16 Ottobre 2009

“In ritardo per la torta”. Intervista ad Antonello Dinapoli e di RadioFragola

homo pensantesTrieste. Per il 25esimo di RadioFragola, bora.la ha intervistato Antonello G. Dinapoli, responsabile di redazione dell’emittente.
Mercoledì 14 ottobre, padiglione M del parchetto San Giovanni. Entriamo nella sede della radio che è già avvenuto il taglio della torta. Clima disteso e intorpidito dall’attesa per il concerto serale di Gianmaria Testa. Antonello ci preleva e ci porta nel suo studio di trasmissione. Inizia la chiacchierata..

Rodolfo Toè (rt): Allora, siete ormai giunti al venticinquesimo anno d’attività. Com’è la vita di una piccola emittente comunitaria?

E’ una vita altalenante. Questo posto, ogni 4-5 anni, è sull’orlo della chiusura. Mancano i soldi. E al contempo, sappiamo che le nostre frequenze FM rappresentano un patrimonio. Valgono più di 500 mila euro, nonostante copriamo solo la provincia di Trieste. Se noi volessimo venderle, troveremmo un sacco di gente disposta a comprarla. E di fatto riceviamo tantissime offerte. Questo complica notevolmente le cose.

rt: In cosa consiste la peculiarità di una radio comunitaria?

Se la radio è comunitaria non è commerciale. Non può avere più di un tot di ore di pubblicità. E a noi va anche meglio così. Inoltre, questa è una radio che punta molto sull’aggregazione. La gente che ha voglia di proporre un programma (universitari, giovani o partiti politici) ha la possibilità di fare formazione. Certo non tutti diventano bravi, e nessuno lo è all’inizio. E questo necessariamente ricade sull’ascolto. Noi siamo qui per limitare questo rischio.

Davide Lessi (dl): Cosa porta un triestino ad ascoltare RadioFragola piuttosto che un’altra radio commerciale?

Può essere legato all’ambiente della psichiatria o della sinistra movimentista degli ultimi dieci anni. Passiamo musica migliore. Oppure un suo amico o un suo conoscente è un nostro collaboratore. O perché gli piaccio io [ride].

voce fuoricampo (alias, Margherita Vismara, nostra fotografa): Riuscite a raggiungere tutto il bacino d’utenza?

No. Ci piacerebbe che tutti ascoltassero RadioFragola. Ma non siamo disposti a fare di tutto perché succeda.

rt: Cosa ti porta ad investire su un quindicenne? A rischiare tutto per chi poi, magari, non lo merita nemmeno?

Beh, lo statuto prevede questo e formalmente va rispettato. Che poi la comunità abbia deciso di farlo, per questo ci sono varie ragioni. Innanzitutto, non dimentichiamo che RadioFragola è nata come radio pirata e punto di riferimento per la de-istituzionalizzazione dei manicomi. La cosa non viene riportata oggi molto dettagliatamente, perché sono passati ormai molti anni. Allora i malati stavano nei manicomi come in carcere, venivano picchiati, sedati, violentati, mutilati. studio RadioFragola La congiuntura politica ed i fermenti intellettuali dell’epoca hanno fatto sì che molti pensassero all’opportunità di utilizzare l’arte, i nuovi mezzi di comunicazione e la radio come terapia: il modo migliore di curare la malattia mentale è condividerla con il resto della società. Partendo dal presupposto che non si parla di malattia mentale ma di malessere psicofisico. E che questo fa parte della vita di ognuno: siamo ansiosi, repressi, psicotici, stiamo male, ci girano i coglioni quando andiamo in buca o non usciamo di casa per un mese. E l’unico modo per guarire è entrare in relazione con le persone, avere un lavoro, avere una casa.

La malattia mentale è un fatto di tutti. La radio ti permette di sentirti libero di comunicare, di affrontare un mondo che ha le sue regole di funzionamento, e soprattutto di appropriarti di un mezzo che normalmente nella società subisci. La libertà di parola è la possibilità di dire tu quello che vuoi.

rt: E’ giusto integrare un pazzo? Che rapporto c’è tra i due mondi: quello dei “sani” e quello dei “malati”?

Tra il matto e il mondo non c’è differenza. La differenza la fanno le relazioni e le discriminazioni sociali.

dl: Il presidente di RadioFragola (Alessandro Metz, ndr) è fuoruscito dalla sinistra movimentista, il vice-presidente (Angelo Baiguera, ndr) è un Illyano. Come conciliare le due anime di RF?

Perché, l’Italia come fa? Vivremo alla giornata. Se verranno a dirci “candidiamo il Gabibbo al PD” e qui ogni giorno deve venire il Gabibbo a dire le sue cazzate, io con i miei colleghi ci opporremo: sentiremo anche qualche altro pupazzo che hanno candidato. Ma non credo che arriveranno ad imporci un Gabibbo. Riusciremo a fare satira anche sulla presidentessa della provincia di Trieste. Ma la satira nasce da una certa frustrazione della comunicazione, noi non ne abbiamo bisogno.

Nel 2011 ci saranno le elezioni e non so cosa succederà, mi piacerebbe che Radio Fragola potesse essere al centro di una discussione tra le forze della sinistra. Qui esiste ancora la sinistra arcobaleno, non si capisce niente, non so nemmeno con chi si candiderà il PD. Non so se esistono i Verdi. Ci sono ancora, i Verdi? La politica si muove così velocemente che tu fai il tuo lavoro, e poi si vede.

rt: hai qualche rimpianto?

Una volta difendevo a spada tratta qualunque volontario. Perché era giusto che parlasse. Adesso non lo faccio più, ho dei criteri personali di qualità radiofonica.

dl: credi nella censura?
Non come atto politico. Solo artistica.

(un ringraziamento particolare alla fotografa amatoériale Margherita Vismara)

(un ringraziamento particolare alla fotografa amatoériale Margherita Vismara)

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2 commenti a “In ritardo per la torta”. Intervista ad Antonello Dinapoli e di RadioFragola

  1. Enrico Marchetto ha detto:

    questo uomo a poker era un talento.
    i comunisti gli hanno rovinato la carriera

  2. Non si può dare al comunismo la colpa di tutto. Fa molto anni ’90.

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