27 Ottobre 2009

L’Italia in mora: una vittoria di Pirro per il fronte anti-rigassificatore?

Vittoria di Pirro

La notizia, ormai, è arcinota: l’Unione Europea ha comunicato a Greenaction la messa in mora dell’Italia, avvenuta lo scorso marzo, in seguito all’accoglimento di parte della petizione di Roberto Giurastante. Gran festa nell’associazione ambientalista, che venerdì ha inviato un comunicato in cui annunciava il richiamo comunitario all’Italia per il rigassificatore di Zaule.

Purtroppo- e lo dico riconoscendo di non avere molta simpatia per il progetto di Gas Natural- non è così, almeno non per il momento. La violazione fin qui contestata all’Italia riguarda l’articolo 13 della Direttiva Seveso. In pratica, le istituzioni hanno omesso di informare i cittadini residenti nella periferia triestina dei pericoli connessi ad alcune attività impiantate nella zona industriale. Si noti: la violazione contestata riguarda solo delle attività già ben avviate, non il progetto del rigassificatore in quanto tale.

Certo, per Gas Natural non è una bella notizia: la Direttiva Seveso è stata concepita proprio per prevenire i rischi dovuti all’installazione di più attività a rischio, e sapere che i futuri vicini di casa hanno qualche problemino con la legge, di certo non spiana la strada allo stabilimento di nuovi impianti pericolosi.

E però, francamente, penso che per porre rimedio a un simile problema ci voglia ben poco. Non è certo questo l’ostacolo che impedirà a Gas Natural di concretizzare i suoi interessi nel Golfo di Trieste, né la secchiata d’acqua che sveglierà più di qualche politico nostrano incline ad ascoltare le sirene del colosso spagnolo.
E che volete che sia, si fa un regolamento, un annuncio, un decreto o quel diavolo che serve, e tutto a posto come prima. Insomma, magari non sarà una vittoria di Pirro, però non vedo troppi motivi per rallegrarsi di questa messa in mora.

La vera notizia, per il momento, è la bocciatura di quelle parti della petizione che interessavano direttamente il rigassificatore, ovvero le presunte violazioni alle procedure per la valutazione d’impatto ambientale (VIA) e per quella strategica (VAS). Queste, sì, violazioni che, se confermate, potrebbero minare la fattibilità dell’intero progetto di Gas Natural.

Particolarmente interessante è il caso del VIA: Greenaction aveva denunciato la scorrettezza di Roma, accusata di non aver informato debitamente il governo sloveno. E però, ha risposto la Commissione, allo stadio attuale non è possibile “individuare alcuna violazione della normativa comunitaria in materia abientale”.

Poi, la questione non è affatto chiusa, ed è qui che si gioca la vera partita: pochi mesi fa, Greenaction ha allegato nuovo materiale alla petizione, incluse le prove della presunta falsificazione dei dati forniti da Gas Naural. La Commissione non ha ancora avuto il tempo di esaminarli, e se riscontrasse qualche irregolarità, allora chissà, forse forse…

La bocciatura delle critiche al VIA per il rigassificatore, però, permette di rispondere indirettamente a quanti ritengono le proteste di Lubiana “un’ingerenza”. Come ha sottolineato la stessa Commissione europea, è la Convenzione UNECE di Espoo del 1991 a obbligare i paesi membri a consultare gli Stati confinanti per la valutazione d’impatto ambientale in un contesto transfrontaliero. Chiuso il discorso.

Resta, infine, il silenzio delle nostre istituzioni, sottolineato già da Greenaction. La lettera di messa in mora è stata inviata all’Italia il 9 marzo di quest’anno. Ora, considerando pure tutte le pecche del sistema postale italiano, è più che possibile che il nostro valoroso sindaco ne fosse informato perlomeno da aprile. Per non parlare del sottosegretario all’Ambente Roberto Menia, che in teoria starebbe a Roma, nonostante le frequenti puntate bandelliane. E però, da aprile a qua, solo silenzio. Sulle mancanze che finora non hanno certo incrementato la sicurezza degli abitanti della zona industriale triestina. E sui possibili impedimenti che il provvedimento di messa in mora avrebbe potuto comportare, per quanto indirettamente, alla costruzione del rigassificatore di Zaule.
Sindaco Roby of Square, ha qualcosa da dire? Onorevolissimo Menia, era troppo distratto dallo slovenorum del nuovo vescovo per renderci partecipi?

Qui trovate un commento sulle tensioni italo-slovene.

nonvedo

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6 commenti a L’Italia in mora: una vittoria di Pirro per il fronte anti-rigassificatore?

  1. effebi ha detto:

    …e ggiungiamoci allora, a questo punto, anche la “latitanza” della Provincia, che dei problemini del suo territorio sembra non preoccuparsene troppo (ricordiamo che il rigassificatore è “figlio” della felice coppia Prodi & Illy… pure questi evedientmente molto distratti in tema di regolamenti e prescrizioni)

    deve essere una greenaction qualsiasi a scoprire ste questioni ? la provincia che fa ? dormicchia e sogna le metropolitane leggere ?

  2. arlon ha detto:

    Magari sognasse letropolitane leggere. Neanche quelle, a quanto sembra.

  3. Carlo ha detto:

    Ma la stessa Direttiva “Seveso”, mi sembra, indica che venga consultata la popolazione (quindi non semplicemente informata circa il nuovo impianto). Se non sbaglio, è stato questo uno dei motivi della bocciatura del progetto di rigassificaotre a Brindisi nel 2007
    http://www.provincia.brindisi.it/provbr/AmbienteTerr.nsf/rigassificatore

  4. Andrea Luchetta ha detto:

    Il punto è che la Commissione non ha rilevato per il momento nessuna mancanza al progetto di rigassificatore in quanto tale, o alla sua conduzione politica (Greenaction dice soprattutto per una questione di tempo).

    Magari la mancata consultazione della popolazione verrà rilevata in futuro, con annessi e connessi. Però, fino a oggi, si sono limitati a criticare gli impianti che sorgono vicino al sito del rigassificatore- e pure, mi sembra, per una questione facilmente risolvibile.

  5. Luigi (veneziano) ha detto:

    Qui si può leggere l’intera “direttiva Seveso”:

    http://eur-lex.europa.eu/smartapi/cgi/sga_doc?smartapi!celexapi!prod!CELEXnumdoc&lg=it&numdoc=31996L0082&model=guichett

    Detto questo, a me pare francamente che tutte le iniziative legali abbiano ben pochi appigli, compresa quest’ultima “bufala” della messa in mora dell’Italia, per cui sembrava che il rigassificatore sarebbe stato bloccato seduta stante.

    Le storielle sulle distanze minime, sul blocco del porto e su altre cose del genere sono acqua fresca sulle spalle di Gas Natural e del governo italiano, che – è bene ricordarlo per l’ennesima volta – ha GIA’ dato il parere positivo al progetto.

    Io non farei tanto conto sulla Slovenia: in questo momento è già incasinata di conto suo e di certo non ha proprio bisogno di creare frizioni con un altro suo vicino, dopo i noti problemi con la Croazia.

    L’unica via aperta a questo punto a me pare quella POLITICA, non nel senso delle istituzioni politiche – tutte massicciamente schierate a favore del progetto, sia di destra che di sinistra – ma nel senso della massima sensibilizzazione della cittadinanza sul tema.

    Banchetti, petizioni, manifestazioni, fiaccolate, raccolte di firme… tutto il classico armamentario che dovrebbe esser ben noto.

    Un consiglio: Trieste non mi pare proprio una città “pasionaria”, per cui in un eventuale comitato “No-Zaule” eviterei di mettere nel direttivo personaggi che gridano che in Italia c’è un regime.

    Luigi (veneziano)

  6. lanfur ha detto:

    Un qualsiasi personaggio politico democratico-a-parole invocherebbe una soluzione democratica-nei-fatti: il referendum. Cosa dobbiamo concludere?

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