28 Aprile 2010

La mafia a Trieste

Vorrei spendere due righe su Bevilacqua e sul suo discorso di venerdì. In tutta franchezza, non credo di aver mai assistito a qualcosa del genere, nel contesto di un comizio. Un discorso coraggioso, lineare, coerente. Senza timore di querele o strascichi giudiziari, perché- come ha ricordato lo stesso Bevilacqua- “La mafia come modo di fare è un giornalista che non ha il coraggio di pubblicare la verità”.
Si possono discutere le sue opinioni- che personalmente condivido in larga parte-, ma non le si può ignorare. Dire che “la mafia non è solo lupara: è un modo di fare che si è insediato anche in questa città”, ci costringe a fare i conti con la nostra idea di Trieste. A destarci dal torpore in cui ci culliamo quotidianamente. Magari per confutarne gli argomenti, magari per giungere a conclusioni diametralmente opposte. Ma di colpo fa svanire l’immagine di Trieste isola felice, tutto sommato protetta dalla marginalità in cui è relegata.

E ci richiama alle nostre responsabilità, perché è fin troppo chiaro che la politica s’è ormai compromessa col progetto di Gas Natural. Esattamente com’è vero che, se siamo arrivati a questo punto, è solo grazie a una complicità ben più diffusa di quanto si creda: “Noi sappiamo chi a Trieste ha chiuso tutti gli occhi pur di far passare quelle carte. Per niente, per una fetta di mortadella. Noi lo sappiamo, e partiremo dal basso, ma servirà l’appoggio della popolazione”. Una zona grigia abitata da vigliaccheria e interessi meschini, insomma, senza voler scomodare Hannah Arendt e la banalità del male. E il fatto che in città sia del tutto assente un dibattito su questi temi inquieta: perché qui non si sta parlando più solo di un rigassificatore con tutti i tecnicismi annessi, ma di un intero sistema di gestione del potere. E tutti, nel nostro piccolo, avremo assistito a qualcosa di vagamente assimilabile.

La sveglia può venire solo dai cittadini, per quanto sia odiosamente retorico. L’unico ad averlo finora capito è stato Bandelli, capace di una giravolta degna dei migliori trasformisti, mentre il coma del Pd non sorprende più nessuno, e sarà pagato a caro prezzo nel 2011. Forse è ora di iniziare a suonare qualche campanaccio. Bevilacqua- un pompiere che s’è infilato in una battaglia infinitamente più grande di lui- venerdì ha fatto un bel po’ di rumore.

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3 commenti a La mafia a Trieste

  1. Triestin - No se pol ha detto:

    Penso che a Trieste da tempo no se sentiva discorsi diretti come questo de Adriano al quale va tutta la mia stima, e spero che grazie a persone come lui se risollevi la politica locale e che finalmente i cittadini se dia una mossa contro el tarocado progetto del rigassificador

  2. Richi ha detto:

    Io non capisco perche’ ci sia gente che parli di mafia, corruzione e intrallazzi equivoci.
    Se poi accadono episodi come questo:

    http://gezslo.spaces.live.com/blog/cns!BACFE21438672130!2357.entry

    E’ ovvio che si tratta di pura casualita’ e il pensar male e’ tipico di un modo di pensare stalinista e antiliberale.

  3. Richi ha detto:

    Vedere post 7 aprile.

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