7 Agosto 2009

Ad Aquileia affiora una Domus imperiale

AQUILEIAD1Nuove scoperte dei ricercatori dell’Università d Trieste nello scavo di via Gemina ad Aquileia. Una équipe dell’ateneo giuliano sta mettendo in risalto le caratteristiche di una domus tardo-antica, risalente al IV secolo d.C che deve essere appartenuta a una personalità di spicco dell’epoca, forse un funzionario imperiale.
Qui nel 2005 furono ritrovati due mosaici policromi di straordinaria importanza. “Attualmente stiamo riportando alla luce la domus tardo antica di cui abbiamo scoperto quattro anni fa i due pavimenti a mosaico pertinenti ad ambienti gravitanti…

su un piccolo peristilio – racconta Federica Fontana, ricercatrice del Dipartimento di Scienze dell’antichità e direttrice dello scavo di Aquileia dell’Università di Trieste -. Quello che abbiamo scoperto quest’anno è che quei famosi mosaici fanno parte della ristrutturazione della casa (post 327 d.C.) che aveva una fase precedente di qualche decennio (fine III/inizi IV d.C.), di cui ritroviamo qualche altro pavimento. La parte “nuova” è relativa alla zona termale della casa, costituita da ambienti riscaldati, vicini ad un vano individuato come la cucina e pavimentato in cotto”.
In sostanza, la grande domus del 327 viene fuori in tutta la sua planimetria e si vede che era grande quanto l’intero isolato. Una domus importante, in una posizione strategica tra foro e porto fluviale, di enormi dimensioni. “A dimostrazione dell’alto livello della casa e del suo proprietario (già negli anni precedenti avevamo pensato a un funzionario imperiale) – precisa Federica Fontana – abbiamo ritrovato un frammento di coppa in vetro “diatreta” di cui esistono pochi esemplari integri al mondo. Questo tipo di coppa, di probabile produzione renana e databile proprio nei decenni di costruzione della casa, era prerogativa dei funzionari imperiali o della corte”. Una coppa diatreta è un oggetto di lusso antico, consistente in una coppa di vetro interna e di una gabbia esterna, ricavata dallo stesso materiale tramite un delicato lavoro di asportazione. Il termine “diatreta” deriva dal verbo greco diatrepho e si riferisce alla particolare tecnica di lavorazione dell’oggetto, che anticamente consisteva nella soffiatura di un vaso grezzo di spessore notevole, sul quale veniva dopo intagliata una raffinatissima lavorazione a reticolo, conferendo al manufatto il tipico aspetto di un vaso che sembra essere avvolto da un finissimo reticolo. Questa particolare tecnica veniva praticata forse in alcune manifatture della zona del Reno, ed ancora nasconde alcuni interrogativi per gli specialisti del vetro.
Il cantiere dove operano gli archeologi triestini, aperto nel 2005, vede come diretto concessionario il Dipartimento dell’ateneo giuliano ma è finanziato anche dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dalla Fondazione CRTrieste. Il cantiere di via Gemina è poi una grande palestra per i giovani archeologi dell’Università: nel cantiere sono impegnati infatti anche gli studenti della triennale di Scienze dei beni culturali, della specialistica in Archeologia e della Scuola di specializzazione in Archeologia ma anche ragazzi provenienti da Venezia, Napoli e Opava (Slesia). Dall’uso degli strumenti alla gestione della documentazione, lo scavo è concepito in modo da consentire la formazione a più livelli, con l’ausilio di seminari tematici sul disegno, sulle tecniche edilizie e sui materiali ceramici.

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