25 Aprile 2010

“Il pregiudizio e il sospetto verso la comunità slovena non sono stati completamente abbattuti”

Trieste: città multiculturale, dove culture diverse convivono da secoli. Non serve prendere in mano una guida turistica per rendersene conto. Basta passeggiare per il centro o per i vari rioni e prestare attenzione alle varie parlate, ai diversi volto che incrocieremo per strada, alle affascinanti chiese o agli edifici.

Chi avesse invece la curiosità di prendere in mano un qualsiasi libro di storia generale o locale, si renderà conto dell’importanza culturale e commerciale di Trieste nei secoli passati. Nei primi anni del novecento James Joyce si era stabilito proprio a Trieste, vivendo a stretto contatto con gli intellettuali dell’epoca, tra cui anche Italo Svevo. Più o meno nello stesso periodo un altro giovane intellettuale e la sua famiglia si recavano molto spesso in città. Una delle loro mete preferite era l’edificio dove ora si trova la Scuola Superiore di Lingue Moderne per Traduttori e Interpreti. Qui  ad esempio si allestivano opere teatrali e si organizzavano letture di poesie. Allora l’edificio in questione si chiamava Hotel Balkan ed era la sede delle organizzazioni culturali e politiche slovene di Trieste. Ma di Srečko Kosovel e della sua famiglia o dei loro legami con gli intellettuali triestini di lingua slovena e italiana in generale non c’è (quasi) traccia nei libri di storia in lingua italiana.

Trieste non può strozzare la sua doppia anima, le sue due culture…” diceva Scipio Slataper, consapevole della doppia anima della sua città, della sua ricchezza etnica e culturale, una consapevolezza  che pochi intellettuali triestini del periodo avevano.

Proprio della doppia anima di Trieste si è discusso martedì 20 aprile, nella “sala del Narodni dom” presso la Scuola superiore di lingue moderne per traduttori e interpreti, in occasione della presentazione dell’antologia “L’altra anima di Trieste”, edita dalla casa editrice slovena Mladika e curata dalla prof. Marija Pirjevec. Assieme a lei hanno presentato l’antologia il prof. Miran Košuta, docente di lingua e letteratura slovena alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trieste, e il prof. Ivan Verč, docente di lingua e letteratura russa presso la medesima facoltà e la SSLMIT.

La prof. Marija Pirjevec ha illustrato brevemente i contenuti della antologia. “L’altra anima di Trieste” traccia la storia delle letteratura triestina in lingua slovena dalle origini ad oggi.

Marija Pirjevec

“Oggi – ha spiegato Pirjevec – dobbiamo constatare che il pregiudizio e il sospetto verso la comunità slovena non sono stati completamente abbattuti. Infatti non tutti sono disposti a riconoscere che Trieste non è solo la città di Saba, Svevo e Tomizza, ma anche la città di Trubar, Kosovel, Rebula e Pahor. Il volume ha dunque l’intento di offrire al lettore triestino di lingua italiana l’opportunità di conoscere meglio gli sloveni di Trieste, presentando un bilancio della loro attività e abbattendo i stereotipi e i pregiudizi.”

Considerata  la difficoltà di comunicazione fra le due comunità, l’antologia vuole presentare Trieste nella sua doppia anima, permettendo al lettore di conoscere l’ ”altra anima”, quella slovena. Per questo non offre solo testi letterari, ma anche pagine tratte da diari, testimonianze storiche, memorie familiari, discorsi parlamentari e lettere. La Pirjevec ha ricordato che fu proprio Trieste a dare l’impulso iniziale per la nascita della lingua letteraria slovena durante la riforma protestante nel 500. Trieste è inoltre la città di Boris Pahor, autore di Necropoli e Una primavera difficile.

Košuta ha parlato della struttura dell’opera, illustrando le quattro sezioni che la compongono. Grazie a questa antologia illettore ha la possibilità di intraprendere un interessante viaggio testuale nella storia di Trieste e della sua comunità slovena, per conoscere “ l’altro ” modo di vivere di questa città.

In un momento di cambiamenti storici epocali in cui assistiamo alla caduta dei confini l’antologia vuole restituire alla città di Trieste il suo volto autentico, multiculturale e proprio per questo estremamente ricco e stimolante.

“ L’altra anima di Trieste” può essere acquistato presso la Tržaška knjigarna-Libreria Triestina in via san Francesco d’Assisi 20 a Trieste. Per maggiori informazioni vedi il sito della casa editrice: www.mladika.com.

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13 commenti a “Il pregiudizio e il sospetto verso la comunità slovena non sono stati completamente abbattuti”

  1. wimaro barbatos ha detto:

    Pahor,un uomo la cui fortuna crea imbarazzo;poco c’illumina il racconto della sua vita,solo interrogando la sua ombra il segreto della sua sostanza umana può essere svelato e riconosciuto come ambiguo

  2. Sara Matijacic ha detto:

    Non so quanto abbia letto lei di Pahor. é un peccato che solo una piccola parte della sua opera sia stata tradotta in italiano. Mi creda: leggendo tutte la sua opere, si renderebbe conto di come l’autore parli della sua esperienza con molta lucidità, di come condanni qualsiasi totalitarismo che neghi i diritti fondametali dell’uomo. Insomma: un autore che vale la pena di scoprire. 🙂

  3. alpino ha detto:

    che togne sempre le solite robe i racconta…

  4. maja ha detto:

    che togne sempre i soliti comenti i scrivi

  5. Vigna ha detto:

    Scusate, ma il commento di wimaro barbatos ha un senso? Io non ci ho capito niente.

  6. Richi ha detto:

    Pahor secondo me -che come scrittore puo’ piacere o no, beninteso e le sue idee non sono sacrosante ma criticabili come quelle di qualsiasi essere umano- va letto da chiunque abbia un minimo di interesse nell’approfondire la cultura TRIESTINA. Perche’ Trieste ha anche una storica componente slovena, con buona pace di molti e ignorarne la storia, spesso omessa da molti, e’ un grande limite.

  7. valmer ha detto:

    Leggendo talvolta questo sito possono venire dubbi sulla lealtà degli sloveni verso lo stato italiano. Un’atteggiamento così non sarebbe permesso ai pochi italiani di Croazia. Saluti.

  8. mavfc ha detto:

    Triestini, un plateau di razze italianizzate, greci, balcanici, nordici e mediterranei… una fazza un triestin….. nel 70 pct dei casi psicopatici con l’anima venduta a Faust.

  9. Rompi ha detto:

    Sinceramente non capisco i commenti negativi, mi sembra un’iniziativa positiva volta a soddisfare la curiosità di molti che vivono nella nostra città e hanno la curiosità di riscoprirla da altri punti di vista.

  10. dimaco ha detto:

    Valmer, mi spieghi che centrano gli italiani in croazia adesso?

  11. Antonio ha detto:

    I commenti negativi ci sono perché i pregiudizi di cui si parla nell’articolo persistono…

  12. Richi ha detto:

    Sinceramente io invece non capisco perche’ i triestini (italiani, sloveni, fe’ voi quel che vole’) siano cosi’ pirla da non capire che si tratta del solito troll.

    Se siete nuovi del sito avete l’attenuante, altrimenti i ga ragion a dir che semo un poco mone.

    Tornemo in topic e ignoremo chi spara cazzade per el gusto de provocar per infantilismo e fomentar casini per ignoranza e gusto personale. Cossa dise’, ghe la femo mularia?

  13. Victor Bergman ha detto:

    E’ innegabile che il “pregiudizio e il sospetto” stiano perdurando ma è altrettanto vero che sono oramai incomparabilmente inferiori di solo vent’anni fa quando una parola in sloveno in centro poteva scatenare scenate isteriche da parte di cittadini “offesi”.
    Non capisco quindi perché invece di rallegrarsi di questo cambiamento climatico in atto si preferisce evidenziare – nel titolo del pezzo almeno – i pochi “mangiasciavi” rimasti, esaltando in qualche modo il loro ruolo. Secondo me la comunità slovena di Trieste farebbe un gran favore a se stessa (e ai concittadini) se smettesse questo approccio vittimistico.

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