6 Aprile 2010

Carso: estinte 130 specie vegetali in un secolo

Dalla fine dell’800 a oggi la porzione di Carso che si estende fra Trieste e Gorizia ha visto la totale estinzione di ben 119 specie vegetali. Un fenomeno riscontrato in particolare negli ambienti umidi e nelle aree dove sono presenti coltivazioni cerealicole ma registrato anche nelle zone costiere, in prati e pascoli. “Le specie scomparse diventano 130 se si tiene conto che alcune non sono più presenti sul Carso in Italia, ma lo sono in Slovenia” spiega Livio Poldini, professore emerito della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Trieste.

Ma quali sono le cause di questo declino biologico? Sono tre i principali fattori: il modo in cui è cambiato l’utilizzo del suolo da parte dell’uomo con la conseguente distruzione degli habitat naturali, il riscaldamento climatico e l’ingresso di specie aliene. È questo un vero e proprio grido di dolore contenuto nel volume di Livio Poldini, “La diversità vegetale del Carso tra Trieste e Gorizia. Lo stato dell’ambiente”, che sarà presentato mercoledì 7 aprile alle 18 nella sala Arduino Agnelli della Facoltà di Lettere e Filosofia in Androna Campo Marzio. L’incontro, che rientra nel progetto europeo “KeyToNature” ed è sostenuto dal Dipartimento di Scienze della vita e dal Sistema museale di Ateneo – Smats, sarà coordinato dal giornalista Fabio Pagan.

“L’alterazione del territorio da parte dell’uomo è la principale causa di questo forte declino biologico – spiega il docente -. Per contro alcune specie autoctone sono in espansione come, un esempio fra i tanti, il “Carduus acanthoides”, più conosciuto come “Cardo branca-orsina”, una pianta spontanea piuttosto comune in tutta Italia che fiorisce fra aprile e settembre ai bordi delle strade e nelle aree dove l’uomo interviene per modificare il territorio. Queste specie sono favorite infatti dall’antropizzazione e dall’espansione dei cespugli e dei boschi”. Dito puntato anche contro la flora esotica – suddivisa in specie “archeofite” e “neofite” – proveniente da altre aree geografiche e introdotte volontariamente o meno. “In poco più di un secolo le neofite sono quasi triplicate e sul Carso superano il 18 per cento della flora complessiva”.

Le neofite sono delle piante esotiche capaci di diffondersi in modo molto rapido sostituendosi alle specie vegetali autoctone. Queste piante contribuiscono all’impoverimento della diversità biologica a livello mondiale ed è pertanto necessario combatterle. “Lo scambio di specie su scala internazionale – precisa Poldini – produce una riduzione delle diversità biologiche specifiche, un fenomeno che va sotto il nome di omologazione biologica intercontinentale”. Questo effetto della globalizzazione ha portato a una prevalenza di specie centro-nord americane che oggi hanno superato il 33 per cento.

Il volume che viene presentato domani è frutto di uno studio partito nel 1976 su una superficie di circa 500 km2, di cui 320 in Italia e 180 in Slovenia. L’ultimo in ordine di tempo per Livio Poldini che ha al suo attivo oltre 300 pubblicazioni, oltre ad aver coordinato decine di progetti nazionali relativi a flora e vegetazione e alla valutazione qualitativa degli ambienti della Regione Friuli Venezia Giulia.

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