24 Maggio 2008

Zagabria, provincia del mondo globale

Immaginate di essere uno spettatore imparziale, magari quel giudice morale impeccabilmente descritto da Adam Smith in “A Theory of moral sentiments“. Immaginate di essere catapultati, da un giorno all’altro, in uno dei tanti centri commerciali che si trovano in qualsiasi nazione europea. Immaginate che qualcuno vi chieda “Lei riesce a riconoscere la citta’, o la nazione, in cui si trova osservando con meticolosita’ certosina il centro commerciale sui cui e’ stato catapultato?”.

Sulle scale mobili delle “Torri d’Europa” sapete dirmi cosa vi fa capire di trovarvi a Trieste? Nel mezzo del supermercato Auchan del “Parco Leonardo” di Roma cosa vi fa capire di essere nella Capitale d’Italia piuttosto che in quella transalpina?

A piazza San Venceslao, a Praga, le insegne dei negozi principali sono le stesse di una via di Roma o di Madrid. Se non mi dicessero che mi trovo nella piu’ importante citta’ boema, mi sembrerebbe di essere a Londra o a Vienna.

Si acquista globalita’. Si perde identita’. E’ il villaggio globale, bellezza.

Sono a Zagabria da qualche giorno. E’ una delle tante province del villaggio globale. Vogliamo criticare la globalizzazione? Facciamolo, ma intanto diciamone i lati positivi. Oggi, finalmente, un croato di Zagabria puo’ gustare dell’ottimo Dolcetto d’Alba senza recarsi nelle Langhe. Oggi, finalmente, un italiano che lavora in Croazia puo’ trovare all’Ipercoop di uno dei tanti centri commerciali zagrebesi (o zagabresi?) il pesto alla genovese artigianale di una ditta minore di Camogli. Quello stesso pesto di quella stessa ditta che fino a pochi lustri or sono avrebbe trovato solo a Camogli. Oggi un qualsiasi cittadino di questa splendida citta’ mitteleuropea vede, finalmente, l’economia che marcia, che cresce, che porta i risultati da tanto aspettati. Respira il boom edilizio, che procede di pari passo con quello finanziario.

Zagabria stasera non andra’ a dormire finche’ non sara’ noto il vincitore, o meglio la nazione vincitrice, della competizione canora Eurosong (o Eurovision). Cos’e’? Confesso che fino a quando non venni la prima volta in Croazia, nel 1992, non ne avevo mai sentito parlare. So solo che l’Italia l’ha quasi sempre snobbata, almeno negli ultimi anni. Colpa di quel maledetto etnocentrismo che ci caratterizza a livello culturale. Non dimentichero’ mai che il mio libro di storia dell’arte, al liceo, si intitolava “Storia dell’Arte italiana”, dell’ottimo Giulio Carlo Argan, gia’ eccellente sindaco di Roma. Il duomo di Colonia? Notre Dame? La cattedrale di Kos’ice in Slovacchia, gioiello gotico esaltato in tutta Europa? Opere d’arte non pervenute. Non degne di uno studente di un liceo italiano… Figuriamoci se ci “abbassiamo” a partecipare ad Eurosong insieme a piu’ di 40 Paesei europei. E’ l’altra faccia della globalizzazione, bellezza.

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11 commenti a Zagabria, provincia del mondo globale

  1. arlon ha detto:

    “Sulle scale mobili delle “Torri d’Europa” sapete dirmi cosa vi fa capire di trovarvi a Trieste? Nel mezzo del supermercato Auchan del “Parco Leonardo” di Roma cosa vi fa capire di essere nella Capitale d’Italia piuttosto che in quella transalpina?”

    La gente? (per il momento)

  2. Lo spettatore imparziale catapultato, di smithiana memoria, non sa riconoscere ne’ la lingua ne’ l’accento delle persone, ne’ e’ esperto di tratti somatici.

    Ma al di la’ di Adam Smith e del suo giudice morale, si’ – hai ragione – per il momento la gente da’ un’indicazione. Ma prima di ascoltare la gente si ha l’impressione che tutto sia uguale, a Praga come a Roma, a Trieste come a Budapest, ecc. ecc.

  3. Julius Franzot ha detto:

    Ci sono ancora dei tratti fondamentali, magari di cultura di bassa lega, che mi fanno distinguere immediatamente da che parti sono: per l’ Italia, i motorini e la gente attaccata ai cellulari, per la Baviera l’ odore di Maggi, per il resto della Germania quello di fritto e kebab, in Austria il profumo di affumicato, in Francia le Gaulois, tra SLO e HR il colore delle insegne e la qualità della pubblicità…
    Però è triste che ormai dobbiamo aggrapparci a cose tanto banali per definire i posti. A questo punto però ho la tentazione di mettere tutto in forse e chiedermi secondo quali criteri li dovremmo definire. In fondo poi sarebbero i criteri che per primi sono o stati imposti dal lifestyle (cellulari, kebab)o cancellati dalla volontà politica (osmize in Slovenia, birrerie tipo Dreher a Trieste)

  4. Matteo Apollonio ha detto:

    Perchè hanno tolto le osmizze in Slovenia?

  5. personalità politica ha detto:

    forse perché non rispondevano all’idea di modernità che soprattutto la HIT va perseguendo….rincorsa dalla propria cattiva coscienza.

  6. Julius Franzot ha detto:

    Già Tito aveva tolto le osmize dalla Jugoslavia. Penso erano troppo poco simili a case del popolo. Intanto è cresciuta una generazione senza osmize e non ne sentono la mancanza.

  7. furlàn ha detto:

    Orribile! I giovani sloveni infatti bivaccano nei parcheggi e nelle piazze di Nova Gorica ( anche Sezana? ) con le bottiglie di plastica piene di vino. Dio che tristezza, uno dei danni del socialismo se è veramente così.

  8. enrico maria milic ha detto:

    federico,

    non direi che si perde identità.
    direi che con la pervasività di oggetti e messaggi che non sono stati prodotti nel territorio in cui si vive dobbiamo, pian piano, ricostruire una nuova identità che tiene conto anche di questi oggetti e di questi messaggi.

    ma… qual è il buon punto di equilibrio tra rifiuto della globalità e la sua accettazione?

    chi lo sa? è un problema nuovo, credo, almeno per noialtri

  9. Bibliotopa ha detto:

    ma siete proprio sicuri che non ci siano osmizze in Slovenia? perchè qualcuno racconta di esserci stato di recente? le hanno riaperte, allora? forse non ci sono in Croazia..

  10. enrico maria milic ha detto:

    le osmizze in slovenia, effettivamente, ci sono.
    ne ho goduto nel carso, nei dintorni di dutovlje – dutogliàn.

  11. furlàn ha detto:

    Buono a sapersi! Urge verifica sul campo!

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