2 Aprile 2009

Fincantieri: i magistrati indagano sullo sfruttamento dei lavoratori

Copiamo-incolliamo un articolo dal Corriere della Sera, edizione veneta, a proposito degli ex cantieri della Cosulich, oggi Fincantieri, a Monfalcone:

Fincantieri, inchiesta sugli operai «schiavi»
Nel mirino micro imprese vincitrici di subappalti

L’indagine da un esposto: paghe «finte», nessuna regola

VENEZIA — Riduzione in schiavitù, buste paga anomale, finte assunzioni, ferie camuffa­te, società apri e chiudi, contratti capestro. La procura di Venezia ha puntato i riflettori sui capannoni della Fincantieri, leader mondia­le della cantieristica navale e ultimo colosso in­teramente statale (100% proprietà di Fintecna, finanziaria del Tesoro) per tentare di scoper­chiare il pentolone che sta cambiando radical­mente il mondo del lavoro: quello dell’esterna­lizzazione alle ditte d’appalto e dei mutanti rap­porti fra classe operaia e queste ultime. Sotto gli azzurri capannoni della più grande azienda pub­blica italiana, dalla qua­le sta uscendo l’ultima regina dei mari della Co­sta crociere, la Lumino­sa, gli inquirenti stanno infatti scandagliando al­cune sospette relazioni industriali. Si occupano cioè dei nuovi Cipputi: più timorosi, meno tute­lati, pedine importanti di quest’epoca già ribat­tezzata post-fordista.

L’esercito dei dipen­denti delle piccole ditte d’appalto della Fincan­tieri di Porto Marghera (la sede del gruppo è a Trieste), soprattutto ex­tracomunitari con l’esi­genza di avere un con­tratto per rimanere in Italia, ha ormai di gran lunga superato quello dei dipendenti diretti dell’azienda pubblica: 2.600 contro 1.200. Tut­ti assunti da un numero impressionante di pic­cole società, oltre 500, che frammentano l’atti­vità del cantiere in centinaia di cellule operati­ve riducendo ai minimi termini i diritti sinda­cali dei lavoratori. I quali stanno contribuendo in modo decisivo a sfornare navi mercantili e passeggeri che nel 2008, a fronte di una sensi­bile riduzione degli ordini (dai 4,5 miliardi del 2007 ai 2,5 dello scorso anno), hanno portato i ricavi al record storico di 2,9 miliardi per un utile netto di 10 milioni. L’ipotesi La polizia giudiziaria è partita da un sospet­to: che alcune ditte paghino i loro dipendenti solo in parte. Cioè, sulla busta paga figura il minimo sindacale, 1.200 euro o giù di lì, ma la società versa al lavoratore appena 7-8-900 eu­ro. Una condizione di sfruttamento sulla quale giocherebbe un ruolo importante l’aspetto psi­cologico della minaccia: accettazione o licen­ziamento che, nel caso degli extracomunitari, significherebbe anche rimpatrio.

In una de­nuncia pervenuta in procura si ipotizzano si­tuazioni paradossali. E’ il caso di una società di allestimenti navali che ha fatto arrivare dal­­l’estero, in un anno, un numero di lavoratori asiatici decisamente superiore al proprio orga­nico. Domanda: dov’è finita l’eccedenza? Quali sono gli interessi che si celano dietro un’opera­zione del genere? Altro capitolo riguarda la proprietà di una miriade d’imprese. Sono tutti titolari reali o si nasconde qualche testa di legno che copre inte­ressi superiori? I sindacati puntano il dito sulla condizione di decine di operai costretti di fatto a lavorare in nero attraverso il sistema della cosiddetta «paga globale» che monetizza e forfettizza tut­to: straordinari, salute, sicurezza, ferie. Una buona parte legata a ditte sotto i 15 dipendenti e quindi senza rappresentanze sindacali né de­legati alla sicurezza, condizione di debolezza che consiglia di evitare la denuncia della loro condizione per non rischiare il posto.

Alcuni arrivano a fare 250 ore al mese e il loro lavoro è strettamente connesso alle esi­genze del momento della piccola struttura la cui dimensione non consente elasticità di ora­ri e di assunzioni. E’ in questo quadro che si inserisce il cosiddetto «esercito di riserva», gli ultimi degli ultimi, cioè alcune centinaia di operai che vivono ai margini della fabbrica e che vengono chiamati alla bisogna. Fenomeno nel fenomeno è quello della dop­pia proprietà. Ci sono aziende che vengono amministrate insieme da uno o più italiani e da un extracomunitario, il quale serve alla so­cietà per agganciare i suoi connazionali da por­tare in Italia (spesso via Genova), molti dei quali arrivano in azienda grazie a lui. Si sta af­fermando anche una stranezza: la regia combi­nata di un amministratore italiano di origini meridionali con quella di uno straniero.

Aziende miste La società Rocx, per esempio, specializzata in lavori di carpenteria e saldatura navale, tren­ta dipendenti, ha sede nel Veneziano e risulta guidata da tale Osman Hossain, un trentotten­ne del Bangladesh residente a Mestre. E’ stato nominato al vertice della società l’11 febbraio di quest’anno. Prima c’erano anche il sessanta­settenne Giuseppe Rug­gi di Taranto e un suo corregionale, il trentatre­enne di Lentini Daniele Cassarino. Quest’ultimo risulta attualmente am­ministratore unico di un’altra società, la Euro­tecnica, specializzata nel montaggio di impianti navali, anche questa con 30 dipendenti. Eurotec­nica era in precedenza amministrata da un uo­mo proveniente dalle terre asiatiche: Hazari Saiful Islam, un trenta­settenne bengalese di Comilla che ha tenuto il timone fino all’aprile del­lo scorso anno. Gestioni miste, insomma, che in­vestono quasi esclusiva­mente su un capitale umano in arrivo da Oriente, a basso costo e molto produttivo. Rock ed Eurotecnica sono so­lo due esempi.

