8 Aprile 2009

Le boteghe de Trieste le verzerà co le vol

L’Amministrazione comunale informa che, per effetto della delibera consiliare 10 del 26 marzo scorso, la città di Trieste è stata a tutti gli effetti inserita tra le città d’arte. A fronte di ciò gli esercenti che operano sul territorio comunale possono determinare liberamente gli orari di apertura e chiusura dei negozi, derogando dall’obbligo di chiusura domenicale e festivo ai sensi dell’articolo 12 del decreto legislativo 114/98.

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28 commenti a Le boteghe de Trieste le verzerà co le vol

  1. furlàn ha detto:

    Villesse città d’arte!

  2. Davethewave ha detto:

    e opcina? opcina conta come trieste?

  3. StripedCat ha detto:

    furlan te son tropo forte!
    😀

  4. furlàn ha detto:

    Si ma a quanto par i triestini resta ancora più furbi dei furlani 😉

  5. Marisa ha detto:

    Furlan…hai ragione! Infatti i commercianti triestini anche quando potevano tenere aperto la domenica…..chiudevano le serrande e andavano a fare il bagno a Barcola. Cosa che continueranno a fare, con buona pace della Giunta comunale di Trieste!

  6. furlàn ha detto:

    Marisa io intendevo tutto il contrario a dir la verità.
    La giunta comunale di Trieste ha fatto la furbata di rendere inutile la legge regionale sul commercio. Alla faccia del friulanissimo Tondo che doveva pagare pegno alla Lega e ai suoi “interessi di bottega”.
    Questa legge è un’idiozia illiberale e finalmente qualcuno è riuscito a scardinarla.

  7. pierpaolo ha detto:

    furlan
    illiberale credo sia il fatto che nel centro continueranno a tenere chiusi i negozi mentre le commesse dei centri commerciali saranno obbligate a lavorare.
    Non capsico cosa ci sia da festeggiare

  8. furlàn ha detto:

    Sono obbligati a lavorare anche gli operai turnisti nelle fabbriche. Per non parlare dei medici, infermieri, poliziotti, vigili del fuoco.

  9. cagoia ha detto:

    autisti degli autobus, ferrovieri, piloti, hostess, marittimi…

  10. pierpaolo ha detto:

    il fatto che ci siano delle categorie che lavorano nei festivi non vuol dire che se ne debbano aggiungere altre. il criterio dovrebbe essere quello dell’essenzialità.
    cosa c’è di essenziale nella spesa 365 l’anno?
    mi ero gia espresso a riguardo: un occasione persa, si spende una delibera così per fare un favore alle proprietà dei centri commerciali.

  11. cagoia ha detto:

    La battaglia contro l’apertutra domenicale mi sembra assurda.
    Per chi lavora ogni giorno avere i negozi aperti la domenica o la sera dopo cena sarebbe molto comodo.
    Piuttosto la battaglia per tutelare le commesse avrebbe dovuto puntare su altre direzioni come una regolamentazione del lavoro festivo (non più di una domeniuca al mese), l’aumento dell’indennità da lavoro festivo, favorire il lavoro part time nei soli giorni festivi e la sera dopo le 7 per esempio di studenti universitari a cui magari farebbe comodo guadagnare qualche euro.

  12. furlàn ha detto:

    Il criterio dell’essenzialità su cosa è basato?
    Non è essenziale il cibo nei supermercati?

  13. pierpaolo ha detto:

    furlan
    certo, è necessario recarsi al supermercato 365 giorni l’anno, natale pasqua e capodanno compresi.
    mentre siccome si parla di città d’arte non è necessario che i musei restino aperti così spesso..

  14. adriano ha detto:

    La chiusura festiva dei negozi xe una questiòn ideologica solecitada dai preti. Xe stai lori a parlarne per primi, e i politici subito pronti a confezionar la lege ad hoc.
    La storia xe sempre quela, come per el testamento biologico, xe ciaro che i vol che tornemo indrio…

  15. Paolo Rovis ha detto:

    Ha ragione “cagoia”. Infatti abbiamo auspicato un accordo categorie/sindacati in cui si fissi un tetto massimo di festività per il singolo lavoratore del comparto, oltre il quale nessun datore di lavoro possa richiedere la prestazione lavorativa.

    In questo modo, l’imprenditore che voglia tenere aperto sempre, dovrà assumere ulteriore personale, magari con contratto part-time verticale, magari studenti o altri lavoratori non a tempo pieno, aumentando i posti di lavoro anziché perderli.

