30 Giugno 2010

Scampoli di storia: il barone Goffredo De Banfield, l’Aquila di Trieste

Rubrica a cura di Paolo Geri

Gli articoli precedenti di Scampoli di storia si trovano a questo link.

Gottfried Banfield nacque il 6 febbraio 1890 a Castelnuovo presso le Bocche del Cattaro in Dalmazia, ultimo di cinque fratelli. Di origine normanna, i Banfield divennero nel XVI secolo una famiglia irlandese. Thomas de Banfield fu un ufficiale dell’esercito britannico che sposò in Baviera una nobildonna austriaca. Prese parte alla guerra di Crimea e morì dopo la presa di Sebastopoli. Suo nonno da parte materna, colonnello Oberst Mumb von Muehlheim, morì nel 1859 nella battaglia di Solferino, e si dice che avesse salvato Francesco Giuseppe facendogli scudo con il suo corpo. Suo padre, Richard Banfield, nato a Vienna nel 1936, decise di diventare cittadino austriaco e venne insignito del “Signum laudis” dopo la battaglia di Lissa del 1866 cui partecipò come comandante insieme a Wilhelm von Tegetthoff sulla nave ammiraglia, la “Erzherzog Ferdinand Max”.
Goffredo, asso dell’aviazione, era tra i militari più decorati dell’ Impero Austro-ungarico e il più vittorioso pilota della K.u.K. Kriegsmarine nel corso della prima guerra mondiale. E’ stato l’ultimo ad essere nominato “Theresienritter”, Cavaliere di Maria Teresa, ed il solo aviatore imperial Regio a potersi fregiare di questo titolo. Ebbe modo di conoscere Francesco Giuseppe che lo volle decorare personalmente durante un’udienza particolare nel castello di Schönbrunn ed anche l’Imperatore Carlo. Nel 1917 venne nominato barone. Il suo soprannome era “l’Aquila di Trieste” (“Der Adler von Triest”), in quanto a soli 25 anni venne posto al comando dell’idroscalo per la difesa della città. Fu artefice di molte battaglie aeree e fu il primo ad ottenere un successo in una missione notturna (ed il radar non esisteva). De Banfield passò l’ infanzia a Pola, poi frequentò la Militär Unterrealschule a Sankt Pölten e la Marineakademie a Fiume; fu promosso cadetto il 17 giugno 1909. Dopo alcuni anni di servizio a bordo della SMS “Erzherzog Friedrich” e della SMS “Erzherzog “Custozza fu nominato Ufficiale di Marina e imbarcato sulla SMS “Erzherzog Franz Ferdinand”. Il 1 maggio 1912 fu promosso a Fregatteleutenant, un mese dopo frequentò il corso per diventare pilota presso la scuola di volo di Wiener Neustadt e nello stesso anno, nel mese di agosto, ottenne i brevetti di pilota, pilota militare e pilota di idrovolanti, appassionandosi alle tecniche di costruzione dei velivoli. Migliorò le sue capacità aviatorie mentre era di stanza alla stazione degli idrovolanti sull’isola di Santa Caterina, al largo di Pola. Nel 1913, durante un volo dimostrativo, di ritorno verso Pola, il motore lo piantò in asso; De Banfield tentò l’ammaraggio, ma il mare era mosso e la manovra non riuscì del tutto: due longheroni dell’aereo spezzarono la gamba destra del pilota. Soccorso e portato a Pola, all’inizio Goffredo temette di perdere la gamba. Venne sottoposto a una serie di interventi chirurgici, trascorse sedici mesi in convalescenza poi tornò alla stazione idrovolanti. L’incidente lo lasciò claudicante a vita. All’inizio della prima guerra mondiale prese parte alla prima azione aerea contro il Montenegro partendo dalla base del Cattaro. Una volta entrata in guerra anche l’Italia sovraintese alla costruzione della più grande base di idrovolanti presso Trieste, al termine della costruzione ne fu nominato comandante. Mantenne questo ruolo fino alla fine della guerra. Sul auo aeroplano A-11, soprannominato “Uccello Blu”, un caccia idrovolante monoposto, dotato di due mitragliatrici fisse, vinse il suo primo combattimento aereo nel mese di giugno 1915 su di un idrovolante biala durante gli scontri contro gli italiani e i loro alleati francesi nel golfo di Trieste. Con 9 vittorie confermate e 11, forse 15, non confermate fu il più vittorioso asso austro-ungarico fra i piloti di idrovolanti. Tra ricognizioni, bombardamenti e duelli aerei fu ferito due volte:
