1 Settembre 2010

Scampoli di storia: Fedora Barbieri – una straordinaria longevità artistica

Fedora Barbieri nata a Trieste il 4 giugno 1920, deceduta a Firenze il 5 marzo 2003, è stata un mezzosoprano e contralto italiano. Per tutti era – semplicemente – “la Fedora”. Così la definisce il critico musicale Marcello De Angelis: “Bella voce, timbro autorevole, piegato a mille sfumature, malgrado il registro, decisamente da mezzosoprano”. Ecco sul fatto che il suo fosse un timbro “decisamente” da mezzosoprano, io avrei parecchio da ridire. Affermerei piuttosto – ma da melomane incallito, non certo da critico musicale – che poteva affrontare tranquillamente ruoli da mezzosoprano e da contralto. Ma la discussione è aperta. Cominciò giovanissima a studiare canto sotto la guida di Luigi Toffolo. Dopo pochissimi mesi vinse una borsa di studio indetta dal Teatro Lirico di Firenze, passando quindi a studiare alla scuola del Maggio Musicale Fiorentino sotto la guida di Giulia Tess. Esordì il 4 novembre 1940 come Fidalma ne “Il matrimonio segreto” di Domenico Cimarosa al Teatro comunale di Firenze, con immediato e caloroso successo. Nel 1941 interpretò il ruolo di Dariola nella prima assoluta del “Don Juan de Manara” di Franco Alfano sempre al Maggio dove cantò ne “Il ritorno di Ulisse in patria” di Claudio Monteverdi (a Firenze nel 1942) nell’ “Orfeo”, pure di Monteverdi, (a Cremona nel 1942) e nel “Flaminio” di Giovanni Battista Pergolesi (a Siena nel 1943). Si tratta di opere per l’ epoca – e in parte anche oggi – sconosciute, che le ottengono larga fama. Cantò all’ estero per la prima volta in Polonia nel 1941. Alla Scala debuttò nel 1942, con la Nona sinfonia di Ludwig van Beethoven diretta da Victor De Sabata; si esibì regolarmente nel massimo teatro lirico italiano a partire dal 1945. Debuttò al Metropolitan di New York nel 1949, dove tornò assiduamente nel 1950-1954, 1956-1957 e 1967-1968. Approdò al Covent Garden di Londra nel 1950 in tournée con la Scala, cantando come Mistress Quickly nel “Falstaff” di Giuseppe Verdi e nel “Requiem” dello stesso autore. Tornerà al Covent Garden nel 1957-1958 e nel 1964. Nel 1970 interpretò il ruolo della moglie nella prima assoluta de “L’ idiota” di Luciano Chailly all’ Opera di Roma, portando il suo repertorio ad un totale di 109 ruoli. Voce di bellissimo timbro, interprete esuberante e intensa nei ruoli drammatici (Azucena ne “Il Trovatore”, Amneris ne “L’Aida” tra gli altri), assai per tempo preferì staccarsi dai ruoli di seduttrice, in cui pure eccelleva (“Carmen” di Georges Bizet, Dalila in “Sansone e Dalila” di Saint-Saëns) per privilegiare i ruoli di carattere, primo fra tutti quello di Quickly nel “Falstaff” di Verdi, del quale è considerata interprete ineguagliata. Per contro, fu capace di maestosa compostezza nelle interpretazioni sei-settecentesche, tra cui si segnala un “Orfeo ed Euridice” di Christoph Willibald Gluck, cantato alla Scala sotto la guida di Wilhelm Furtwängler. La sua voce, cristallina e densa di suggestioni, fu definita “bella come quella di un violoncello”, ma forse la sua capacità più grande era quella di “scolpire” i personaggi. Era una maestra nell’ esaltarli, nel “pulirli”, nell’ evidenziarne le caratteristiche, la personalità, per renderli indimenticabili. Quello che colpisce della sua carriera è la straordinaria longevità artistica. La Barbieri pareva indistruttibile: La forte fibra e la scuola perfetta le hanno permesso continui spostamenti con ogni mezzo (gli aerei erano i preferiti), sino a tarda età. Sulle scene del Teatro del Maggio Fiorentino celebrò il 4 novembre del 2000 i suoi sessant’ anni di carriera in un altro dei ruoli nei quali ebbe ben pochi rivali: Mamma Lucia in “Cavalleria Rusticana”. Insieme con Giacomo Lauri Volpi, Giuseppe Taddei, Magda Oliviero e Giulietta Simionato, Fedora Barbieri ha rappresentato il miracolo della longevità artistica unito all’ eccellenza della struttura canora rappresentando un pezzo di storia della lirica.

