6 Ottobre 2010

Scampoli di storia: il problema dell’acqua a Trieste attraverso i secoli e i pozzi pubblici

Ho già affrontato in un altro articolo i temi generali dell’ approvvigionamento idrico cittadino attraverso i secoli e evidenziato l’ esistenza su nostro territorio di alcune sorgenti ai più – credo – sconosciute.

Il Pozzo dei Gesuiti


In questa seconda puntata parliamo dei pozzi pubblici o “fontanoni”. Per quanto riguarda il territorio urbano triestino, la profondità massima riscontrata durante le esplorazioni dei pozzi è stata di diciotto metri, ma probabilmente sono stati realizzati anche scavi più profondi. Il volume d’ acqua disponibile in ogni pozzo poteva variare da poche decine di metri cubi a volumi anche considerevoli. E’ difficile quantificare quanti pozzi siano stati scavati nel territorio urbano della città. Una stima elaborata dall’ allora A.C.E.G.A.S. cita settecento pozzi, mentre un recente lavoro dedicato alla geologia della zona di Trieste ne indica milleottocento. Una stima del 1882, indica che la disponibilità totale d’ acqua della città ammontava a 2.254 metri cubi giornalieri, di cui 1.100 metri cubi fornita da pozzi e fontanoni. Ciò significa che, fino a circa cento anni fa, Trieste dipendeva quasi al 50 % da questi tipi d’ opere idrauliche. Per definire quali pozzi erano considerati pubblici a Trieste, è possibile fare riferimento a varie relazioni, ma due di queste possono considerarsi particolarmente esaurienti.

Il fontanone di piazza della Zonta

La prima elenca ventisette cavità (fra pozzi e fontanoni) ed è stata formulata dal medico de Garzarolli e dal farmacista Boara nel 1822. La seconda ne elenca solo diciannove ed è stata redatta dalle autorità cittadine in occasione della siccità del 1868. Sulla base di questi documenti si possono ricordare i seguenti pozzi cittadini: Bianco, davanti alla Cattedrale di San Giusto, del Ghetto Vecchio, del Lavatojo, del Mare, dell’ Amore, dell’ Annunziata, dell’ Ospedale, della Chiesa dei Gesuiti, della Marinella, di Crosada di San Lorenzo, di San Silvestro, di Sporca Villa, dietro Casa Fister, in Androna Brainech, in Androna della Fontanella, in Androna Jasbezza, in Barriera Vecchia, in Contrada Malcanton, in Guardiella, in Piazza del Fieno, in Piazza della Dogana Nuova, in Piazza della Dogana Vecchia, in Piazza Lipsia, in Piazza Santa Lucia, in Pozzacchera, presso Casa Baiardi, presso Casa Baraunz, presso Casa Cosmatz, presso Casa Porta, sotto il Corpo di Guardia di Rena Vecchia e Sotto il Monte.

Il fontanone di piazza della Caserma

All’ interno di questo elenco, alcuni pozzi sono facilmente identificabili, in particolare modo quelli che fanno riferimento ad una chiara collocazione (in Androna della Marinella, in piazza Santa Lucia, …). Altri sono invece indicati con delle definizioni meno precise (presso “Casa Baraunz”, presso “Casa Cosmatz”) e presentano quindi delle notevoli difficoltà per la determinazione della loro esatta posizione. Un caso particolare è il caso del pozzo antistante la Cattedrale di San Giusto: esso è stato realizzato in tempi antichi e per lunghi anni ha svolto la sua funzione. Nel 1884, il pozzo è stato infine chiuso e, in molti testi, si riporta che al suo posto fu eretta la nota colonna sormontata dall’ alabarda. Consultando le piante che riportano l’ esatta posizione del pozzo, è facilmente visibile, però, come esso risulti alquanto spostato rispetto alla colonna e che quindi non vi sia stata alcuna “interferenza” fra le due costruzioni. In un progetto del 1846, è stato previsto l’ allacciamento di quest’ opera sotterranea con il sottostante edificio allora adibito a manicomio (un tempo sede episcopale, quindi Ospitale), sito in via del Castello al civico numero 2, che non disponeva d’ acqua a sufficienza nonostante le due grandi cisterne di cui era dotato. I pozzi più antichi che sono stati rinvenuti risalgono al periodo romano. Si tratta di due opere ancora visitabili sul colle di San Giusto. Il primo è posto lungo la rampa d’ accesso al castello dove è facilmente visibile la botola in pietra che ne chiude la bocca. Un altro manufatto, sempre d’ epoca romana, è stato rinvenuto all’ interno del battistero della Cattedrale. Tutte le due cavità sono rivestite in conci di pietra e s’ interrompono a contatto con gli strati di roccia. Fra i pozzi più recenti di carattere pubblico l’ esempio più rilevante è sicuramente quello dell’ opera idraulica presente nei sotterranei della chiesa di Santa Maria Maggiore: il pozzo dei Gesuiti.

Lavori di scavo al pozzo dei Gesuiti

Per alcuni pozzi, nei documenti del passato, è stata usata una definizione particolare: “fontanone”. Nelle liste redatte a metà del Ottocento, sono citati i seguenti “fontanoni”: della Zonta, di San Lazzaro (o di Piazza della Legna), di Cavana, di Piazza San Francesco (o del Borgo Franceschino), di Piazza della Caserma, di Piazza della Valle, di Piazza della Legna, di Corte Preinitsch, di Barriera Vecchia, di Piazza Lipsia, di Piazza Scorcola. Certi fontanoni hanno una storia ben documentata. Ad esempio quello del Borgo Franceschino è stato iniziato nel 1803, ma un forte acquazzone distrusse lo scavo ed il cantiere circostante. Ci vollero vent’ anni per riprendere i lavori ma alla fine, nel 1822, vennero completati lo scavo e la costruzione sovrastante. Questo manufatto si rivelò ben presto come una delle opere di maggior resa fra quelle della sua categoria: nell’ anno 1824, l’ acqua di questo fontanone veniva convogliata non solo nel vicino lavatoio pubblico, ma addirittura nella rete di distribuzione dell’ “Acquedotto Teresiano”. Il fontanone di Piazza Lipsia, l’ attuale Piazza Hortis fu scavato originariamente come pozzo del convento dei padri minoriti della Chiesa di Sant’ Antonio Vecchio, divenne pozzo pubblico quando, con la demolizione del complesso, fu creata l’ ampia spianata della piazza. Nell’ anno 1822 la sua bocca venne sormontata da una costruzione in muratura, dotata di un sistema di pompaggio e di vasche per la raccolta dell’ acqua. Con l’ anno 1865 il pozzo fu chiuso e sormontato prima da una fontana con vasca, poi da un’ aiuola al centro della quale fu eretto un busto marmoreo.
Le notizie riportate sono tratte da un testo di Paolo Guglia pubblicato negli Atti dell’ VIII convegno Regionale di speleologia del Friuli-Venezia Giulia del 1999; le fotografie: foto Halupca.

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Un commento a Scampoli di storia: il problema dell’acqua a Trieste attraverso i secoli e i pozzi pubblici

  1. bubez goriziano ha detto:

    Affascinante e interessantissima questa serie di articoli sull’approvvigionamento idrico della città.

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