“I Beatles ed i Rolling Stones sono semplici mattoni nella parete della nostra fortezza” ; “Il Pop è musica per pecore e noi siamo i lupi in vesti da pastori” ; “Siamo fascisti nella medesima misura in cui Hitler era un pittore”.
Chi per 30 anni ha preso seriamente queste dichiarazioni ha capito ben poco di ciò che i Laibach in realtà sono: formatisi a Trbovlje (da molti definita la Sheffield yugoslava) nei giorni immediatamente successivi alla morte di Tito, sono stati censurati pesantemente sin dal regime jugoslavo, nel 1982 stravolgono la televisione vestiti con uniformi naziste per dichiararsi detentori di un nuovo canale mediatico, via alternativa alla divulgazione socialista di stato. Laibach, nome di Ljubljana al tempo dell’impero austroungarico, diventa l’evidente allegoria del peso di Belgrado sulla libertà d’espressione. La risposta jugoslava non tarda ad arrivare ed è guerra aperta con dischi messi all’indice ed esibizioni live annullate o addirittura interrotte a suon di manganello. Non sono un semplice gruppo musicale, ma bensì un fenomeno culturale che ha pochi eguali al mondo, da sempre marginalizzati, ma di immensa importanza, se non altro per dimostrare come si contrastano linguisticamente certi primati culturali. Fa quindi un certo effetto vedere il Teatro Stabile sloveno presidiato dalla Polizia in entrata per tutta la durata del concerto e fa un altro effetto vederli bollati come semplici “provocatori” sulla stampa locale all’indomani.
Il loro spettacolo è frutto di una sapiente combinazione: la loro esclusiva capacità di cortocircuitare l’immaginario pop fondendolo (non senza ironia) con satira sociale, rock, disco ed elettronica kraftwerkiana. Il “Revisited” tour che ha fatto tappa a Trieste consiste in una rilettura (chiamiamola normalizzazione) delle tracce contenute nel loro primo lavoro: suoni provenienti da chissà quale fonderia, registrati con strumenti amatoriali e filtrati attraverso frasi urlate al megafono, la versione 2011 vede l’inserimento di batteria e sventagliate al sintetizzatore nel tentativo di ricrearle in una moderna forma-canzone, lavoro ottimamente riuscito su “Brat Moj”, un po’ meno su “Slovenska Žena” e le altre. A seguire una selezione dei migliori momenti dell’album “Wat” del 2001 e “Volk” del 2007. Su tutto si fa notare un’incredibile cura nel confezionare il suono, che qui esce potente e compatto tanto da far tremare le pareti del teatro, pieno stasera come poche altre volte. Ancora una volta ripeto: non so se i Laibach siano qui per prenderci per il culo oppure per veicolare un messaggio, fatto stà che farsi prendere per il culo da loro risulta alquanto piacevole.
Ma sarebbero come i nichilisti o di più?
http://www.youtube.com/watch?v=Rt-YqNr95LE
Laibach continua ad essere il nome tedesco di Ljubljana come lo è Triest.
#1 “sarebbero nichilisti o di più?”
quasi tutti credono in qualcosa
i nichilisti credono nel nulla
più che nichilisti: non credere nè in qualcosa nè in nulla?
#3 mi sono spiegato poco e male.
Il mio riferimento era al film “il grande Lebowski” dove un gruppo musicale tedesco e nichilista (Autobahn) mi ha ricordato i succitati.
#4 ti eri spiegato benissimo e ti sei chiesto se i succitati erano nichilisti o di più.
Dall’articolo mi sono sembrati “più che nichilisti” nel senso che prendono per il culo tutto, anche il nichilismo
Dici che oltre il nichilismo c’è il cetriolo globale?
no, c’e’ l’ uccello padulo.
Se essere nichilisti è faticoso da morire figuriamoci essere i Laibach.
http://www.livevideo.com/video/B4FA2ADB2DF645C8BAF045D14EE01051/il-grande-lebowski-bunny.aspx
Quante castronerie in questo articolo… “WAT” è del 2003, “Volk” del 2006. I pezzi della parte “Revisited” vengono dai primi tre dischi, non solo dal primo. “Laibach”, “Rekapitulacija 80-84” e “Nova Akropola”.
Si dice nichilista o nichi-lista?
http://www.youtube.com/watch?v=hLg7Cez9As0
meno male che ci sono gli errori,altrimenti si sarebbero accorti che sono un fan dei laibach