Fedora Barbieri con Maria Callas e Mario Petri

Definita dalla stampa di tutto il mondo artista “intramontabile”, in occasione del cinquantenario della carriera venne insignita di prestigiose onorificenze. In seguito le venne conferita, dal Presidente della Repubblica, la nomina di “Cavaliere di Gran Croce”. Per onorare la sua memoria, poco dopo la scomparsa, nel dicembre del 2003 è stata costituita a Firenze la Associazione “Fedora Barbieri”.
Io ho avuto l’ opportunità di sentirla più volte al Teatro Verdi. Ricordo in particolare, forse perchè ero ancora piccolino, la sua interpretazione in una orribile e – per me – tuttora improponibile opera di Riccardo Zandonai “I Cavalieri di Ekebù” in cui ricopriva il ruolo protagonista della Marescialla. Fu la mia prima visita in un camerino e il mio primo autografo ……..

Due ascolti:
“Stride la vampa” da “Il Trovatore”

“Acerba voluttà” dall “Adriana Lecouvrer”

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7 commenti a Scampoli di storia: Fedora Barbieri – una straordinaria longevità artistica

  1. omo vespa ha detto:

    bravo geri, grazie per sti pezeti de storia poco conosuda!

  2. Carlo Todeschi ha detto:

    Non conosco il sig.Paolo Geri ma,leggendo per caso l’articolo sulla Barbieri,incappo nei due aggettivi con cui definisce uno dei capolavori della “generazione dell’ottanta” e dell’opera italiana(e svedese-andate a vedervi un po’ il perché!)del novecento:I Cavalieri di di Ekebù di Riccardo Zandonai,opera tanto “improponibile” da aver avuto la sua prima alla Scala sotto la direzione di Toscanini nel 1925.E’ chiaro che per mia formazione professionale(sono musicista e musicologo)sono assolutamente pronto a rispettare qualsiasi punto di vista,ma non di “svista”,perché quando leggo che in quest’opera ci sarebbe un personaggio individuabile sotto il nome di “Marescialla”,allora qualche problema comincio a pormelo.Io penso e spero che volesse dire la “Comandante”,la “Marescialla” lasciamola al “Cavaliere della Rosa” di Strauss.Avendo poi il grande privilegio di aver conosciuto(e ovviamente ascoltato in più occasioni) la “Fedora”,e sapendo quanto abbia contato nella sua carriera questo personaggio, quanto lo abbia amato,e quanto le sia costato non averlo mai potuto interpretare a teatro,per il fatto di averlo solo interpretato e affrontato in due registrazioni Rai(1948-1957)posso solo immaginare quale sarebbe stata la sua reazione!

  3. Carlo Todeschi ha detto:

    Mi correggo solo su una cosa,effettivamente interpretò in teatro quel personaggio solo una volta,al Verdi di Trieste nel 59,nella volontà di riproporre quasi per intero il cast milanese del 57(mancava la Malatrasi).
    Chiedo venia!Ma per lei era come non averlo mai rappresentato in scena!

  4. Paolo Geri ha detto:

    @2.
    Faccio ammenda per il lapsus sulla “Marescialla” che era in realtà “la Comandante” e ringrazio per la correzione.
    Quanto al “valore” dell’ opera è come sempre questione di gusti, soprattutto per chi come me parla solo come appassionato e non come esperto (anche se 55 anni di ascolto di opere qualcosa vorranno pur dire). Cito da “delteatro.it/dizionario_dell_opera”:
    “diretta con successo trionfale da Toscanini, l’opera ebbe breve fortuna fuori di Svezia”. Se escludiamo la registrazione discografica con Gavazzeni (mi pare dei primi anni Ottanta) è praticamente assente dai programmi dei principali teatri lirici italiani ed anche questo vorrà dire qualcosa.

  5. carlo todeschi ha detto:

    Io ho 52 anni e ascolto musica da quando ho l’uso della ragione,ma Le posso dire che il solo fatto di essere un’opera “silente” la mette sullo stesso piano di quasi tutta la produzione operistica di quegli anni,per cui non concordo sulla Sua ultima osservazione.Poi correggo ancora …I Cavalieri sono stati eseguiti in anni recenti proprio a Trieste,poi spesso in Germania,e alcuni anni fa a New York,con un successo di pubblico e di critica davvero impressionante.Il fatto poi che siano assenti in Italia,mi perdoni,ma vista la propensione culturale del nostro paese mi avrebbe veramente stupito il contrario!Quanto ai suoi gusti personali li rispetto totalmente mi creda!

  6. Daniele Rubboli ha detto:

    Mettendo in scena opere “silenti” come Le Villi ed Edgar ho avuto le piu’ grandi emizioni dalla musica di Puccini e le maggiori soddisfazioni dal pubblico.

  7. Piergiuseppe Cora' ha detto:

    I cavalieri di Ekebu furono in scena al festival Donizetti di Bergamo negli anni 70 con I Pomeriggi Musicali Orchestra dove suonavo come secondo violoncelli Piergiuseppe Cora’

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