4 Gennaio 2009

Parlar in lingua

Nel suo “A Linguistic History of Venice”, Ronnie Ferguson, direttore del Dipartimento di Lingue Moderne all’Universitá di Saint Andrews, spiega come la convinzione generale che la parlata veneziana sia un dialetto della lingua italiana sia di fatto errata.

Ne parla un’interessante recensione del Times Literary Supplement.

Secondo Mr Ferguson, al contrario dell’italiano, che, come noto, é una lingua “artificiale” creata a partire dal vernacolo toscano, il dialetto veneziano si sarebbe sviluppato direttamente dal tardo latino parlato nel Nord Est della penisola italiana e avrebbe quindi diritto a essere considerato un lingua a sé (anche se non esiste, ad esempio, un’ortografia standard).

Inoltre, il veneziano sarebbe molto piú influente, nel contesto internazionale, dell’italiano stesso. Roderick Conway Morris, autore dell’articolo su TLS, porta ad esempio numerose parole importate dal veneziano all’inglese: “artichoke, arsenal, ballot, casino, contraband, gazette, ghetto, imbroglio, gondola, lagoon, lido, lotto, marzipan, pantaloon, pistachio, quarantine, regatta, scampi, sequin and zany” (alcune di queste pero’ sono in effetti parole originariamente arabe o persiane – vedi artichoke, pistachio o arsenal – importate poi nel dialetto)

Senza dimenticare l’ormai globale “Ciao” che deriva dall’antico ossequio “S’ciao (vostro)”…

Il resto dell’articolo e le informazioni sul libro li trovate qui.
Po’ cussi la ga ditta sior Ronnie, e cussi mi ve la conto…

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20 commenti a Parlar in lingua

  1. arlon ha detto:

    “A dialect is a language without an army and a navy.”
    ogi, podemo zontarghe “and a tv network.”

    Libro interesante, xe entrado in lista.
    Però lo voleria leger in venesian!

  2. StripedCat ha detto:

    vado subito a ordinar el libro…grazie per la dritta!

  3. Marisa ha detto:

    ..il “veneziano” e il “veneto comune” non sono la stessa cosa.
    L’idioma veneziano è stato parlato sempre e solo a Venezia. La Repubblica di Venezia come lingua commerciale (lingua franca) scelse un idioma fortemente influenzato dal toscano, una sorta di tosco/veneto.

  4. furlàn ha detto:

    Ma lo sa tuti che a Trieste se ciacolava par furlàn!

  5. Julius Franzot ha detto:

    @Marisa: esatto. Appunto quello che si parla a Trieste è un derivato del veneziano, non del veneto comune. “Te gà” e non “Ghetu”.

  6. Marisa ha detto:

    Julis…….Venezia a Trieste non c’è mai stata e nel 1300 Trieste si è data agli Asburgo proprio per sfuggire a Venezia. Il dialetto triestino è un “veneto coloniale” che ha sostituito il “tergestino” verso l’inizio del 1800. Trieste all’inizio del 1800 aveva circa 20.000 abitanti. Attorno al 1840 moltissimi di più: la “lingua franca” dei veneziani, ossia il VENETO COLONIALE, sostituì allora il tergestino, lingua che è stata parlata per secoli a Trieste quando questa città aveva circa 6.000 abitanti. Il tergestino è considerato dal glottologo Ascoli (non proprio l’ultimo arrivato!) un dialetto della lingua friulana.

  7. enrico maria milic ha detto:

    Graziadio Isaia Ascoli (Gorizia, 16 luglio 1829 – Milano, 21 gennaio 1907)

    marisa, vedo che hai delle fonti aggiornate
    ; )

  8. Julius Franzot ha detto:

    @Marisa: so benissimo che Venezia a Trieste non c’è (quasi) mai stata, però intendevo dire che il “veneto coloniale” era molto più simile al veneziano che al veneto “di terra”.
    A me risulta però anche che attorno al 1800 Trieste avesse circa 80.000 abitanti e che il “tergestino” a cui si riferiva Ascoli fosse stata una delle due lingue autoctone di Trieste, parlata fino circa al 1700 e veramente di derivazione friulana.

