17 Gennaio 2009

Il Piccolo «Sulle vie dell’Islam»

Il quotidiano triestino di oggi pubblica un pezzo sullo scrittore triestino di lingua tedesca Julius Franzot, che tra le altre cose è anche uno degli autori di Bora.La (vedi tutti i suoi articoli su questo sito). Ecco l’articolo del Piccolo di oggi:

«Sulle vie dell’Islam», nuovo libro in tedesco del triestino Franzot

Saggistica e racconto di viaggio si uniscono nell’ultimo libro del triestino Julius Franzot, edito da Wiesenburg Verlag, Schweinfurt: «Sulle vie dell’Islam» è un itinerario storico e culturale che attraversa il mondo musulmano dal Nordafrica ai Balcani, passando per la Turchia e la penisola arabica. Scritto in tedesco, lingua materna dell’autore, il libro nasce da decenni di viaggi nei paesi islamici e da un lungo periodo di ricerche, studio, interviste.

«Sulle vie dell’Islam» tratta un argomento che nell’ultimo decennio si è imposto all’attenzione del mondo in modo eclatante, fino ad arrivare alla cronaca drammatica degli ultimi giorni. L’autore, però, rifiuta la teoria dello «scontro di civiltà»: «Bisogna premettere che l’Islam è 630 anni più giovane del Cristianesimo: sei secoli fa la religione cristiana non era ancora arrivata al processo a Galileo. Oggigiorno la globalizzazione obbliga l’Islam a cercare nuovi modi di affrontare un mondo che è cambiato. L’Occidente a sua volta è in crisi di valori dopo il fallimento delle ideologie del ‘900 e il recente crollo economico: è ovvio che quando s’incontrano due culture entrambe in fase di adattamento possano nascere degli attriti».

La fine dei contrasti, secondo Franzot, sarà possibile solo con dei reciproci passi in avanti: «Il mondo islamico dovrà rinunciare all’interpretazione letteralista delle sue Scritture mentre l’Occidente dovrà capire che non può esportare altrove valori di cui nemmeno noi siamo tanto più certi». Durante le sue ricerche Franzot ha intervistato religiosi musulmani in Africa, Asia ed Europa: «Non esiste uno stereotipo del «musulmano», certo si incontrano anche gli integralisti ma in tutti questi anni non ho mai trovato nessuno che fosse disposto a giustificare l’uso della violenza».

La questione della donna è un altro dei punti nodali del dibattito sull’Islam in occidente; secondo lo scrittore bisogna distinguere le situazioni a seconda del paese: «Ci sono almeno tre classi di paesi. Alcuni paesi africani sono molto retrogradi, vi si pratica l’infibulazione e la condizione femminile è davvero drammatica. Ci sono poi paesi integralisti come quelli in della penisola araba in cui la donna è sottomessa all’uomo ma, essendo cresciuta con quei valori, li accetta come un fattore di protezione. Paesi come Turchia e Marocco, infine, sono a più stretto contatto con l’Occidente lì le donne sono spesso scontente perché paragonano la loro condizione con quella delle donne occidentali: è un po’ come il Mito della Caverna di Platone, finché non si vede la luce non ci si rende conto che la realtà può essere diversa da quel che si crede».

Franzot è alla ricerca di un editore che pubblichi una traduzione italiana del libro: «Alcuni dei miei libri precedenti erano troppo legati alla realtà tedesca per poter rendere in italiano. Il tema di ”Sulle vie dell’Islam” è invece molto attuale e mi piacerebbe vederlo edito anche in Italia». Lo scrittore è ora in procinto di pubblicare in tedesco il suo nuovo romanzo, ambientato in Germania: «Il tema del libro è il mobbing. Per scriverlo mi sono ispirato ad un fatto reale, la chiusura di una fabbrica, sul quale ho intessuto una storia che mi ha permesso di trattare il problema del mobbing dal punto di vista storico, sociale e psicanalitico, prendendo in considerazione tanto il punto di vista della vittima quanto quello del carnefice».

