11 Febbraio 2010

Il porto di Unicredit: investimento da un miliardo di euro per il raddoppio del Molo VII

Trieste E’ un progetto ambizioso quello promosso da Unicredit e denominato “piastra logistica del Friuli Venezia Giulia”. In cosa consiste? Nel raddoppio del Molo VII a Trieste e nella realizzazione di un nuovo terminal container a Monfalcone. Il costo? S’aggira intorno al miliardo di euro, collegamenti ferroviari e stradali inclusi. Gli obiettivi? Aumentare esponenzialmente i traffici di merci e magari risollevare le sorti di quello che fu il grande porto dell’Impero austro-ungarico. Ma, ad una settimana dalla presentazione, emergono le prime perplessità.

La presentazione del progetto
Unicredit ha presentato la “piastra logistica” la scorsa settimana (il 5 febbraio, ndr) nella cornice dell’Hotel Savoia, durante la convention sul Mediterraneo ”griffata” Farnesina. Presente, insieme alle massime autorità politiche regionali e portuali, il ministro Franco Frattini e il vicepresidente del colosso bancario Fabrizio Palenzona, nonché l’amministratore delegato di Unicredit corporate, Massimo Pecorari.

Le ragioni del progetto Unicredit.

La “piastra logistica” per il Fvg presentata dalla banca di Profumo parte da due constatazioni. Primo: i porti del Nord che costituiscono il “Northen Range” (come Rotterdam, Amburgo, Anversa, Brema, Le Havre) sono svantaggiati rispetto al sistema portuale dell’Alto Adriatico in termini di tempo di navigazione per i tragitti verso il Far East asiatico. Una rotta Amburgo-Hong Kong corrisponde a 9,997 miglia marina (pari a 18,520 km) contro i 14,388 km di una Trieste-Honk Kong. Che, tradotto in tempo, significa un risparmio di “5 giorni netti di navigazione”. Eppure, oggi i porti del Norhen Range assorbono il 67% del traffico container europeo. Rotterdam e Amburgo, da soli, catturano quasi 20 milioni di teu* all’anno mentre i porti del Mediterraneo non superano i 22 milioni di teu.

* TEU (acronimo di Twenty-Foot Equivalent Unit) è la misura standard di volume nel trasporto dei container ISO. La maggior parte dei container hanno lunghezze standard rispettivamente di 20 e di 40 piedi: un container da 20 piedi (6.1 m) corrisponde ad 1 TEU, un container da 40 piedi (12.2 m) corrisponde a 2 TEU. Per definire quest’ultima tipologia di container si usa anche l’acronimo FEU (Forty-Foot Equivalent Unit). Anche se l’altezza dei container può variare, questa non influenza la misura del TEU. Questa misura è usata per determinare la capienza di una nave in termini di numero di container, il numero di container movimentati in un porto in un certo periodo di tempo, e può essere l’unità di misura in base al quale si determina il costo di un trasporto.

Seconda constatazione: tra i porti del Mediterraneo, l’area di Trieste e Monfalcone è in una posizione strategica per i flussi commerciali dell’Italia Settentrionale e dell’Europa Centro-orientale e il Far-East. Potenzialmente si tratta di mercati (Italia nordestina, Baviera, Austria, Ungheria e Repubblica ceca) con un bacino di traffico che, secondo il progetto, mobilizzerebbe 2,5 milioni di teu entro il 2012. Il solo porto di Trieste che nel 2008, muovendo merci per 340 mila teu, s’era piazzato al 25esimo posto nel ranking dei porti container del Mediterraneo, arriverebbe ad una capacità di 1,2 milioni di teu.
L’area è doppiamente strategica: Monfalcone può contare su “ampie aree retroportuali e logistiche”, Trieste sulla presenza di fondali particolarmente profondi (18 metri) che consentirebbero l’approdo della grandi navi transoceaniche e l’attracco di imbarcazioni con una capacità di 8,000 teu.


La descrizione del progetto.

Il progetto si articola in due interventi principali. Il primo prevede il raddoppio del molo VII di Trieste e porterebbe la banchina a 1.450 metri con una superficie di 680 mila metri quadrati. Costo: 288 milioni di euro. C’è poi la costruzione di un nuovo terminal container a Monfalcone che, con una banchina di 1.500 metri e una superficie di 750 mila metri quadri, potrebbe garantire subito “una capacità di 2 milioni di teu”. Costo: 424 milioni di euro, inclusi 54 milioni di euro per i dragaggi. Non solo mare. La “piastra logistica” prevede anche interventi ferroviari e stradali. Per quanto riguarda le ferrovie, Unicredit punta sulla linea ferroviaria esistente e ipotizza due interventi, da svolgere in successione. Il primo prevede la realizzazione di una stazione ferroviaria al nuovo terminal di Monfalcone e un “bypass” della città. Costo: 160 milioni di euro. Il secondo intervento, lasciato a discrezione degli investitori (le Fs, ndr), comporterebbe il raddoppio della linea presso lo svincolo Udine-Venezia, la duplicazione della circonvallazione udinese e il potenziamento della Monfalcone-Udine. Costo: 80 milioni. Al termine del primo step, carte alla mano, il “traffico sostenibile” arriverebbe a 1,9 milioni di teu. E, al termine del secondo, a 2,3 milioni. Anche le strade sono coinvolte. Il potenziamento degli svincoli porto-autostrada e l’eliminazione del casello del Lisert, previsto nel progetto, porterebbe a più di 3 milioni di teu la capacità di Monfalcone per un costo complessivo di 50 milioni.

I costi del progetto.

Tirate le somme, l’operazione vale 922 milioni di euro. Poco più di un miliardo nel caso si compia anche il secondo intervento ferroviario da 80 milioni. Le spese, nel progetto di Unicredit, sono da sostenersi mediante una collaborazione tra soggetti pubblici e privati. Le arterie di collegamento sono a carico del pubblico. I costi delle opere portuali sono, invece, ascritti a carico dei privati – costruttori, gestori di terminal, compagnie di navigazione ancora ”da scoprire” – che si aggiudicheranno l’eventuale concessione della piastra logistica.


Le reazioni: “sì”, “nì” e “no se pol”.

Alla presentazione del “Super-porto Trieste-Monfalcone” s’era alzato un coro unanime di “sì”. Sia dalle autorità nazionali che da quelle regionali, con Roberto Dipiazza in prima fila. “Oggi in Italia funziona solo il commissario”, aveva dichiarato il sindaco di Trieste facendo riferimento all’ipotesi della struttura contrattuale che consentirebbe l’avvio delle opere. Stato e Regione individuerebbero un commissario “con poteri sostitutivi rispetto alle amministrazioni competenti” – si legge nel progetto – e poi si procederebbe “con una procedura trasparente” alla selezione di una Società di Corridioio che, attraverso delle concessioni (e tenendo conto dell’attuale concessione sul molo VII), demanderebbe la gestione dei due porti di Monfalcone e Trieste.
Ad una settimana dai “sì”, si aggiungono delle perplessità. Quella del ruolo delle Ferrovie che, secondo la presidente della Provincia Poropat, “è ancora molto poco chiaro” visto che, durante l’incontro, “il presidente Mauro Moretti non si è particolarmente sbilanciato”. Quella degli altri porti dell’Alto Adriatico, primo tra tutti quello del capoluogo Veneto. Il presidente Galan, nonostante abbia già preparato le valigie, non ha mancato di sottolineare come nel progetto di Unicredit lo scalo veneto “non sia nominato”. Stesso tenore nelle dichiarazioni di Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale di Venezia. Se è per questo, nemmeno Koper è presa in considerazione.

Ma è Trieste, come spesso accade, la patria del “no se pol”. Il pari triestino di Costa, Claudio Boniccioli, dopo aver preso parte alla convention ed essersi lamentato dei tempi biblici che bloccano lo sviluppo dello scalo (“dopo 52 anni abbiamo adottato all’unanimità un Piano regolatore generale del porto che doveva essere approvato entro ottobre, ma sarà approvato entro febbraio-marzo”), non ha rilasciato dichiarazioni in merito al “Super-porto”. Il silenzio – dovuto, secondo alcuni, alla posizione defilata dell’Authority nel progetto – vale più di tante parole.

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11 commenti a Il porto di Unicredit: investimento da un miliardo di euro per il raddoppio del Molo VII

  1. Bibliotopa ha detto:

    Ma ” piastra logistica” “xe più” che “piattaforma logistica”?

  2. delle ha detto:

    in teoria son due cose diverse.
    leggendo la stampa locale inizialmente sembrava che la piastra unicredit comprendesse la piattaforma. ma per quest’ultima si stanno ancora aspettando i soldi dal Cipe. Il consigliere regionale Kocijancic si è chiesto: “il progetto unicredit è la riproposta della richiesta di mutuo recentemente deliberato dal comitato portuale – stante l’immobilismo del cipe – o si si tratta di altro e nuovo denaro fresco? Senza una risposta chiara a questa domanda il rischio di essere presi in giro per l’ennesima volta è un tantino elevata”

  3. arlon ha detto:

    Considerando che dei banchieri italiani vien de fidarse sai poco, me par de capir che questi vol investir follie a Monfalcon, e (relativamente) do nosele a Trieste (che gavessi inveze bisogno de investimenti no de poco).
    Se xe cussì, no grazie.

    Esisti za un ottimo piano de sviluppo pel porto de Trieste, pubblico e ufficial soto forma de piano regolator, perchè el governo no meti i soldi in modo de iniziar a lavorarghe doan matina?
    No sarà perchè se speti che rivi el solito “privatizante” de turno?
    No me convinzi per niente, sta storia.

  4. marcus ha detto:

    infatti sto progetto ne convinzi e nemeno xe giuridicamente possibile questo per el fatto che el porto de Trieste xe territorio “extraterritoriale ovvero internazionale” detto in parole povere no xe territorio talian.
    Poi xe ciaro che i traffici dal Estremo Oriente vien portado con navi grandi, ovvero de 100.000 – 170.000 ton su 15 – 18 metri di pescaggio questo significa che le pol solamente arrivar a Trieste a causa del pescaggio.
    Poi xe il retroporto che esisti a Fernetti per il traffico verso il Centroeuropa.
    Anche il collegamento ferriviario esisti verso il Centroeuropa (bisogna naturalmente metterse d’accordo con le società Ferroviarie dei paesi del Centroeuropa).

    Poi mi spieghi qualchidun perché i dovessi utilizzar el porto de Trieste per le merci del Centro Nord Italia con tutti i porti che ga l’Italia?

    Ed infine se te ga de realizzar un progetto de € 1 milliardo, te va ad investirlo su un porticiuolo come quel de Monfalcon che te devi appena dragar per far entrar una nave picia, dico de 3000-5000 ton su 5 – 8 metri de pescaggio, ricordandosi che le navi che vien dal Far East ga 100.000 – 170.000 ton su 15 – 18 metri di pescaggio?

    Muli me par che se tratta de altro fumo senza arrosto Talian.

  5. Triestin - No se pol ha detto:

    Marcus ga ragion come anche i altri che ga tanti sospetti, sai sai fumo…. No se pol…..
    Avanti con el porto libero de Trieste se esisti ancora la possibilità de far decollar ….

  6. jacum ha detto:

    @ triestin -no se pol,

    el Porto Libero di Trieste EXISTE e decollerà!

    “no se pol” manda un mail a comitatopltgmail.com e te riceverà molte informazioni interessanti.

  7. jacum ha detto:

    me intereseria saver quanta pila xe dela banca e quanta de privati e quanta delo stato talian.

    perchè xe facile piani e progeti con i bori de jaltri….

    non vedo perchè investir oltre mezo miliardo in monfalcon per far un terminal container….

    ma perchè no i lo fa a venezia???

  8. marcus ha detto:

    @ tutti
    se pol anche chiuder questa discussion poiché i me ga informà che gli investitori che doveva sostener l’unicredit che dovessi finanziar la storia, se ga accorto che i risciava de perder i soldi per l’incompatibilità giuridica del progetto e de conseguenza i se ga ritirà del affar. Insomma niente Superporto con Monfalcon poiché NO SE POL far.

  9. Triestin - No se pol ha detto:

    Gavevo ragion mi allora ” No se pol “

  10. marcus ha detto:

    @No se pol
    in effetti! Comunque stemo lavorando per attuar el Porto Libero come da legge vigente ovvero come stato internazional che ancora batti la nostra bandiera triestina (come stato del TLT) e francamente credo che ghe la faremo. Tuttavia Jacum te invita a informarte tramite el nostro mail comitatoplt@gmail.com e mi posso aggiunger che la mole de lavor xe molto grande e semo grati a tutti che ne vol aiutar. Inoltre dovemo incominciar a riconosserse come Triestini, de qualunque etnia che semo, sia de quà sia de la (zona A e B) del confin interno nostro poiché semo solo noialtri che pol far funzionar el Porto Libero de Trieste.

  11. stelione ha detto:

    sono un operatore portuale triestino che opera in entrambi i porti,ed in tutta onestà dobbiamo capire che trieste è”MORTA”.se vogliono lavorare ancora con il porto devono radere al suolo la ferriera e sviluppare il porto li!!!!!!.inoltre trovo ottimo il discoro MONFALCONE in funzione di sfogo visti gli enormi spazi disponibili. ps. smettiamola con ste storie di campanile e cerchiamo di pensare ai nostri figli.

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