30 Dicembre 2010

“Famiglie con passeggino escluse da villa Manin”, la denuncia di due mamme

Pubblichiamo la lettera con cui due mamme segnalano a Bora.La l’impossibilità di visitare la mostra allestita a villa Manin con passeggini al seguito.

Gentile direttore, Le scriviamo per sottoporre all’attenzione Sua e dei suoi lettori un caso, di cui siamo state noi stesse protagoniste e testimoni in quanto mamme, che ci auguriamo vi faccia riflettere e indignare.

Come si sa, Villa Manin (Codroipo, UD) ha recentemente ospitato delle importanti mostre con la conclamata intenzione di confermare e incrementare l’inserimento della Villa in un circuito culturale nazionale e internazionale; stiamo parlando, in particolare, delle mostre “L’età di Courbet e di Manet”, svoltasi dal 26 settembre 2009 al 7 marzo 2010, e “Munch e lo spirito del Nord”, iniziata il 25 settembre 2010 e che terminerà il 6 marzo 2011.

In occasione della prima rassegna ci recammo a visitare la mostra con le nostre rispettive famiglie. Entrambe abbiamo bimbi piccoli di età inferiore ai due anni. Notammo subito l’assenza, all’ingresso, di una rampa per l’agevole ingresso dei passeggini (o della carrozzella dei disabili); come se questo “dettaglio” non bastasse, giunti alla biglietteria scoprimmo che era impedito l’ingresso alla mostra con i passeggini per asserita mancanza di spazio nell’esposizione. In alternativa veniva offerto alle famiglie un marsupio (fino ad esaurimento scorte…) per il trasporto dei bimbi più piccoli, con disinteresse verso le loro necessità di riposo, assolute se si parla di neonati. Il bimbo più piccolo, di quattro mesi d’età, non poté utilizzarlo poiché, in quel momento, non era in grado di reggere testa e schiena a causa di problemi motori. Il padre fu pertanto costretto a rinunciare alla visita per custodire il bimbo.

In occasione della seconda rassegna citata, e precisamente in data 18 novembre 2010, la rampa d’ingresso era presente, ma veniva nuovamente impedito di entrare alla mostra con i passeggini; ancora una volta come unica alternativa fu offerto un marsupio nonostante l’evidente stato di gravidanza (ultimo mese) di una di noi che avrebbe dovuto inserirvi la figlia di 18 mesi, del peso di 11 chili, che camminava da poco tempo e pertanto non aveva sufficiente equilibrio e resistenza.
Protestammo con il responsabile. In tutta risposta ci venne spiegato che l’assicurazione stipulata dalla villa comprende le carrozzelle per i disabili e non i passeggini, e che gli spazi non sono sufficienti alla movimentazione degli stessi; venne inoltre sottolineato come la villa non sia un parco giochi. Quando ribattemmo che una tale (dis)organizzazione ci costringeva a rinunciare alla visita della mostra, il responsabile rispose che eravamo libere di fare ciò che credevamo.

Escludere, di fatto, le famiglie con bambini piccoli dall’esposizione è a nostro parere una forma di discriminazione, come il costringere i genitori a separarsi dai piccoli per poter visitare la mostra è una chiara svalorizzazione della famiglia. In ultima analisi ciò significa non solo negare la possibilità di un primo, importante approccio all’arte e alla cultura ai più piccoli, ma anche non considerare meritevoli di maggiore tutela soggetti che necessitano di particolare sostegno e assistenza quali una donna in stato di gravidanza e i bambini. L’arte, come la cultura in genere, dovrebbe essere un bene pubblico, a tutti accessibile. La mancanza (dovuta all’impossibilità o, peggio, a una deliberata negligenza) dell’offerta di un adeguato servizio ad ogni tipologia di utenza, che peraltro non abbiamo mai rilevato in alcuna struttura anche estera, stride con la autodichiarata valenza internazionale di queste manifestazioni.

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