10 Marzo 2008

Zvech (Pd) per il software libero nell’amministrazione pubblica regionale

Bruno Zvech, segretario del Pd Friuli – Venezia Giulia senza permalink, parlò:

sono convinto, al di là dei ritardi che pur ci sono stati in termini culturali, che il software libero sia una vera opportunità per la nostra Regione, anche per la storia di innovazione scientifica e tecnologica che la caratterizza.

In altre parole Zvech dice che l’amministrazione pubblica regionale dovrebbe passare da Windows all’utilizzo di sistemi operativi open-source. Un commentatore del blog di Zvech, gli chiede:

non saranno solo belle parole pre elettorali e dopo? Lei sa quanto costa in ore lavoro passare tutto da software microsoft a software libero? Come farete con i programmi e sono tanti, che in regione funzionano solo con questa marca? Doppio sistema operativo sui pc regionali?

Del resto, Davide Dozza, guida italiana di OpenOffice (l’alternativa gratis a Microsoft Office, scaricala), scrive in risposta:

Nessuno mi sembra abbia scritto che tutto debba essere software libero e che bisogna passare tutto il software da microsoft a software libero. Al contrario. Le proposte venute soprattutto attraverso la proposta di legge Metz andavano nella direzione dell’apertura e non dell’esclusione.

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13 commenti a Zvech (Pd) per il software libero nell’amministrazione pubblica regionale

  1. Luciana ha detto:

    Buona idea, così magari la famosa carta dei servizi funzionerà anche su Linux!
    Insieme al lettore vengono forniti i driver infinite distribuzioni di Linux, peccato che dopo il programma giri solo su Windows!!!!

  2. enrico maria milic ha detto:

    no capisso sa coss te vol dir

  3. Giovanni Costa ha detto:

    Ma che computer, ecc. Insegnamo alla gente asta e filetto, insegnamo a scrivere come si deve. Mio nonno, che era andato a scuola sotto l’Austria, aveva una scrittura chiarissima, perchè non si torna a quello?

  4. arlon ha detto:

    Ma che discorsi xe :-S

    Per riuscire ad arrivare all’Open Source ci vuole un piano perlomeno quinquennale.
    Si parte da convertire tutto in formati sicuramente compatibili con OpenOffice & co.. poi ad un addestramento di massa. E nel lungo termine si risparmia di brutto..

  5. MARISA ha detto:

    …ma che mania con questo software libero! Garantisco che tanti enti pubbblici che lo hanno scelto poi si sono pentiti amaramente. Mancano i programmi….e poi l’assistenza è INESISTENTE! Quando hai un problema o ti si impianta il programma……non viene nessuno a sistemartelo…

  6. enrico maria milic ha detto:

    il software libero una “mania”?!?!?

    marisa, stai scherzando???

    c’è mezzo mondo che discute di come trovare un’alternativa allo strapotere nella gestione delle informazioni digitali globali di una mega multinazionale americana (microsoft) e tu la liquidi come “mania”?

    mi pare che sei male informata, poi, sul software per i sistemi operativi open-source. possiamo discutere della loro qualità ma di certo i programmi non mancano.
    a che programmi ti riferisci? e a che uffici che li hanno utilizzati? mi piacerebbe saperlo.

    quando affermi, poi, che l’assistenza è inesistente prendi una bufala enorme.

    la differenza tra microsoft e i sistemi open source è che i primi ti fanno pagare una costosissima licenza di utilizzo (600 euro a pc per office?!?) E l’assistenza, mentre i programmi open source ti fanno pagare SOLO l’assistenza.

    se hai dei dati in merito ti pregherei di citarli, grazie. se no, ti prego di non postare opinioni infondate.

  7. Luciana ha detto:

    Cerco de spiegarme, no poso usar la carta dei sevizi perchè dopro Ubuntu.
    El letor della scheda (un marafeto che se taca al computer col USB) pol funzionar su Linux, ma una volta leta la scheda, per aceder ai servizi, bisogna doprar windows.
    Almeno cussì iera qualche mese fa.
    Son rivada a spiegarme?

  8. enrico maria milic ha detto:

    sì,
    ma no xè colpa de ubuntu o de linux,
    ma xè colpa de quei furbi che ga fato la carta dei servizi cussì, che per doprarla bisogna aver windows…

  9. MARISA ha detto:

    Settore scuola
    Il Ministero della pubblica istruzione, tempo addietro, aveva consigliato gli istituti scolastici di utilizzare linux o altro software gratuito (per risparmiare). Per motivi professionali ho contatti con le scuole e ti posso assicurare…..che è stato un disastro!
    Tutte le scuole che erano passate a Linux hanno poi avuto problemi enormi e per disperazione sono ritornate al software a pagamento.
    Perchè? Perchè quando lavori in sistemi complessi è fondamentale poter contare sull’assistenza ( a costi non astronomici!) oltre che poter utilizzare programmi adeguati.
    Altro è quando “smanetti” a casa: in questo caso “linux” può anche andare bene.

    Enrico, lo sai quanti sono i programmi dove c’è scritto “non utilizzabile con linux”? Un sacco!

    E lo sai quanto costa l’assistenza se hai Linux? Tantissimo. Prova ad informarti.

    E poi, “quale” Linux, visto che esistono un gran numero di versioni?