  9. Marisa ha detto:

    Julius: Venezia è stata la città più aperta alla cultura italiana e quando si è trovata a dover scegliere con quale lingua commerciare, ha scelto il “toscano venetizzato”. Lingua franca che ha “portato” sia sulla costa istriana che sulla costa della Dalmazia. Idem per l’entroterra veneziano: Treviso, Padova, ecc. Il così chiamato “veneto comune” è un toscano venetizzato per scelta di Venezia. Non è casuale che dai linguisti il “veneto comune” sia considerato l’idioma più vicino all’italiano standard insegnato a scuola.

    Enrico Maria Milic: puoi pure fare dell’ironia, ma l’Ascoli è il padre della glottologia italiana, uno dei più illustri linguisti che l’Italia abbia mai avuto. E le sue opinioni sono ancora attuali. Poi sono arrivati i linguisti/patrioti italiani…..ma questo è tutto un altro discorso!

  10. Bibliotopa ha detto:

    tutti citano il tergestino. Ma com’è che quando leggo i testi riportati da Kandler nel Codice diplomatico istriano, e che spesso riportano frasi dette da triestini nel Trecento e Quattrocento, o li leggo nei testi della mostra del trecento a Trieste, a me suonano più vicini al veneto che al friulano? c’era già il tergestino o è arrivato dopo?

  11. enrico maria milic ha detto:

    marisa,
    scusami,
    a parte la polvere e le ragnatele da cui mi scosto,
    ascoli ti va bene per le origini del tergestino ma non ti va bene nel suo conio del termine ‘venezia giulia’?

  12. Bibliotopa ha detto:

    Per Julius Franzot: le due lingue “autoctone” di Trieste?
    autoctone da quando? erano due? le parlavano re Epulo? o i Celti/Carni citati da Strabone? gli abitanti dei castellieri?

  13. Marisa ha detto:

    Per Enrico: l’Ascoli è stato unn grandissimo intellettuale e il padre della glottologia italiana, oltre che colui che ha stabilito l’indipendenza linguistica della lingua friulana dalla lingua italiana. Dunque un “grandissimo”, senza ombra di dubbi. Poi, quando si trasferì a Milano, incontrò il nazionalismo italiano. Ma questo non fa venir meno la sua grandezza di intellettuale. E’ vero che ha proposto lui la locuzione “Venezia Giulia”, ma non ha alcuna responsabilità sull’uso che poi ne fu fatto. Insomma: assolto!

  14. furlàn ha detto:

    Bibliotopa:
    Il fatto che tu legga dei documenti in una lingua non esclude che ne coesistano altre nello stesso momento e nello stesso luogo. Per quelli cresciuti nella scuola italiana di impostazione crociana (nel senso di Benedetto Croce) l’idea che si possano conoscere e parlare più lingue (o dialetti che per l’Ascoli hanno pari dignità, sembrerebbe) è un po’ strampalata. Quante stecche sulle mani si sono presi i nostri nonni o i nostri padri dai maestri del regno (e della repubblica) perchè si ostinavano a non imparare la lingua e in casa continuavano a parlare il friulano, lo sloveno, il siciliano, il sardo, il veneto, etc etc?

  15. furlàn ha detto:

    macchè caspita scrivo…. intendevo Giovanni Gentile… chiedo scusa.

  16. Marisa ha detto:

    Ivan Crico è un bravissimo poeta che conosco e stimo…..ma forse farebbe bene a non inventarsi linguista.

  17. Bibliotopa ha detto:

    “Quante stecche sulle mani si sono presi i nostri nonni o i nostri padri dai maestri del regno (e della repubblica) perchè si ostinavano a non imparare la lingua e in casa continuavano a parlare il friulano, lo sloveno, il siciliano, il sardo, il veneto, etc etc?”
    ed è bastata un po’ di TV e le bacchettate non servono più…

  18. furlàn ha detto:

    Pasolini avrebbe sicuramente qualcosa da dire a proposito. O forse lo ha già detto.

  19. ChiaraMichela ha detto:

    Sono Veneziana doc..sono nata e vivo vicino al Ghetto ebraico…

    Sto studiando la lingua araba..e la mia insegnante..ci ha spiegato che la Lingua Veneziana é impregnata di termini arabi…tantissimi ce ne sono..
    Ho studiato Storia all’Università..e ricordo che una degli insegnamenti ed esami più belli che ho sostenuto é stato proprio:
    Storia Veneta

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