5 Maggio 2008

Il significato politico e civile degli anni di Illy

Stelio Spadaro, saggista e ex segretario dei Pds-Ds, ci invia questa sua analisi.

Alcuni punti fermi su quello che gli anni di Illy hanno significato per Trieste e la regione:

  1. Unificazione cittadina.Illy, con i partiti che lo hanno sostenuto, ha dato un contributo decisivo all’apertura della città e allo svelenamento dell’atmosfera civile. Non era facile, in una città carica di manicheismi da tutte le parti, nel centrodestra e nel centrosinistra. Manicheismo perché ciascuna parte raccontava la propria storia, con la presunzione e la prepotenza di essere depositaria della verità. Illy ha costantemente sottolineato la necessità di riaprire tutte le pagine della nostra storia tormentata. Innumerevoli, e sempre condivisi dalle forze dell’Ulivo, sono stati i suoi richiami ad atti simbolici di condanna di ogni totalitarismo e di ogni forma di nazionalismo. E ha ottenuto risultati notevoli, anche perché in questo lavoro di pacificazione si è trovato ad operare insieme a personalità di riferimento della vita religiosa triestina. È un’acquisizione permanente che ha rafforzato Trieste.
  2. Altro elemento costante nell’opera di Illy è l’integrazione. Da sindaco e poi da presidente della Regione. Questo è il senso del lavoro per l’Euroregione. A partire dalla questione cruciale delle infrastrutture. È il senso dell’attenzione di Illy per il Corridoio 5 e il sistema dei porti. In territori che nel corso del Novecento sono stati frantumati da scontri ideologici, etnici, fra Stati, la linea dell’integrazione non è né ovvia né facile. Molti erano e sono gli ostacoli da superare: diffidenze, vecchi retaggi di storie contraddittorie, ma anche interessi di oggi. Non a tutti va bene che la Regione Friuli – Venezia Giulia assuma un ruolo positivo e moderno (si veda l’operato dell’Assessore Cosolini) come centro di aggregazione e di riferimento per tutta quest’area. Certamente alcuni ambienti nazionalisti della Slovenia non hanno guardato con favore a questo attivismo della Giunta Illy a livello regionale e internazionale. Certe difficoltà che ha incontrato l’Euroregione nascono anche da queste posizioni. Ci sono stati interlocutori di Illy che hanno frenato consapevolmente questi processi di aggregazione facenti perno su Trieste e il Friuli Venezia Giulia, per seguire logiche legittimamente nazionali, ma che non producevano integrazione in queste regioni. Bisognerà pur scrivere la storia di questi ostacoli. E posso fare esempi concreti: la non attuazione della connessione ferroviaria tra i porti, per quanto riguarda i sei chilometri da Trieste e Capodistria; il mancato collegamento autostradale Trieste-Fiume; la sottovalutazione delle multiformi opportunità che si potrebbero aprire per i cittadini sul piano dei servizi. C’è stato uno scontro politico di sostanza e far finta di non vederlo limitandosi solo a osservare le difficoltà di natura istituzionale è riduttivo.
  3. E così tocchiamo un altro punto dell’esperienza comunale e regionale di Illy e delle forze politiche che lo hanno sostenuto:il tentativo serio di rendere rilevante il ruolo di Trieste e del Friuli Venezia Giulia nelle trasformazioni che stanno avvenendo in Europa, nelle nuove scomposizioni e ricomposizioni di territori e di aree. L’elenco del lavoro svolto nei vari settori è lungo, dai rapporti con Bruxelles alla presidenza dell’Assemblea delle Regioni d’Europa. L’obiettivo era di avere una voce in capitolo a Roma e a Bruxelles. Non è una cosa da poco. E non riguarda semplicemente i “rapporti transfrontalieri”.