Julius Franzot ha lavorato dal 1980 nel settore dell’industria farmaceutica, dal 2005 ha deciso di fare della scrittura la sua professione, cui affianca anche l’attività di traduttore. Collabora inoltre da due anni con l’associazione culturale Friedrich Schiller.

Tag: , , .

2 commenti a Il Piccolo «Sulle vie dell’Islam»

  1. La Mula ha detto:

    Oh brava redazione! Non potevo andare avanti da sola! In fondo è un grande successo per la nostra piccola comunità!

  2. Julius Franzot ha detto:

    Grazie mille alla redazione per il risalto dato all’articolo sul mio ultimo libro! Nell’articolo sul Piccolo mi è stato di grande conforto l’accenno alla mia “fatica” in fieri, al romanzo sul mobbing. Io credo che anche quel tema sia oltremodo attuale e vorrei spendere quattro parole sul messaggio che conterrà:

    1. Il mobbing è un vero crimine, paragonabile a quelli sanciti come tali dalla storia. Non per nulla la forma mentis dei “carnefici” ha diverse cose in comune con quella di altri “carnefici”, di quelli universalmente conosciuti come tali. E chi è l’artefice di una tale aberrazione dell’etica? Immanuel Kant, che mise l’individuo al centro dell’universo, praticamente suggerendogli che qualunque azione lui avesse fatto in buona fede, nel convincimento che questa sarebbe potuta essere la base di una legislazione universale, non faceva nulla di male. Anche Hitler era convinto che eliminare gli Ebrei sarebbe stata cosa buona e giusta, al pari di aggredire Popoli innocenti… La storia non si ferma lì, prosegue con la DDR ed il muro. I gerarchi della DDR erano anche convinti, che sparare ai transfughi era nell’ interesse universale. Ma che ne pensavano i transfughi? Anche il costringere un dipendente alle dimissioni è nell’interesse della Ditta, di un soggetto sociale, perchè se uno si toglie dalle palle sua sponte non occorre appesantire i bilanci con liquidazioni…
    C’è tanta differenza tra le tre attitudini?

    2. Parlando del mio libro sull’Islam, vorrei sottolineare la perizia dell’intervistatore, che ha visto giustamente la mia linea conduttrice: Chi siamo noi occidentali per permetterci di giudicare gli Islamici nei loro Paesi? Siamo sicuri di essere in possesso della ricetta infallibile? Ha senso che buttiamo bombe, mandiamo soldati al macello, macelliamo innocenti, per imporre alle società locali una nostra morale, una nostra civiltà, che sta vacillando? E se la donna islamica fosse contenta di essere velata? E se gradisse il sistema in vigore come garanzia di non dover mai essere costretta a lavorare? Sono pensieri che per noi possono essere astrusi, ma riflettono la situazione di Paesi in cui la donna non si sente sminuita dal velo ed in cui la situazione patrimoniale in caso di divorzio è stabilita da leggi inequivocabili, che non mandano nessuno degli ex-coniugi a vivere sotto i ponti, come succede nel beneamato Occidente. Pensiamo al fenomeno in atto nella Spagna di oggi, per cui i mariti assassinano le mogli in odore di divorzio!

    3. Adesso potrei essere troppo facile profeta. Però. non vi sembra che quanto sta accadendo a Gaza sia la replica di quanto accadeva nel ghetto di Varsavia? Se Israele non avesse la certezza dell’appoggio USA, pensate che avrebbe il coraggio di sterminare migliaia di innocenti? Per chiarezza (“gebranntes Kind scheut das Feuer”). Aggiungo che per me “il governo israeliano” non è sinonimo di “gli Ebrei”. Sicuramente tra gli Ebrei ci sono anche persone illuminate che capiscono che la violenza non porta a nulla.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *