
    Il futuro parla sempre meno italiano 🙁

  17. Jasna ha detto:

    @Luca Non è la prima volta che sento gente che studia a Trieste che ha contributi allo studio inferiori rispetto a Udine… mi domando da cosa potrebbe dipendere (numero totale di studenti richiedenti? Università?).
    L’episodio del dottorato con stipendio da fame è un classico purtroppo. Quello che mi stupisce è vedere stranieri che fanno il dottorato in Italia (non c’è nemmeno uno standard altissimo, quindi se la borsa non è decente cosa li attira?)

  18. Srečko ha detto:

    Con mio grande disappunto noto un rimbombante silenzio di Luigi detto il Veneziano. Siccome non si nominano ne’ Tito ne’ la Slovenia, lui tace.
    Indicativo…

  19. aPolo ha detto:

    Ciao!
    Anch’io come Luca ho studiato a Trieste ma lavoro in Austria. A parte la paga che in Italia me la sognavo, ho avuto da subito un contratto a tempo indeterminato. Com’é che negli altri paesi la crisi sta finendo e in Italia continua? Non sará che vogliono farla durare?

  20. Tergestin ha detto:

    @ Srečko

    E perche’ el dovessi intervenir se no xe de spartir zizzania con le solite propagande Tito-Slovenia-Cortine de ferro varie?

  21. alpino ha detto:

    Tergestin e Srecko..caduta di stile la vostra, cercate la provocazione ovunque.
    @Lucaù:
    quanto paghi di affitto in UK? costo della vita in generale?
    A quanto ammonta la tassa universitaria a giurisprudenza di Trieste per un anno di studi? io mi sono laureato nel 2004 e quindi non ricordo, ma non mi pareva che la tassa Universitaria triestina mandasse in bancarotta nessuno…
    Ci piangiamo un pochino addosso con questa storia dei costi universitari, ora tutti sappaimo che si possono prendere testi usati, o dispense fotocopiate e quindi anche li si abbattono i costi..certo è che se la gente come quando andavo io…vuole a tutti i costi la casa a Trieste..bhè che dire, quando vedi un compagno di corso di Medea prendere casa a TS perchè troppo “lontano”..per il resto magari sbregarse de meno de alcool e canoni il mercoledì “universitario” aiuta di piu a risparmiare, o evitare 77 pause nel “baretto de economia”..
    Per il resto se volete lavorare e guadagnare il FVG non è più posto e mi pare di capire che in 21 interventi siamo piu d’uno ad essere andati via dalla regione.

  22. Jasna ha detto:

    @alpino Credimi, l’Università può essere un costo non indifferente per le famiglie in cui più di un figlio studia o in cui solo un genitore lavora. Anche per quelle in cui il figlio non vive nella città universitaria, non si sfonda di alcol né di canne e magari lavoricchia un po’.
    Inoltre avendone la possibilità economica e volendo darsi da fare, vivere nella città dove studi ti permette di studiare di più e stancarti di meno.
    Io ho fatto la triennale da pendolare e per la specialistica ho dovuto trasferirmi fuori regione. E’ tutta un’altra storia, rendimento migliore e più efficiente organizzazione del tempo, dato che non si perde tempo in treno.

  23. Erika ha detto:

    Ma in sto articolo se parla de gente che ga trovado lavoro nel campo per cui ga studià? Perchè altrimenti non gavessi tanto senso diferenziar gli universitari dagli altri…opur, pezo ancora, no gavessi senso studiar.

    @12 “predisposizione alle attività manuali che manca del tutto a Trieste”…ma cossa semo handicapai?!?!?!…ma daiii…se un no ga tanti soldi per far lavoreti in casa se rangia e impara comunque o ciama el vicin…questo se ga sempre fato e sempre se farà in tuto el mondo.

    @Luca ho studiato a Trieste e ho avuto borse di studio per 3 anni su cinque. Evidentemente sono una privilegiata, perchè i miei genitori sono sempre riusciti a pagarmi le tasse universitarie le senza “grossi” problemi, senza finire sul lastrico. I soldi delle borse li ho investiti in viaggi di istruzione, per cui non posso neanche dire che l’univ di Trieste non mi abbia aiutata a viaggiare negli stati uniti, dove sai che non ci sono progetti erasmus e ci si deve arrangiare da soli per trovare contatti e organizzare tutto.
    In Spagna si campa con uno stipendio da dottorando da 950 euro circa (l’altra strabiliante parte di Europa che tutti osannano!?)…almeno i dottorati si trovano…non vedo l’ora di tornare a casa e dare in qualsiasi modo il mio contributo alla mia società…perchè son veramente stufa marcia della miriade di Italiani che all’estero si lamentano di come non funzionano le cose in Italia però per primi hanno mollato la barca contribuendo al mal funzionamento.
    E non è vero che i migliori se ne vanno dall’Italia.

  24. Luca ha detto:

    @21
    Ho un appartamento di 80mq circa a Leeds e pago circa 500 euro al mese (tutte le spese incluse). Il costo della vita più o meno è come in Italia. Certe cose costano di più e altre di meno. Devo dire che a parte i trasporti, carissimi, negli ultimi anni i prezzi italiani e quelli inglesi si sono livellati, le paghe invece ancora no…
    Il costo dell’Università non è alto in Italia, non ancora per lo meno. Sono le paghe ad essere misere.

    @23
    Mi sembra legittimo lamentarsi di un sistema ed andarsene se non si è d’accordo. In fin dei conti ho lavorato per 15 anni in Italia prima e dopo la laurea continuando a guadagnare 1200 euro al mese. Non avevo nessun motivo per rimanere.

  25. Luigi (veneziano) ha detto:

    Il basso livello degli stipendi in Italia è uno dei tanti problemi endemici nostrani, risultato di una scellerata politica economica dei quarant’anni che vanno dal 1950 al 1990, quando s’è garantita un livello pensionistico altissimo a tutti quanti i lavoratori (più o meno pari al 75% dell’ultimo stipendio), e una pensione dignitosa anche a chi non ha mai versato un centesimo di contributo.

    Il tutto abbinato al nostro mostruoso debito pubblico, vera palla al piede della Repubblica Italiana.

    In realtà però tutti quanti gli analisti si stanno adesso spaccando la testa per capire come andrà a finire, visto che improvvisamente s’è scoperto che in pratica le principali economie ruggenti dell’UE, additate come esempio da seguire, sono sull’orlo di un burrone almeno quanto l’Italia, se non oltre.

    Giusto ieri ho partecipato ad un tour informativo con una serie di analisti finanziari, che hanno presentato una serie di dati drammatici.

    L’Islanda è già fallita da tempo. La Grecia è già tecnicamente in default. I paesi baltici come sopra. L’Irlanda idem. Se la Spagna non cresce al 3% sarà “mangiata” dal suo debito pubblico, che si autoalimenta a tassi mostruosi (nessuno compra più titoli di stato spagnoli, se non gli si garantisce un tasso di fatto oggi insostenibile da qualsiasi economia europea). La Gran Bretagna dopo il crollo dell’intero sistema bancario (giacché forse a qualcuno è sfuggito che in pratica tutte le principali banche britanniche sono state acquistate dallo stato) si è scoperto che presenta un indebitamento privato a livelli stratosferici, tanto che adesso si parla di “Great PIIGS”: nell’elenco dei paesi candidati al crack ci sono il Portogallo, l’Irlanda, l’Italia, la Grecia, la Spagna e proprio la Gran Bretagna.

    Dai gestori dei fondi di real estate provengono delle notizie drammatiche sulla situazione in Irlanda e in Spagna, dove il livello d’impiego nel settore edilizio era enorme, se comparato con quello della media dell’UE: migliaia di cantieri abbandonati e una disoccupazione – nel settore – triplicata.

    Il Regno Unito ha reagito (cosa che forse anch’essa è sfuggita ai più) con una “tipica” soluzione “all’italiana”, e cioè con una poderosa svalutazione: il cambio Euro/Sterlina il 12 marzo 2007 era pari a 0,6853, ieri era a 0,8651: l’Euro si è rafforzato nei confronti della sterlina del 26,24% in quattro anni, tanto che paradossalmente il PIL italiano in termini assoluti espressi in Euro (e non in dollari) avrebbe superato quello britannico, come ai tempi di Craxi!

    Oggi quindi dov’è che sarebbe logico andarsene? Io ho una nipote ricercatrice in Francia dal 2009, e un fratello architetto in Australia dall’inizio di quest’anno.

    Se dovessimo badare alle prospettive dei prossimi dieci anni, dovremmo in realtà spostarci tutti in Asia o in Germania, ma gli eventi cambiano in maniera talmente vorticosa da far ritenere che forse è meglio considerarci tutti quanti cittadini del mondo.

    L.

  26. Luca ha detto:

    Dal mio punto di vista è logico andarsene se non si è soddisfatti delle prospettive a siano esse di breve o medio termine. Nessuna scelta è irreversibile. Lavorare per 10 anni guadagnando 800-1000 euro in più ogni mese fanno la differenza.

  27. madaiiiii ha detto:

    Fuori tema forse ma per risistemare la cosa non si fa veramente nulla.
    Forse non sara’ la cosa che cambiera’ la situazione ma se a livello statale si iniziasse a tagliare le spese veramente inutili e di fatto non indispensabili.
    Ad esempio mi spiegate perche’ per le agende dei dirigenti statali si spendono cifre minimo triple rispetto al costo di un’agenda di marca x o perche’ con tutta l’offerta di smartphone attuale la scelta ricade sempre su prodotti che di fatto potrebbero essere sostituiti da apparecchi almeno due volte piu’ economici? per non parlare delle spese che se ci fosse una vera volonta’ a cambiare verrebbero quantomeno riconsiderate, tipo i vitalizi etc.

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