27 Gennaio 2009

Apuzzo: “La gente vede il PD come qualcosa di lontano”

Gian Matteo Apuzzo ha preparato una articolata risposta rispetto al dibattito sviluppatosi su Bora.La in merito alle sue dimissioni dalla segreteria del Partito Democratico di Trieste. Vista la lunghezza del testo e i temi che toccano non solo le dinamiche interne del partito ma anche le prospettive della politica a Trieste, la redazione ha preferito pubblicarlo a parte, di seguito.

Ringrazio tutti quelli che mi hanno espresso solidarietà e stima in questi giorni. Era mia intenzione non intervenire personalmente a commento di una notizia che mi riguarda, ma come giustamente richiesto da alcuni, gli interventi di Mitja Gialuz e Giovanni Damiani impongono una risposta puntuale. Da parte mia cercherò di portare la risposta a un livello quanto più possibile costruttivo, perché non è utile a nessuno scendere a livello di polemica personale.

Non è tentativo di benevolenza iniziare col dire che li ringrazio per la loro schiettezza nell’intervenire in un dibattito pubblico, cosa che difficilmente si fa in situazione di dissenso. Proprio la loro schiettezza ci permette di mettere in luce alcune questioni e di porle, come giustamente sottolineato da Enrico, in un più ampio dibattito sul pd e sulla sua capacità di tracciare una rotta in modo visibile. Io però ora, qui, cercherò di dare una risposta puntuale a ciò che mi riguarda, con il rischio di essere un po’ lungo.

Non posso non essere sorpreso dall’idea che esce dai due interventi, e cioè che nel partito va tutto bene e che è il singolo ad avere avuto problemi. Allora, sebbene io riconosca, conoscendoli, che Giovanni e Mitja non siano burocrati di partito, questa immagine idilliaca mi sembra quantomeno segnale di un partito che guarda ancora molto alle sue dinamiche interne (nelle quali, a livello locale, qualche segnale positivo c’è) ma ancora poco alle ricadute esterne e alla sua capacità di essere davvero rappresentativo di una società in evoluzione. E quando dico che anche a Trieste non si sono realizzate condizioni innovative, non dico che a Trieste siano successe cose più gravi di altre parti, ma che anche qui la gente vede il Pd ancora come qualcosa di “lontano”.

Il semplice scambio di battute sul possibilità di tesserarsi, se letto con attenzione, ci fa capire quanto da dentro (in buona fede credo da chi è intervenuto qui) si abbia l’immagine di un partito “accessibile” e quanto da fuori questa immagine non abbia effettivo riscontro. Non sarebbe corretto da parte mia fare qui i numeri del tesseramento, ma spero che Mitja e Giovanni riconoscano in quei numeri, ancora troppo bassi, una difficoltà che non è solo organizzativa. Non basta che ci sia qualche sede aperta dove recarsi e un numero di telefono a cui chiamare, occorre che sia il partito a stare nella società, stare negli spazi della società e con essa condividere molto più che non la “semplice” vita di partito. E allora quel numero di telefono sarà un numero che fa parte di qualcosa che sento “mio” prima di qualsiasi volontà di attività politica.

E in questa considerazione ovviamente rientrano anche le capacità di comunicazione, che hanno lo stesso problema, e cioè che se non si sta in maniera stabile nelle reti sociali, poi non bastano i tradizionali strumenti di informazione o comunicazione per essere visibili ad un pubblico più ampio di quello già legato. Basta fare l’esempio dei blog, così tanto frequentati durante le primarie e così trascurati poi. Possibile che lettori attenti e impegnati come quelli di questo blog non conoscessero le iniziative del Pd solo per cattiva volontà?

Venendo alle cose che più personalmente mi riguardano, rispetto a questa immagine emersa dai due interventi poi, proprio perché mi faccio da parte senza nulla chiedere (Giovanni, non ti preoccupare, non mi sto preparando a niente se non a lavorare all’estero), mi sia permesso di non fare la figura del “compagno che sbaglia”. Il problema invece sta proprio nella contraddittoria visione del rinnovamento, per la quale basta mettere qualche faccia giovane (magari donna e carina) in qualche posto per essere innovativi. Giovanni dice che i giovani stanno dimostrando di non avere la forza rispetto alle responsabilità che vengono loro date. Per quanto mi riguarda posso solo dire che non basta dare ruoli per attivare il cambiamento, ma il rischio è che questo sia lo schema del tutto cambi perchè nulla cambi. Sono le logiche interne delle decisioni importanti che non stanno cambiando.