    E’ altrettanto ovvio che nessuno è obbligato a tenere aperto, ne ha semplicemente la facoltà, così come avviene per tutti gli altri comparti economici, dai professionisti, alle industrie, agli artigiani.

    In Svezia, che non mi pare sia nel Terzo Mondo, la liberalizzazione vige dal 1978, con buona pace di tutti.

    Ancora, uno studio della Bocconi (non mio nè del Comune, quindi) attribuisce un aumento del volume degli acquisti su base nazionale pari a 4 mld. di euro per 16 domeniche/festività di apertura ulteriore rispetto a quanto mediamente consentito nelle Regioni italiane. Il peso equivale ad 1/4 di punto di PIL. Posto che l’attuale legge regionale avrebbe obbligato alla chiusura “forzata” per 32 giornate l’anno, i conti anche in ambito locale sono presto fatti…

    Ricordo altresì che i pubblici esercizi (bar, ristoranti, pub, pizzerie…), i cinema ed i locali di intrattenimento possono da sempre lavorare tutti i festivi. Sono servizi essenziali? I camerieri non devono “essere tutelati”? Dovremmo quindi far chiudere le pizzerie la domenica? I ristoranti a Natale e Capodanno?

  16. Pierpaolo ha detto:

    paolo

    un conto è che l’imprenditore abbia voglia di tenere chiuso o meno. ma raccontaci se il titolare di pubblico esercizio con negozio alle torri, potrà farsi due conti, valutare, assieme alle sue dipendenti, che non è conveniente tenere aperto la domenica o durante la festività religiosa e tirare giu le serrande.

  17. Paolo Rovis ha detto:

    Bella domanda, Pierpaolo.

    I titolari dei negozi nei centri commerciali firmano (loro, privati) un contratto/impegno con la società gestrice del centro (privata) in cui viene fatto obbligo di aprire e/o tenere chiuso tutti insieme.

    Il motivo è ovvio: un centro commerciale con metà negozi aperti e metà chiusi perde appeal e verrebbero danneggiati anche coloro i quali rimangono aperti.

    Quindi si tratta di un accordo fra privati, sottoscritto liberamente, al momento dell’insediamento dell’attività. Le condizioni sono dunque note fin da subito e nessun ente pubblico ha, giustamente, voce in capitolo su tale accordo.

    Che poi gli stessi titolari invochino l’obbligo di chiusura sarebbe come, consentimi, se io firmassi, che so, un contratto di affitto per un garage a 300 euro al mese e poi invocassi l’emanazione di una legge che limiti a 100 euro al mese il prezzo massimo di affitto di un garage…

  18. patrizia ha detto:

    Volevo chiedere all’Assessore Rovis se non era più giusto che l’accordo tra sindacati/categorie non dovesse essere fatto prima dell’approvazione della delibera? A cosa può servire dopo se sono comunque autorizzati ad aprire quando vogliono? In Slovenia l’accordo di non far lavorare i dipendenti per più della metà delle domeniche all’anno è stato fatto prima di approvare la liberalizzazione!!! E’ stato stabilito un orario massimo di apertura fino alle 15.00 a differenza delle nostre 13 ore giornaliere! Inoltre le mamme con bambini al di sotto dei 3 anni sono esonerate dal lavoro domenicale e le altre hanno comunque un numero ridottissimo di domeniche. Una bella differenza non le pare?
    Ammetta che ha voluto favorire solo ed esclusivamente i centri commerciali, a lei dei lavoratori non gliene frega assolutamente niente, se le cose fossero come dice lei nessuna commessa si lamenterebbe di lavorare per poche domeniche, ma lei sa benissimo che non è così!
    Un ultima cosa volevo sapere dove vivono quelli che dicono di appellarsi ai contratti del lavoro, agli straordinari, al riposo settimanale ecc. per avere dei diritti nel paese dei balocchi?

