L’avevamo già scritto in passato, raccogliendo alcuni dubbi rispetto alla sostenibilità economica del Parco del Mare a Trieste.
Apprendiamo dal blog di Fabio Omero che ormai il piano economico è pronto.
E’ sostenibile?
Da Fabio Omero:
Prendendo l’ipotesi più ottimistica, ovvero 900 mila visitatori all’anno, si apprende così che l’investimento diventa remunerativo già nell’arco di dieci anni. Da capire resta se negli investimenti previsti si è tenuto conto che in dieci anni un acquario rischia di diventare obsoleto e quindi poco attrattivo se vasche, padiglioni, specie faunistiche, laboratori e attività scientifiche non vengono aggiornate di continuo.
I dubbi di Omero vertono soprattutto sul piano di investimenti che coinvolge l’intera città:
….[Lo] Sviluppo … non può essere solo turistico, perché così non regge l’economia di una città di 250 mila abitanti, economia che deve necessariamente essere diversificata nei diversi comparti: porto, commercio, industria, formazione, ricerca e appunto turismo. La risposta dell’assessore è infatti che milioni di visitatori renderebbero Trieste attrattiva anche per studiare, risiedere e investire. Ma perché questo possa succedere è necessario che da qui ai prossimi cinque anni si risolva anche la questione delle bonifiche della zona industriale e della realizzazione della prima fase di nuova infrastrutturazione del porto, perché altrimenti gli investitori arriveranno a Trieste per vedere i pesci, ma poi se ne ritorneranno a casa con i loro capitali.
Il rischio dell’acquario è infatti quello di diventare la tipica “cattedrale nel deserto”. Basta andare a Lisbona a visitare il suo Oceanografo. Il milione e 200 mila visitatori si concentra tutto nei mesi estivi. Durante il resto dell’anno i biglietti staccati sono nell’ordine delle decine al giorno. Ma anche in estate la struttura, che si trova nel parco dell’expo lontana dal centro storico, vede il resto dei padiglioni espositivi e la stessa cabinovia tristemente senza pubblico.
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