17 Febbraio 2011

28mila vocaboli in dialetto triestino nel dizionario “Per no parlar… in cicara”

Un vocabolario italiano-triestino composto di oltre 15.000 lemmi italiani e 28.000 vocaboli dialettali e un lavoro che ci fa “toccare con mano” come il dialetto triestino sia ricco di sinonimi e locuzioni e degno di considerazione al pari di altri dialetti considerati più “nobili”.
Per no parlar… in cicara!, di Edda Vidiz, edito da Luglio Editore con il patrocinio del Comune di Trieste, del Comitato Promotore della Cultura Giuliana e dell’Associazione Tredici Casade, è stato presentato oggi alla presenza di Piero Camber, Presidente della VI Commissione regionale del Friuli Venezia Giulia, dell’autrice Edda Vidiz, Presidente del Comitato Promotore della Cultura Giuliana e di Renzo Arcon Vicepresidente dell’Associazione Tredici Casade.

“In questo Per no parlar… in cicara!, l’autrice – spiega lo storico Renzo Arcon – si è impegnata in un lavoro di ricerca di ampio respiro, disposta ad affrontare e risolvere difficoltà non indifferenti, nel presentarci un quadro linguistico vivace e spontaneo di un dialetto parlato su registri via via diversi secondo la classe sociale e/o del rione di appartenenza.
Il dialetto con il passar del tempo, a qualsiasi livello sia parlato, tende a snaturarsi, assumendo un numero sempre più elevato d’italianismi o lemmi stranieri ma, anche verso quest’aspetto, l’autrice ha saputo dare un tocco della sua personalità cercando, ove possibile, di portare in evidenza la nobiltà del termine “patoco”.

“Trieste – ha affermato in sede di introduzione Piero Camber, Presidente VI Commissione Consiliare Regionale – è una città orgogliosamente bastarda; le più belle razze si sono incrociate su questo territorio, consentendo che le nostre mule siano considerate tra le più belle donne italiane. Razze giunte qui da tutta Italia, dai paesi di lingua tedesca, di lingua slava, dai vari popoli che si affacciano sul Mediterraneo e sull’Adriatico: ognuna con la sua lingua, la sua religione, i suoi costumi. Eppure in uno spazio brevissimo di tempo tutti i nuovi abitanti tendono a trasformarsi in triestini patochi, accomunati dallo stesso dialetto; una parlata unica da Spalato a Verona, una parlata franca che supera ogni confine.
Edda Vidiz, affermata già da tempo come autrice in dialetto, con questo suo nuovo dizionario aiuta a mettere un po’ d’ordine, senza mai cadere nelle facili battute del vernacolo, scremando alcune regole – sempre difficili da seguire in una lingua tramandata oralmente – per un apprendimento più facile e corretto del nostro familiare modo d’esprimerci.
Il tutto accompagnato dalle foto di nuovi e vecchi triestini, da poesie, racconti, proverbi e ricette per un moderno approccio alla nostra amata città, che l’autrice ci presenta con il suo garbo linguistico vivace e spontaneo, rendendoci ancor più edotti e orgogliosi della nostra matrice giuliana, nel mentre ci inoltriamo in questo piacevole zibaldone, come in una rimpatriata fra amici d’infanzia”.

Per meglio inquadrare l’uso dell’espressione dialettale, Edda Vidiz – affermata già da qualche tempo quale scrittrice in un dialetto immediato e ricco di espressioni – ha scelto di corredare il vocabolario (che consta di 410 pagine) con una breve grammatica e fonetica, una vasta gamma di locuzioni, circa 1000 proverbi, 45 schede su campi semantici particolari (storia, gastronomia, mestieri, ecc.) e altri inserti quali una piccola raccolta di poesie del 1872 (che sembrano rispecchiare la Trieste del XXI secolo) e 27 interessanti foto della vita cittadina di fine Ottocento.

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