  10. Fabio ha detto:

    Certo, Marisa, la questione è complessa e andrebbe affrontata con attenzione. Ad esempio, “la politica” potrebbe decidere di impegnarsi per fornire le risorse, economiche e di metodo, necessarie affinché le cose vengano fatte per bene. Magari a livello regionale, dove l’Insiel potrebbe ricoprire un ruolo efficace di guida.
    Oppure, come sembri suggerire tu, lasciamo perdere perché è difficile.

  11. enrico maria milic ha detto:

    no, marisa, linux non è per smanettoni.

    semplicemente molta gente di più ha qualche conoscenza su windows perchè è storicamente più diffuso.

    del resto, possiamo lasciare che microsoft gestisca tutte le informazioni dell’amministrazione pubblica senza alcuna garanzia per i cittadini… come dice fabio, possiamo anche lasciar stare nuovi approcci perchè è difficile…

  12. MARISA ha detto:

    Enrico, lo so so che esiste il problema della concorrenza, che oggi di fatto non esiste. Questo problema è stato affrontato anche dall’Unione Europea….ma senza risultati.
    Purtroppo dietro Linux non c’è una azienda che garantisca il prodotto. Il problema è tutto qua e non è un problema di poco conto!
    Io affrontavo il problema dal punto di vista “concreto” non ideologico (monopolio di windows).

    “Smanettoni”: non con significato offensivo, ma nel senso di chi ha conoscenze di base e anche di più, per cui è in grado di utilizzare linux anche senza aiuto.

    Le società di informatica oggi non certificano i loro prodotti per Linux, perchè questa certificazione ha costi altissimi (oltre tutto, se non sbaglio, ci sono 6 o 7 versioni Linux e una 20 di “iterfaccia”): questa è una realtà del mercato che può anche non piacere…..ma è questa!

  13. enrico maria milic ha detto:

    l’argomento è un po’ più complesso della brevità necessaria in questi commenti.

    ad ogni modo

    che mi risulti dietro linux c’è una folta comunità di sviluppatori e di esperti che garantiscono sia sulla qualità del prodotto che sull’assistenza.

    l’assistenza a linux può essere fornita da consulenti sul tuo territorio (sono certo che ne esistono diversi anche in friuli) e on-line.

    molti software (ma non tutti) di solito sono sviluppati per windows perchè ad oggi è il sistema più diffuso. l’amministrazione pubblica, invece, dovrebbe preoccuparsi di far sviluppare e utilizzare programmi che vanno bene sia per windows che per linux/software libero.

    non è ovviamente una questione ideologica.

    la maggior parte dei lavori che vengono svolti all’interno dell’amministrazione pubblica è basata su programmi microsoft office. una licenza costa, che mi risulti, attorno ai 500 euro a pc per non parlare dell’installazione del sistema operativo windows. con ubuntu e openoffice i costi sono 0 (zero) per prestazioni simili o identiche. moltiplica per il numero di computer dell’amministrazione regionale… e ti verrà fuori un bel gruzzolone.

    a me, poi, non va bene che tutti i dati (politici, economici, sensibili, ecc.) gestiti dall’amministrazione pubblica siano gestiti da un software che non è ‘controllabile’ dai cittadini. microsoft windows come office sono software di cui non è possibile vedere il codice sorgente: questo implica che, a nostra insaputa, possono eseguire operazioni che ci potrebbero essere sgradite (inviare i nostri dati a terzi, per esempio).

    copio-incollo spunti interessanti di alcuni commentatori del blog di zvech:

    – formiamo esperti locali che sappiano gestire il software libero. E i soldi restano qui, in regione

    – Esiste una convenzione regionale per la fornitura di software e servizi per le pubbliche amministrazioni basata esclusivamente su software proprietario. Perchè non affiancarne una basata su software libero in modo che si possa scegliere?
    O ancora. Perchè quei sistemi pervasivi che servono per offrire servizi pubblici a tutti i cittadini, come la carta regionale dei servizi, non viene rilasciata con licenze libere in modo che ci sia un reale controllo pubblico del software e non si debbano pagare milionate di licenze solo per avere le stesse identiche cose?

    – Fuor di metafora non credo che politicamente la questione dell’open source si possa ridurre alla scelta pur importante tra Office e OpenOffice ed alla questione, ormai un sempreverde, dei risparmi della pubblica amministrazione. C’è in ballo il tema delle modalità di passaggio dalla società “analogica” a quella “digitale”, dove tutta la nostra vita e soprattutto quella dei nostri figli si trasformerà in una quantità enorme di informazioni lavorate da programmi ed elaboratori in modo totalizzante.
    Chi come e perchè elabora ed elaborerà queste informazioni è il tema centrale della democrazia e della tutela dei diritti del futuro.
    Non è un problema per smanettoni o una questione di canzonette, ma la possibilità di monitorare e discutere le regole della prossima convivenza. Per la sinistra una battaglia di prospettiva con nuove possibilità costituenti, di soggettività, di rivendicazioni e opportunità. Certo si può osservare che parliamo di strumenti, ma ormai dovrebbe essere assodato che il medium, anche se interattivo, è il messaggio e che senza questi strumenti tra un po’ (già??) non ci sarà più cittadinanza.
    Ci sono inoltre dei curiosi ricorsi storici in questa vicenda, uno è che la libertà si determina nuovamente con la facoltà di impedire l’uso della propria persona digitale una sorta di riedizione dell’habeas corpus in codice binario, ed un’ altro riguarda la rivoluzione dei paradigmi per cui la sinistra rivendica il principio liberale di scelta contro la standardizzazione sovietista del campione capitalista Microsoft.

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