Mario Baudino de “La Stampa” pubblica una interessante intervista a Boris Pahor a proposito del suo libro “Necropoli” e dei rapporti storici tra le comunità linguistiche a Trieste. Uno stralcio:
«Il libro uscì in Francia nel ’90, ma solo nel ’95, quando pubblicai in francese Primavera difficile, che ebbe parecchio riscontro, ci fu un forte ritorno d’interesse». Primavera difficile fa parte tra l’altro della cosiddetta «trilogia triestina» nella ricca produzione di Pahor, romanzi che ripercorrono il periodo ’43-’49 in città, dalla guerra alla costituzione del Territorio libero: anni di conflitto, di ferite e di delitti. Foibe comprese. Su questo tema, però, lo scrittore triestino ha idee molto precise, e certamente polemiche: per esempio, sulla Giornata della Memoria. Che non gli va. «Non in questo modo, non com’è stata concepita». Critica il Presidente Napolitano, per quanto disse a proposito dell’espansionismo slavo. «A sette anni ho visto i fascisti bruciare la Casa della cultura slovena; mi è stato proibito di parlare la mia lingua, a scuola si veniva puniti se ti scappava mezza parola. Ci sono stati 120 mila esiliati sloveni, oltre ai crimini dei fascisti e dell’esercito durante la guerra. I campi di concentramento, i villaggi incendiati. Si fa presto a parlare di “slavi sanguinari”. Ma chi sono? La grande disgrazia delle foibe non può essere uno strumento di propaganda antislovena».
Leggi tutta l’intervista, che ci è stata segnalata da Federico Degni Carando.
Ottimo articolo che mette il dito sulla piaga. A Trieste si fa carriera solo con le raccomandazioni e queste non arrivano (oggi) se uno non è italianissimo.
Poi arriva anche un tale Frattini, che si pone contro l’ Euroregione con argomenti da avvocato cavilloso, riesuma perfino la Padania pur di non avere “stranieri” tra i piedi che possano controllare la “magnadora” dei politici nostrani e mostra la sua vera faccia quando dichiara, con convergenza parallela col governo Prodi, la sua contrarietà alla specialità della regione costruita su criteri etnici e linguistici.
Chiaramente un Boris Pahor, autentica voce della lotta a tutte le dittature, dà un sacco di fastidio a quelli che sentono ancora mormorare il Piave.
Forse? In una città che celebra (giustamente) Saba, Joyce e Svevo, ma neppure per sbaglio si lascia sfuggire un accenno sul Nobel (per la letteratura, sempre) che tra le due guerre ha vissuto proprio qui per un paio di anni?
chi era costui? i. a.?
Dal sito del comune di TS del 3/5/2007 … forse per sbaglio?
DOMANI, VENERDI’ 4 MAGGIO, ALLE ORE 11.30, IN PIAZZA VENEZIA SCOPRIMENTO DI UNA TARGA A RICORDO DEL GRANDE SCRITTORE E PREMIO NOBEL IVO ANDRIC.
Domani, venerdì 4 maggio, alle ore 11.30, in piazza Venezia -sull’edificio già sede del consolato del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni negli anni ’20 del secolo scorso- avrà luogo una cerimonia con lo scoprimento di una targa alla memoria dello scrittore e premio Nobel Ivo Andric, che da giovane operò in quella sede.
L’iniziativa è realizzata dal Lions Club Trieste, su proposta di personalità della cultura della Comunità serba della nostra città, in accordo con il Consolato Generale della Repubblica di Serbia, con il Comune di Trieste e la Soprintendenza. Alla cerimonia interverranno autorità cittadine e per l’Amministrazione comunale sarà presente l’assessore alla Cultura Massimo Greco.
La figura e l’opera del grande scrittore e premio Nobel, cantore della convivenza multietnica, sarà ricordata anche nella serata di domani, con la presentazione presso il Consolato di una pubblicazione omaggio che contiene due racconti inediti in lingua italiana dello stesso Andric.
COMTS-GC
no, xè che i ga leto bora.la e alora…
:)))
Non è che con una targa ci si affranca da anni ed anni di oblìo o, peggio, INDIFFERENZA.
Bravo Boris Pahor, finalmente qualcuno che ha coraggio di dire le cose come stanno!