  4. Ricapitolo il senso di questo lavoro perché sono ricomparse voci di conservatori e di reazionari di destra, centro e sinistra che vogliono mettere in parentesi l’esperienza di questi anni e ricominciare secondo vecchi schemi e vecchie polarizzazioni. Non sarà così, la città è cambiata e sono cambiate le forze politiche di centrosinistra ma anche quelle di centrodestra (si veda l’intervista dell’on. Menia). In particolare, marcata è stata l’evoluzione del centrosinistra, i cui partiti, a partire dal 1993, sono passati da una condizione strutturalmente e storicamente minoritaria (derivata in primo luogo dall’incapacità di leggere le ragioni e le sensibilità della città) a una condizione che permette loro di presentarsi come possibile maggioranza politica. Questo risultato è stato raggiunto grazie a una combinazione di fattori. Dalla carica innovativa apportata da Illy sul piano delle scelte e dello stile di governo; ma anche, e prima ancora, dalla capacità di innovarsi che il centrosinistra aveva saputo esprimere fin dall’ “invenzione” della soluzione Illy che nasceva da una profonda revisione delle basi concettuali e dello stesso DNA storico-politico di quella parte di sinistra incamminata decisamente sulla via riformista. E che ha dimostrato in questi anni di saper costruire una linea capace di entrare con continuità in sintonia con la città e la regione. È da questo spirito di coraggiosa autoriforma che il centrosinistra oggi deve ripartire, non archiviando il patrimonio di lavoro di questi anni, ma sapendolo pienamente attualizzare.
  5. Il circuito politico avviato da Illy si è alimentato e ha contribuito a diffondere significativamente una cultura civile e politica di stampo liberaldemocratico. Con questa ispirazione sarebbe stato bene affrontare anche il nodo della valorizzazione delle culture e delle specificità linguistiche della nostra regione. Invece che dare credito a suggestioni etnonazionali, volte a impostare la convivenza e l’autopromozione in termini di comunità separate reclamanti diritti collettivi, sarebbe stato opportuno e possibile ricercare soluzioni progressiste fondate sulla tutela dei diritti della persona e sulla libera scelta individuale. In questo caso sarebbe stato indispensabile far sentire la voce del nascente Partito Democratico. La sua posizione, invece, è stata improntata o al silenzio passivo e tattico, o a singole prese di posizione di polemica rispetto a un disegno di legge, piuttosto che ricercare una risposta alternativa affidata a una riflessione comune del partito. Occasione persa per la Regione e per il PD. E segnale di una difficoltà a tradurre in senso progressista e laico, con consapevolezza e sicurezza dei propri strumenti, legittime domande di ascolto e rappresentanza provenienti dai territori. Una difficoltà politica, che alla fine ha pesato sul giudizio complessivo della Giunta Illy in Regione, creando confusione e appannando quanto di positivo era stato fatto.
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6 commenti a Il significato politico e civile degli anni di Illy