Ce ne sono altre che operano con il Maghreb, in particolare la Tunisia. Altre ancora più sempli­cemente con operai ita­liani inquadrati con il si­stema della paga globa­le. Come Giovanni, un siciliano di Siracusa stoppato sabato scorso all’ingresso dei cantie­ri dal picchetto protestatario di Stefano Casti­gliego della Fiom. Giovanni sintetizza così la sua odissea: «Se non lavoro non mi paga­no… Ho cambiato tre ditte in pochi anni, tutte dentro la Fincatieri. Due sono fallite e una alla fine non mi ha neppure versato lo stipendio… Penso che il proprietario sia lo stesso». Casti­gliego, che è un metalmeccanico dipendente diretto di Fincatieri, cioè un privilegiato a pa­ga non globale, si scalda: «E devi denunciarle queste cose!.. Lo so lo so, c’è il timore di rima­nere a casa ma se non le dite queste cose non si potrà mai fare nulla». Il siciliano avrà una cinquantina d’anni. Prima lo fulmina con gli occhi, poi si controlla: «Sì, e poi vengo a casa tua a mangiare, michia». Teme ripercussioni padronali perché ha famiglia, figli, bisogno. Non è un metalmeccanico come Castigliego. E se gli chiedi il cognome ti guarda e scuote la testa sorridendo. Mentre il sindacalista, natu­ralmente, può dirlo: «Io? Stefano Castigliego, con la g». Lui, invece, sospira: «Eh, tu puoi».

Andrea Pasqualetto

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6 commenti a Fincantieri: i magistrati indagano sullo sfruttamento dei lavoratori

  1. Marisa ha detto:

    Scusate….ma a Monfalcone lo sanno anche i sassi che la Fincantieri già da molto tempo da tutto in appalto!
    E che ci siano ditte appaltatrici serie e altre molto meno….non è una grande scoperta! Dov’è la novità?

  2. enrico maria milic ha detto:

    evidentemente i sassi non erano ritenuti credibili dalla magistratura come testimoni.

  3. mario ha detto:

    La cosa buffa e’ che tutti sanno ma nessuno fa niente……..Io lavoro all’interno di fincantieri monfalcone presso una ditta esterna , e posso garantire che la schiavitu’ in confronto non e’ nulla. Si lavora a condizioni pietose e orari allucinanti. Confido nella buona bonta’ di qualcuno che invece di rubare lo stipendio faccia luce su tutto cio’………..

  4. UBY ha detto:

    Sono un dipendente fisso che come altri miei colleghi, viene obbligato a lavorare dieci ore al giorno e cinque al sabato, il tutto facendo sforzo fisico e subendo uno stress mentale indescrivibile, per percepire un netto mensile di 1200.00 euro, sulla bustapaga figurano solo 8 ore di straordinario mensili e delle voci come trasferte interne mai effettuate che suddivise per le ore di straordinario effettuate raggiungono un netto di 6.90 euro l’ora. ora sono in mutua poiche’ dopo numerosi sforzi mi si e’ rigirato un testicolo (dolorosissimo) e il dirattore del personale mi minaccia dicendomi che a causa della mia assenza, si trova costretto a sostituirmi…………….??????????? ma vi sembra normale che nel 2009 esistano ancora aziende con fatturati (e non) enormi ed una decina di filiali solo al nord che diventano miliardarie sulla pelle delle persone che vi lavorano? a chi bisogna rivolgersi e soprattutto come si fa a non compromettere il propio “posto di lavoro”???
    Ringraziandovi se mi presterete attenzione vi porgo cordiali saluti. Uby.

  5. maury ha detto:

    Ho lavorato sulla: Disney Wonder,Voolendam (HAL),Triumph(Carnival) nel 99, lo stipendio era fantastico, ma il pericolo e le condizioni di lavoro da cinesi,ho visto gente farsi troppo male con incidenti occorsi per la mancanza di sicurezza esistente da parte degli stessi vigili del fuoco all’interno del cantiere.I controlli erano inesistenti,anzi,gli stessi vigili del fuoco alimentavano i pericoli perché non gli andava bene che i lavoratori dei subappalti guadagnassero 4 volte che loro,peró é anche vero che tutto questo ha fatto bene all’economia veneziana che aveva i prezzi di affitto delle “case” a prezzi piú alti che una villa a Las Vegas sapendo che 5 o 10000 persone guadagnavano cosí tanto si doveva alzare il mercato degli affitti.
    E,i controlli degli organi competenti riguardo le agenzie di affitto perché non esistevano?
    Ho lasciato quel lavoro,ho lasciato l’Italia .

  6. Andrea ha detto:

    Vedo i vostri commenti fermi al 2009. Siamo nel 2017, ed e ancora cosi. Non e cambiato niente.
    Maledetta paga globale.
    E maledette ditte che si arricchiscono rubando i nostri soldi….
    Sindaco cisint fai qualcosa….

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