1 Ottobre 2010

Menia lascia il Pdl e apre alla candidatura a sindaco di Trieste

Menia lascia il Pdl. E ora non esclude la possibilità di una candidatura a sindaco di Trieste.
L’annuncio è arrivato oggi: il sottosegretario all’Ambiente, Roberto Menia, non è più nelle fila del Pdl e si dimette da vicecoordinatore del Friuli Venezia Giulia.

La sua candidatura a sindaco di Trieste nel 2011 “è nello scenario possibile”, ha affermato oggi in una conferenza stampa il diretto interessato. “Quello che accadrà sul piano locale – ha sottolineato – sarà determinato da accelerazioni o rallentamenti dei processi in corso. Ora lanciamo il nuovo soggetto politico”, ha detto riferendosi a Futuro e liberta’ per l’Italia.

Tag: , , .

82 commenti a Menia lascia il Pdl e apre alla candidatura a sindaco di Trieste

  1. giorgio ha detto:

    ahahahahahah…chi lo vota non se sa…

  2. Italiano ha detto:

    Si venderanno più cucine Scavolini a Trieste.

  3. famagosta ha detto:

    “Mano Nera”, Al custerlina.

  4. dimaco ha detto:

    menia +lakota la coppia perfetta

  5. brancovig ha detto:

    ara che forse Cosolini ghe la fà

  6. massimiliano ha detto:

    questo è il segnale – a livello nazionale – che il nano ha concluso la sua esistenza politica.

    per il resto, ormai in via paduina resta solo una pasticceria, per cui, penso che i voti potenziali siano davvero scarsi…

    si consolerà con la pensione da deputato.

  7. michele ha detto:

    per brancovig: sono d’accordo.

  8. Flores ha detto:

    Usti, ma in quanti candida a sta carega de primo citadin? Me son persa el conto…
    Che casin de …papabili!
    e me scuso per gaver acostà el profano al sacro!

  9. Kier ha detto:

    La barca affonda e…

  10. ThaVampire ha detto:

    Quasi quasi me candido anca mi

  11. Paolo Geri ha detto:

    Ecco: il quadro è quasi completo. Un centro-destra diviso e allo sfascio, l’ un contro l’ altro armati: Bandelli, Menia, Antonione ….. chissà per chi dei tre tifa Giulio Camber poi.
    E la Lega ? Sosterrà uno dei tre o correrà da sola ?
    In questo quadro il centro sinistra può farcela anche al primo turno. Basta che Cosolini lavori ad alleanze ampie e ad un programma credibile.

  12. Eros ha detto:

    Vi illudete se pensate che Menia prenderà pochi voti. Segnatevelo: Menia sarà il prossimo sindaco di Trieste. E la collaborazione instaurata dal grande Di Piazza con Lubiana e Capodistria non sarà che un mero nostalgico ricordo.

  13. Eros ha detto:

    11Paolo Geri
    2 ottobre 2010, 13:28

    (…)

    In questo quadro il centro sinistra può farcela anche al primo turno. Basta che Cosolini lavori ad alleanze ampie e ad un programma credibile.

    ——

    Paolo Geri, ma tu vivi a Trieste? Se sì, come fai a dire certe cose? Questa è una città provondamente fascista e revanscista, irredentista e nazionalista. Menia è il suo sindaco ideale.

  14. Paolo Geri ha detto:

    #13. Eros
    Ti ricordo che nel 2006 Rosato al primo turno era davanti a Di Piazza. Che Trieste sia – purtroppo – profondamente di destra è vero. Ma per parecchi triestini di centro destra Menia è davvero impresentabile.

  15. Eros ha detto:

    Per parecchi italiani la DC era impresentabile: la DC vinceva regolarmente le elezioni…

    Per parecchi italiani BOSSI e BERLUSCONI sono imprensentabili: BOSSI e BERLUSCONI vincono regolarmente le elezioni…

  16. arlon ha detto:

    “Questa è una città provondamente fascista e revanscista, irredentista e nazionalista. Menia è il suo sindaco ideale.”

    Mi go la impresion che stia cambiando, e in meio (e no parlo de un riscorso dx-sx).

    E go la netta impresion che quei descriti da eros no solo sia una minoranza, ma nianche tanto grande.

  17. Eros ha detto:

    ARLON, quei che descrivo mi xe gli ESULI e i loro figli e nipoti. Tutti CRESCIUTI nel razzismo e nell’odio anti-slavo. Se secondo te sono minoranza a Ts… beh, vorrei darti ragione!

  18. chinaski ha detto:

    scusa eros, ma c’e’ una cosa che mi lascia un po’ perplesso. girando per blog e forum, mi e’ capitato di imbattermi in qualche anarcocapitalista che simpatizza (o simpatizzava) per fini. tu che sei dentro le cose anarcocapitaliste, come ti spieghi questo strano fenomeno?

    http://www.secoloditalia.it/stories/Homepage/645/

  19. chinaski ha detto:

    eros, guarda che la cosa mi interessa sul serio. non riesco a capire come chi si professa liberale liberista e libertario (vedi della vedova e alcuni commentatori del post sul secolo d’ italia) possa simpatizzare per un partito in cui menia svolge un ruolo di primo piano.

  20. chinaski ha detto:

    ho l’ impressione che molti siano vittime di un grande equivoco. ok, fini e’ andato a yad vashem. ok, fini vuole concedere la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in italia. ma gli altri? ad esempio: cosa pensa menia di queste aperture? e sul liberismo: cos’ hanno in comune fini e della vedova? non e’ affatto ot.

  21. chinaski ha detto:

    per esempio: se menia si candida a trieste, puntera’ sul suo elettorato storico, oppure su quello nuovo che fini pensa di poter attirare? che intenzioni ha menia sulle unioni civili?
    (ricordo che una quindicina di anni fa, ai tempi di illy, menia si oppose all’ installazione dei distributori di preservativi.)

  22. chinaski ha detto:

    e d’ altra parte anche il pdl vive le stesse contraddizioni. e’ filoisraeliano ma ciarrapico fa discorsi antisemiti. e’ liberista ma tremonti invoca il protezionismo nei confronti della cina. e’ liberale ma giovanardi accusa i gay di sovvertire l’ ordine naturale. e cosi’ via.

  23. dimaco(ilsanguinario) ha detto:

    dicoamo che Menia sapra catalizzare tutti quei gruppetti irredentisti e neo o postfascisti per arrivare alla poltrona disindaco. Bisognerà veder quanti voterebbero per lui.Non ceto quelli che bastonava fuori dalle scuole in giovane età, ma sono sicuro che saprà soffiare sul fuoco dell’antislavismo, accendera lo spirito nazionalista di trieste che covasotto le ceneri. se si presentasse credo che avvrebbe delle buone possibilità di vincere.

  24. dimaco(ilsanguinario) ha detto:

    suvvia eros, non ti arrabbiare. sidiscute in maniera civile. Che poi luigi posti solo cose che fanno a lui comodo lo si è sempre saputo. per cui non vedo necessità diabbandonare un forum. Pure io e te ci simo scontrati parecchio. Ho pure scritto cheti meritersti una scarica di insulti,ma non hai chisto ne il ban ne hai minacciato di andartene.

  25. chinaski ha detto:

    dimaco

    e’ proprio questo il punto. menia si trova nella strana situazione di essere un esponente della destra dura, con un consenso radicato in certi ambiti ben definiti, che per vari motivi deve seguire un fini folgorato sulla via del liberalismo. in che modo questa contraddizione verra’ vissuta dall’ elettorato e’ tutto da capire.

  26. Diego Manna ha detto:

    @eros 17 “ARLON, quei che descrivo mi xe gli ESULI e i loro figli e nipoti. Tutti CRESCIUTI nel razzismo e nell’odio anti-slavo.”

    Non tutti per fortuna. I miei nonni sono arrivati da Pola nel 46, esuli, eppure non sono cresciuto nel razzismo e nell’odio antislavo, nè i miei cugini. E come me ne conosco tanti altri.
    E credo che anche quelli cresciuti “nel razzismo e nell’odio antislavo” non debbano per forza rinunciare a pensare con la propria testa. E questo lo vedo in giro. Concordo pienamente con Arlon: La Trieste che descrivi rappresenta, per fortuna, un passato che sta cambiando.

  27. arlon ha detto:

    Se go dito che un certo tipo de pensieri anacronistici xe diventai una netta minoranza, pensavo de gaver sotolineado una roba piutosto ovia, almeno nele generazioni che me riguarda più de vizin (= i veci se li pol dar per persi 😀 ).

    El problema, stabilido questo, xe però evidente: dove volemo andar?
    Xe qua che nisun no ga alba, per el semplice fato che el triestin medio xe stado completamente DISABITUADO a pensar al futuro e a gaverghene fiducia.

    Personalmente, trovo che questa sia la prima roba che sia bisogno de cambiar. (e modi ghe ne saria..)

    E xe de cambiarla prima che chi che xe passado via dei casini del secolo scorso no se trovi “svodo” e ghe ne inventi de novi, che de quei proprio bisogno no xe :-S (xe una prospetiva ancora lontana, ma no impossibile)

  28. piero vis'ciada ha detto:

    per chi ga una vision distorta sui nipoti dei esuli… consiglio una gita domenica a pisin

    ieri, sabato, giovani fioi e nipoti de esuli e rimasti, in istria

    http://www.flickr.com/photos/pierovis-ciada/5045752682/

  29. Eros ha detto:

    DIMACO , tu non mi accusi ogni 2×3 di essere un’altra persona. Questa la differenza tra te e Luigi. E mi meraviglio di Chinaski

  30. Eros ha detto:

    28, Piero, Pertan non era quello che cantava: ISTRIA E DALMAZIA, NE’ SLOVENIA NE’ Croazia? Hai scelto proprio l’esempio giusto….

  31. rezbar ha detto:

    Mi so solo che se Men(i)a diventa sindaco, Trieste pol solo che pianzer. Podemo dir adio a tute le possibilità de sviluppo della città e cominciar a prepararse ale bataglie antisciave che intraprenderà…

    MI credo che se capiterà sto incubo, me trasferisso all’estero.

  32. chinaski ha detto:

    arlon

    “el triestin medio xe stado completamente DISABITUADO a pensar al futuro e a gaverghene fiducia”

    go l’impression che de sti tempi sto sentimento el sia piutosto difuso in tuto el paese.

  33. rezbar ha detto:

    Ma no se podessi far una legge eletorale comunale che solo chi xè nato in comun de Trieste che pol far el sindaco de Trieste?

  34. arlon ha detto:

    @Chinaski, si, xe vero, ma le ragioni per cui sto sentimento ghe xe in italia xe completamente diverse dale ragioni perché che el ghe xe a trieste.

    Trieste xe ben più avanti in tanti processi che nel resto de Europa xe solo che embrionali, secondo mi. El che pol eser un vantaggio (se se trova bone soluzioni/boni sindaci) o un svantagio (se continuemo a eser contenti de “vivachiar” come fin deso).

  35. Eros ha detto:

    26Diego Manna
    2 ottobre 2010, 23:44
    @eros 17 “ARLON, quei che descrivo mi xe gli ESULI e i loro figli e nipoti. Tutti CRESCIUTI nel razzismo e nell’odio anti-slavo.”
    Non tutti per fortuna. I miei nonni sono arrivati da Pola nel 46, esuli, eppure non sono cresciuto nel razzismo e nell’odio antislavo, nè i miei cugini. E come me ne conosco tanti altri.
    E credo che anche quelli cresciuti “nel razzismo e nell’odio antislavo” non debbano per forza rinunciare a pensare con la propria testa. E questo lo vedo in giro. Concordo pienamente con Arlon: La Trieste che descrivi rappresenta, per fortuna, un passato che sta cambiando.

    —–

    Spero che te gabi ragion ti, credime!

  36. piero vis'ciada ha detto:

    chi no vol restar… che vadi pur 🙂
    mandene una cartolina !

  37. piero vis'ciada ha detto:

    ma me par che tuti…resta qua… a brontolar…

  38. Eros ha detto:

    Piero, no te me ga risposto: Pertan no xe quel de “Istria, Dalmazia, né Slovenia né Croazia”?

  39. rezbar ha detto:

    @Piero 36: tutto sommato andar via saria far come che gà fato i “esuli” istriani quela volta… i xè andadi via, però lori (o i fioi che l’Istria i la ga vista solo in cartolina) i continua a brontolar. Mi per conto mio, se gò de andar via, vado via. e no brontolo…

    Vara, però, che dal maltratar i “sciavi” a maltratar i “esuli” la strada xè sai poca. Finidi i primi, ghe toca ai secondi. A meno de no importar extracomunitari solo per poderli maltratar… Quindi xè meio star atenti a chi ghe se da le preferenze…

  40. Sara Matijacic ha detto:

    preparo le valigie ahahahahahah :-/

  41. Eros ha detto:

    PIERO, attendo risposta…

  42. chinaski ha detto:

    arlon

    ok, a trst gavemo una storia particolar, e semo ripiegadi su sto pičkumater de storia. pero’ la mia impresion xe che in giro per l’ italia (ma anche in giro pel mondo) praticamente tuti quanti rivendica de gaver una storia particolar, e se ripiega sul suo pičkumater de storia. xe come se tuti i se volessi difender dai fantasmi del futuro, rifugiandose in quei del passato. magari un passato inventado ad hoc dal politico marzo de turno. in sti giorni stago rilegendo matvejevic, e xe incredibile veder come el virus che ga disgregado la jugoslavia el sia difuso un poco dapertuto. el mato no xe mona e la sua considerazion xe che le particolarita’, se no le xe bilanciade da una tension verso aspirazioni “universali”, no le porta gnente de bon (ovio che val anche el viceversa).

  43. Bibliotopa ha detto:

    42: sante parole, chinaski…

  44. massimiliano ha detto:

    @chinaski
    il problema vero è che le cosiddette “particolarità” il più delle volte diventano “particolarismi”.
    ecco che allora nascono le difese degli stessi, i nemici degli stessi, i sostenitori degli stessi.
    di qua e di là del confine (o quello che era il confine tra ts e la vecchia jugo), lavorano e proliferano i cosiddetti “esuli professionisti” da una parte e gli “yuppies dell’italianità” dall’altra.
    di fronte a loro, alcuni appartenenti alla minoranza slovena in italia (zona carsica soprattutto) ed alcuni anti-italiani “per partito preso” o per “sentito dire” (slovenia e croazia soprattutto), che mettono in guardia contro i pericolosi italiani irredentisti, pronti ad annettersi l’istria.
    lo scenario di miseria intellettuale e civile è questo, mio caro.
    il tutto, condito da lauti finanziamenti, associazioni di sostegno e poltrone da spartire. è un mestiere, altro che ideali. basta creare un nemico e fare dei proseliti.
    magari avere anche un politico che ti segue, in grado di regalarti una leggina ad hoc, e il gioco è fatto. sei a posto a vita.

  45. piero vis'ciada ha detto:

    ah ? eh ? eros ? ma te fa ste domande a cui bisogna anche risponder ?
    chi iera cristian pertan ? cossa el diseva sul istria ? orpo, te me fa domande assai dificili… go provado a zercar in internet, vara questo, poderia forsi servirte:
    http://www.cristianpertan.it/

    sennò prova a telefonarghe al sindaco (croato)de Pisin che ga presenziado al 12° fondo librario librario c.pertan o alla presidente della CNI de pisin che ghe troverà volentieri posto ai 400 libri ricevudi dall’ades e dalla pertan, lori saverà sicuro.

    ciao, el mondo va avanti, anche cussì…. anche come che a ti no te piasi, forsi.

  46. arlon ha detto:

    Chinaski, te ga ragion in piena.

    Difatti mi se poderò mai lavorar “fulltime” a Trieste sarà solo se poderò vederlo come un punto in mezo tra Budapest e Milan, e agir de conseguenza.

    El fatto xe che ogi, almeno tra le persone con un minimo de rapporti col mondo, la “universalità” ideal no ga niente a che veder con la nazion, specialmente se questa xe stada imposta, ma semplicemente con un mondo dove la globalizazion, dopo anni de eccessi, riscia de tacar a funzionar discretamente ben.

    El problema parti però da la educazion 🙁 no pol eser che una bona parte de la popolazion no sia in grado de percepir sto tipo de movimenti, de scambi.. semplicemente perchè ga frequentado scole mal struturade e no sa do parole de inglese, per dir.
    Questo, sì, lo trovo triste e potenzialmente pericoloso.

  47. piero vis'ciada ha detto:

    me ricordo de alcune aspirazioni universali…internazionali… che no ga prodoto tute ste meraviglie 🙂

  48. ufo ha detto:

    Piero, ma te se ricordi anche cossa che el diseva sui “giudei” – o te ga la memoria seletiva come co se parla de storia?

  49. Eros ha detto:

    48, illuminaci UFO!

  50. aldič ha detto:

    no go parole ! menia che se impara sloven! speremo de NO! prove a dirgelo??

  51. matteo ha detto:

    politicamente la destra è ai minimi storici, vedi caso del terreno del sindaco, vedi il prg secretato, vedi il rigassificatore ecc

  52. matteo ha detto:

    Un altro finiano mette i parenti in una casa lasciata in eredità

    di Fausto Biloslavo

    Menia ha avuto un immobile dalla madre di Almerigo Grilz, morto in Africa ed ex pupillo di Almirante. Gli ex missini: voleva regalarla al partito, non a lui
    TriesteSulla buca delle lettere vecchio stile, ancora in legno, c’è scritto «Menia Vivarelli» in caratteri svolazzanti. Roberto Menia è sottosegretario all’Ambiente, finiano duro e puro, cresciuto durante gli anni Ottanta nel vecchio Msi. A Roma chiede sempre «libertà» all’interno del Pdl, ma a Trieste epura chiunque osi criticare il suo potere feudale.
    Francesca Vivarelli è la moglie del sottosegretario, ogni tanto nel mirino per il posto di lavoro cucito su misura grazie alle amministrazioni di centrodestra.
    Su quella cassetta della posta vecchio stile, di uno spaziosa abitazione in via Rossetti, a Trieste, c’era scritto Grilz, quando Menia portava i pantaloni corti e cominciava a fare politica. Il sottosegretario ha ereditato l’appartamento e tutto il suo contenuto, ma in tempi di strombazzata questione morale vale la pena raccontare questa e altre storie.
    «Ricordo che la mamma di Almerigo, fino a quando era lucida, voleva destinare l’appartamento al partito in memoria del figlio. Se il Msi o dopo An avesse voluto venderlo poteva farlo, magari per pagare il mutuo della sede di Trieste. Nessuno pensava a una finalità privata legata personalmente a singoli rappresentanti politici» dichiara al Giornale Francesco Serpi, vicesegretario provinciale a Trieste prima della nascita di Alleanza nazionale.
    Almerigo Grilz era il segretario del Fronte della gioventù locale negli anni Settanta, braccio destro nazionale di Gianfranco Fini e pupillo di Giorgio Almirante. Fini, quando veniva a Trieste era ospite a casa di Almerigo. Erano in molti a pensare che Jure, come era soprannominato il leader del Msi, avrebbe preferito Grilz come delfino, piuttosto che Fini. Invece Almerigo, stancatosi della politica, si era innamorato del giornalismo di guerra. Il 19 maggio 1987 Almerigo moriva in Mozambico, colpito da un proiettile alla nuca, mentre filmava uno scontro a fuoco fra ribelli e governativi. Ogni anno viene ricordato da tutti i pezzi grossi di An.
    Dopo la scomparsa di Grilz, la madre Laura Fragiacomo ha continuato a vivere nell’appartamento di via Rossetti lasciando tutto com’era. La stanza del figlio religiosamente intatta con l’amato e vasto archivio di storia politica e giornalismo organizzato da Almerigo con certosina precisione. Anche sulla buca delle lettere era rimasto il cognome Grilz.
    «So che la madre avrebbe voluto trasformare l’appartamento in un punto di riferimento della memoria di Almerigo. Si parlava addirittura di trasferire il sacrario dalla sede del partito, con i cimeli dei caduti durante la seconda guerra mondiale, in via Rossetti» ricorda Fulvio Depolo, numero due della destra a Trieste alla morte di Almerigo. Oggi Depolo è segretario confederale del sindacato Ugl.
    «Per qualche anno, fino a quando la signora non ha avuto problemi di salute, ci aveva espresso, quando andavamo a trovarla, l’intenzione di lasciare l’appartamento nella disponibilità del partito» osserva Serpi. Anche ad altri della vecchia guardia era stato detto lo stesso. Adriano Segatori, capogruppo comunale del Msi a Monfalcone, vicino a Trieste, si ricorda «che nell’ambiente si parlava di istituire nell’appartamento una specie di museo, grazie all’archivio politico locale e giornalistico di mezzo mondo di Almerigo».
    Dal 1988 la vedova Grilz viene ricoverata più volte in ospedale e casa di riposo. Menia e un suo fedelissimo si occupano di lei. L’anziana signora a lungo andare perde lucidità e l’onorevole diventa il suo tutore.
    Non solo: il 4 gennaio 1994, su un anonimo pezzo di carta, con grafia incerta, l’ottantacinquenne signora scrive: «A una mia scomparsa (morte) (…) lascio a Roberto Menia il mio appartamento di via Rossetti (…)».
    Nel 1998 la madre di Almerigo muore e l’onorevole Menia, che si è sempre proclamato suo erede politico e spirituale, lo diventa anche materiale. Nell’atto notarile, che si basa sul testamento olografo di 7 righe della signora Fragiacomo, si parla di un valore dei beni ereditati di 150 milioni di lire di allora.
    Beato lui, anche se in molti nell’ambiente di destra si aspettavano il bel gesto. Bastava attrezzare con dei computer le stanze di Almerigo e far nascere un ricordo virtuale di Grilz riversando tutto il suo archivio storico, politico e giornalistico sul web. Vendere l’immobile e donare il ricavato al partito o ancora meglio alla Fondazione creata a nome di Grilz, che è rimasta congelata, conferendole l’immenso archivio.
    L’appartamento di 7 vani è stato invece spogliato dal prezioso archivio di Almerigo. La libreria conteneva i ritagli di tutti gli eventi politici locali dal ’70 al 1983 accuratamente ritagliati e catalogati per anno. Senza dimenticare la documentazione fotografica e filmata, probabilmente unica nel suo genere, della attività politica della destra negli anni Settanta. Parte di questo patrimonio è stato utilizzato dal partito, ma altrettanto è andato disperso, come i diari dei reportage di guerra. Menia e sua moglie dopo aver ristrutturato l’appartamento ospitano saltuariamente dei parenti. Sul campanello esterno c’è solo il cognome della consorte. In questa settimana estiva nessuno risponde e una bolletta intestata al sottosegretario è infilata nella porta.
    La morale di Menia non viene intaccata neppure dall’interrogazione dell’Italia dei valori al presidente della Regione sulla moglie del sottosegretario. Francesca Vivarelli, dopo altri impieghi cuciti su misura, è stata assunta dalla Fincantieri. Da un po’ è distaccata, grazie a una convenzione del 6 aprile 2009, all’amministrazione regionale per iniziative speciali e per scrivere gli interventi del presidente Renzo Tondo. La Fincantieri continua ad accollarsi i costi della signora Menia, computer e cellulare aziendale compresi.
    http://controcorrente.ilcannocchiale.it/post/2515004.html

