3 Febbraio 2010

E pensare che c’era il pensiero. Sullo spettacolo di Gaber, ieri sera al Rossetti

— Articolo di Carla Ferro

A chi è uscito ieri sera dal Rossetti farà un po’ male il mondo, non c’è che dire, fanno male parti del corpo e della mente che solo Giorgio Gaber sa colpire con tanta precisione. Come quei muscoli che non sentiamo fino a quando non facciamo un movimento strano. A riaccendere i riflettori sulle parole dell’artista milanese è stata Maddalena Crippa, che in E pensare che c’era il pensiero ne rievoca l’acume e l’energia fisica della presenza scenica, capace di passare in pochi istanti dall’euforia alla desolazione più totale. Quel che sicuramente non sarà sfuggito alle spettatrici in sala è la sottile virata femminile dello show gaberiano, che oltre alla Crippa ha visto protagoniste coriste Chiara Calderale, Miriam Longo, Valeria Svizzeri e Emanuela Giordano alla regia, con buona pace di Massimiliano Gagliardi al pianoforte. E così si sparigliano le carte e va finire che si apre Un uomo e una donna e si chiude con Quando sarò capace di amare.

Ma l’amore c’entra fino a un certo punto, perché la capacità di vedere l’uomo tutto intero che è propria di Gaber si sente tutta. L’autoanalisi, l’ipocrisia, la politica, l’appartenenza, la partecipazione, tutti i temi cari al Signor G si mescolano in uno spettacolo al centro del quale c’è un grande smarrimento. E infatti quel che colpisce in questa orazione al capezzale del pensiero morente è il taglio quasi gnoseologico: la ricerca della realtà, ma quale realtà, la mia, la tua, quella del tuo vicino di casa? Quella dei fatti, quella delle parole? Ma di parole se ne sentono tante, ne sentiamo talmente tante che forse, forse, questa realtà nel frattempo se ne è andata da qualche altra parte e anche le parole destra e sinistra oggi sono buone solo per le barzellette.

Ovunque voi siate, resta un dato di fatto: la realtà è più avanti. E alla fine, anche senza l’Obeso, rimaniamo tutti lì a guardare l’infinito di un Leopardi americano, consolati solo dai gorgheggi conclusivi di Cerutti Gino e Torpedo Blu, tra i generosi bis. C’è da chiedersi se il Sindaco avesse in mente tutto questo quando ha deciso di intitolare a Giorgio Gaber il tratto del Viale di fronte al Rossetti, ma poco importa. A noi sta bene, basta che qualche pensiero, nuovo, salti fuori.

Tag: , , , .

1 commenti a E pensare che c’era il pensiero. Sullo spettacolo di Gaber, ieri sera al Rossetti

  1. LRS ha detto:

    Complimenti, ottimo articolo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *