12 Gennaio 2009

Il Piccolo si riconcilia… con la realtà

Certe volte il quotidiano cittadino si legge come fosse un romanzo giallo – a puntate, aspettando il giorno dopo per scoprire l’ultimo inghippo escogitato dall’autore per tenere avvinto il lettore. E le trovate con cui si va a sostenere la suspence di certe campagne di stampa scivolano a volte nell’assurdo, quando non nella fantascienza da edizione economica.

Antefatto

A fine 2007 i lettori di questo blog ricorderanno certamente i fiumi di parole scatenati dal Piccolo quando partì lancia in resta contro l’idea di insegnare il friulano a scuola. Nella bagarre alla fine c’è finito di tutto, dalla legge elettorale regionale alle raccolte di firme in difesa del dialetto gradese, al docente che pronosticava il decesso dell’unità nazionale nel caso la legge passasse. Probabilmente sarà un caso, ma dalle elezioni regionali in qua sembra che i dialetti locali non siano più soggetti a rischio: nel cassetto le firme raccolte, latitanti le annunciate proposte di valorizzazione (ed i relativi quattrini), le sorti del “patoco” sono tornate ad essere in balia della cura che sapranno prestargli i triestini.  Fate voi, che noi abbiamo altro per la testa.

Essere al centro dell’attenzione ed all’origine di un dibattito sembra essere piaciuto, in Campo Marzio. Subito dopo ferragosto qualcuno ci ha riprovato. Prendendo a pretesto parti di un sunto della storia slovena reperito su un sito governativo ed avvalendosi di una traduzione malaccorta che ne cambiava il significato partiva un tentativo di polemica che forse sembrava brillante agli autori, ma che ai destinatari suonava più che altro come un affaire di una vacuità sconcertante, tanto che anche i pochi che ci provavano ad immetterci qualche fatto geografico o storico dopo un po’ lasciavano i polemizzatori a cucinare nel loro brodo, con unica vittima il buon senso. Game over?

L’intervista

Mai dire che al Piccolo si arrendano alla prima difficoltà: piuttosto, rilanciano alzando il tiro. E quanto si è letto in questi giorni sulle pagine del rotocalco francamente stupisce, ma non si capisce bene se per sfacciataggine o ingenuità. L’intero show parte con un intervista al presidente croato Stjepan Mesi?: di tutte le domande possibili l’unica cosa che gli interessa sembra essere la posizione croata riguardo all’ormai quasi dimenticata idea di un “incontro di riconciliazione” tra i capi di stato della regione adriatica. Ovvio, la Croazia è all’altro capo del mondo e cose più terra terra da chiedergli non vengono mica a mente. Non so cos’avrà pensato Mesi? di fronte a tali questioni, ma da buon professionista delle presidenza non si è fatto prendere dallo sconcerto ed ha recitato per filo e per segno la posizione ufficiale della Croazia. Sempre tale e quale a quella del 2008, del 2007, del 2006 e probabilmente anche prima, unica eccezione la variante di includere il Montenegro nella cerimonia. Prossima domanda? No grazie, ci basta.

Fosse stato un giornale normale la faccenda sarebbe finita qui, colla presa d’atto che la posizione croata è sempre quella. L’intervista viene invece presentata come iniziativa propria del presidente croato contenente delle avances e come tale viene distribuita in giro per le agenzie. Ancora prima che venga pubblicata, infatti, sia l’ANSA che il resto del panorama informativo nazionale annunciano le “aperture della Croazia in un intervista pubblicata domani sul Piccolo”.  Come operazione di marketing, niente male. Nel resto dello Stivale si da per scontato che, essendo Trieste ad un passo dal confine, ogni triestino è un esperto di ex-Jugoslavia. Dopo tutto, Sarah Palin non era esperta di relazioni internazionali perché da un isolotto dell’Alaska si vede la costa siberiana? Completamente ignorate alcune considerazioni forse troppo banali: per esempio che è ben poco credibile che qualsiasi capo di stato faccia tali iniziative a sorpresa pochi giorni prima di una visita ufficiale, fino a prova contraria adeguatamente preparata dalle rispettive diplomazie; altrettanto risibile l’ipotesi che, avendo un Mesi? da fare aperture diplomatiche in direzione di Roma, sarebbe il Piccolo ad essere prescelto come messaggero. Figurarsi, colla reputazione che il foglio ha oltreconfine.

Le reazioni

Uscita l’intervista tocca ai politici locali (figurarsi) dire la loro. Sorprese zero, le loro posizioni sono come sempre destinate al mercato interno e finché questo non chiede altro non saranno certo loro a cambiarle. Personalmente ho l’impressione che certi professionisti del comunicato stampa, tutti tendenti a destra, avessero pronte risposte più elaborate e dettagliate del solito, come se avessero avuto giorni di tempo per prepararle – ma è possibile che sia in effetti solo un impressione dovuta alla presenza nel mucchio del Lacota, la cui produzione continua di comunicati andrebbe elencata tra le attività economiche di rilievo della città.  Ben più imponente, comunque, lo spazio dedicato al ministro degli esteri Franco Frattini, al quale la faccenda viene pure spacciata per un avance croata. Bravo professionista anche Frattini, che riempie lo spazio disponibile di parole attentamente pesate, chiaramente destinate all’opinione pubblica italiana (i croati capiranno…) ed in sostanza dice ben poco.

Al Piccolo evidentemente non basta, e si pretende a gran voce che anche la Slovenia si unisca al ballo. “Silenzio molto rumoroso”, sarebbe l’atteggiamento di Ljubljana. Finiscono accontentati dalla risposta di Danilo Türk, sostanzialmente un invito a lasciar lavorare gli adulti. Figurarsi: “lesa maestà” gridano i soliti sospetti indignati che accusano il  Türk di avere l’osso al naso invece di inchinarsi grato per l’invito ricevuto. Trova spazio anche un certo De Michelis, che non perde occasione per ricordarci perché i suoi successori hanno dovuto faticare per rifare una reputazione all’italica diplomazia.

Il Piccolo rilancia sia per mezzo di editoriali che nelle introduzioni alle varie interviste attribuendo a Mesi? non solo la paternità della cosiddetta “apertura”, ma perfino quella della proposta di Trieste quale luogo dell’evento e di Basovizza e Risiera quali luoghi simbolo della memoria, tesi certamente cara al Piccolo ed ad una certa classe politica triestina, ma che nessuno ricorda di aver udito approvare da parte slovena o croata.

Epilogo

 Piaciuto lo spettacolo finora? Spero di si, perché è finito – di botto e senza i titoli di coda. Al 10 di gennaio, questo sabato per intenderci, nientemeno che Roberto Morelli se ne viene fuori con un editoriale in cui ammette che “non esiste una proposta croata”. Testuali parole. Lo riscrivo per vedere l’effetto che fa, visto che suona assurdo anche a me: uno degli editorialisti di punta della testata ha messo nero su bianco che hanno diffuso una notizia alle agenzie accompagnata da un interpretazione che sapevano distorta e fuorviante, colla stessa intervista sono andati in giro a sollevare polverone non solo sul mercato di Ponterosso ma presso le diplomazie di tre paesi alla vigilia di un incontro importante, e certamente non hanno intenzione di dirci il perché. Gli sembra perfino naturale, pare di capire.

Non basta: nella stessa puntata dello show un intervista a Sergio Romano. Non credo ci sia qualcuno che non lo conosca, ma per scrupolo riassumo: dopo una delle carriere più prestigiose che la diplomazia italiana ricordi (tra cui ambasciatore a Mosca e alla NATO) è passato nel 1989 a spiegare la diplomazia a noi comuni mortali sia scrivendo libri (quasi una quarantina) che insegnando (tra l’altro a Harvard) che, sopratutto, come editorialista del Corriere della Sera dove riempie ben degnamente il vuoto lasciato dalla scomparsa di Indro Montanelli – in breve, uno dei più importanti opinionisti d’Italia e in più uno che di diplomazia se ne intende veramente perché c’è passato. E che spiega ai lettori, in parole semplici ed inequivocabili e senza quei mille distinguo che contrassegnano la tradizione politica e diplomatica italiana, che il  Türk ha ragione, punto e basta. Facendo fare di conseguenza una figura da imbelli a quanti avevano invece tuonato pesantemente contro le dichiarazioni del presidente sloveno, tra i quali spiccano i soliti Menia, Lacota, Dipiazza e … lo stesso Morelli nella prima metà dell’editoriale citato. Rimandati a settembre per non aver studiato. O, come nella classica vignetta appesa in ufficio, prima di mettere in moto la lingua… Tutto sommato, una delle edizioni del Piccolo più gustose degli ultimi vent’anni. Non dico di incorniciarlo, ma spazio per una fotocopia in cassetto ci sarebbe.