  53. matteo ha detto:

    Trieste, il passato vive
    e la politica comanda
    Generali, Ras, Lloyd e Allianz: le assicurazioni sono la principale attività economica.
    Tradizioni e ideologia dominano, il tessuto economico si adegua
    TRIESTE – Un giorno Eugenio Montale incontrò a Milano Italo Svevo e lo apostrofò: “A Trieste vi odiate ancora tanto?”. Sono passati decenni, la terza città dell’ex-impero austroungarico dopo Vienna e Praga e secondo porto del Mediterraneo dopo Marsiglia, ha perso dal dopoguerra 60 mila abitanti. Quelli che restano sono per il 47 per cento – più di 80 mila – pensionati, per il 20 per cento sono over-settanta e ottantasei di loro hanno superato il secolo di vita, facendone il luogo più vecchio e al tempo stesso tra i più misteriosamente fascinosi d’Italia. Con la classe operaia, sono scomparse le famiglie imprenditoriali, il fascismo ha falcidiato gli ebrei, si è volatilizzata la flotta leader sui mari, languono i grandi commerci, non ci sono più le industrie irizzate, di cui è orfano l’ex consigliere d’amministrazione dell’Istituto ed ex vicesindaco liberale di Trieste Sergio Trauner, latita la passione per la Borsa, che Stendhal segnalava nel 1831 come una caratteristica cittadina, consegnata ormai ai piccoli e pigri cassettisti delle Generali.

    Se James Joyce, che visse qui dal 1905 al 1915, vi capitasse oggi, forse lamenterebbe la trasformazione di una piccola capitale europea in una qualunque provincia, la più a est e pur sempre la più atipica dell’italico Nordest, ricco, produttivo, ma senz’anima. Qui l’anima c’è, ce n’è persino troppa.
    Mentre forse non c’è l’altra Trieste che il giovane scrittore triestino Mauro Covacich, appassionatamente, descrive come la principessa Sissi con piercing, body in lycra, capelli blu cobalto e una salamandra tatuata sul collo, che fa jogging a Barcola come fosse il lungomare di Copacabana. Ma se vogliamo trovare un elemento distintivo, quasi un dato antropologico che sopravvive indefettibilmente ai rovesci della storia, come Montale aveva intuito, questo è, per l’appunto, lo “sbarufar”, superba arte locale, seconda sola a quella successiva ma inevitabile della ricomposizione, che l’ex sindaco e attuale governatore regionale Riccardo Illy, praticò, ad esempio, ricollocando in piazza proprio l’effige della principessa, mentre cercava anche di gratificare i ventimila triestini di lingua slovena – “Hvala!”, esclamò rivolto a loro – che favorirono la sua elezione, candidato autonomo ma appoggiato dal centrosinistra in un contesto che ha la destra nel sangue.

    Come non “sbarufar” in una città che ha sette cimiteri, sei religioni e che ha avuto sette bandiere diverse dal 1918 al 1954, quando il presidente del Consiglio Mario Scelba annunciò il ritorno di Trieste all’Italia?
    Sventolarono, prima, le bandiere austro-ungarica, sabauda, del Reich, jugoslava, britannica, americana. Infine il tricolore. Ciò che ha prodotto una fucina di “memorie selettive” di tutti i triestini – diversa per ogni gruppo, quasi da persona a persona – che tanti anni dopo, come in un incubo, riempie, giorno dopo giorno, le pagine di “Segnalazioni” del “Piccolo”, uno sfogatoio “storico-identitario” che non ha l’eguale. Ne ha fatto le spese persino il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il suo discorso sulle foibe, di pacificazione nelle intenzioni, imprevedibilmente di rilancio delle baruffe storico-triestine nei fatti. “Basta chiedere scusa!”, ha urlato il deputato triestino di An Roberto Menia, fotografato tanti anni fa con una mazza in mano, quando il mite Stelio Spadaro, che da segretario del Pds di Trieste, suscitando scandalo, fu il primo dirigente della sinistra ex comunista a chiedere ai suoi compagni di fare i conti con le foibe, ha suggerito al sindaco forzista di Trieste di aggiungere a Foibe e Risiera magari un “terzo luogo” che “ricordi le sofferenze degli sloveni e dei croati causate dal regime fascista”.

    Pacificazione sì – ha fatto intendere Menia col suo altolà – ma non esageriamo, se no che politica potrà mai fare la forte pattuglia ex fascista nel capoluogo giuliano, quale potrà più essere il suo “ubi consistam” politico, se viene a mancare lo scontro con gli “slavocomunisti”, come osserva il segretario regionale diessino Bruno Zvech? Ecco perché i fili del potere si districano qui soltanto se si tiene conto della “memoria politica”, croce e delizia di un’intera città, fino a farne forse il più “panpolitico” luogo d’Italia, o il luogo più “meridionalizzato” del Nord Italia, secondo la definizione di Roberto Weber, politologo della Swg e scrittore, che giudica inevitabile il comando esclusivo della politica in assenza di un robusto tessuto economico capace di creare significative reti di consensi. La massoneria, oggi incarnata qui da un dentista con barca in Sacchetta, la chiesa, presidiata da un vescovo democratico come Eugenio Ravignani, la finanza, le assicurazioni, l’industria, i circoli velici, il Rotary, la Barcolana, nulla conta più della politica, e la politica più ideologica che c’è. Prendete la toponomastica, eterno nervo scoperto cittadino: in questi giorni si discute furiosamente a chi intitolare una strada e un giardino. La Commissione presieduta dal vicesindaco di An Gilberto Paris Lippi vuole, fortissimamente vuole, un giardino “Vincenzo Muccioli”, il discusso fondatore della comunità di San Patrignano, e una via “Caduti di El Alamein”.

    Fabio Omero, segretario provinciale dei diesse, e con lui un pezzo di città, insorge e contropropone la poetessa Anita Pittoni e Franco Basaglia, considerato l’inventore della psichiatria democratica. Il senatore Giulio Camber, ex socialista, sottosegretario nel governo Craxi e oggi capo effettivo di Forza Italia locale, che ama ammantarsi di mistero, vive in un castelletto, tra drappi rosso cardinalizio, luci basse, arie d’opera in sottofondo, con le finestre sempre chiuse che affacciano su via Almerigo Grilz, un attivista fascista triestino morto in Angola. Camber è il mago delle nomine di sottogoverno, che sono il cuore del potere cittadino, non lascia battere palla a nessun altro, men che meno al suo eterno nemico Roberto Antonione, ex dentista, ex presidente della Regione, ex sottosegretario agli Esteri con Gianfranco Fini e coordinatore nazionale di Forza Italia nel periodo che il luciferino don Gianni Baget Bozzo definì degli “ascensori vuoti”, nel senso che a Roma in via dell’Umiltà l’unico a salire nell’ufficio del coordinatore era il coordinatore stesso, cioè nessuno.

    Il capolavoro di Camber fu la nomina della sua compagna Marina Monassi al vertice dell’Autorità portuale, con l’aiuto del ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi, contro il parere della Regione, che pure è previsto per legge. Illy, che è un valdese tosto e in definitiva per niente conciliante, ingaggiò una partita politico-giudiziaria senza tregua durata due anni, che ha vinto da poco, riuscendo a nominare presidente del porto Claudio Boniciolli, il triestino di poche parole e molti fatti che ha rilanciato con successo il porto di Venezia.
    Niente paura per Marina, signora romana assai ben attrezzata, figlia di un ammiraglio che ha lavorato nel Servizio segreto militare, la quale è stata subito nominata direttore generale dell’Acegas-Aps, l’azienda multiservizi fusa con la consorella di Padova e quotata in Borsa qualche anno fa da Tomaso Tommasi di Vignano. Grande potere cittadino l’Acegas e, non a caso, ne è presidente Massimo Paniccia, padrone della Solari, azienda leader nel settore dell’informazione elettronica per i viaggiatori, assai svelto presidente della fondazione Cassa di Risparmio e di fatto protesi di Camber e della destra triestina più scafata nel mondo degli affari, che per il resto si affida agli appalti dei lavori cittadini vinti in genere da un imprenditore napoletano.

    L’altra protesi, quella politica, è incarnata da Roberto Dipiazza, il sindaco successore di Illy, che più diverso non potrebbe essere dall’algido, minuto e tagliente predecessore. Ex garzone di salumeria diventato re dei supermercati locali, grande, grosso, gioiosamente ruspante, idolo delle vecchiette che bacia e vezzeggia e delle “mule” e delle “babe” che corteggia, l’hanno soprannominato “gaffe continua”. Ma lui, il piccolo-grande Berlusconi di San Giusto, non se la prende e la città neanche, visto che l’ha riconfermato per il secondo mandato bocciando Ettore Rosato, giovane e timido funzionario delle Generali, nominato sottosegretario con delega alla Protezione civile nel governo Prodi. Il titolo di “gaffeur supremo” il sindaco se lo guadagnò quando, invitato alla festa dei triestini di lingua slovena, lui originario del Friuli che qui vuol dire straniero, augurò agli astanti “un felice soggiorno”. Lo consolidò alla Risiera di San Saba dove, di fronte a quel che resta della comunità ebraica, esclamò compunto: “Onore ai martiri delle foibe!” E lo impresse indelebilmente quando una delegazione ucraina gli regalò una mazza di legno e lui, ammiccante, esclamò: “La regalerò a Omero”, il segretario diessino gay dichiarato.

    Eppure, la maggioranza dei triestini lo adora, almeno finché non si accorgerà che gli ha aumentato l’addizionale Irpef dallo 0,2 allo 0,8 per cento, un incremento del 252 per cento per le famiglie. “Stai atentoooo – fa a chi se ne è accorto e glielo rimprovera, roteando la mano a siluro sotto il mento – ti aumento l’Irpef, ma ti riduco l’Ici”. Il mago Houdini non saprebbe fare di meglio.
    “Questi sono tutti figli miei”, ci ha detto una volta Manlio Cecovini, Gran Maestro della massoneria, intellettuale liberale, fondatore del Melone dopo il Trattato di Osimo, ex sindaco di Trieste ed ex parlamentare europeo, parlando di Antonione, Camber e della teoria di politici di destra locali non fascisti.
    Ma nel suo sguardo di novantaduenne ormai semi cieco abbiamo letto un piccolo lampo di ironia per il dirazzamento della progenie, un guizzo colto anche da Valerio Zanone, l’ex segretario del Pli, che rendeva omaggio al vecchio massone, oggi forse più in sintonia con il calvinista di origine ungherese che governa la regione che con i propri nipotini municipali.

    Illy, imprenditore concreto che ha a che fare con gli sconti fiscali dei paesi confinanti, che spende 5 miliardi di euro l’anno, 2 dei quali destinati alla sanità con ospedali che sembrano cliniche svizzere, secondo il commissario dell’ospedale infantile “Burlo” Emilio Terpin, le tasse prova ad abbassarle selettivamente, coadiuvato dal suo alter ego Andrea Viero, il giovane direttore generale bocconiano, che è un po’ in sua vece la vittima designata degli attacchi giornalistici. Ha ridotto di un punto l’Irap per trattenere a Trieste le imprese che guadagnano e che creano occupazione. C’è l’Evergreen di navigazione, Maneschi, i finlandesi della Wartslisa, la Principe Prosciutti di Sonia Dukcevich, i Pacorini, la Fincantieri fuori dei confini comunali, a Monfalcone, e poco d’altro, con la Ferriera ceduta da Lucchini ai russi della Severstal e che, per i suoi fumi, è un superlativo asset dello “sbarufar” cittadino tra operai, ex operai e ambientalisti. Ma, soprattutto, ci sarà la neonata Allianz Italia, il colosso tedesco che ha fuso insieme Ras e Lloyd Adriatico e che non scapperà a Milano o altrove. Complice lo sconto Irap di Illy, Allianz Italia stabilirà la sede legale a Trieste, diventando dirimpettaia delle Generali, compagnia ben più “piccola” per capitalizzazione, auspice fattivo il membro del board di Monaco Enrico Tomaso Cucchiani, bocconiano di grandi relazioni laiche, bella barba risorgimentale, perfetti gessati, icona triestina del potere finanziario affezionato alla città, che ormai viene da fuori, ma che a Trieste vagheggia l’italica Silicon Valley, col Mib, la School of management triestina, e con i centri di ricerca avanzata.

