30 Dicembre 2009

Investire in Croazia, istruzioni per principianti

A cura di Luigi Vianelli

Le premesse solo le medesime della puntata sugli investimenti in Slovenia: siete un imprenditore e volete investire dei soldi in un’attività, ma non avete ancora deciso se conviene farlo in Italia o in un altro paese.

Un’altra premessa è la seguente: quasi tutti i paesi del mondo vi accoglieranno a braccia aperte, mettendo sul piatto una serie di incentivi per rendersi più allettanti ai vostri occhi. Conviene quindi concentrarsi su tutti gli aspetti, oltre a quelli meramente economici: certo però che questi ultimi possono essere determinanti.

La Croazia gode di una serie di vantaggi non indifferenti: è un paese a noi vicino, in una posizione strategica rispetto ai mercati dell’est Europa ed è in trattative molto avanzate per l’ingresso nell’UE; il suo sistema scolastico è avanzato e due corridoi paneuropei (il numero 5 e il numero 10) passeranno nel suo territorio. Data la lunghezza e la particolarità delle sue coste, per lo più rocciose e con fondali profondi, ha una notevolissima potenzialità portuale, tanto che sono già stati individuati in Fiume (Rijeka) a nord e Ploče a sud i due principali terminali croati di imbarco/sbarco delle merci per i mercati interni ed esteri.

La Croazia è un paese che dopo gli anni drammatici della guerra – dominati da un governo del presidente Franjo Tudjman con forti tentazioni dispotiche e ipernazionalistiche – ha faticosamente raggiunto una sua stabilità, e questo è un altro dato che gli imprenditori considerano sempre con interesse. Oltre a ciò, dal 2000 fino al 2008 ha conosciuto un tasso di crescita della propria economia fra i maggiori della regione, riuscendo anche a mantenere stabile il tasso di cambio fra la kuna (la valuta locale) e l’Euro. Nel contempo, ha finalmente liberalizzato anche la possibilità di acquisto di beni immobili, precedentemente vietato alle società e ai cittadini di una serie di stati stranieri fra cui l’Italia, costretti a creare società di diritto croato per effettuare gli investimenti in questo paese.

I costi e la fiscalità ordinaria

Le differenze salariali in Croazia possono essere notevolissime, proponendo situazioni apparentemente paradossali, sia pure spiegabili colla diversa provenienza dei guadagni: un cameriere di Parenzo in Istria può guadagnare nei mesi estivi fino a quattro volte lo stipendio di un ingegnere di Osijek (capoluogo di una delle regioni interne del paese, al confine con l’Ungheria).

Lo stipendio medio di un impiegato/operaio specializzato comunque è di circa 600 Euro; l’affitto di un ufficio a Zagabria è di circa 13 Euro al metro quadro; una costruzione industriale ha un costo di circa 900 Euro al metro quadro. Attenzione che anche sul piano dei costi d’affitto e di costruzione i prezzi possono variare enormemente: un conto è costruire o affittare un albergo a Ragusa (Dubrovnik), una delle località più trendy del paese; la stessa operazione in un comune della Slavonia vi verrà a costare anche dieci volte meno.

Per registrare una società di capitali in Croazia è necessario un capitale minimo di 15.000 Euro per le Spa e di 2.500 Euro per le Srl.

L’imposta sugli utili delle persone giuridiche è sensibilmente più bassa rispetto all’Italia (27,5%), ed è pari al 20%. L’IVA ha due sole aliquote: il 22% e lo 0%. Senza approfondire troppo il tema, diciamo che per un investitore straniero può essere garantita per un certo numero d’anni l’aliquota allo 0%.

Gli incentivi

Se volete godere degli incentivi proposti dalle leggi croate, dovete effettuare un investimento di almeno 540.000 Euro. Ciò vi garantirà l’abbattimento delle imposte sugli utili, oltre alla possibilità di accedere a finanziamenti agevolati o contributi finanziari per la creazione di posti di lavoro, all’assistenza gratuita per la formazione del personale dipendente e all’esenzione dai dazi doganali per tutti i macchinari importati nel paese per lo svolgimento dell’attività.

Con un investimento di almeno 540.000 Euro e la creazione di almeno 10 posti di lavoro, per 10 anni si pagherà un’imposta sui redditi d’impresa ridotta al 10%.

Con un investimento di almeno 1.350.000 Euro e 30 posti di lavoro, l’imposta per 10 anni sarà del 7%, e scenderà al 3% se s’investono almeno 2.700.000 Euro creando 50 posti di lavoro.

Infine, con un investimento di almeno 8.100.000 Euro e creando almeno 75 nuovi posti di lavoro, l’imposta per 10 anni sarà pari allo 0%.