  19. Marisa ha detto:

    Sul quotidiano Messaggero Veneto di Udine, viene riportata la notizia del ricorso al TAR della Regione contro la delibera del comune di Trieste. Mi pare il minimo! E pensare che Comune di Trieste e Giunta regionale sono dello stesso colore politico…

  20. StripedCat ha detto:

    adriano go’ soto man i dati de trafico con el profiling socio-demografico de una nota cadena de supermercati (leggasi: i babezzi de un insider 😀 )e te ga ragion l’effeto-MESSA in certe zone dela region conta, eccome!

    giusto cagoia, per qualchedun far la spesa la domenica xe’ una comodita’, per altri poder lavorar in orari serali/domenicali pol esser un’opportunita’…l’importante xe’ che ghe sia le tutele necessarie

    i problemi xe’ ben altri…talvolta ai commessi i ghe da’ dei orari de mobbing puro…qualche ora la matina, 4 ore de buso, e poi de novo el pomeriggio…e magari i ga’ de ‘ndar co’ l’auto lontan se parlemo de zone extraurbane non servide dai bus (e no i torna indrio per la pausa per non pagar la benzina – cossa i fa per 4 ore?). poi parlemo de job creation…

  21. Paolo Rovis ha detto:

    “a lei dei lavoratori non gliene frega assolutamente niente”

    mi pare che di fronte a preconcetti come questo, portare ulteriori elementi di dibattito sarebbe tempo perso.

    Racconto solo una cosa. Uno studente triestino, che non conosco, mi ha fermato per strada. Aveva da poco ricevuto una lettera di licenziamento da un’azienda commerciale per la quale lavorava part-time, solo weekend e festivi. Con i 500 euro al mese scarsi che riceveva si manteneva agli studi, ché la sua famiglia altrimenti non sarebbe stata in grado di provvedere. Il licenziamento è stato prima sospeso e poi revocato, quando il negozio ha saputo che avrebbe potuto continuare a tenere aperto nei giorni festivi. Il ragazzo mi ha ringraziato e quasi abbracciato.

    Io tengo a questo studente e a questo lavoratore. E ai tanti come lui.

    Francamente mi interesso un po’ meno a chi ha un posto ed uno stipendio fissi, ha sottoscritto un regolare contratto di lavoro che viene rispettato ma che non gli piace e che vorrebbe che la rete commerciale di un’intera regione chiudesse per legge, in nome di una sua, per quanto rispettabile, personale esigenza.

  22. Marisa ha detto:

    Quante città d’arte avremo, in prossimo futuro molto vicino, nella nostra regione? Città d’arte, un trucco per aggirare la legge regionale sul commercio copiabile da qualunque altra città regionale. Una delibera del Comune e via, apri quando ti pare….
    Oltretutto il centro storico di Trieste già poteva tenere aperto sempre. Già, ma i centri commerciali triestini, sono fuori del centro storico…..

    Il problema è tutto quà: con un TRUCCO si è aggirato la legge regionale sul commercio e creato disparità di trattamento in ambito regionale. Ovvio che ora la Giunta regionale correrà ai ripari. Non è ammissibile che Trieste faccia come le pare. Il problema è prima di tutto un problema di equità territoriale. O tutti aperti, o tutti chiusi e comunque tutti con le stesse regole.

  23. StripedCat ha detto:

    parlando de negozi, consumer behaviour, retail etc

    a) ve consiglio le leger l’articolo de l’economist
    http://www.economist.com/business/displaystory.cfm?story_id=13415207
    se dio vol i americani i la finira’ con una certa bulimia de shopping esagerata e i comprera’ con un poco de testa…adesso che i xe’ indebitai fin sora dei cavei. legeve anche sul sito de mckinsey un bellissimo saggio sulla aumentada propension al risparmio dei mericani e de come la inciodera’ al palo le dinamiche dela domanda agregada nei states…a meno che no i meti in atto politiche de tipo keynesian…

    b) oggi dopo tanti mesi in cui no compravimo gnente – perche’ ala fine se ga’ za’ tanta de quela roba, co’ se riva a 40 anni le straze se acumula e xe’ rari i momenti in cui se ga’ VERAMENTE bisogno de comprar qualcossa – gavemo fato un gireto qua al COIN a san giovanni in laterano e devo dir che semo sempre contenti co’ compremo qualcossa de lori. i xe’ professionali, i ga’ tessuti e tagli boni e sopratuto i ga’ venditori che i sa consigliar e i sa vender. xe’ un piazer comprar un pochetin ma comprar ben, e veder venditori che i ga’ modo de formarse sula vendita e no xe’ mulete e muleti sfrutai e con poca voja de far, pagai do’ bori e in nero, che i te disi mastigando la goma “va bbbbene??”, o negozianti con lo sguardo superiore che i te servi de mala voja….che i merita sistematicamente de girar sui tachi e “you don’t deserve my business”

    retail – do it better!

  24. PATRIZIA ha detto:

    Sono commossa! Grazie del suo buon cuore.

  25. Pierpaolo ha detto:

    paolo

    sono sinceramente contento per te e per lo studente di cui parli, mi chiedo solo come puoi pretendere la stessa riconoscenza da parte di quanti, come patrizia, in campagna elettorale sono stati rassicurati sul fatto che la legge sul commercio targata illy sarebbe cambiata.

  26. Paolo Rovis ha detto:

    Scusa, Pierpaolo, ma non mi pare di aver preteso riconoscenza da nessuno, tantomeno da chi sul tema ha un’opinione diametralmente opposta.

    Che poi, su tutto, va chiarita una cosa. Vero che la delibera di cui si parla l’ho proposta io, ma la stessa ha ricevuto il voto favorevole unanime della Giunta.
    Poi, in Consiglio Comunale, hanno detto “si” Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lista Dipiazza, Partito Democratico, Lista Autonomia e Giustizia, Cittadini per Trieste.
    Trentuno voti.
    Contrari Rifondazione Comunista, UDC, una parte del Gruppo Misto.
    Tre voti.
    Non ha votato la Lega Nord (sarebbero stati, al caso, due voti).

    Quindi si tratta di una scelta quasi plebiscitaria da parte dei rappresentanti triestini eletti dai cittadini nei maggiori partiti di maggioranza e opposizione. Coralità che, fra l’altro, si verifica piuttosto raramente.

    Alla signora Patrizia non va bene? Legittimo, non c’è decisione che io conosca che vada bene alla totalità dei 211.000 singoli cittadini di Trieste. Prendo atto e certo non chiederò riconoscenza nè, tantomeno, il suo voto alle prossime elezioni (così come non l’ho mai chiesto prima non conoscendola nemmeno).

    Nemmeno a me tutte le leggi piacciono e nemmeno tutte le delibere, talvolta anche se varate da esponenti del mio stesso partito.
    Esprimerei la mia contrarietà, ma se dovessi essere in minoranza non mi rimarrebbe che prenderne atto ed adeguarmi. Ed è giusto che sia così. Accade nel condominio, in Comune, Provincia, Regione, Parlamento Nazionale, Parlamento Europeo.

    Per fortuna, non è Paolo Rovis che decide di testa sua per tutti. E, altrettanto per fortuna, nemmeno la signora Patrizia Senzacognome.

  27. patrizia ha detto:

    Intanto per precisare le elezioni erano Regionali e non Comunali!
    Abbiamo votato il presidente Tondo perchè in campagna elettorale il suo programma scriveva molto chiaramente che si prevedeva l’apertura di sole 20 domeniche, poi portate a 29. I consiglieri regionali triestini di maggioranza hanno tentato di minare la riforma della legge fino all’ultimo! Per quanto riguarda i voti in consiglio comunale era sottointeso che passassero. L’opposizione ha difeso a spada tratta le legge Illy e voi della maggioranza avete difeso i centri commerciali! (Lo hanno capito anche i bambini). La legge è stata approvata il 30 ottobre scorso e lei, il sindaco, Bucci, Tononi, Camber e Marini avete fatto di tutto per sabotarla, soprattutto mediaticamente visto che il quotidiano il Piccolo non ha fatto altro che dedicare pagine intere ogni giorno e conferenze stampa solo ed esclusivamente con voi e la grande distribuzione scrivendo quello che voi volevate venisse scritto. Anche in consiglio regionale per l’approvazione se non fosse stato per la lega nord (stufi di questo modo di fare del PDL triestino) il Presidente Tondo è stato costretto a ritirare tutti gli emendamenti presentati dai suddetti consiglieri e a far votare la legge. Una bella figura davvero visto che sono andati contro il loro Presidente e la loro coalizione politica. Non ho mai visto la maggioranza di prima andare contro il Presidente Illy. Lo hanno sempre rispettato nel bene o nel male.
    Un’altra cosa ma secondo lei le 29 domeniche di apertura se tutti i suoi “studenti” venivano licenziati chi avrebbe dovuto lavorarle? Le sembrano forse poche? E comunque non ha risposto alla mia domanda del perchè non avete concertato prima con le categorie e sindacati di approvare la delibera, non sa cosa rispondere? O le fa comodo rispondere soltanto quando viene toccato sul vivo?

  28. Macchinista ha detto:

    Vorrei chiedere al Sig.Rovis, se conosce il numero degli studenti o altri che lavorano presso i negozi che tengono aperto anche i festivi?

    Quanti negozi hanno assunto e in che numero per permettere le aperture festive?

    Quanti sono i negozi che costringono il personale a lavorare 7 giorni su 7 promettendo recuperi che non saranno mai fatti?

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