10 Agosto 2010

Aquileia: trovato l’accesso monumentale alla Domus dei “Putti Danzanti”

Trovato dagli archeologi dell’Università di Trieste uno degli accessi monumentali alla domus dei “Putti danzanti” di Aquileia. È l’ultima scoperta importante fatta dai ricercatori dell’Ateneo triestino nello scavo di via Gemina. Risalente al IV secolo d.C, la grande domus tardo-antica deve essere appartenuta a una personalità di spicco dell’epoca, forse un funzionario imperiale. Il lavoro dell’équipe, guidata dall’archeologa Federica Fontana, anno dopo anno rende più chiara l’intera stratificazione di vita di questo quartiere cittadino, collocato fra foro e porto fluviale, punti nodali della struttura urbanistica dell’Aquileia antica.
“Grazie agli ultimi scavi abbiamo rinvenuto in particolare l’accesso orientale della domus, preceduto da un ampio piazzale lastricato con un pozzo – spiega Federica Fontana -. Si tratta di un ritrovamento eccezionale perché gli accessi alle abitazioni di Aquileia non sono sempre facilmente individuabili”. Dal cantiere, dove sono impegnati anche gli studenti della triennale di Scienze dei beni culturali, della specialistica in Archeologia e della Scuola di specializzazione in Archeologia, sono emerse altre novità interessanti.
“Abbiamo rinvenuto, proprio in corrispondenza dell’accesso orientale alla domus, un ambiente riscaldato su “suspensurae” con un pavimento musivo policromo molto bello – racconta l’archeologa -. Grazie a queste scoperte possiamo dire che la casa occupava molto probabilmente l’intero quartiere e si articolava su una serie di piccoli cortili scoperti e di veri e propri peristili. Uno di questi era dotato di un grande canale in calcare per lo scolo dell’acqua piovana, di un tipo che si ritrova, in genere, solo negli edifici pubblici. Questi elementi ci fanno comprendere meglio quanto fosse importante questa domus per Aquileia”. Ricordiamo che proprio qui nel 2005 furono ritrovati due mosaici policromi di straordinaria importanza e nel 2009 un frammento di coppa in vetro “diatreta” di cui esistono pochi esemplari integri. Questo tipo di coppa di lusso era prerogativa dei funzionari imperiali o della corte.
Il cantiere dove operano gli archeologi triestini, finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dalla Fondazione CRTrieste, vede come diretto concessionario il “Dipartimento di Storia e culture dall’antichità al mondo contemporaneo” dell’Università di Trieste, costituito recentemente dall’aggregazione dei dipartimenti di “Italianistica linguistica comunicazione spettacolo”, “Scienze dell’antichità” e “Storia e storia dell’arte”. Da un paio d’anni, inoltre, è attiva una collaborazione con il Politecnico di Torino.
Lo scavo di via Gemina sembra inesauribile. “Nell’area del peristilio, il portico che cingeva il cortile interno della domus, abbiamo trovato pure una testa femminile in marmo che forse faceva parte della decorazione scultorea dell’ambiente”, conclude Federica Fontana.

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