Le zone franche

Per garantire uno sviluppo armonico del paese, in Croazia erano state create nel 1996 11 zone franche, per lo più concentrate nelle aree più disagiate. Oggi queste zone franche sono 15: due di esse si trovano in Istria (nell’umaghese e nel polesano) e due nella regione di Fiume.

All’interno di queste zone – che per la legge devono essere debitamente recintate – è in vigore una fiscalità particolare sia per la produzione, che per il commercio all’ingrosso, che infine per il commercio estero, oltre ad una particolare riduzione del 50% dell’imposta sugli utili.

Conclusioni

Il primo settore nel quale gli investitori stranieri hanno posato gli occhi è stato quello turistico: le straordinarie potenzialità di sviluppo della costa e delle 1185 isole (di cui solo 50 abitate) dell’Adriatico orientale hanno scatenato tutti i principali gruppi alberghieri. Per anni in Croazia s’è comprato tutto ciò che si trovava a meno di un chilometro dal mare, qualsiasi cosa esso fosse: un albergo, una casa, un rudere, un terreno edificabile o non edificabile. Ciò ha causato un aumento spettacolare dei prezzi, che in certe località sono decuplicati in quindici anni (dal 1991 – data dell’indipendenza – al 2006). La Croazia poi, dopo aver rischiato il crack a causa delle abnormi spese militari per la guerra, ha aperto quasi totalmente la sua economia, tanto che la maggioranza assoluta delle banche del paese è stata acquisita dai grossi gruppi bancari italiani.

Ciò non significa che non vi sia ancora spazio per degli ottimi investimenti: è necessario però procedere in modo selettivo, considerando l’investimento produttivo/industriale come un’opportunità, vista la già citata favorevolissima posizione geografica del paese.

Infine, è necessario porre attenzione anche alle condizioni locali: non sono stati rari infatti i casi di corruzione, e d’altro canto non sempre gli investitori stranieri che hanno approcciato il paese si sono dimostrati dei veri e propri imprenditori. Alle volte degli speculatori incalliti – anche del nostro paese – hanno cercato semplicemente di fare il colpo della vita in questo splendido paese.

A cura di Luigi Vianelli

Tag: , .

3 commenti a Investire in Croazia, istruzioni per principianti

  1. Alabardato. ha detto:

    In Croazia è altissimo il rischio default dello stato. Uno dei più indebitati al mondo oltre alla questione dell’ordine pubblico molto instabile.

    http://www.mps.it/NR/rdonlyres/42D0431A-9C8B-4DA1-B87D-30A446C357EB/29960/Croazia_Schedapaese072009.pdf

  2. Luigi (veneziano) ha detto:

    Il default croato è sicuramente una delle possibilità sul tappeto, ma dobbiamo stare un po’ attenti a questi dati.

    Butto là solo un paio di dati: l’Islanda ha praticamente dichiarato default (anche se pochi lo sanno), l’Irlanda (già prima della classe) è stata finora salvata per i capelli, idem la Spagna. L’Ungheria se fosse un’azienda avrebbe già portato i libri in tribunale, così come tutte le repubbliche baltiche.

    E – udite udite – se la contabilità dello stato della Gran Bretagna utilizzasse i criteri italiani, a questo punto avrebbe un debito complessivo (estero più interno) pari ad oltre il doppio di quello italiano e sarebbe su tutti i giornali come uno dei maggiori pericoli per il sistema nel complesso (e invece se ne parla quasi solo sulla stampa specializzata)!

    Ciò che significa? Che forse un imprenditore non investirà più in Irlanda? Forse un albergatore italiano non acquisterà più l’albergo cui era interessato nelle Baleari? Forse non vale più la pena quotarsi alla borsa di Londra?

    Veniamo alla Croazia: forse la catena Hilton abbandonerà gli investimenti plurimilionari che ha fatto per accaparrarsi degli alberghi lungo la costa dalmata?

    Le banche italiane molleranno la proprietà della maggioranza delle banche croate che oggi detengono?

    Maurizio Zamparini non aprirà più l’ipermercato alle porte di Zagabria? Chiuderà quello di Spalato?

    Gente con la grana in mano ce n’è sempre, e soprattutto in questi periodi ci si riposiziona in tutti i modi possibili.

    Se tu avessi cinque milioni di Euro e fossi un industriale del cemento e della marna, non daresti un’occhiata alle opportunità oltre Adriatico?

    Quando Volpi di Misurata divenne uno dei maggiori investitori privati dei Balcani, lo fece in un periodo in cui c’erano guerre, niente strade decenti, niente treni e banditismo a go-go.

