6 Ottobre 2008

Il 18 ottobre il primo farmer market a San Daniele

Dall’Ansa:

03-OTT-08 19:42

AGRICOLTURA: A SAN DANIELE PRIMO ‘FARMER’S MARKET’

(ANSA) – UDINE, 3 OTT – Arriva in Friuli Venezia Giulia, a san Daniele, “Mercati della terra” ovvero il farmer’s market degli agricoltori, iniziativa di Slow Food Italia finalizzata a valorizzare la filiera corta, l’economia locale e la stagionalità dei prodotti, attraverso la creazione di una rete di mercati contadini. Il primo in Friuli Venezia Giulia sarà attivato a San Daniele del Friuli con cadenza mensile, ogni terzo sabato del mese. Il primo appuntamento, infatti, è per sabato 18 ottobre dalle ore 9,00 sotto la Loggia della Biblioteca Guarneriana (nel centro del borgo). Hanno già confermato la loro presenza 30 aziende agricole (il numero potrebbe aumentare nel corso delle varie edizioni visto che la partecipazione è aperta ma anche ridursi a seconda della stagionalità dei prodotti) con sede nel raggio di una quarantina di chilometri dal capoluogo collinare, rispettando così uno dei parametri sanciti dal disciplinare dell’ iniziativa. Molteplici le categorie merceologiche esposte che dovranno rispettare il regolamento stilato da Slow Food Italia. Per i consumatori non ci sarà che l’imbarazzo della scelta visto che sulle bancarelle potranno trovare prodotti caseari e da forno, carni bovine e suine fresche e insaccati, latte, ortaggi, frutta e molto altro ancora proprio come in un supermercato, ma con la certezza di poter acquistare prodotti di stagione, garantiti e distribuiti direttamente dal produttore. L’iniziativa, che rientra in un partenariato siglato tra la Camera di Commercio di Udine e il Parco Agroalimentare di San Daniele, è stata presentata oggi nel corso di una conferenza stampa nella sede dell’ente economico. “I Mercati della Terra – ha affermato il presidente Giovanni Da Pozzo – rappresentano un’ulteriore occasione per qualificare il comparto agricolo, cresciuto qualitativamente e attualmente in grande trasformazione, che ricopre un ruolo significativo nella nostra economia. L’iniziativa, sostenuta in gran parte con risorse camerali, consente anche di valorizzare il territorio e le sue eccellenze in una delle cornici storiche più belle della provincia”. (ANSA).

Tag: , .

11 commenti a Il 18 ottobre il primo farmer market a San Daniele

  1. furlàn ha detto:

    Ovviamente, come tutte le cose, anche questa non ha resistito al fascino dell’anglo-sassone. Una volta si chiamava ‘spesa dal contadino’.

  2. michele ha detto:

    Da qualche mese lavoro a Slow Food e seguo, tra le altre cose, il progetto dei Mercati della Terra in Libano e Israele. E’ un progetto in cui credo molto.

    Non voglio tediarvi con discorsi che per molti sarebbero solo seghe mentali. Ma però è da quando lavoro su questo progetto che più ci penso e più mi sembra geniale per la nostra città. E se facessimo un Mercato della Terra a Trieste?

    L’opportunità politica:
    I prodotti in vendita nei mercati della terra devono provenire da un max di 40 km (ma questa cifra può variare, non è un limite assoluto) dall’area in cui si tiene il mercato. Beh, se tracciamo un raggio di 40 km da Trieste, tiriamo dentro produttori provenienti da 3 Paesi: Italia, Croazia e Slovenia. Sloveni, croati e Italiani nello stesso mercato. Più EUROREGIONE di così. Anche perchè, in fin dei conti, è sempre stata l’interazione economica a contribuire all’intergrazione etnica.

    L’ opportunità storica:
    Se guardiamo indietro nel tempo, per moltissimi anni i carsolini e non solo si sono calati in città per vendere i loro prodotti ai cittadini. Recuperare queste abitudini potrebbe contrinuire a rendere i triestini più consci del luogo in cui vivono e della loro storia.

    L’opportunità culturale:
    Il mercato della Terra nasce per valorizzare il territorio cui appartiene. Ma qual’è il territorio di Trieste. da dove inizia e dove finisce? Sarebbe una discussione stimolante, non trovate?

    L’opportunità di rilancio di una produzione gastronomica di qualità:
    I prodotti in vendita in un Mercato della Terra devono provenire da agricoltura biologica, biodinamica o integrata e devono essere stagionali. Sarebbe un buon esercizio di educazione alimentare. I prodotti locali da soli non bastano, infatti. E questo aiuterebbe magari anche a essere più esigenti nei confronti di altre tradizioni enogastronomiche triestine. Un esempio: quante osmize vendono prodotti biologici? quante osmize vendono prodotti esclusivamente loro? E allora perchè continuiamo a vivere nel folklore dell’equazione osmiza=prodotti locali=prodotti sani? (e questo, tra l’altro, potrebbe essere oggetto di una battaglia a sé…)

    L’opportunità gastronomica che il mercato potrebbe già offrire:
    Come ho già detto, i 40 km di raggio dal dal mercato possono variare per ragioni storiche. Facciamo 50 km, per esempio. Ecco alcuni dei prodotti che potremmo trovare al mercato:
    I piccoli viticoltori e produttori del collio (ITA e SLO)
    I vini del carso (ITA e SLO)
    una miriade di piccoli produttori sloveni (SLO)
    I pedoci della costiera (ITA)
    il sale delle saline di sicciole (SLO)
    i tartufi di Montona (CRO)
    Olio (Valle dell’ospo e Istria)
    Il pesce delle cooperative istriane (CRO)
    Si tratterebbe poi dell’unico Mercato legato al territorio in cui si potrebbe trovare pesce e carne.

    Ci sono 3 principali ostacoli a un progetto del genere:
    Le istituzioni cittadine
    I commercianti triestini
    Le barriere doganali tra croazia e UE

    E se ci volessimo credere? Chi ci sta?
    Se vi va, scrivetemi a michelerumiz@hotmail.com

    Michele

  3. furlàn ha detto:

    Bella idea michele! Se la cosa ha un aspetto di serietà ( Slow Food è una garanzia ) le auguro il miglior successo possibile. Personalmente guardo sempre con diffidenza alle trovate come Friuli DOC e Gusti di Frontiera, spero che la cosa non si riduca ad una mega-sagra ma ad evento magari di dimensioni minori ma con migliori garanzie di qualità dei prodotti e degli espositori.

  4. michele ha detto:

    di solito ad un mercato della terra gli stand sono tra i 20 e i 30, anche perchè non è facile trovare produttori che aderiscano a tutti i disciplinari di produzione.

  5. Marisa ha detto:

    Solo a titolo di cronaca vi informo che a Udine – azienda agraria universitaria – è già attiva una uguale iniziativa due volte al mese, il venerdì mattina. Si acquistano i prodotti direttamente dagli agricoltori. Aprono alle nove di mattina…..e alle 10 hanno già venduto tutto.

    Questa di San Daniele del Friuli non è quindi…..una novità.
    Va benissimo che si moltiplichino queste iniziative ma esistono già altre realtà che lo stanno facendo. Ad esempio sono anni che a Gemona del Friuli i produttori lo stanno già facendo e i prodotti sono tutti provenienti dall’agricoltura senza pesticidi. Sono iniziative di cooperative di agricoltori. L’unica differenza è che ……non utilizzano l’inglese per definire la loro attività!

  6. michele ha detto:

    Verissimo. I mercati della terra di slow food non sono affatto una novità. Il mercoledì e il venerdì i piccoli produttori di Bra vendono i loro prodotti, tutti di stagione. “ma non avete in vendita pomodori?” “no quelli li raccogliamo da fine giugno”. STUPENDO!
    Il nome di Slow Food è solo una ulteriore garanzia per il consumatore dell’affidabilità dei prodotti in vendita.

  7. Arlon ha detto:

    E’ un ottimo momento storico per riproporre la vendita diretta.
    Quindi, chi produce lo faccia 🙂

  8. Alessandro ha detto:

    Ma da dove venite?
    Quando ero bambino andavo con mia nonna dai contadini ad acquistare i loro prodotti (ricordo ancora con gusto il buon latte di Pierangelo o la verdura dei suoi cugini) e ho continuato ad andarci senza soluzione di continuità. Certamente non andavo al farmer market ma semplicemente a cjase dal contadin… e ci scappa sempre anche un bon tajut. Ritorniamo alle origini, iniziando dalla nostra lingua e non crediamo a tutte queste novità, nuove solo nel nome ma vecchie nel concetto, concetto che una volta era ampiamente diffuso, poi ci hanno raccontato che le stalle dovevano essere piastrellate, il latte pastorizzato, ecc. ecc. Le istituzioni (USL e CEE in primis) hanno fatto il loro (in senso negativo) ed ora venite a proporre i FARM MARKET!!!!! Ma fatemi il piacere, guardatevi in giro e date credibilità ai contadini che per troppo tempo avete snobbato. Vergogna, vergogna e vergogna.

  9. dany ha detto:

    Certo Alessandro ,

    cosa possiamo farci se dalla Mamma di tutti la TV -oppure Tata nazionale che dir si voglia- si apprendono ormai solo termini anglo neologismi assurdi!
    Eh sì tu parli del contadin ma se mi sento dire che bisogna aver paura dei funghi trovati nei boschi dal cacciatore perchè non si sa mai..dico: sapete ancora riconoscere un porcino? insomma certo i nostri bisnonni sono cresciuti con i prodotti del loro lavoro e i loro bisnipoti hanno bisogno del sacchetto rigorosamente in plastica per far spesa..la verità è che ci impongono non più di mangiare così come si parla…che sarebbe tutta un’altra storia…

  10. enrico maria milic ha detto:

    dany, ben detta.

  11. michele ha detto:

    Caro Alessandro,

    se propongo un mercato della terra è proprio perchè si ricominci a tornare dai contadini come facevi tu con tua nonna. Mio dio, mica ci incastreremo sui nomi, no?
    Per me un’iniziativa del genere ha senso propio per tornare alle nostre origini. Ed è chiaro, quindi, che una tale iniziativa “è vecchia nel concetto”.
    Non si tratta di inventare proprio niente, appunto, ma di riscoprire e tutelare quello che ancora resiste.
    Infine, fare un mercato dei contadini vuole soprattutto essere un modo per ridare dignità a chi la terra la lavora.
    Io non lavoro per la CEE, nemmeno per le ASL e tantomeno nei media.
    Quindi, perchè vergogna, vergogna, vergogna?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *