Venerdì 19 settembre alle 18.00 nelle sale del caffé San Marco si parlerà del saggio “Gli orfani di Salò”, di Antonio Carioti, che indaga intrecci e figure del neofascismo dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Preceduto da polemiche estive, è diventato di ancor più scottante attualità dopo le dichiarazioni di Fini e la riapertura del dibattito sul fascismo, che sta occupando in questi giorni le pagine dei quotidiani.
Particolare non scontato, visti gli episodi non propriamente pacifici che ne hanno segnato la presentazione in altre città italiane, l’incontro dedicato agli “Orfani di Salò” è organizzato dall’associazione “Luoghi comuni” che, sorta col contributo di esponenti del Partito Democratico triestino, intende proporsi come laboratorio aperto e indipendente di dialogo e confronto.
La presentazione, moderata dall’inviato del Gazzettino Maurizio Bait, vedrà la partecipazione dell’autore Antonio Carioti, di Gianfranco Gambassini, che fu tra i fondatori della Lista per Trieste e giovane volontario della RSI, e di Marco Coslovich, studioso e ricercatore di storia contemporanea, autore di pubblicazioni sui temi della memoria, della violenza dei totalitarismi.
Il libro
Il libro considera il periodo tra il 1946 e il 1951, quando i giovani neofascisti sono protagonisti di un vero e proprio movimento ideale e di piazza per il quale l’autore conia l’espressione di “Sessantotto nero” evidenziando alcune delle analogie con quello che sarebbe avvenuto dopo.
L’autore
Antonio Carioti, nato a Reggio Emilia nel 1961, dal 2004 lavora alle pagine culturali del “Corriere della Sera”, dopo aver esordito alla “Voce Repubblicana” ed esser stato caporedattore della rivista “Ventunesimo Secolo”. Ha firmato diverse pubblicazioni in volume, tra cui un saggio dedicato al leader storico della CGIL Di Vittorio e una Breve storia del presidenzialismo in Italia.
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