Rispetto al mio caso personale, davvero si può pensare che uno a 40 anni (quindi non proprio giovane), che, solo guardando agli incarichi politici e non quelli professionali, negli ultimi tre anni è stato coordinatore di una campagna elettorale a sindaco che ci ha portato quasi a battere Dipiazza, responsabile lì del laboratorio del programma, segretario della Margherita, uno degli attivi costruttori del Pd locale, non abbia la forza di rispondere all’impegno di un cantiere programmatico???? Suvvia, non facciamo gli ingenui…

Rispetto allora all’importante incarico di partito che mi era stato dato posso confermare che nasceva dalla volontà di Cosolini di avviare una stagione di rinnovamento, che io avevo riconosciuto, dando la fiducia a Cosolini nella sua candidatura a Segretario. Però, siccome io avevo già vissuto su di me alcune difficoltà del Pd e sentivo la resistenza di alcune logiche che non mi piacevano, avevo fatto presente a Cosolini che la mia era una “fiducia condizionata”, per la quale gli chiedevo che il mio impegno potesse andare di pari passo con dei segnali forti di discontinuità che avrei misurato costantemente, sia in termini di dinamiche interne sia di azione politica pubblica. Da parte mia ritengo che questi segnali siano stati deboli e quindi il mio ruolo non trovava riscontro come speravo invece fosse.

Posso fare qui l’esempio del rigassificatore. Mitja sostiene addirittura che il partito non abbia potuto elaborare una linea politica sul rigassificatore perché il sottoscritto non ha convocato nessun tavolo. A parte le numerosissime riunioni preparatorie che ho fatto, il problema è stato la forza e la legittimazione di un’attività così difficile su una questione che divide. Dopo aver deciso di fare un percorso condiviso ho capito che: due circoli del Pd avevano già votato contro (Muggia e Dolina) e non volevano assolutamente mettere in discussione la loro legittima decisione; i nostri parlamentari avevano già espresso la loro idea e non l’avrebbero ovviamente cambiata in quanto portata a livello nazionale; un importante sindacalista regionale nostro esponente non avrebbe cambiato la sua opinione proprio perché espressa da sindacalista; la posizione del “nostro” presidente del porto era chiara e giustamente non sarebbe cambiata; molti eletti, avendo già votato sulla questione, mi hanno espresso tutta la loro difficoltà a cambiare eventualmente opinione; infine la linea del partito che sarebbe uscita non avrebbe influenzato l’unica amministrazione nella quale governiamo perché lì si era deciso di non intervenire. Può bastare a far capire come la questione sia politica rispetto al ruolo e non solo pratica?

Infine mi sento di dover intervenire sul dato della responsabilità, perché sembra emergere, sempre dai due interventi, che io sia in un certo senso “fuggito”. Rispondo con due osservazioni.
Innanzitutto prendersi le proprie responsabilità significa rispondere a chi ti ha dato fiducia. Non ho mai avuto nessun problema su questo e anche in questa occasione voglio ricordare che ero presente, seduto da dimissionario, all’ultimo esecutivo nel quale si doveva affrontare la questione, che invece è stata trattata da comunicazione finale di un minuto…

Infine mi chiedo quale più grande presa di responsabilità ci possa essere del farsi onestamente da parte. Più che fare un passo indietro senza nulla chiedere ( e lo sottolineo ancora, senza nulla chiedere e senza preparare chissà quali passaggi di casacca), cosa posso fare?. Per completezza cito piccoli pezzi della lettera di dimissioni che Mitja e Giovanni hanno letto interamente, e che credo siano significativi in tal senso:

“…Credo che nelle leadership del PD doveva esserci più coraggio, nonostante io riconosca che almeno il tuo (di Cosolini – ndr) continuo e convinto impegno sia stato sempre un riferimento per un partito che a stento trova una sua identità: troppe volte siamo ancora un partito di ex, ed è difficile trovare idee che non siano la semplice difesa di ciò che di bene abbiamo fatto nel passato….
….Probabilmente il mio contributo poteva essere più continuo, ma negli ultimi mesi mi sono dedicato maggiormente alla mia attività lavorativa,… Lascio spazio nel partito a chi forse avrà più capacità e più fortuna di me…”.

Vi sembra un attacco frontale? Oppure, con una seria valutazione politica sulla situazione del PD, è il prendere atto della difficoltà del proprio ruolo e appunto farsi da parte? Non sarebbe forse auspicabile che qualche volta in politica altri personaggi con incarichi ben più importanti del mio avessero il coraggio di farsi da parte quando si rendono conto di non poter contribuire positivamente o come avrebbero voluto?
Spero alla fine che le mie dimissioni servano, non a me ma al partito, cioè a stimolare e ad approfondire una riflessione sul PD anche a livello locale, senza paure.

