21 Gennaio 2009

Ridere del negazionismo storico con Alessandro Schwed

Viaggiando su un treno diretto in Ungheria per far visita a uno zio miticamente scampato alle persecuzioni naziste, Melik apprende da uno strano personaggio che la Seconda guerra mondiale non c’è mai stata. È proprio da qui che si dipartono i due binari opposti e paralleli che legano le vicende narrate: quello antistorico che procede a ritroso cancellando e ricomponendo la realtà e quello dei ricordi del protagonista ebreo che si protende tra passato e presente avanzando per accumulo di memorie familiari vivide, eppure indefinite. Si ride tanto e si ride amaro seguendo le acrobazie revisioniste: dalla immensa rappresentazione scenica che sarebbe stato il bombardamento su Londra, con migliaia di insuperabili attori nella parte delle vittime, alla inesistente guerra lampo di Danzica, che sarebbe stata il frutto fantasioso di una disputa cabalistica tra due studenti del seminario di Cracovia…
Lunedì 26 gennaio all’Auditorium Zanon di Udine alle ore 21, con ingresso gratuito, sarà presentata la lettura scenica tratta dal romanzo omonimo di Alessandro Schwed “Lo zio Coso” (edito da Ponte alle Grazie), progetto curato per la drammaturgia e la regia da Alessandro Marinuzzi, con gli attori Paolo Fagiolo e Marcela Serli e la partecipazione di Alessandro Schwed. L’evento, a cura di ScenAperta, CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia, Teatro Club e Laboratorio X, rientra nella manifestazione “La Shoah e oltre” organizzata dal Comune di Udine in occasione del “Giorno della Memoria” che ricorda l’anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz e che vede, da un’idea e sotto il coordinamento di Angela Felice, il coinvolgimento di numerose realtà musicali, teatrali, culturali e associazionistiche del territorio.
“Lo zio Coso” è una lettura scenica che si propone come prima tappa esplorativa di un viaggio teatrale nel paesaggio sismico della scrittura di Alessandro Schwed, tra paradossi afasici, sorprese narrative e riemersione dei ricordi più tragici, personali e collettivi, del Novecento. Firma il progetto il regista triestino Alessandro Marinuzzi, letteralmente folgorato dall’incontro con Schwed e spinto dall’urgenza di condividere la sua scoperta con altri. “Soprattutto con i più giovani”, dice Marinuzzi, “che rischiano la condanna a tragiche amnesie, perché cresciuti in tempi di incauti disincanti e di certezze sempre più relativizzate. Ma, per poter riconoscere e combattere i fantasmi, e magari ridere di loro, forse non basta rileggere la storia; a volte si può, come dice Schwed, “fare una tenda, invitare quelli a voi cari e fare veglia con lo Zio Coso”.

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