    Suo dirimpettaio in piazza Unità d’Italia, nelle rispettive foresterie, Antoine Bernheim, il vecchio “pescecane” della finanza francese, ottantatreenne incollato alla poltrona triestina che tra poche settimane dovrà ancora difendere anche dall’anagrafe impietosa, e che, alla vigilia della scadenza del mandato, tanto per gradire, ha affidato una bella campagna pubblicitaria alla holding Havas, controllata da Vincent Bollorè, azionista di Mediobanca e suo sponsor per la riconferma.
    Gianfranco Gutty, il presidente di Generali triestino, che fu silurato senza tanti complimenti e abbandonato dai suoi giovani scudieri Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot, si occupa della società multiservizi di Gorizia, fa il vicepresidente della Confindustria regionale, di cui è stato appena nominato presidente Adalberto Valduga, che forse insidierà la presidenza della Regione a Illy nel 2008, passeggia sul Carso, vicino a casa sua, e se la ridacchia a seguire le peristalsi del Leone.
    “Assicurazioni Generali, Caffè Illy, Claudio Magris e Barcolana”: ecco le quattro colonne cittadine nel “Bignami” che ne fa Roberto Weber, se si tolgono le istituzioni scientifiche, come la Sissa, l’Area di Ricerca e il Centro di Fisica di Miramare Abdus Salam, che hanno prestigio mondiale. Barcolana? Certo, un sondaggio Swg ha rivelato che il 10 per cento degli italiani conosce Trieste solo perché vi si svolge la regata più affollata del pianeta. Tanto che gli organizzatori, in testa quello storico Fulvio Molinari, hanno dovuto difendersi con le unghie dal ticket “BPB”, Bandelli, Paoletti, Bronzi, rispettivamente assessore comunale, presidente della Camera di commercio e presidente della Fiera, che volevano metterci le mani sopra, per consegnarla al centrodestra.

    Non che il centrosinistra non occupi i posti di potere, ma Illy, calvinisticamente, lo ha fatto e lo ha dichiarato addirittura in un libro bianco sullo spoils system: 332 posti assegnati dal 2003 ad oggi, tra cui quelli di Friulia, la holding regionale partecipata ora dai privati per più di 100 milioni, le Autovie Venete, che sono una miniera d’oro, l’Insiel, che va verso la privatizzazione, dopo una vicenda poco commendevole che ha visto un presidente accusato di interesse privato e licenziato. I presidenti nominati sono per il 32 per cento “suggeriti” dai diesse, per il 29 per cento dalla Margherita, per il 21 per cento dal governatore stesso e per il resto dagli altri soci di governo, compresa Rifondazione comunista, di cui è pars magna Roberto Antonaz, assessore regionale alla Cultura, l’unico rifondarolo d’Italia più elegante di Fausto Bertinotti.

    Tra poche settimane arriva la primavera, la Riviera di Barcola, che si snoda prima d’inerpicarsi verso il sentiero Rilke calcato dai suicidi, s’affollerà di mule, babe e pensionati che si mettono in costume da bagno e si sdraiano sui lettini portatili ad abbronzarsi lungo le piattaforme di cemento sul mare che costeggiano la strada, esploderà il tripudio dello spirito cittadino, 80 mila pensionati, 6 mila dipendenti e passa soltanto di Regione e Comune, altre migliaia delle municipalizzate, una città intera al mare, nel più meridionale luogo del nord Europa. “Sa – fa un po’ sconsolato il governatore Illy che ha lasciato la guida di Trieste alla destra – in termini di potere purtroppo è più facile controllare una città pigra che muore, piuttosto che una città viva che rinasce”.

    (21 febbraio 2007)
    http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:wgESuEEN8NEJ:www.repubblica.it/2007/01/sezioni/politica/inchiesta-citta/trieste/trieste.html+roberto+menia+fascista&cd=19&hl=it&ct=clnk&gl=it

    mai piu attuale di adesso

  54. effebi (tipicamente friulano) ha detto:

    “Sa – fa un po’ sconsolato il governatore Illy che ha lasciato la guida di Trieste alla destra – in termini di potere purtroppo è più facile controllare una città pigra che muore, piuttosto che una città viva che rinasce”.

    …quindi Menia e Camber allestiscono i pullman per portare i triestini a Barcola !? 🙂

  55. Tergestin ha detto:

    No so quanto successo podessi gaver Menia: o el fa el Finiano moderno, ma me par dificile, o el se tien la sua “ala dura”, che pero’ xe in riduzion rispetto a una ventina de anetti fa.
    Gnanca mal, agiungo. No penso che el se candidera’ sul serio.

  56. massimiliano ha detto:

    vogliamo menia sindaco. sindaco balilla menia. ghe sta ben

  57. massimiliano ha detto:

    semo due massimiliani qua… :-)mi son quel del post 44.
    cmq penso che una volta persa anche la poltrona de sindaco, no ghe resta che ‘ndar lavoràr…

  58. Italiano ha detto:

    Il suo quartierino ce l’ha

  59. Eros ha detto:

    EFFEBI, te se senti furlani perché te son de Muja?
    Come PIEROVISCIADA no te me gA risposto: Pertan xe quel de ISTRIA DALMAZIA NE’ SLOVENIA NE’ CROAZIA e del ritornello sui giudei?

  60. Eros ha detto:

    Furlan, no furlani

  61. effebi ha detto:

    http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:_PhhvWBq7a8J:www.circoloculturaeartits.org/index.php%3Foption%3Dcom_content%26task%3Dview%26id%3D173%26Itemid%3D37+%22jacopo+cavalli%22+muggia+ladine&cd=7&hl=it&ct=clnk&gl=it

    Reliquie ladine raccolte in Muggia d’Istria

    “spinto dall’Ascoli il Cavalli si era portato a Muggia per raccogliere dalla bocca degli anziani le tracce dell’antica parlata ladina in via di estinzione di fronte al dilagare del veneto. Se i patriarchi di Aquileia nel Medioevo avevano “friulanizzato” Muggia, ora il Cavalli si trovava a studiare la fine dell’antico “muglisano”. Riuscì a raccogliere tradizioni, leggende, superstizioni popolari, nonché un piccolo vocabolario ladino dei termini indicanti costumi, feste, mestieri, lavori agricoli, toponimi, fenomeni atmosferici, animali, piante, proverbi, secondo la tecnica appresa dall’Ascoli”
    …il “famigerato” Ascoli

    su pertan ditemi voi, se avete qualche link, qualche riferimento.
    io mi son consultato con il sindaco di pisino, lui non ne sa nulla ma aspetta se qualcuno ha da dargli qualche notizia…

  62. Eros ha detto:

    NON NOBIS DOMINE. cerca su google.