Gian Matteo Apuzzo

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24 commenti a Apuzzo: “La gente vede il PD come qualcosa di lontano”

  1. Lina ha detto:

    non lasciare la politica in mano a degli incompetenti..
    hai ragione.. erano gli altri a doversi fare da parte, ma cosi’ ce l’hanno proprio vinta quelli che vogliono solo distruggere..
    è la fotocopia della sardegna.. in cui soru ha lasciato perchè ha una coscenza ed è onesto e adesso arriveranno i disonesti a edificare sulle spiagge
    a destra gli onesti li comprano a sinistra ci facciamo fuori gli onesti da soli
    allora è proprio tutto finito .. !!!

  2. furlàn ha detto:

    Mi piacerebbe capire fino a che punto la segreteria nazionale del PD ignori quello che succede nelle segreterie e circoli locali. Non credo tu sia il primo a fare un passo del genere, ma rischi di non essere l’ultimo. Se qualcuno a Roma non si sveglia.

  3. giovanni damiani ha detto:

    Quello che io ho cercato di esprimere nella mia risposta trova pieno senso proprio belle parole di fulàn, in questa speranza che qualcuno da Roma si muova, da Bruxelles si muova, da Nairobi si muova, questo secondo me è il punto drammatico, perché chi deve muoversi siamo noi stessi, mettendo in primis le nostre difficoltà (più volte ribadite, non credo che abbia presentato un mondo idilliaco parlando di gente che prova a spingere un carro fermo in mezzo al fango… almeno il mio modello di mondo perfetto è diverso).

    Io parto da una idea che se uno prova a fare qualcosa è non ci riesce non c’è riuscito, se si prova a fare un tavolo sui rigassificatori e nessuno cambia idea allora si è fallito, questo non leva nulla al tentativo, alla persona che ci ha provato (con Matteo poi è facile da dire questo, vista la limpidezza della persona che mi pare sia sempre stata ribadita, ma che nel caso si ribadisce ancora e ancora con grande piacere). Ma si deve partire – secondo me – da un fallimento, non dalla mancanza di spazio che doveva venire dall’alto (Roma, Sidney o via Donota che sia), non da quello che non ci hanno dato, ma da quello che non siamo stati capaci di fare (ancora), perché se no finiamo tutti a biscardizzarci, a parlare di moviole e non della bellezza dello sport, a vedere complotti dove ci sono arbitri che sbagliano a parlare solo degli arbitri stessi e mai dei ragazzi che si allenano dei mercoledì sera qualsiasi dopo la scuola, dopo il lavoro, senza nessuna possibilità di andare in tv o a ballare con la velina di turno, ma solo perché giocare è bellissimo. Pensare che senza l’appoggio del Milan, della Juve, del Campobasso non si possa fare sport nei nostri quartieri è per me molto sbagliato, dire che se non sarai mai Kakà non ha senso giocare è uno dei crimini più grossi che perpetua il mondo di oggi e secondo me a questo noi dobbiamo rispondere. Rispondere facendo il nostro, capendo che quando perdiamo spesso è perché si sono sommati errori nostri e perché potevamo fare di più, non perché l’arbitro ha fischiato male o perché il presidente degli altri è amico di.
    Per me questo è uno dei punti centrali della trasformazione necessaria di questo paese e uno dei cambiamenti profondi che il PD deve ancora completare.
    E dico completare perché già questo aperto, sereno e cordiale dibattito dimostra che qualcosa è iniziato ed è un qualcosa che non è fermabile o reversibile, che fa si che si possa discutere in maniera franca, trasparente, coinvolgendo cittadini, critici, ipercritici, estimatori, persone che stanno preferiscono farsi da parte ed altre che sentono dentro la necessità di continuare.
    Poi va di moda dire che il Pd è un disastro e che nulla cambierà mai, ma a me pare che questo dialogo sia già un cambiamento, sia già qualcosa che non ci sarebbe stato anni fa e che abbia gradi di discussione, nel suo piccolo, differenti con i “se non te fa mollar la carega alla tua morosa mi te sbuso le gomme” che tiene banco nel centrodestra.

    Tutto il meglio a Mattero per le sue avventure foreste con il più sincero augurio che trovi le più belle soddisfazioni personali negli altri ambienti che hanno la fortuna di poter avere a che fare con la sua intelligenza e la sua bella persona.

  4. Lucia Barbo ha detto:

    Intervengo forse un po’ in ritardo ma la discussione mi interessa e mi riguarda. Anch’io faccio parte dell’esecutivo del PD e, soprattutto, sono tra le persone che avrebbero dovuto affiancare Matteo nel “laboratorio del programma” (non aveva un nome in verità, ma non importa). Non siamo riusciti a fare quasi nulla come laboratorio, ed i motivi sono sicuramente molti, non molto politici però. Poco tempo, impedimenti personali, mancanza di coordinazione. E questo non certo per “colpa” di qualcuno in particolare, tantomeno di Matteo, che si è trovato ad affrontare temi molto complicati.
    Tuttavia, sarà banale dirlo, ma credo che se vedi che una cosa non va come vorresti ma ci tieni e ci credi, cerchi il modo per cambiarla.
    Giovanni ha ragione quando dice che in questa città il PD ha lasciato le porte spalancate a chi aveva voglia di darsi da fare. Eppure non si sono fatti avanti in molti. I problemi che ci sono a livello regionale e nazionale (molto più forti questi, a mio parere) non riflettono la situazione che c’è qui a Trieste. Situazione non idilliaca, molto in evoluzione, ma che si è dimostrata aperta come poche.
    Al solito stare a guardare e criticare è sport diffuso e molto comodo. Non mi sorprende quindi che la lettura che ne viene fuori, di tutta questa storia, sia che i giovani vengono messi da parte. Per quanto mi riguarda la lezione che traggo da tutto questo è che se voglio che il partito mi rappresenti devo metterci del mio. Più di quanto abbia fatto fino ad ora.

  5. Mitja Gialuz ha detto:

    Ringrazio sinceramente Matteo della risposta, che conferma la genuinità del suo gesto. La discussione che si è sviluppata è già un prodotto assai importante delle sue dimissioni. Hanno aiutato e aiuteranno a stimolare e ad approfondire una riflessione sul PD anche a livello locale. Anche all’interno degli organismi dirigenti.
    Riprendo sinteticamente due punti.
    Primo. Non parto affatto dalla premessa implicita che “nel partito va tutto bene e che è il singolo ad avere avuto problemi”. Ho già scritto e ribadisco che c’è un grave difetto di comunicazione. Aggiungo che, pur avendo iniziato a ragionare su alcuni temi, è necessario lavorare di più e meglio – dentro al partito e, soprattutto, come dice Matteo, nella società – per elaborare un progetto credibile e innovativo di governo di questa città. Ed è indispensabile segnare anche concretamente una discontinuità rispetto al passato. Si deve avere coraggio. Ma si deve averlo noi, raccogliendo le sfide e impegnandoci di più.
    Secondo. Occorreva e occorre ancora oggi avere coraggio sul tema del rigassificatore. Sicuramente non è soltanto un problema tecnico. C’era però la volontà politica di trovare una sintesi tra le diverse posizioni presenti nel partito, attraverso un percorso trasparente e innovativo, tracciato dall’organo più rappresentativo del partito. La legittimazione della sintesi doveva venire dal percorso, dal metodo di elaborazione. Su questo ci sono stati dei ritardi. Ma il progetto rimane.
    Mi spiace che non sia Matteo a portarlo avanti.

  6. valerio fiandra ha detto:

    Mah, roba da anni settanta, o pare solo a me ?

    In privato poltrone in pubblico questioni massime.

    Vabbè, chiedo scusa, sono impolitico e mi fa male la spalla.

    Felicità di Romina e Al Bano come colonna sonora.

  7. Laura Famulari ha detto:

    Credo che mai come in questo momento il Pd, la politica abbia bisogno di generosità, di impegno e di lavoro. E’ evidente che non va tutto bene, ma anch’io come componente della segreteria posso confermare che il Pd triestino ha spalancato le porte a chi ha voglia di darsi da fare. Non mi risulta che siano state frenate iniziative o non sia stata data la possibilita’ di crescere ai giovani o ai meno giovani che si sono avvicinati alla politica da poco. A tutti coloro che credono ancora nel progetto. Siamo tutti volontari, pieni di mille impegni di lavoro, di studio, familiari…e cerchiamo di fare il possibile, forse non ci riusciamo, ma c’è bisogno di energia e di idee, energia ed idee che possono arrivare solo da chi crede ancora che qualcosa possa cambiare; che questa sia una fase difficile da superare, ma che va superata. Mi dispiace Matteo che in te sia prevalsa la delusione, potevi darci ancora molto e potevamo insieme, l’ho vissuta come una menomazione, come se un pezzo di tutto il lavoro fatto sia rimasto indietro…………………..
    So che sei sincero, ma un pò di comunicazione in più anche da parte tua non sarebbe stata inutile. Mi assumo la responsabilità di non aver capito che la tua distanza non era dovuta solo ad impegni familiari e professionali, ma non lo sospettavo nemmeno che si trattasse di un disagio politico….e ci sarebbero state le sedi per affrontarlo…..prima.
    Quanto alla segretaria, una lettera di questo tenore, meritava una riflessione a freddo da parte di tutti prima di discuterne, o no? Io per esempio l’ho riletta alcune volte il giorno dopo perchè non credevo ai miei occhi….e sono sincera

  8. Matteo Apollonio ha detto:

    Condivido ciò che il Valerio espone sopra. Condivido, condivido e condivido. E ancora mi sento di concludere che, condivido.

  9. enrico maria milic ha detto:

    provo a movimentare:

    1) è normale e/o auspicabile che un partito ‘a vocazione maggioritaria’ (cioè che vuole esprimere il prossimo sindaco) non abbia una posizione univoca sul rigassificatore? ovvero su un intervento che potrebbe, secondo quanto dicono alcuni, deturpare o comunque alterare irreversibilmente la flora-fauna marina del nostro mare?

    2) mi pare che l’unico appunto che esca da mitja, lucia e laura sia quello che senza l’impegno dei singoli nulla potrà cambiare. quindi ritenete che le “linee” del centrosinistra in consiglio regionale, provinciale e comunale siano coerenti con la volontà dei componenti dell’esecutivo del pd di trieste?

    3) di conseguenza, se i gruppi consiliari di cui sopra lavorano in sintonia con la segreteria del pd di trieste, condividete il lavoro del segretario sia per quanto riguarda la visibilità politica del partito sia per quanto riguarda le posizioni che il centrosinistra assume sui vari temi dell’agenda politica locale?

    4) siete soddisfatti di quanto il pd riesce a incidere sull’agenda politico-mediatica triestina?

    5) in ultima analisi, pensate che il vostro e altrui ruolo (cosolini, zvech) come responsabili del pd di trieste sia sufficiente per portare il centrosinistra a esprimere il prossimo sindaco?

    scusate se sono pedante…

  10. giovanni damiani ha detto:

    1 Il centrodesta esprime il sindaco, il presidente della regione e il governo nazionale e non ha né una posizione univoca, né un piano energetico nazionale che affronti il problema. Nessuno mi pare se ne lamenti affatto o accusi di questo qualcuno. Che una serie di amministratori locali e delle anime di uno schieramento che vuole essere il 51% del tutto (quindi pluralissimo per definizione) abbiano riserve e preoccupazioni per quanto viene fatto nel proprio giardino a me pare, non solo leggittimo, ma naturale. Non a caso il PD, unico tra tutti i tanti che non hanno una posizione univoca sulla cosa, aveva avviato un processo di discussione e partecipazione aperto. Si è intoppato per mille motivi con dispiacere di molti e noto che apprese con dispiacere le dimissioni di Matteo una delle prime dichiarazioni del partito sia stata proprio attorno alla ripresa di tale discussione.

    2 Le difficoltà sono evidenti, ma il problema principale è costruire una identità e aggreggare positività e aspettative di cambiamento attorno ad esse. Tutto il governo della regione mi pare in uno stato confusionale, ci sono assessori che non rispondono ancora al telefono perché non hanno capito dove sono, uffici che non stanno riuscendo a capire cosa fanno, trasversalità che cercando di demolire tutti i resti dell’era Illy, altri che vedono come alcune cose funzionanti e le vogliono per lo meno usare. Anche nell’opposizione ovviamente c’è un momento di ricostruzione della linea. Per come è costituito il potere regionale è molto più legato all’agenda politica nazionale che come sappiamo sta faticando terribilmente.

    3 Cosa è locale? dove stringi il confine del locale? Resta che esiste un deficit CULTURALE di comunicazione, c’è pochissimo studio su come si usano i media e si costruisce una agenda in tale senso (la scorsa settimana alla scuola del PD c’è stata una lezione di Segatti che ho trovato semplicemente illuminante in tale senso), di mio credo che andrebbe costruito attorno a questo moltissimo (caro Enrico fatti pure fischiare le orecchie…tu saresti uno che può dare molto in tale senso). Per gli strumenti e per come si è messi ora, mi pare che si fa con grande onestà quello che si può. Per fare di più serve uno scatto culturale che porti il PD dentro il contemporaneo e definitivamente oltre gli strumenti del mondo moderno (quello che aveva le ideologie che grossi buchi in tale senso riuscivano a coprire)

    4 Ovviamente no, ma il problema è come risolvere il molosso che sta al punto 3 e il salto culturale. Per fare questo serve positività e lavoro non mitragliate ad alzo zero, questo non me lo levate dalla mente.

    5 Questo partito è e deve essere fatto non solo dai segretari e dalla linea che arriva dalla segreteria nazionale… (non vorrei dire, ma mentre anni fa vedevo politici vantarsi di non essere mai stati iscritti al pci, io faccio parte di quelli che non hanno mai VOTATO pci, ma non perché non lo avrebbero fatto mai, ma proprio perché quando ho fatto 18 anni il PCI non esisteva più…).
    Penso che il centrosinsitra triestino abbia ancora idee e forza per esprimere un sindaco capace di formare una giunta migliore di quella che oggi governa e che litiga fragorosamente su careghe e posti in cda di società inutili senza che si levi un solo post. Solo pochi mesi fa (ere glaciali nel mezzo rendono questo tempo però giurassico) questa parte politica era al centro di un processo di riforme e modernizzazione tecnico amministrativo di interesse nazionale e non credo che di quella esperienza tutto sia da buttare (anzi), molti errori sono stati fatti, alcuni tasselli fondamentali ora mancano rispetto ad allora, ma la base di quel progetto mi pare di grande interesse. In mezzo allo sfasciacarozze ci sono tantissimi pezzi di motore di auto da corsa, serve gente che sia disposta a costruire cose sporcandosi le mani e non solo entrando in concessionaria a comprare il modello che sempre più chic (spesso, tra l’altro, con il libretto di assegni di qualcun altro o dei contribuenti).

    Ributto la palla oltre la rete: visto che questo dibattito sembra ricco perché non si trova il modo di farlo anche dal vivo?

  11. furlàn ha detto:

    1) Un partito democratico deve assumere posizioni democratiche, sennò è inutile che si dia quel nome. Anni addietro a Monfalcone per un terminal SNAM si fece la cosa più democratica che si possa fare. Un referendum. Non vedo in giro per Monfalcone gente che si straccia le vesti per la mancata costruzione del terminal. E’ inutile dichiararsi democratici e poi nel momento in cui le divergenze affiorano in seno allo stesso partito non rifarsi all’unico metodo democratico che la nostra costituzione prevede. Non c’è niente di più triste di questo. Stesso discorso vale per tutte quelle iniziative letteralmente boicottate nel corso degli anni (per ultima il referendum di Di Pietro) e che, per motivi di pax-interna, non ha voluto-saputo appoggiare il metodo democratico. Mi dispiace, ma preferirei che un partito portasse un nome coerente con la politica adottata.

  12. enrico maria milic ha detto:

    giovanni

    rispetto quanto scrivi

    ma non posso che farti notare come sulle mie domande sul PD sia poco interessante rimbalzare delle risposte, da parte tua, che fanno notare come anche gli altri al governo abbiano dei problemi.

    per quanto riguarda l’interesse di bora.la, e mio in particolare, ad affrontare i temi che intrecciano il centrosinistra e il territorio locale: credo che siano i temi più importanti a cui deve guardare il centrosinistra per ammodernarsi. in questo senso credo che il pd dovrebbe essere contento del nostro luogo di discussione. (come magari altre forze politiche, si capisce)

  13. Wainer Stagnini ha detto:

    Credo anch’io che le dimissioni di Apuzzo siano state utili, se non altro ad aprire questa discussione. Nel merito delle dimissioni penso ci sia ben poco da aggiungere, Apuzzo se ne va perchè non scommette più sul PD e perchè ha altre cose da fare nella vita. Chi rimane continua a scommettere sul progetto del Partito Democratico, nonostante gli evidenti limiti che ha dimostrato di avere in questi mesi.
    Mi sembra interessante, invece, capire se il PD può uscire dal pantano in cui si è rintanato dopo la sconfitta elettorale. Il problema è gigantesco a livello nazionale. Non più tardi di ieri sera il segretario nazionale del PD ha passato un paio d’ore sulle poltrone di Bruno Vespa a cercare di spiegare che col tempo tutto s’aggiusta e che forse siamo divisi noi, ma anche gli altri non scherzano. Non so se Veltroni è inadeguato, so di sicuro che il suo approccio lo è e che rischia di far franare il progetto di costruzione del Partito Democratico.
    Anche a Trieste qualche difficoltà c’è. Lo dico da persona coinvolta, facendo parte dell’assemblea provinciale del PD. C’è soprattutto, mi pare, la difficoltà a ritrovare una rotta dopo l’esperienza Illy. E c’è anche, di conseguenza, la fatica a costruire iniziative di opposizione chiare e forti. Perchè, credo, l’opposizione la fai bene quando hai in mente un progetto alternativo vero, quando sei davvero in grado di candidarti a governare. In questo momento, purtroppo, il PD non ha ancora costruito una vera proposta di governo. La dimostrazione sta nel fatto che Apuzzo non è riuscito a far funzionare un tavolo sul programma e nemmeno è riuscito a costruire una posizione del PD sul rigassificatore.
    Non ho ricette e non ho la presunzione di analizzare meglio di altri questi problemi. Penso che Cosolini e gli altri dirigenti del PD, anche quelli che sono intervenuti in questa discussione, ne sappiano più di me e che stiano facendo tutto quello che possono.
    Forse sarebbe opportuno che il PD di Trieste faccia uno sforzo ulteriore per definire alcuni punti programmatici e, se non riesce a mettere d’accordo tutti, che arrivi anche a prendere decisioni a maggioranza, ad esempio sul rigassificatore. Anche così, credo, si può costruire la tanto agognata nuova identità del PD e soprattutto si può dare agli elettori un messaggio chiaro e non filtrato da mediazioni che appartengono al passato. E anche facendo così si possono porre le basi per creare una vera alternativa alla pochezza di Tondo e alla piacioneria di Di Piazza.
    In quanto alla visibilità mediatica del PD a Trieste, chi fa o ha fatto politica sa bene quanto sia difficile stare sui media quando non si raccontano barzellette e non si dicono scemenze contro gli immigrati. Però, anche qui, essere in grado di decidere in modo efficiente può aiutare ad intervenire in modo tempestivo e a lanciare campagne più efficaci dal punto di vista mediatico.