Chi fosse tornato a curiosare sul luogo del delitto si sarà accorto che lo spettacolo è finito per davvero: domenica solamente un intervista all’onnipresente Matvejevi? che come sempre ultimamente non dice nulla di nuovo, ma ne approfitta per rinfrescare le sue credenziali di gran esperto in jugologia; oggi (lunedì 12) semplice cronaca degli eventi. In effetti il reportage del Manzin definisce le parole di Mesi? un “esternazione”, ma suppongo sia dovuto al fatto che il termine è di origine recente ed il dizionario che tiene sulla scrivania non ne spiega ancora il significato. Circolare, gente; non c’è niente da vedere. L’ultimo ad uscire spenga le luci.

E noi?

A noi comuni mortali non credo qualcuno si degnerà di spiegare cosa è stato, se non  eventualmente per sbaglio e a debita distanza temporale, ma nessuno ci può togliere il divertimento di fare domande. Le mie risposte valgono quanto le vostre.

Un elenco di assaggio?

  • Chi gliel’ha fatto fare in primo luogo?
  • Ma è una ragazzata scappata di mano o volevano seriamente andare a parare da qualche parte?
  • Era solo una mossa preventiva per evitare che Frattini a Zagabria magari uscisse dal seminato?
  • Chi gli ha detto di smettere? E con quali mezzi o argomenti?
  • La mummia di De Michelis l’hanno tolta dal sarcofago solo perché passava di qui per caso, o tra i suoi vari e meno fantasmagorici successori agli Esteri nessuno ha voluto prestarsi?
  • La prossima volta che devono chiedere qualcosa a Mesi?, come gliela spiegano ‘sta frittata? Colpa di una dattilografa distratta?
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11 commenti a Il Piccolo si riconcilia… con la realtà

  1. Anonimo Multiforme ha detto:

    E’ che il nuovo Direttore del quotidiano doveva dare segnali della sua esistenza, sia in Italia che nel paesotto dove l’hanno spedito.

  2. Marisa ha detto:

    ……ma perchè non create a Trieste un nuovo quotidiano che faccia concorrenza al Piccolo? Che ve ne fate di un quotidiano che vive fomentando polemiche?

  3. furlàn ha detto:

    Diavolo d’un Dejan! Mentre qui noi s’ha da fare l’Europa, tu metti queste pulci nelle orecchie dei lettori del Piccolo? Ma allora anche tu sei di quelli che leggono le prime 10 pagine del quotidiano e non le usano per accendere lo sparghèr? 😉

  4. La Mula ha detto:

    Non si chiama Piccolo, ma Breviario. E con la nuova direzione se non c’è:
    -un articolo su Eluana
    -un pezzo su/di Magris (questo anche prima)
    -un articolo sui pescatori
    -un articolo su uno sfigato qualsiasi che però è felice

    vuol dire che è un’edizione spuria e che si è sbagliato giornale…

  5. Bibliotopa ha detto:

    qualcosa non va in Magris? troppo legato al Corriere?
    per Eluana, anche gli altri quotidiani non scherzano.. purtroppo mi perdo il Primorski Dnevnik per motivi linguistici

  6. arlon ha detto:

    un applauso a Dejan per un articolo riassuntivo e chiaro!

    Guarda caso, proprio come quelli che mancano dai telegiornali e i quotidiani (più o meno) locali.

  7. La Mula ha detto:

    Bibliotopa, io leggo il Corriere, ma nemmeno lì è così ‘invasivo’

  8. La Mula ha detto:

    Oh cavolo, è stato confermato che Haider è morto per alcool. E adesso chi glielo dice a Julius?

  9. Julius Franzot ha detto:

    Mai dubitato che avesse bevuto molto di più di quanto “tenesse”. Non sono in questo caso un affezionato della dietrologia, però vorrei sapere CHI lo ha indotto a bere una quantità d’alcool a cui non era abituato.
    Vi ricordate il paracadutista Möllemann? CHI lo ha indotto a usare il paracadute di riserva appena 20 metri prima dell’ atterraggio?
    Non voglio insinuare nulla, non posso certamente escludere che Haider si sia semplicemente rilassato troppo dopo un periodo di attività vorticosa. Però, come mai lui che funzionava a vino bianco e birra improvvisamente scopre il Wodka, per di più quello a buon mercato, popolarmente definito “Pennerglück”?

    Mula, grazie per avermi pensato, ma stiamo andando OT! Quasi come se stessimo parlando dei graffiti 😉

  10. furlàn ha detto:

    Forse lo hanno convinto che la Wodka era vino bianco. Sai, nel buio…

  11. La Mula ha detto:

    Oh se vuoi parlare dei graffiti per me è un piacere…purtroppo non rispondo alle lettere, dal momento che Sgarbi l’ha fatto egregiamente per me!

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