la seconda nel 1918, attese in una Trieste allo sbando, l’ arrivo delle truppe italiane e vi si consegnò. Imprigionato dalla polizia d’occupazione, emigrò nel 1920 in Gran Bretagna, la terra dei suoi antenati, prendendo nuovamente la cittadinanza britannica. Si sposò con la contessa Maria Diodato Tripcovich esponente di una grande famiglia di armatori lussignani. Lavorò per alcuni anni in Inghilterra, nei cantieri di Newcastle, poi in Spagna, nell’Unione Sovietica e in America dedicandosi ai recuperi delle navi affondate. Nel 1923 (secondo altre fonti nel 1926) prese la cittadinanza italiana, ritornò a Trieste e divenne direttore della Diodato Tripcovich and Co. Trieste Shipping-Company, compagnia che aveva ereditato dal cognato. Le navi della Trieste company ships battevano bandiera italiana. Divenne una celebrità della città venendo soprannominato “Il nostro Barone”. Il console onorario francese di Trieste lo decorò con “la Legion d’ Honneur” nel 1977. Morì a Trieste – lucido sino all’ultimo – all’età di 96 anni. Pur trattandosi di un secolo fa è impressionante l’elenco delle onorificenze e decorazioni che ottenne in vita: fu Cavaliere dell’Ordine militare di Maria Teresa (1917), Grande medaglia al valor militare con nastro di croce al merito militare a decorarlo fu l’Imperatore Francesco Giuseppe nel 1916, Croce di Cavaliere dell’Ordine Imperiale di Leopoldo con decorazione di guerra e spade, Ordine della Corona Ferrea di III classe con decorazione di guerra e spade, Medaglia d’onore al valor militare in oro per ufficiali, Medaglia d’onore al valor militare di I classe in argento per ufficiali, Croce al merito militare di III Classe con decorazione di guerra e spade, Medaglia d’argento al merito militare “Signum Laudis” con spade, Medaglia di bronzo al merito militare “Signum Laudis” con spade. Croce per la truppa di Carlo, Medaglia ai feriti di guerra (una ferita), Croce d’onore del 1912/1913. Queste le onoranze austriache, Ecco quelle straniere: Croce di Ferro di I classe, Croce di Ferro di II classe, Mezzaluna di Ferro ottomana, Cavaliere dell’Ordine della Legion d’onore Francese. Lasciò le sue memorie nel libro “L’aquila di Trieste: l’ ultimo Cavaliere di Maria Teresa narra la propria vita”, pubblicato dalle edizioni Lint nel 1987. Molti racconti epici si intrecciano alle gesta eroiche del grande aviatore. Si racconta che durante un combattimento aereo la mitragliatrice di Francesco Baracca, si inceppò. De Banfield comprese subito la situazione e da gran signore, fatto un gesto di saluto a Baracca, si allontanò con il suo aereo (anche se dalla sua biografia egli racconta che semplicemente non si affrontarono perchè era il 1 gennaio, festa per i cristiani). A casa sua usò sempre festeggiare il 20 luglio, l’anniversario della battaglia di Lissa del 1866 quando la flotta dell’Impero Austro-Ungarico annientò quella del Regno d’Italia. Ovviamente Trieste – in cui decine di vie, scuole, ricreatori portano nomi dei cosiddetti “irredenti” – non ha saputo ricordare questo grande concittadino in nessun modo. Nè una via, nè una piazza gli sono intitolate. Solo a Duino una piazzetta porta il suo nome.

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53 commenti a Scampoli di storia: il barone Goffredo De Banfield, l’Aquila di Trieste

  1. Bibliotopa ha detto:

    A Trieste però è ben conosciuta l’Associazione De Banfield, in memoria appunto del Barone, ideata dalla figlia Maria Luisa de Banfield Mosterts, per l’assistenza agli anziani, soprattutto con assistenza a domicilio. Il barone ebbe la fortuna di poter invecchiare a casa sua , in buone condizioni, ma pensiamo ai tanti vecchi triestini non così fortunati, che per mancanza di assistenza fanno la fortuna del business delle case di riposo. L’associazione interviene con sostegni, consigli, interventi, volontari, corsi sui problemi degli anziani.. soprattutto con l’obiettivo di lasciarli nelle proprie case.

    Per inciso a me la figlia ha personalmente ripetutamente smentito che a casa loro si festeggiasse la battaglia di Lissa. Credo si tratti di un travisamento di una frase riportata nell’autobiografia, in cui si parlava di feste in memoria di Lissa, ma non a casa Tripcovich Banfield.
    Il nome di famiglia è pure ricordato nella sala Tripcovich Banfield, in memoria del figlio barone e Maestro Raffaello, che da mecenate la fece restaurare e la donò alla città, consentendo l’apertura della stagione lirica negli anni in cui il teatro Verdi era in restauro e tuttora in funzione per spettacoli, vista anche sua la buona acustica.

  2. Bibliotopa ha detto:

    “Si sposò con la contessa Maria Diodato Tripcovich esponente di una grande famiglia di armatori lussignani.”
    la moglie del Barone, la Baronessa Maria Tripcovich Banfield, che ebbi il piacere di conscere come amica della mia famiglia e che era pure una bellissima e affascinante donna, era figlia del conte Diodato Tripcovich, di una famiglia di armatori non lussignani ma originari di Dobrota, nelle Bocche di Cattaro, e della contessa Gilda Pozza, di antica nobiltà ragusea.

  3. AnnA ha detto:

    Hai interessanti amicizie, Bibliotopa 🙂

  4. Bibliotopa ha detto:

    un ramo della mia famiglia veniva anche da quelle parti..

  5. matteo ha detto:

    una vergogna che nessuna via porti il nome e che personaggi del calibro del barone siano sconosciuti, trieste ha avuto personaggi illustri che devono essere studiati a scuola

  6. adriano ha detto:

    Ho avuto il piacere e l’onore di conoscerlo casualmente qualche tempo prima della sua scomparsa. Avendolo riconosciuto, mi sono presentato ed abbiamo iniziato a parlare.
    Aveva in mano una copia di una rivista americana di aereonautica e mi fece vedere l’articolo con foto che questa rivista gli aveva dedicato, sulle battaglie aeree e gli aereoplani di De Banfield durante la prima guerra mondiale.
    Era una persona molto gentile ed alla mano.

  7. Bibliotopa ha detto:

    Ricevetti una volta un invito a far da quarta al suo tavolo di bridge, sulla sua barca Veruda, negli anni Settanta: ci andai assai intimorita, perchè lo sapevo molto esigente coi partner , ma per fortuna, da gentleman, ebbe compassione di una giovane inesperta e non incorsi nelle sue proverbiali sgridate!

  8. chinaski ha detto:

    anni fa frequentavo il biliardo del bar principe a gorizia. vale come frequentazione “di rango”?

  9. jacum ha detto:

    chinaski jera mejo star in canton e scoltar in silenzio.

  10. sindelar ha detto:

    Io il bar(one) Teo. 😉

  11. segnan ha detto:

    chinaski, dipende. eri esigente coi partner giovani e inesperti?

  12. jacum ha detto:

    Matteo 5,

    perfettamente d’accordo col tuo pensiero.

  13. chinaski ha detto:

    ustia cio’ jacum, son qua che me mordo la lingua per no eser ‘sta zito (rotfl)

    (zerchero’ de star zito)

    viva

  14. ng(mediamente provocatorio) ha detto:

    chinaski, che anni?

  15. chinaski ha detto:

    ’97-’98, durante il servizio civile

  16. Adler ha detto:

    Foto della targa e parte del testo sono già visibili dal 2006 sul sito

    http://www.atrieste.eu/Forum3/viewtopic.php?f=8&t=978

    magari un riferimento era anche gradito 😉

  17. chinaski ha detto:

    segnan

    piu’ che altro ero io abbastanza scarso

  18. G.Rupel ha detto:

    Banfield é sesto nella graduatoria dei piloti che hanno abbattuto pi´u aerei nemici. Al primo posto Godwin Brumowski (nato a Wadovice come papa Woytila) al secondo posto Julius Arigi poi Benno Fiala, Frank Linke-Crawford, Josef Kiss e Gottfried de Banfield seguito poi da Ferenc Gräser, Istvan Fejes, Eugen Bönsch, etc. etc.

  19. bubez goriziano ha detto:

    Molto interessante questo articolo, complimenti all’autore e alla redazione per il ritratto di questo eroe di guerra. Un mio bisnonno era imbarcato sulla Franz Ferdinand durante la prima guerra mondiale, ho qualche foto scattata a bordo, purtroppo però il barone non vi appare!

  20. viceversa ha detto:

    @ chinaski: ecco come te spendevi i schei dela tua madrepatria… ah ah ah 😉
    Ciò varda che xè anche colpa tua se semo in remengo, ‘deso… vergognite 🙂 🙂

  21. chinaski ha detto:

    viceversa

    me par che la diaria iera 5000 lire al giorno, un pacheto de lucky strike. le marlboro iera 5200. 😀

  22. Bibliotopa ha detto:

    # 18
    ma in questa classifica, dove sta il famoso Barone Rosso , von Richthofen? quello di Snoopy, per capirci..

    anche perchè su wikipedia
    http://it.wikipedia.org/wiki/Asso_dell%27aviazione
    lo trovo al primo posto ( con 80 vittorie) e il barone Banfield al 50° ( con 9 vittorie)

    Come le fanno, queste classifiche?

  23. Liborio ha detto:

    Combattè per la gallina bicefala. Noi avemmo aviatori ben più importanti. Anche il Vate che scrisse un volantino troppo difficile da tradurre in tedesco e poi ci pensò Ugo Ojetti a semplificarlo, volò su Vienna il 9 agosto 1918

    VIENNESI!
    Imparate a conoscere gli italiani.
    Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà.
    Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne.
    Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico delle libertà nazionali, al vostro cieco testardo crudele governo che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre d’odio e d’illusioni.
    VIENNESI!
    Voi avete fama di essere intelligenti. Ma perché vi siete messi l’uniforme prussiana? Ormai, lo vedete, tutto il mondo s’è volto contro di voi.
    Volete continuare la guerra? Continuatela, è il vostro suicidio. Che sperate? La vittoria decisiva promessavi dai generali prussiani? La loro vittoria decisiva è come il pane dell’Ucraina: si muore aspettandola.
    POPOLO DI VIENNA, pensa a cosa ti aspetta. Svegliati!
    LUNGA VITA ALLA LIBERTÀ!
    LUNGA VITA ALL’ITALIA!
    LUNGA VITA ALL’INTESA!

  24. Liborio ha detto:

    Aggiungo che fu l’Austria a scatenare la prima guerra mondiale con l’ultimatum alla Serbia per un “semplice” omicidio anche se le effervescenti rivendicazioni nazionaliste dentro all’impero sarebbero divenute comunque incontrollabili di lì a breve.

  25. ufo ha detto:

    “Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne.”
    (a meno che non siano eritrei, libici, slavi…).

    Sorry, non sono riuscito a trattenermi. Il barone volante dev’essere stato una persona interessante assai, ma il tossico del Vittoriale assomiglia troppo al regime del pelato: tronfio e pieno di sè, ma dentro il vuoto.

  26. G.Rupel ha detto:

    il famoswo barone rosso (Manfred von Richthofen) era tedesco e non austriaco. Nella classifica generale della porima guerra mondiale é stato l ´caviatore che ha avuto piú vittorie, ma io mi riferivo ai ns. piloti, molti deiu quali erano stazionati presswo l ´aeroporto di Prosecco, Sesana e Divacca.
    Inoltre i bravi italiani hanno bombardato e come diverse cittá Austriache, Trieste compresa, con diversi morti nella popolazione civile

  27. Bibliotopa ha detto:

    ah, ho capito, la classifica riguardava solo i piloti austroungarici..

  28. Eros ha detto:

    Dice Liborio:

    “Aggiungo che fu l’Austria a scatenare la prima guerra mondiale con l’ultimatum alla Serbia per un “semplice” omicidio anche se le effervescenti rivendicazioni nazionaliste dentro all’impero sarebbero divenute comunque incontrollabili di lì a breve.”

    Uso le parole di PIEROVISCIADA: secondo te Gavrilo Princip si scagliò IMMOTIVATAMENTE contro F.Ferdinando?

    E secondo te gli austriaci iniziarono la guerra IMMOTIVATAMENTE?

  29. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ G.Rupel

    Mi dispiace, ma Banfield non fu sesto nella graduatoria, bensì quindicesimo.

    Ecco la classifica relativo all’Austria/Ungheria col numero degli abbattimenti accertati:

    1 Godwin Brumowski 35
    2 Julius Arigi 32
    3 Benno Fiala von Fernbrugg 28
    4 Frank Linke-Crawford 27
    5 Josef Kiss 19
    6 Franz Gräser 18
    7 Eugen Bönsch 16
    8 Stefan Fejes 16
    9 Ernst Strohschneider 15
    10 Adolf Heyrowsky 12
    11 Kurt Gruber 11
    12 Franz Rudorfer 11
    13 Friedrich Navratil 10
    14 Raoul Stojsavljevic 10
    15 Gottfried Freiherr von Banfield 9

    L’articolo – forse pudicamente? – non ricorda che il primo abbattimento riconosciutogli non fu di un aereo, ma di un pallone aerostatico italiano, praticamente indifeso. Era esattamente il 27 giugno 1915 e il luogo preciso era la foce dell’Isonzo.

    Luigi (veneziano)

  30. Luigi (veneziano) ha detto:

    Scusate, devo aggiungere una cosa: la classifica da me riportata è quella degli abbattimenti ACCERTATI.

    Dopo ci sono anche altre classifiche più o meno astruse, che prendono in considerazione gli abbattimenti DICHIARATI, o in alternativa una somma fra gli abbattimenti accertati e una percentuale – variabile da autore ad autore – di quelli dichiarati.

    L.

  31. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ G.Rupel e altri

    Che senso ha fare polemiche a distanza di cent’anni con d’Annunzio, morto e stramorto, per una frase propagandistica che scrisse sul biglietto che lanciò su Vienna?

    Tutte le nazioni ch’ebbero un’aviazione nella Grande Guerra fecero dei bombardamenti sulle città.

    Mi permetto di ricordare che il PRIMO atto di guerra da parte austriaca contro l’Italia – successivamente alla dichiarazione di guerra di quest’ultima e prima ancora che le truppe terrestri s’incrociassero sui campi di battaglia – fu il bombardamento di Ancona del 24 maggio 1915 ad oera di una squadra navale A/U. Questo bombardamento causò una trentina di morti civili e il danneggiamento del Duomo di Ancona.

    Questa era ed è tuttora la guerra.

    L.

  32. brancovig ha detto:

    Sempre meglio star in volo rientrare alla base dove si trova un camerata bella e pulita ed un buon rancio, che nel fango in trincea coi pedoci, il tifo, pantigane tra le gambe la mitragliatrice davanti e la pistola dell’ufficiale dietro.

    La lista degli esseri umani uccisi non mi ha mai esaltato.

  33. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ brancovig

    In realtà il pilota era uno dei militari della Grande Guerra che rischiava maggiormente la sua pelle. Le percentuali di morti per vario tipo – non ultimo il “normale” incidente di volo – erano altissime.

    Tieni presente che all’epoca si veniva ammazzati anche a causa del fuoco da terra: così per esempio sembra che morì l’asso italiano Francesco Baracca: per una fucilata.

    L.

  34. brancovig ha detto:

    @ Luigi

    Ma su chi rischiava di più bisognerebbe fare una analisi statistica (che non ha senso).

    erano comunque le elite aristocratiche che avevano preferibilmente accesso nell’aviazione. Generalmente I giovani aristocratici non entravano come fanti volontari. I figli dei proletari quelli si carne da macello in fanteria

    battaglia della Somme luglio 1916 (a singhizzo alcune settimane)
    interviene da Londra il capo dello stato maggiore William Robertson

    il problema consisteva nello stabilire “se una perdita diciamo di 300.000 uomini possa dare davvero buoni risultati, perchè altrimenti dovremmo accontentarci di qualcosa di meno di quello che facciamo ora”

    Molti questi ventenni europei sono morti dopo pochi metri che sono usciti dalle trincee. Le ossa sbianche dal sole nella terra di nessuno.

  35. Julius Franzot ha detto:

    La prima guerra mondiale fu soprattutto opera di Kaiser Wilhelm II, che aveva l’ idea fissa di avere una flotta militare superiore a quella inglese. Ma non sapeva che si sarebbe scontrato con Churchill, estremamente sensibile a qualsiasi affronto alla “perfida Albione” (di qualche decennio dopo). Churchill cominciò a provocare, ben sapendo che la Gran Bretagna era inconquistabile ed il nostro Kaiser ci cascò come un perognocco, nonostante gli avvertimenti di Hindenburg.
    L’ Austria non avrebbe voluto fare guerre, ma era sull’orlo della bancarotta ed il suo principale creditore era la Germania. Allora Franz Josef pensò bene che era meglio fare una guerra a fianco della flotta più fantastica d’ Europa (gli avevano fatto credere) che dover restituire i debiti da un giorno all’ altro, perchè Kaiser Wilhelm aveva bisogno di soldi per la guerra. Sarajewo fu solo un pretesto,
    Nulla di eroico, signori, solo un calcolo economico tipo Irak e Afghanistan. Il mondo non impara mai.

