19 Marzo 2008

La finanziaria lascia a casa un migliaio di precari triestini

L’ultima finanziaria, nel suo articolo 36, determina una misura di lotta alla precarietà consistente nell’impedire agli enti locali di assumere personale a tempo determinato per più di tre mesi. Lodevole iniziativa, se comportasse la stabilizzazione di chi precario è. Invece questo è avvenuto in misura assolutamente relativa. Ora, per esempio i servizi educativi si trovano in una situazione di crisi colossale.

In particolar modo, la cosa riguarda la questione delle supplenze degli educatori di varie strutture comunali. I servizi di asili nido, scuole materne e ricreatori comunali funzionano anche grazie all’apporto del personale supplente, che subentra in casi di malattia, maternità, ferie, assenze varie e copre anche svariati posti cosiddetti “annuali”, ossia posti vacanti che necessitano di una copertura 12 mesi all’anno. Il servizio delle supplenze funziona in base ad una graduatoria permanente. Le diverse graduatorie riguardanti i vari servizi, comprendono un minimo di 500 persone circa. Queste persone lavorano in modo saltuario alcune, in modo pressochè fisso e da molti anni altre, quelle più vicine alla cima della graduatoria.

Non è facile quantificare quante persone sono coinvolte, sicuramente più di un migliaio. Molte di queste lavorano da anni continuativamente a tempo pieno ma con contratti a tempo determinato, in attesa della stabilizzazione e si trovano improvvisamente, superati i tre mesi di contratto, a dover smettere di lavorare per il Comune.

Ciò significa che il sistema è prossimo all’implosione, non si capisce come si possa far fronte ad una emergenza del genere, e come si possa mandare a casa un migliaio almeno di persone che bene o male, lavorava e accumulava i titoli necessari ad una futura stabilizzazione. Per non parlare della qualità del servizio, della continuità educativa importantissima in queste fasce di età eccetera.

Pare che l’unica strada sia quella di chiedere una deroga per i servizi educativi al ministero, (non sembra il momento giusto sotto elezioni), o chiedere alla Regione di legiferare in materia (idem). Se qualche parlamentare di maggioranza legge queste righe, si faccia vivo. I lavoratori sono esasperati, e rischiano di alzare un bel polverone in campagna elettorale.

Ci mettiamo una pezza?

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4 commenti a La finanziaria lascia a casa un migliaio di precari triestini

  1. Giovanni Costa ha detto:

    Soluzione semplice ed immediata, che sposino un miliardario

  2. MARISA ha detto:

    E’ un problema grosso che coinvolge molti, non solo voi….

    L’idea di limitare negli enti pubblici il contratto a tempo determinato o a progetto, è buona, anche perchè, purtroppo, c’è stato un grande abuso di questo tipo di contratto. Il problema è però il solito: gli enti pubblici locali hanno sufficenti finanziamenti per assumere a tempo indeterminato? La legge prevede l’istituzione di un fondo pubblico per la trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato, ma l’entità dei finanziamenti messi a disposizione (o che saranno messi a disposizione) dallo Stato, sono sufficenti?

  3. ivan ha detto:

    appunto.
    come dicevo.
    buona idea, se solo dai i fondi. sennò è peggio della malattia, quindi non è che va parzialmente bene a parte questo difettuccio, è uno schifo. COmunque per aggiornare tutti i lettori, è uscita una circolare interpretativa del ministero, che sostanzialmente attribuisce ad alcune categorie, quali scuola e sanità delle deroghe, e permette delle disposizioni speciali per quanto riguarda asili nido e materne comunali. A Trieste resta sospesa la questione ricreatori, che nessuno conosce a livello nazionale, essendo una realtà unica di cui dovremmo andare assolutamente fieri. Pare però che si intenda interpretarli come serviizi educativi paragonabili ad asili e materne. Quindi noi ce la caviamo ma il personale ausiliario (bidelli) degli stessi servizi? Non so nulla della situazione dei precari negli altri settori del comune.
    a bien tot
    ivan

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