  1. Matteo Apollonio ha detto:

    Que viva Stelio Spadaro.

  2. La Mula ha detto:

    Caro Stelio, in linea di principio condivido. Vorrei aggiungere alcune mie personali considerazioni.
    Credo che Illy abbia perso ancora molto tempo fa anche se i risultati si sono manifestati solo oggi. E ha perso proprio sui temi che tu citi e che sono il risvolto positivo della sua politica. Ha perso perché, dopo aver giustamente aperto le questioni, non ha saputo gestirle o meglio ancora non ha più avuto vicino chi l’aveva consigliato agli inizi. Uno per tutti Roberto Damiani, ma anche altre figure non di secondo piano.
    Corridoio 5: quando si cominciò a parlarne, e quindi più di un decennio fa, Illy si gettò a capofitto nel progetto, intuendo che era necessario occuparsi in primis di quanto si sarebbe dovuto costruire al confine con la Francia. Così, mentre qui si parlava, lui entrò direttamente nella gestione al fianco di Montezemolo (mi pare, sono passati molti anni e non ho più sotto mano le carte). Bloccata la situazione per i noti motivi strumentalpopolari oggi il Corridoio 5 appare a tutti per quello che è: un niente di fatto né di fattibile. Ma il gran guazzabuglio di parole ricade su lui e non su chi realmente dovrebbe essere accusato. E la sinistra non è estranea a ciò.
    Sempre in quegli anni –strettamente legato anche alla prospettiva del Corridoio 5- apparve a Trieste l’Ect. Ora: se Sinport (Fiat) avesse comprato il porto di Trieste la situazione sarebbe più o meno stagnante come oggi (ed era ciò che le destre volevano). Comprava per rivendere un sistema portuale al gran completo, e quindi alzare il prezzo di vendita. Ma Ect no, il colosso comprava per fare affari e quindi mercato. Tieni presente che gli olandesi hanno anche le ferrovie tedesche. Quella vicenda (vissuta a Trieste sempre e solo seguendo logiche da borgo di pescatori, contrapponendo i nomi dei soliti noti da buffet in prefettura) è stato lo spartiacque che decreta la morte della politica di apertura al centro Europa. Con grandi colpe della sinistra, Prodi in testa. All’epoca Illy non capì che doveva continuare sulla strada intrapresa, affiancare gli olandesi e sfidare anche quel potere centrale che non aveva nessun interesse al rilancio di questo porto. Si appiattì su Prodi e in meno di un anno tutto era finito, neanche il tempo di cominciare a lavorare.
    Questo per dirti che i cavalli di battaglia di Illy erano degli ottimi puledri, ma nel tempo, senza gli allenatori giusti, non sono diventati cavalli di razza, ma ronzini.
    Già nel 93 Illy aveva manifestato la tendenza ad affidarsi a quelli che io chiamo ‘boiardi di stato’, quelle persone che van bene per tutte le situazioni di privatizzazione (sono sempre gli stessi, non occorre fare i nomi), ma i saggi in loco avevano arginato e sapevano arginare le situazioni. Poi hanno prevalso i boiardi.
    Una cosa però è certa: la sinistra l’ha sempre lasciato solo, anche se una parte s’è appiattita in una sudditanza patetica (facendo danni ancora maggiori e alimentando l’immagine del Faraone). E l’ha lasciato solo perché:
    1) non ha avuto il coraggio di dire al suo elettorato che l’Europa e l’ingresso in Europa non è solo l’euro di Prodi, ma obbligatoria privatizzazione di tutte quelle infrastrutture che sono alla base della crescita di qualunque cultura e società. Ancor più importanti in una regione che fino al 1989 non doveva averle per decisione internazionale. Tutto è regolamentato da leggi precise e del provincialismo della nostra classe politica (regionale e nazionale) l’Europa non sa che farsene.
    2) Doveva tenere vivi tutti i ridicoli ruoli a decrescere (da Prodi in giù, fino al minuscolo consigliere in privatizzata) di gente che non ha nessuna intenzione di togliersi dalle scatole e pagare per i danni fatti. Non importa che a sostituirli sia una donna o un giovane, come sai adoro anche gli anzianissimi, basterebbe anche e solo avessero l’onestà di ammettere d’aver sbagliato e si mettessero in disparte.
    3) Di Illy ha colto soprattutto il ritorno d’immagine, ma l’ha colto quando l’immagine non c’era più. Agli inizi Illy ‘tirava’ moltissimo (te lo dico perché ci ho mangiato su per anni vendendo informazione a livello nazionale e non solo), finito il suo mandato di sindaco la sua immagine ha cominciato ad appannarsi fino a svaporare del tutto sul finale.

    Scusate la lungaggine. Avrei molte altre cose da scrivere. Ricordo solo alle varie Marise che la centralità di Trieste nella vicenda porto è solo apparente, visto che se si fosse sviluppata secondo logiche di mercato il primo a beneficiarne sarebbe stato il Friuli.
    La Mula

  3. Matteo Apollonio ha detto:

    Che gran bella lungaggine pero’. Grazie per l’approfondimento interessante e tristemente corrispondente alla realta’.

  4. patrick karlsen ha detto:

    interessante questo relativo silenzio in risposta alle tesi di spadaro e della mula. tutti basiti da troppa saggezza?

  5. Matteo Apollonio ha detto:

    Come spesso accade su questo blog…

  6. enrico maria milic ha detto:

    che dire. a parte l’intervento de la mula che “credo” di poter condividere (non sono così edotto come lei rispetto alla cronaca locale), con il pezzo di spadaro sono d’accordo su tutto. anche se mi pare un intervento che prenda troppo poco posizione su certi temi.
    come detto altrove, il PD locale (e spadaro fa parte di quell’area per quel che ne so) deve avere il coraggio di realizzare strappi netti con i discorsi del PD romano e di cambi radicali rispetto alla metodologia di lavoro.

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