  36. Luigi (veneziano) ha detto:

    @ Julius Franzot

    C’è però da aggiungere una sorta di “nota caratteriale”: Guglielmo II aveva un carattere forte, ma volubile ed estrememente impulsivo. Tutto ciò lo portava a condotte incompatibili – per esempio – con quello che fu il vasto disegno imperiale di Bismarck, con cui in effetti ebbe uno scontro che si risolse con le dimissioni di quest’ultimo.

    Ma non solo: in una ventina d’anni di regno ebbe modo di entrare in diretta rotta di collisione con tutti i principali stati europei, distruggendo di fatto quasi tutta l’ampia tela di alleanze, garanzie e controgaranzie messe in piedi da Bismarck.

    Fu Guglielmo II, con la sua politica fatta da un misto di arroganza, blandizia e forza, a mettersi contro tutte le potenze europee, anche quelle con le quali la Prussia da decenni aveva dei rapporti tutto sommato positivi. L’unico rapporto sostanzialmente amicale che rimaneva in piedi allo scoppio della Grande Guerra fu quello con l’Austria, che d’altro canto era – come si vide in seguito – un gigante con i piedi di argilla.

    Il passo più disastroso di Guglielmo II fu comunque l’ultimo in vista del conflitto: quello che portò la Germania a dichiarare guerra alla Russia (che aveva mobilitato per difendere il tradizionale alleato serbo dall’Austria), attivando in tal modo le clausole del trattato franco-russo (notissime al Kaiser), per cui la Francia sarebbe intervenuta militarmente in caso di aggressione straniera alla Russia.

    Guglielmo II aprì quindi scientemente e contemporaneamente una guerra su due fronti, il che contribuì a trasformare una guerra – fino ad allora fatta da eserciti in movimento – in un qualcosa di totalmente diverso: una guerra di “apparati statali”, i cui eserciti non erano altro che la punta di lancia di tutto il sistema.

    Ultimo esempio dell’ottusità profonda del personaggio fu il rifiuto ad abdicare: le richieste in tal senso da parte dei militari lo indignavano in modo estremo. Solo a causa dell’estendersi delle rivolte sociali in tutto il paese egli si risolse al “gran gesto”, non prima d’aver salvato la propria pelle fuggendo in Olanda.

    Luigi (veneziano)

  37. piero vis'ciada ha detto:

    28 -eros

    ma mi cossa centro ? son istrian, lassime fora… te vedi che bravo che son sto giro… no go dito (ancora niente) anche se leggendo… me fremi la tastiera.
    (bon, go fato fioreto, speto news dai presidenti, ani da un presidente, anzi dal delo…) 🙂

    buone battaglie aeree a tutti !

  38. piero vis'ciada ha detto:

    – mi me dichiaro fan de Benno Fiala ( che probabilmente iera amico de Ucio Tampon e de Igignio Siringa)

  39. piero vis'ciada ha detto:

    Benno Fiala Ritter von Fernbrugg
    desso che so che el iera anche Ritter -mi calcolo dei ciocolatini- ancora de più el me xe sipatico anche se… proprio lù ga tirado zo el capronide Pagliano e Gori a cui xe dedicado l’aeroporto de Aviano.
    ecoli qua:
    http://www.finn.it/regia/immagini/prima/gori_pagliano_small.jpg
    http://www.finn.it/regia/immagini/prima/fernbrugg.jpg

    italiani e austriaci, poco più de fioi che se mazava tra de lori

  40. Redazione ha detto:

    Liborio è appena stato bannato a causa dei ripetuti messaggi volutamente aggressivi e provocatori.
    Invitiamo eros e ng, che hanno dimostrato di saper intervenire anche in modo civile e interessante, a tenere un tono consono alle discussioni.

  41. AnnA ha detto:

    Avete fatto benissimo!! Considerate che sempre di più la gente “normale” eviterà bora.la o perlomeno di partecipare alle discussioni se vengono permesse simili demenzialità a livello concettuale o toni offensivi, fuori luogo o provocatori.
    Visto che in troppi e troppo spesso hanno uscite estremamente infelici (per essere molto eufemistici), lo trovo decisamente necessario, avete il mio pieno appoggio.

  42. piero vis'ciada ha detto:

    -disemo un pilota austriaco molto poco austriaco vedendo la storia sua e della famiglia:

    origine normanna poi irlandesi…
    il papà Thomas un ufficiale dell’esercito britannico (che sposa in Baviera una nobildonna austriaca)
    el piccolo goffredo -forsi più istrian che triestin, visto el periodo a Pola :)- da giovinotto fa el pilota austriaco, ma finida la guerra ridiventa inglese
    dopo, qualche anno dopo el rogo del balkan, in piena era fasista el torna a Trieste (infestada de irredentisti, dove no se podeva altro che parlar italian e i te cambiava cognome come se cambia le mudande) per diventar italian e rilevar l’azienda del cognà, el Tripcovich (anche lui con un cognome no tropo italianissimo e anche lui vignudo a Trieste in quel periodo).
    El Goffredo resterà quindi italian anche durante e dopo la guerra -fin la fine dei sui giorni- qua a Trieste, italiana.
    diria che nol se ga trovado mal in sto posto che tanti ghe trova tanti difeti.

    Viva l’Aquila de Trieste e Viva Francesco Baracca (quel del cavalin rampante) i due se ga anche incontrado, ma senza “sontrarse” …
    che robe ah, chissa come che xe andada la storia. Bon , dopo un xe morto e quel altro, da nemico dei italiani, xe diventà italian…

    “eviva l’A e po bon…”

  43. sindelar ha detto:

    Piero scusa ma cosa poteva fare il ‘povero’ Goffredo una volta finita la guerra? Chiedere di diventare cittadino apolide (visto che la defonta iera per l’apunto ‘defonta’)? Lo hanno potuto fare i vinti di tutte le guerre?

  44. Bibliotopa ha detto:

    Ciamelo Gottfried, ciamelo Goffredo, ma in famiglia e per i amici lu iera “el baron Jeffrey”.

  45. piero vis'ciada ha detto:

    44- el podeva far quel che el voleva, apunto, star in inghilterra, andar (da austriaco) in austria, o in jugoslavia (da nato da quele parti e cedute a quela republica) o qualsiasi altra roba o altro posto… no el iera miga nato a trieste e nianche la famiglia no iera de trieste, nè tanto meno el iera italian.

    ma el ga scelto de vignir (nei anni 20) a trieste.
    mi no discuto la scelta, anzi, solo la sottolineo in quanto scelta particolare per i vari contesti

  46. matteo ha detto:

    si, anche kugy xe rimasto e no xe sta trata ben

  47. Bibliotopa ha detto:

    Vero 47, Kugy i tedeschi durante la seconda guerra lo ga messo in canon, salvo liberarlo co i se ga inacorto…

  48. matteo ha detto:

    go letto che durante il ventennio xe anche fini in canon perche iera noto che el ga addestra le truppe alpine austriache, quindi de sentimenti antiitaliani, l’omo gaveva 80 anni

  49. Bibliotopa ha detto:

    xe una storia che libri diversi, de autori diversi, con ideologie diverse, conta in modo diverso.

  50. piero vis'ciada ha detto:

    – mi go letto che l’aviazion austriaca ga bombardado venezia za el 24 maggio 1915 primo giorno de guera. chissà se l’aquila de trieste iera tra i “bombardieri”

  51. salvatore cicala ha detto:

    il signor Luigi Veneziano dice giustamente che i primi a bombardare furono gli Austriaci su Ancona.Certo,ma Ancona era abitata da Italiani,quindi nemici vero?Ma bombardare Trieste con la maggioranza di Italiani da parte degli Italiani stessi,mi sembra diverso.

  52. Wolfgang Maurer ha detto:

    Mit 18 Jahren segelte ich die Copa Tito Nordio Star Regatta in Triest. Als junger Mann wollte ich unbedingt ein Bild von Triest haben und habe versucht eines zu besorgen was aber nicht möglich war. Baron Banfield der von meiner Crew davon erfahren hat stand eines Abends nach dem Ende der Wettfahrt im Yc Adriaco und überreichte mir ein Bild von Triest. Trieste al Volo d’ucello. Ein Ereignis daß für mich noch heute eine schöne Erinnerung ist.

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