  63. Eros ha detto:

    Al sindaco di Pisino fagli leggere anche come salutano i suoi ospiti dell’ADES: CAMICIA NERA PATRIA E BANDIERA. trovi tutto qui:

    https://bora.la/2008/05/13/venezia-giulia-linvenzione-di-uninvenzione/

  64. effebi ha detto:

    fallo tu che hai tanta confidenza con l’ambiente, quando ne avrò occasione non mancherò

  65. effebi ha detto:

    ah vedo… sul link che proponi

    55enrico maria milic15 maggio 2008, 03:25pertan non è così legato all’argomentoo di questo post.
    (a parte per quelli come volk che tentano di ricollegare ogni virgola dell’universo alla loro ideologia).
    quindi ogni prox commento su pertan o temi non direttamente pertinenti il post, sarà cancellato.

    🙂

  66. Eros ha detto:

    EFFEBI che batte in ritirata… È forse l’8 settembre oggi?

    Scommetti che se a Trieste il sindaco avesse patrocinato un’uscita pubblica
    Di un’associazione che si richiama ad un gruppo rock che canta che so…. TRST JE NAS, tu ed i Luigi veneziano sareste andati su tutte le furie?
    Invece chi canta ISTRIA DALMAZIA NE’ SLOVENIA NE’ CROAZIA e parla
    di GIUDEI non richiama la vostra indignazione…

    Che coerenza…

  67. Eros ha detto:

    EFFEBI, di tutto il post hai copia-incollato quello che ti fa comodo…
    Perché non hai copia-incollato il saluto dell’Ades: CAMICIA NERA PATRIA E BANDIERA?

    Comunque l’OT l’hai cominciato ti parlando
    Della riunione di Pisino. Ora sei in difficoltà e fai 8 settembre…

  68. Eros ha detto:

    Bada bene, EFFEBI, che io non metto in discussione le idee fasciste. Ogni idea ha dignità d’Essere. Però almeno ammettetele invece di nascondervi.

  69. effebi ha detto:

    67 puoi farlo tu, (se pensi che sia in argomento)…o ti si blocca la tastiera ?

    l’8 settembre ? non mi appartiene, ma so che quel giorno molti saltarono da una parte all’altra, per alcuni è uno stile di vita, ancora oggi.
    conosco per esempio un certo federico….
    (ma è OT… è sempre OT)

  70. Luigi (veneziano) ha detto:

    Non avevo mai letto la furibonda discussione fra Volk & Co. ed altre persone, tenutasi in questo blog nel 2008.

    Interessantissima, e sinceri complimenti a Enrico per ciò che ha espresso.

    @ effebi
    “Non ti curar di lor, ma guarda e passa”

    Luigi (veneziano)

  71. effebi ha detto:

    dell’ADES ho trovato questo
    http://www.adesonline.com/chisiamo.asp

    “Gli scopi e finalità associative dell’ADES sono quelli di promuovere il riconoscimento della dignità del popolo giuliano-dalmata così come la divulgazione di tutto il patrimonio legato all’identità del popolo giuliano-dalmata ed anche l’affermazione della verità storica attraverso il riconoscimento internazionale dell’Esodo e del Genocidio; promuovere l’informazione verso le nuove generazioni di tutto il patrimonio giuliano-dalmato, così come il riconoscimento internazionale a tutela dei diritti degli esuli e loro discendenti; sottolineare la fondamentale e irrinunciabile importanza del raggiungimento e rafforzamento dell’unitarietà di intenti e di azioni fra tutte le componenti giuliano-dalmate; promuovere l’attenzione nazionale e internazionale verso tutte le problematiche del popolo giuliano-dalmata, assieme alla consapevolezza che le questioni giuliano-dalmate sono un problema di tutta la nazione italiana ed inoltre promuovere ogni altra iniziativa necessaria al raggiungimento del bene comune del popolo giuliano-dalmata accompagnato da una cultura di pace tra i popoli europei.”

    ma non vedo quel saluto a cui tu fai riferimento

  72. effebi ha detto:

    si, se vedemo… ciao, alla prossima.
    🙂

  73. matteo ha detto:

    cmq non credo che ai esuli le manifestazioni di una certa destra piacciano e non credo minimamente che piaccia essere strumentalizati in questo modo da una certa destra

  74. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Eros
    Una volta tanto mi associo ai saluti di effebi. Ci vediamo alla prossima tua reincarnazione.

    Se non ho fatto male i conti, ti manca di far finta d’essere un hare krishna, un indipendentista siciliano già amico personale di Salvatore Giuliano, un reduce pluricentenario della Grande Guerra sul fronte russo, un discendente diretto di Gengis Khan e poco altro.

    Ciao.

    Luigi

  75. effebi ha detto:

    quale destra ? quali manifestazioni ?
    nel 2010 cosa ha organizzato questa “famigerata” destra triestina a trieste ? o in istria ?

    menia con la serracchiani a muggia ?
    la pertan a pisino ?
    sono episodi esecrabili ?
    di che cianciamo ?

  76. matteo ha detto:

    sai bene che alcuni strumentalizzano questo fatto

  77. effebi ha detto:

    quale fatto ? menia che lascia il pdl ? 🙂
    quindi un nuovo partito anche in regione e a trieste ?

  78. matteo ha detto:

    il dramma dei esuli, lo sai bene

  79. piero vis'ciada ha detto:

    ancora con sta storia ? ma che centra ?
    eros xe entrà nel tuo corpo !?
    vedè esuli par tuto… alora xe vero che i xe tanti 🙂

  80. dimaco ha detto:

    in tutti noi c’è un’pò di eros

  81. effebi ha detto:

    Il Piccolo del 16 novembre 2010

    ROMA Due righe esatte per dare l’addio al governo e rimettere nelle mani di Berlusconi le dimissioni «irrevocabili, con immutata stima». Ma anche, nella stessa giornata, per lanciare un messaggio alla sua regione. «Ci saranno delle sorprese», dichiara in serata Roberto Menia (di origini istriane ndr), e tutti corrono alla possibilità, già ventilata, che il deputato triestino di Futuro e Libertà possa candidarsi a sindaco di Trieste con la nuova formazione politica di Gianfranco Fini.

    Lui, senza sbilanciarsi, precisa che «l’affermazione riguarda il Friuli Venezia Giulia e non la sua persona». Forse la nascita di un gruppo autonomo di Fli al consiglio regionale?

    L’ultimo atto del sottosegretario all’Ambiente è stato «meditato e metabolizzato».

    Il tempo delle incertezze è finito, il dado è tratto. Ma ieri pomeriggio Menia non ha rinunciato, prima che la sua decisione sia ufficializzata sulla Gazzetta Ufficiale, ad apporre la firma di sottosegretario all’Ambiente su un accordo per la promozione delle energie rinnovabili nelle strutture della difesa. «Un progetto – spiega – al quale davvero tenevo moltissimo».