    Luigi (veneziano)

  3. Antonio ha detto:

    sicuri di voler investire in Croazia??

    date un’occhiata qua

    Interrogazione a risposta scritta 4-16944
    presentata da Roberto Menia
    mercoledì 11 luglio 2012, seduta n.664

    MENIA. – Al Ministro degli affari esteri. – Per sapere – premesso che:

    risulta all’interrogante che da diversi anni l’ambasciata italiana a Zagabria e comunque il Ministero degli affari esteri siano a conoscenza dell’odiosa vicenda riguardante l’espropriazione dell’investimento sulla Dalmatinka Nova di un’azienda italiana, «La distributrice» dei Fratelli Ladini;

    in pratica, il Ministero delle finanze croato pretende di trattare gli investimenti della suddetta ditta – regolarmente contabilizzati nella Dalmatinka Nova di Sinj e registrati alla Banca Nazionale Croata come apporto di capitale – come utili straordinari e quindi tassarli;

    le perizie giudiziarie degli esperti croati hanno rimarcato, in più occasioni, l’assurdità del provvedimento e l’illegalità della doppia imposizione di tasse sui capitali investiti (perizia signor Stjepan Kolpvrat del 6 dicembre 2004 – perizia ditta Mal Revizor del 24 marzo 2005 su incarico del tribunale commerciale di Spalato – perizia signor Srdan Kovacic aprile 2009 su incarico del tribunale penale di Spalato);

    il Ministero delle finanza croato, incurante delle numerose proteste della Dalmatinka Nova DD e dei pareri contrari degli esperti in materia, bloccava ogni sei mesi – e questo è avvenuto per cinque anni – i c/c della Dalmatinka per 30-60 giorni prelevando tutti i contanti; ciò impediva il normale svolgimento della produzione nella fabbrica, con conseguente blocco dei pagamenti degli stipendi dei dipendenti e dei fornitori. Naturalmente il blocco dei c/c è stato utilizzato per chiedere – in più occasioni – il fallimento della Dalmatinka Nova a causa del ritardato pagamento delle paghe agli operai;

    il Tribunale commerciale di Spalato è intervenuto aprendo il primo fallimento il 29 gennaio 2008, nonostante fosse in possesso di documenti bancari che statuivano i pagamenti degli stipendi ai dipendenti;

    tale fallimento fu annullato dal Tribunale Supremo di Zagabria, a seguito del ricorso della Dalmatinka Nova, con sentenza del 1 aprile 2008, adducendo tra le motivazioni le innumerevoli e inaudite illegalità effettuate dal giudice di Spalato, signor Ivan Basic. Peraltro il costo di questa operazione, interamente addebitato alla Dalmatinka, è stato di circa 2.000.000 di euro, importo che sarebbe spettato al Tribunale di Spalato e/o al Ministero delle Finanze croato;

    dopo una nuova richiesta di fallimento, sempre a causa del ritardato pagamento delle paghe agli operai, rifiutata dal giudice di Spalato signor Ante Capkun (sentenza X-ST-42/08 dd. 12 febbraio 2009), il quale a quanto risulta all’interrogante subì in tribunale un’aggressione (come testimoniato dalla relazione da Egli stesso rilasciata in data 2 febbraio 2009), il 17 luglio 2009 arrivava una nuova richiesta di fallimento, sempre per le stesse motivazioni, accolta da giudice Ivan Basic;

    in tale occasione il giudice Basic impedì la presenza in tribunale del legale della Dalmatinka Nova, signor Gianfranco Landini, violando i diritti civili della controparte; inoltre a quanto consta all’interrogante rifiutò le reali garanzie di pagamento presentate dal legale della Dalmatinka e ignorò completamente la rimessa del mandato di assistenza dell’avvocato Krka Tomislav, impossibilitato dunque a difendere i diritti degli italiani;

    a tutt’oggi non è stata ancora fissata l’udienza per l’accertamento dei crediti della Dalmatinka Nova, pur essendoci una sentenza del Tribunale, Supremo di Zagabria, mentre il Tribunale di Spalato sta svendendo i macchinari della summenzionata ditta;

    a parere dell’interrogante è necessario che su una questione così delicata e complessa vi sia un impegno reale e visibile dell’Italia a tutela dei nostri investitori, trattandosi in tutta evidenza di fatti che configurano la violazione di una Convenzione internazionale, quella italo-Croata del 5 novembre 1996, sulla Protezione e Tutela degli investimenti -:

    quali interventi si intendano adottare in sede internazionale e diplomatica per tutelare gli interessi e garantire i diritti dell’impresa italiana dei Fratelli Ladini, in particolare nei confronti del Ministero delle finanze croato, dai cui atti emerge la richiesta di far pagare le tasse sui capitali investiti (capitali già tesati in Italia) perché considerati utili straordinari, in contrasto con la convezione italo-croata del 5 novembre 1996, la quale vieta la doppia imposizione fiscale sugli investimenti. (4-16944)
    Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 11/07/2012

    http://osservatorioitaliano.org/read.php?id=102373

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *