29 Ottobre 2009

Al XXIV Festival del Cinema Latino Americano: “Le mie radici che volano”, quelle del poeta Juan Octavio Prenz

L’aricolo è della sconfinata Margherita Gianessi.

Trieste. Si è inaugurata lo scorso sabato al Teatro Miela la XXIV Edizione del Festival del Cinema Latino Americano a Trieste con la presentazione del film-documentario “Le mie radici che volano” (Italia, 2009) dell’autore e regista italiano Massimiliano Cocozza.

Il Festival quest’anno presenta più di 160 tra film e documentari sull’America Latina. Tredici sono le opere presentate per la sezione ufficiale a Concorso, mentre altri premi sono previsti per alcune delle altre sezioni del festival (sezione contemporanea, Premio Malvinas, Premio Oriundi, Premio Unione Latina, Premio Salvador Allende, Premio del Pubblico in Rete). Il festival si concluderà domenica 1 novembre con la premiazione dei film vincitori.

Juan_Octavio_Prenz_3 “Le mie radici che volano” prende come pretesto la storia narrata nel libro “La favola di Innocenzo Onesto, il decapitato” per raccontare la vita del suo autore: Juan Octavio Prenz. L’assurda vicenda del personaggio immaginario Innocenzo Onesto narrata attraverso i giocattoli si intreccia così con le parole vissute del poeta scrittore argentino.
Il padre di Prenz era un emigrante istriano e aveva conosciuto la madre di Prenz in Argentina, anche lei emigrata dall’Istria alla fine degli anni ’20. Non padroneggiava bene lo spagnolo, e un giorno dopo lavoro, raccontò che in fabbrica erano state vietate le risa.

Innocenzo Onesto vive in una cittadina sudamericana, dove ad un certo punto si decide di vietare le risa. Per far fede al divieto ma soprattutto al suo nome, Innocenzo si fa decapitare la testa e innestare quella di un mostro che non può ridere. La sua innamorata lo ammira per aver abbracciato la causa, ma la faccia del mostro con il tempo non può fare a meno di trasformarsi in un ghigno e poi in risa. Innocenzo si trova di fronte ad un dilemma: rivuole indietro la sua vecchia testa, ma lo stato gliela nega, e la sua amata smetterebbe di stimarlo.

Juan Octavio Prenz non segue le orme del suo personaggio: le sue idee politiche lo costringono ad abbandonare l’Argentina durante la dittatura peronista. In parte le sue radici, in parte le sue ali, lo portano prima a Belgrado, poi a Trieste, vicino alla terra natia dei genitori, dove tuttora vive con la famiglia. Si sente triestino e nega di vivere nella nostalgia del ritorno: come disse un filosofo greco, gli hanno tolto una città ma gli hanno lasciato il mondo. Ma possiamo davvero credergli?

Se volete potete domandarglielo domani, venerdì 30 ottobre: alle ore 17.00 il professor Prenz interverrà alla presentazione del libro “Il cinema di Gabriel García Marquez” di Alessandro Rocco al Caffè Tommaseo di Trieste.

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Un commento a Al XXIV Festival del Cinema Latino Americano: “Le mie radici che volano”, quelle del poeta Juan Octavio Prenz

  1. enrico maria milic ha detto:

    Non dimentichiamo sempre che Prenz è anche quello che, forse casualmente, ha due figlie piazzate dentro l’Università di Trieste a insegnare la sua stessa materia.

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