22 Aprile 2008

Italia: ma la esisti o no?

E’ la domanda che si pone Lucio Caracciolo dal sito web della rivista di geopolitica Limes, dove chiede a tutti, anche, dei contributi scritti per un futuro numero speciale del giornale dedicato a questo tema. (segnalato da Fabiana Scarazzato)

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5 commenti a Italia: ma la esisti o no?

  1. Giovanni Costa ha detto:

    Sul Libro GRAMMATICA ITALIANA, aut. M. Dardano e P. Trifone, ed. Zanichelli, Bologbna, 1995, vi è un interessante cap. 2. LINGUA E DIALETTI IN ITALIA, in cui si distinguono 4 varietà regionali principali, Settentrionale, Toscana, Romana, Meridionale.
    A pg. 48 vi è la cartina d’Italia con l’Italia dei dialetti e le linee che separano alcuni gruppi dialettali, interessante la linea La Spezia – Rimini che separa i dialetti settentrionali da quelli meridionali, tra cui, notevole, che al Nord non si pronunciano le doppie, al sud si pronunciano, poi queste diventano anche triple.
    Altra particolarità notevole l’uso del passato prossimo e del passato remoto, al Nord si usa quasi esclusivamente il passato prossimo, mentre al Sud quasi esclusivamente il passato remoto.
    Viste queste differenze linguistiche, potremmo partire da qui per vedere se l’Italia esiste o no.

  2. arlon ha detto:

    non mi sembra molto saggio pensare nazioni a seconda di dialetti, lingue o accenti, ad essere sincero..
    Io vedo uno stato come comunione di intenti, un “remiamo tutti dalla stessa parte, per il bene di tutti”.
    L’Italia la vedo un po’ lontana da questa visione…

  3. Giovanni Costa ha detto:

    Ricordo di aver studiato a scuola; “Italia, una di lingua, d’arme e di cor.”
    Ora;

    Una di lingua, basta vedere, come fatto, una qualsiasi seria grammatica italiana per comprendere come stanno le cose.

    Una d’arme, basta ricordare che sia nella I che nella II Guerra Mondiale, arrivava la cartolina precetto e, se non ci si presentava per le armi si era disertori. Ho conosciuto più di un italiano, che grazie a questo sistema ha l’avo a Redipuglia.

    Una di cor, dice lei, remiamo forse tutti nella stessa direzione?

    Allora cosa resta, niente, dobbiamo forse rispolverare il Metternich?

  4. Julius Franzot ha detto:

    Non escludo che esista, come prodotto artificiale dell’ omogenizzazione da parte del fascismo nero e rosso, ma io dubito di farne parte.

  5. Sangria ha detto:

    L’Italia è il paese dei comuni e delle corporazioni ‘darti e mestieri. Questo concetto della cosa pubblica come associazionista, consociativista a campanilista permane tutt’oggi in quanto retaggio storico-culturale. L’Italia è tale da meno di 150 anni, la Francia da 570, questo è un gap storico non indifferente. Circa la lingua, le differenze dialettali ci sono in Italia come in Francia come in Spagna come in Galles o in Inghilterra, pensare che sia un motivo di divisione fondamentale è da considerarsi provinciale e un po’ superficiale, a mio modestissimo avviso.
    Il prblema dell’Italia è anzitutto la disgregazione dei valori risorgimentali del dopoguerra, quando nel tentativo di distruggere qualunque retaggio del regime Fascista anche parlare di Patria e rendere gli onori al tricolore erano visti come atti disdicevoli. La condanna tout court della retorica nazionalista ha reso debole questo paese perché ha creato un popolo senza collante. Siamo gli unici al mondo a vilipendere le proprie forze armate o a dar contro ad un premier, finanche di parte avversa, di fronte a platee internazionali. Oggia si è prima membri della propria famiglia, poi del quartiereo della propria corporazione o gruppo, o parte politica, poi della città, poi della provincia, poi della regione, poi dell’area (nord, centro, sud) e solo dopo tutto questo si è italiani. no, non va bene, italiani prima di tutto, al di là di ogni altro tipo di divisione, poi a calare tutto il resto, qualora necessario. Fino a che non ci sarà questo sentimento di mutuo rispetto e identità di intenti non ci sarà una vera Italia credibile, efficiente e protagonista del panorama internazionale.

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