  14. Mitja Gialuz ha detto:

    Ritengo che questo luogo sia assai importante per il pd e per questo tento di rispondere alle sollecitazioni.
    1. è del tutto naturale che in un partito non ideologico e non personale vi siano diverse posizioni su temi importanti. Il problema è la sintesi tra di esse. Proprio perché consapevoli dell’esistenza di diverse opinioni sul rigassificatore abbiamo scelto – prima come esecutivo e poi come assemblea provinciale – un percorso innovativo tipo “agenda 21”. Un percorso di democrazia partecipata, di scelta consapevole basata su approfondimenti tecnici. Il percorso avrebbe dovuto legittimare l’esito finale e compattare il partito su una posizione.
    2. Non è un problema solo personale. Non l’ho mai detto. è un problema di elaborazione di progetti e di “linee” politiche e non di “volontà dei componenti dell’esecutivo”. Al momento, occorre distinguere: a livello regionale, le linee sono, su diversi temi – vedi quello del limite dei mandati e del rinnovamento – distanti da quelle elaborate dal pd di trieste. A livello provinciale e locale, le cose vanno meglio, ma non ancora bene. Su varie tematiche c’è da lavorare.
    3. Ho già detto che la priorità assoluta è la comunicazione. Lo ripeto.
    4. Vedi la risposta precedente.
    5. La domanda mi sembra mal posta. Non è in questione il ruolo di questo o quello. Il percorso per il pd mi sembra questo: elaborazione di un progetto innovativo di governo della città; alleanze su quel progetto; individuazione di una persona che possa attuarlo. Poi, possono succedere tante cose. Il 2011 non è proprio vicinissimo.

  15. DaVeTheWaVe ha detto:

    secondo me, proprio per il fatto che “è del tutto naturale che in un partito non ideologico e non personale vi siano diverse posizioni su temi importanti”, al PD manca la spina dorsale.
    bisogna essere più pragmatici.
    C’è bisogno di qualcuno che prenda decisioni, definisca linee guida, che sia il segretario provinciale,regionale o nazionale.

  16. Lina ha detto:

    secondo me siete fuori come dei terrazzi esposti
    il pd ha già fatto e farà ancora miracoli a livello locale e nazionale
    la battaglia, anzi la guerra, è impari..
    da una parte soldi, televisioni, un’altra cosa che non posso dire ma che penso immaginiate..
    furti e cazzate che portano sempre piu’ voti invece di toglierli..
    esempio pratico del nord est ?
    verona e il suo sindaco che in tutti i gradi di giudizio è stato condannato per razzismo, tranne in cassazione e non si è capito il perchè !
    un sindaco che fa le manifestazioni razziste e prende voti proprio perchè è razzista
    un presidente del consiglio che ci fa fare figure di m… nell’universo e fa le leggi per rubare meglio, ma la gente dice : poverino, passava il tempo con i suoi legali per cercare di difendersi dalle toghe rosse
    distrutta taranto, distrutta catania, arricchito gheddafi e la gente lo osanna ancora
    davanti a questa situazione smettete di piangere
    vinceranno sempre loro perchè l’italia è fascista e razzista, ma la sinistra non puo’ stare a beccarsi come tanti galli nel pollaio..
    riconquistate matteo che è una persona che sa’ fare e vorrebbe fare..
    dite sempre si si a chi vuole distruggere, ma non lo lasciate fare..
    il mio mestiere non è fare politica , ma se sono su un pulman e si parla di politica li zittisco tutti, perchè questa destra fa pena..
    come dice beppe grillo : basterebbe che la sinistra stesse zitta e vincerebbe, invece tutti a darsi addosso

  17. StripedCat ha detto:

    …in meno di un anno i discorsi sugli autobus di roma sono cambiati parecchio e fanno RABBRIVIDIRE…
    i cartelloni ed i “nuovi loghi per i giovani” pure.
    il decreto 1360 che vuole equiparare i repubblichini ai partigiani rasenta la fantascienza, ma se andiamo avanti cosi’ diventera’ realta’

    le mie proposte pragmatiche e a costo zero, per restare nello spirito di Lina:

    a) che i politici del PD (dalla base in su) prendano l’autobus anziche’ l’auto blu. i cittadini che lo hanno votato apprezzano questi buoni esempi. ed i politici capirebbero qualcosa del paese.

    b) che passino una notte alle fosse ardeatine, soli, in lettura. catarsi per ricominciare su basi sane.

  18. Lina ha detto:

    e ti sei scordata striped che uno di destra ha preso un’ambulanza per arrivare in tempo al convegno !!
    poi quelli marci sarebbero quelli del pd !!!

  19. Lina ha detto:

    mi stavo scordando :
    bellissimo il tuo post !
    “non sfruttate la nostra morte !”
    l’ultima in ordine di tempo è il viaggio di tondo in serbia..
    è andato a dirgli che trieste è una magnifica porta per i serbi per l’europa !!!
    non gli ha spiegato che qui gli stranieri muiono per un pacco di biscotti o semplicemente bruciati vivi per la sola colpa di essere stranieri !!

  20. StripedCat ha detto:

    Tornando al PD abbiamo visto nel weekend le proposte verdi di Veltroni. Moscissime…

    Il TG1 ha rincarato la dose, e ha fatto delle zoommate su degli ottuagenari in prima fila che sdormicchiavano…per carita’, anche gli anziani hanno il diritto di ascoltare i comizi e il TG 1 e’ una fiction non un telegiornale.

    Tuttavia, ancora una volta non posso fare in meno di pensare che qua mancano LA FORMA e LA SOSTANZA.

    – LA FORMA – dov’era l’addetto stampa del PD? non dovrebbe fare in modo che anche la conferenza stampa sia un momento energetico, anziche’ una lista della serva letta stancamente davanti a 20 persone assonnate, prestando cosi’ facilmente il fianco alle malignita’ del tg1? Veltroni, un po’ di media training? non dico le majorettes, la gioventu’ veltroniana…ma fare un discorso come questo in un’universita’, non in un sottoscala ammuffito, aiuterebbe…o no?

    – LA SOSTANZA – more importantly. Non sarebbe normale che su iniziative come questa il PD movimentasse persone giovani? Mettesse in campo degli imprenditori VERAMENTE GIOVANI (ce ne sono) e iniziasse a creare qualche vero ENZIMA anziche’ fare una politica TACAMACO copiando il discorso di Barack Obama?
    Bravo Obama, ma ricordiamoci che adesso gli americani ci faranno un mazzo cosi’, “it’s my country”, ed hanno pure ragione dal loro punto di vista…

    E per tornare al post di Lina, siamo lontani dalle 3 T della Germania…
    —Technology – l’hanno sempre avuta, ok
    —Talent – noi bistrattiamo il nostro, loro alimentano il loro…
    —Tolerance – in caduta libera, da noi.

    da noi, alla grande le 3 “I”
    —Infantilismo
    —Indifferenza
    —Io speriamo che me la cavo

  21. furlàn ha detto:

    Siccome in Sardegna vincerà Soru, non cambierà niente per almeno un altro annetto (le europee non contano una cippa). L’unica salvezza è il referendum elettorale.

  22. arlon ha detto:

    Fantastiche, le 3 I 😀 E anche vere.

  23. StripedCat ha detto:

    eh si…se penso alle 3 I con cui il precedente precedente (dasselbe) governo voleva provar a INZINGANARNE…preferisso le 3 I dei vecchi tempi CATTOCOMUNISTI:

    inglese = nel 1974 gia’ dalla prima elementare sull’altopiano carsolino al doposcuola si studiava l’inglese, in prima media poi una festa! altro che “ah ma quest’anno e’ dura, c’ha l’inglese…”

    informatica = all’uscita del commodore 64, il nostro “don”, con spirito santo ma anche pratico ci iniziava al funzionamento del COMPIUUTER durante le ore di catechesi di preparazione alla prima comunione, e pure ci ZONTAVA un po’ di pascal…e noi felici come pasque! (3 avemarie e 2 paternostri)

    impresa = gia’ in prima superiore era chiaro a noi FRONTALIERI che se volevamo trovare certi tipi di lavori dopo la MATURA o dopo la laurea, bisognava guardare verso vienna, kiev o le coste atlantiche

    no ghe vol tanto a capir che bisogna RANGIARSE…ma forse una volta l’educazion e l’istruzion dava certe consapevolezze delle proprie carenze, mentre ora non piu’…

    ora il governo nei programmi diseducativi coltiva le carenze e instilla la consapevolezza de esser i piu’ fighi e i piu’ sgai d’europa…(cfr. vito mancuso etc etc)

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