3 Settembre 2009

Salvate il soldato Bandelli. Che spalanca la porta alla Lega

Bandelli greco

Il caso Bandelli promette di continuare a divertirci anche dopo la sua chiusura formale.
Breve riassunto: poco tempo fa viene proposto un cambio di deleghe all’ormai ex assessore ai lavori pubblici, che rifiuta. Bandelli infatti ci vede dietro la longa manus di Menia e teme che il tutto sia una manovra finalizzata a punirlo per aver definito i colonnelli di An dei “generali stanchi”.
Il caso si complica, l’ex assessore si scontra pure con Paris Lippi (o tempora, o mores), mentre sul campo di battaglia irrompe persino l’assessore regionale Alessia Rosolen, alias compagna di Bandelli, che sembra avere qualche conto in sospeso col buon Paris. Dipiazza cerca di salvare capra e cavoli con una mediazione, che Bandelli il bandolero rifiuta senza complimenti. Scrive una bella letterina di dimissioni, in parte pubblicata sul Piccolo: “Io oggi prendo una lezione umana e non certo politica, che mi dà modo di rimanere un uomo libero. Eraclito, un filosofo greco, in uno dei suoi frammenti più celebri scrive che ‘la guerra è padre di tutte le cose, di tutte le cose re. Gli uni disvela dei, altri uomini, alcuni schiavi, altri liberi’. Oggi questa piccola ‘guerra politica’ ha rivelato la natura di molti di noi. E con orgoglio rivendico di poter stare ancora fra gli uomini liberi e non fra i ‘soldatini’ nelle mani di veri o presunti generali. Ciò detto, lascio libero il mio posto nella tua giunta, certo che Menia troverà il ‘soldatino’ di turno con cui tu poi mi sostituirai”.
Oh yes, dio Bandelli, ma il senso del ridicolo? Menia nel frattempo piange lacrime di coccodrillo, mentre Piero Camber lascia velatamente intendere che alla base di tutto c’è l’ambizione smisurata dell’ex assessore ai lavori pubblici.
Sia come sia, la lettera apre degli scenari più che interessanti. In primo luogo, perché mette crudelmente in risalto la dipendenza di Dipiazza dai partiti, allorché il sindaco è riuscito a fondare buona parte delle sue fortune proprio sulla sua presunta estraneità dalle logiche della politica politicante. Potenzialmente, un bel colpo alla sua immagine.
In secondo luogo, e soprattutto, perché non dovrebbe restare senza conseguenze. I bandelliani promettono guerra e sembrano pronti a togliere il sostegno all’attuale Giunta. Che andrebbe incontro a non pochi problemi: finora poteva disporre di 25 voti su 41, senza i bandelliani passerebbe a 21. E la Lega, tanto per cambiare, fungerebbe da ago della bilancia. Anche grazie a Maurizio Ferrara e Giuseppe Portale, passati nelle fila di Fedriga a mandato in corso.
Gongola il centrosinistra, che vede la maggioranza ostaggio della sindrome da Governo Prodi.
Ora, com’è noto la Lega non è proprio il più mansueto degli alleati. Ferrara ha dichiarato che l’intenzione del suo partito è quella di supportare fedelmente la giunta. Salvo aggiungere, in conclusione, che per la Lega le proposte sulla sicurezza rimangono centrali. Nel caso in cui non dovessero venire accolte – dichiara al Piccolo- “i voti saranno solo una conseguenza politica”. E c’è da scommettere che Fedriga & C. non abbiano mai troppo digerito l’opposizione di Dipiazza su ronde e pistole ai vigili. Opposizione, per inciso, condivisa dal neoassessore alla sicurezza Enrico Sbriglia, chiamato a colmare il vuoto lasciato da Bandolero.
E allora, a cosa stiamo andando incontro? Mah. Di sicuro le acque sono un bel po’agitate, e sapere che sotto c’è la Lega non fa escludere l’ipotesi tsunami. Dipiazza boccheggia proprio a fine regno o sarà solo l’ultimo temporale estivo? Siamo più vicini alle ronde? E se un vigile incazzato si ricordasse di avere una pistola in tasca alla prossima scenata di Bandolero?
C’è un ultimo elemento d’interesse per questa contesa di bottega, e cioè che la politica triestina sta finendo per replicare fedelmente alcuni scenari nazionali: la guerricciola fra i colonnelli di An, in crisi d’identità ma non certo d’ambizioni; l’apparente appannamento degli uomini forti di Forza Italia, sempre più ostaggio di una politica che avevano promesso di rivoluzionare; l’inconsistenza dell’opposizione (sai che novità); e il momento di grazia della Lega, di giorno in giorno più necessaria e vociante. E proprio questa congiuntura favorevole potrebbe portare il partito di Bossi a spingere sull’acceleratore, nel tentativo di estendere la propria influenza a Trieste, città storicamente meno allineata degli altri centri del Nord est. Certo le elezioni non sono lontane.

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