26 Ottobre 2009

Accolta la petizione di Greenaction sul rigassificatore: l’Italia messa in mora

rigassificatore-mappa-300x222Trieste. Greenaction transnational ha diffuso questa mattina il documento che conferma l’accoglimento di parte della sua petizione al Parlamento europeo.

Roberto Giurastante, presidente di Greenaction, aveva denunciato tre ordini di violazioni connessi con la progettazione del rigassificatore di Zaule e di quello off-shore:

– violazioni alla procedura per la valutazone d’impatto ambientale (VIA)
– violazioni alla procedura per la valutazone strategica (VAS)
– violazioni alla “Legge Seveso”, che regola lo stabilimento di più attività industriali pericolose nella stessa zona.

Il 9 marzo 2009, come conseguenza degli accertamenti disposti in seguito alla petizione di Giurastante, la Commissione europea ha inviato una lettera di messa in mora all’Italia. Però, a differenza di quanto sostenuto da Greenaction, la messa in mora riguarda solo indirettamente il rigassificatore di Zaule.

La Commissione, infatti, “in base alle informazioni a disposizione”, non ritiene che vi siano violazioni del diritto comunitario per quanto concerne le procedure di VIA e VAS, ovvero quelle direttamente connesse all’impianto di Gas Natural.
Al contrario, la Commissione sostiene che l’Italia abbia infranto l’art. 13, paragrafo 1 della Direttiva Seveso, per quanto riguarda l’informazione della popolazione sui rischi connessi alle attività industriali pericolose. (“gli Stati membri provvedono affinché le informazioni sulle misure di sicurezza da adottare e sulle norme di comportamento da osservare in caso di incidente siano fornite d’ufficio alle persone che possono essere colpite da un incidente rilevante verificatosi in uno degli stabilimenti di cui all’art. 9”)

Il punto è che tale violazione non è dovuta al rigassificatore di Zaule, ma agli impianti già presenti in zona: in sostanza, l’Italia ha omesso di informare le popolazioni residenti nella zona industriale dei rischi connessi ad attività come quella del terminale petrolifero SIOT.

Una tale situazione interessa indirettamente il rigassificatore di Zaule: l’esistenza di queste violazioni rende più difficoltoso lo stabilimento di nuove attività industriali in zona, perlomeno finché tali mancanze non verranno sanate.

L’europarlamentare De Magistris ha presentato oggi un’interrogazione su tali violazioni al Parlamento europeo.

In conclusione, quindi, la Commissione europea non ha messo in mora l’Italia per il rigassificatore di Zaule, ma per violazioni inerenti ad attività svolte nella stessa zona. Di conseguenza, la messa in mora dell’Italia finisce per interessare anche il rigassificatore di Gas Natural.

A margine, bisogna anche sottolineare il silenzio delle autorità italiane, già denunciato da Greenaction. Sin da marzo 2009, il Governo era infatti a conoscenza della messa in mora e delle implicazioni di tale provvedimento. Ciononstante, le attività necessarie alla costruzione del rigassificatore di Zaule non sembrano aver conosciuto alcun rallentamento.

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2 commenti a Accolta la petizione di Greenaction sul rigassificatore: l’Italia messa in mora

  1. Radimiro ha detto:

    Anche il mio amico Paolo G. Parovel sta facendo un ottimo lavoro per la sua citta’.
    Sono orgoglioso del suo operato.

  2. Luigi (veneziano) ha detto:

    Mi sono letto tutta quanta la documentazione presente nel sito di Greenaction. Complimenti all’estensore dell’articolo: veramente puntuale ed esauriente.

    Un po’ meno a chi ha scelto il titolo, che è invece in contraddizione (almeno parziale) col contenuto.

    Luigi (veneziano)

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