    La voce è stanca, forse provata dalle numerose comparsate televisive. Nel frattempo, arriva la notizia della stoccata del ministro del Welfare Maurizio Sacconi, che taccia di tradimento i finiani.

    Onorevole Menia, cosa risponde?

    Penso che sia già partita la campagna elettorale. E che non sono disposto ad accettare il giochetto che se uno critica Berlusconi è per forza un disertore. Credo sia più importante pensare al futuro di un centrodestra unitario e che tenga al bene del Paese.

    Con Berlusconi?

    A prescindere da Berlusconi. L’Italia fa parte dell’Europa ed in qualunque Paese europeo un premier che deve rendere conto di certi atteggiamenti pubblici o etici fa un passo indietro. Berlusconi deve ammettere che il centrodestra viene prima di lui ed è più importante di lui.

    Quindi una nuova destra che faccia a meno del Cavaliere?

    Tutto il centrodestra deve interrogarsi su che cosa vuole fare da grande. Finora la sua stagione, dal ’94 in poi, è stata legata inscindibilmente a Berlusconi. Deve essere così a vita? Meglio un cambiamento che un finale crepuscolare e da basso impero.

    Cosa accadrà?

    Credo che le elezioni si avvicinino, il livello di litigiosità è alto.

    E Futuro e libertà, in questa ipotesi, cosa farà? Il terzo polo con i centristi Casini e Rutelli?

    Quando litigavamo di meno e ci chiamavano Popolo delle Libertà si era tutti d’accordo sul fatto di dover aggregare i moderati italiani. Sarebbe uno scenario alternativo al ricatto di Berlusconi o con me o contro di me.

    Il suo capogruppo alla Camera Bocchino apre al Partito democratico. Lei che ne pensa?

    E’ una dichiarazione fatta solo per dimostrare che non c’è nulla di scontato. La politica è fatta anche di queste cose, ma non si tratta di uno scenario attuale. Personalmente rispondo alla mia coscienza e quella mi dice che sono stato eletto dal centrodestra.

    —————-
    davvero interessante il fatto che nell’articolo e nel titolo (L’istriano Menia lascia il Governo) il piccolo abbia voluto sottolineare le origini istriane di Menia…

    mumble mumble….

  82. Samo ha detto:

    Živjo, Mandi (e questo è ovviamente una provocazione, ma buonista!!)
    Non ho letto tutti i blog ma vedo che certi argomento storici appassionano ancora e sono ben bene collegati con i politici attualmente in sella o in corsa. Quello che in pò mi urta e che si parli di sloveni senza, apparentemente, interpellare gli stessi o essere un po più informati. Per esempio, Massimiliano scrive “alcuni appartenenti alla minoranza slovena in italia (zona carsica soprattutto) ed alcuni anti-italiani “per partito preso” o per “sentito dire” (slovenia e croazia soprattutto), che mettono in guardia contro i pericolosi italiani irredentisti, pronti ad annettersi l’istria”
    Massimiliano evidentemente non sei molto informato su cosa è successo in questi posti e poi ancora nella “mitologica” “Venezia Giulia” con la venuta dell’Italia… si parla del 1919:
    – internamento degli austriacanti (in maggioranza sloveni) che poi sono emigrati a decine di migliaia nel regno di Jugoslavia, spadroneggiamento dei fascisti ben prima della marcia su Roma con conseguente pulizia etnica ben prima delle fojbe, e non solo pulizia etnica sulla carta bensì anche di fatto. Per esempio quanti di voi sanno che nel 1921 i fascisti a Strunjan/Strugnano hanno sparato dal treno della Parenzana a sette ragazzini, uccidendone due, storpiando per sempre due e ferendone tre e per questo non sono stati mai puniti? E questo, nel 1921, era solo l’inizio. Dal 1921 al 1945 le cose sono andate ovviamente sempre peggio, con sempre più crimini e pulizia etnica mai perseguiti nemmeno nel dopoguerra.
    Invece nella Trieste degli italianissimi si ricorda bene solo delle fojbe e dell’esodo e dei “tristemente famosi” “45 giorni di violenza delle bande titine”! Eh?? 45 giorni che pesano più di, vediamo di fare il conto, 1919-1943, sono 24 anni più 2 anni di Adriatisches Küstenland, con la “gentile” collaborazione della banda Collotti, dell guardia civica e compagnia bella, che non erano certo tedeschi, per cui 24-26 anni? Massimiliano, quante volte ci stanno 45 giorni in 24 anni? L’Excel mi dice 194,67 volte! Sarà vero, che ne dici?
    Poi, se guardiamo nel dopoguerra, la Trieste italiana e “democratica” non ha mai concesso alla comunità slovena gli stessi diritti e la stessa visibilità, che già dai tempi della “terribile dittatura titina” la Jugoslavia garantiva alla minoranza italiana in Istria.
    Con il discioglimento della odiata Jugoslavia la situazione della minoranza slovena non è migliorata, anzi è peggiorata di molto. Nello stesso tempo, l’Italia ha più volte tentato, ovviamente su pressione degli italianissimi “giuliano-dalmati” in maggior parte stabilitisi a Trieste, di annullare i trattati che fissavano il confine attuale e soprattutto la cessione dei beni che hanno permesso all’Italia di poter pagare il risarcimento di guerra dovuto ai Paesi che ha aggredito e tentato di asserviseli. Interessante notare che, sull’onda di questa azione politica Umberto Bossi ed altri notabili leghisti di primo piano, hanno acquistato terreni a Crveni Vrh/Monterosso vicino a Savudria/Salvore e costruito il centro turistico-residenziale “Skipper”-volevano anticipare gli atri, colonizzando almeno economicanmente un pezzettino delle “terre perdute”.
    Ora, Massimiliano, vienimi a dire che
    – “alcuni appartenenti ala minoranza slovena” sul carso “italianissimo”, ma, guarda un pò, popolato da sloveni da circa 1.400 anni, che la Trieste italiana e “democratica” cerca di nascondere e snaturare con piani regolatori e circoscrizioni elettorali ad hoc e tentativi di comuni metropolitani, per “asservire” il territorio ad una città decadente e vecchia;
    – alcuni anti-italiani (slovenia e croazia soprattutto,
    mettono in guardia contro i pericolosi italiani irredentisti, pronti ad annettersi l’istria”
    lo fanno “per partito preso” o per “sentito dire”, bè, allora forse è meglio che ti informi un pò prima di scrivere.
    Poi che negli ultimi 3-4 anni Trieste da questo punto di vista sta migliorando e che, dalla mia esperianza personale, sempre più abitanti di trieste non ha difficoltà a confessare che “i miei nonni sapevano a malapena l’italiano, perchè parlavano sloveno/croato”, i miei genitori lo sloveno/croato lo comprendevano ma non lo parlavano, io non lo capisco proprio e mi spiace” è un segnale ottimista, però per vedere cartelli stradali e insegne bilingui, che non siano sporadici e frutto di immani sforzi dipolmatico-politici, bisogna passare il confine e andare nell’Istria slovena e croata….
    Smrt fašizmu, svoboda Narodom!
    Morte al fascismo, libertà ai Popoli!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *