16 Maggio 2007

Lingue minoritarie, media, emigrazione

Sabato 19 maggio,
al Castello di Colloredo di Monte Albano si svolge un convegno che ha come oggetto centrale il rapporto tra lingue minoritarie, l’emigrazione e i nuovi media.


Programma09.30
Salûts des autoritâts
Saluti delle autorità

10.00
Marco Stolfo
(diretôr Servizi identitâts linguistichis e coregjonâi tal forest de Regjon FVJ / dir. Servizio identità linguistiche e corregionali all’estero della Regione FVG)
La Regjon FVJ , la emigrazion e lis sôs lenghis
La Regione FVG, l’emigrazione e le sue lingue

10.15
Luca Peresson (ricercjadôr Universitât di Macerata, president Centri Friûl Lenghe 2000 / ricercatore Univ. di Macerata, presidente Centri Friûl Lenghe 2000)
Introduzion ai gnûfs media
Introduzione ai nuovi media

10.30
Proiezion dal documentari
Proiezione del documentario
Diari di viaç: Colonia Caroya (Argjentine)
(Entract/Informazion Furlane 1999)

11.00
Glynn Williams (linguist, Universitât dal Gales, Bangor / linguista, Università del Galles, Bangor)
Il galês in Patagonie, une lenghe vive
Il gallese in Patagonia, una lingua viva

11.30
Christian Romanini (La Patrie dal Friûl, FriûlTV)
Emigrâts inte rêt
Emigrati nella rete
(web 2.0, blog, media sharing, geotag, wiki…)

12.00
Buffet

14.00
Colegament in direte cun Radio FM Comunicar (Colonia Caroya, Argjentine)
Collegamento in diretta con Radio FM Comunicar (Colonia Caroya, Argentina)

14.30
Videomessaçs
Videomessaggi
Par cure di FriûltTV
A cura di FriûlTV

15.00
Dibatit cu la partecipazion des associazions dai emigrâts
Dibattito con la partecipazione delle associazioni degli emigrati
Moderât di Max Mauro
Moderato da Max Mauro

15.45
Proiezion dal documentari
Proiezione del documentario
Diari di viaç: Charleroi (Belgjiche)
(Entract 2006)

16.15
Dibatit cul public e conclusions
Dibattito con il pubblico e conclusioni

Organizazion / Organizzazione
Informazion Furlane soc. coop.
e.mail: events@friul.it
Tel. 0432 530614

Tag: , , , , , .

48 commenti a Lingue minoritarie, media, emigrazione

  1. Julius Franzot ha detto:

    Ottima idea parlare in Friulano (almeno da quanto ho capito sarà così) di questioni di tutti i giorni. Una lingua vive solo se riesce ad aderire all’ evolversi del mondo.
    Chi scrive in lingua minoritaria solo la storia del suo villaggio la fa morire.

  2. Sono del tutto d’accordo sul coltivare, tramandare e fare evolvere i dialetti e le lingue minoritarie, in quanto strumenti espressivi ricchi e variegati. La ricchezza di forme espressive è una forma di libertà che i regimi hanno sempre cercato di contrastare…vedi Orwell!!

  3. enrico maria milic ha detto:

    figo il convegno, ci andrei volentieri.

  4. pk ha detto:

    Anch’io trovo giusto e meritevole valorizzare e sviluppare i dialetti e la cultura delle minoranze. Peccato che chi propugna la difesa del localismo nella nostra regione spesso lo fa coltivando, e neanche troppo segretamente, progetti di separazione etnica, chiusi e rischio di xenofobia.

    Insomma: il localismo purtroppo serve molte volte a sviluppare tante “piccole identità forti” in contrapposizione l’una con l’altra. E a promuoverle come soggetti di rivendicazione politica a scapito altrui. In una regione come la nostra, ricca di identità potenzialmente diverse, significa prospettare un quadro balcanico.

  5. enrico maria milic ha detto:

    mi son sicuro che tanti furlani saria contenti de star coi triestini in un contesto molto piu’ autonomo del’atuale piutosto che doverse sorbir quela solfa inutile, estenuante e oscena che ne vien proposta dai governi romani almeno dal 1994 a oggi

  6. Julius Franzot ha detto:

    Chi sostiene le lingue locali autoctone in Regione (sono 4) non lo fa per xenofobia, ma per sopravvivenza culturale della propria comunità, se di una tale comunità fa parte. Vedo piuttosto la malafede in chi tenta di imporre con i media, soprattutto televisione, una lingua franca dagli accenti molto mediterranei, a scapito delle lingue locali (e ci riesce anche troppo bene).
    Le giovani generazioni crescono davanti alla televisione ed ormai tendono a parlà solo chillu, misto alle canzonette in lingua merikana che ascoltano alla stessa televisione o in discoteca.
    Per difendersi da questa invasione e mantenere viva ed attuale la loro lingua, i Veneti di Raixe Venete hanno tradotto e messo in vendita una versione di interfaccia col computer interamente in Veneto.

  7. arlon ha detto:

    mi continuo a no capir la diferenza tra dialeti e lingue. Come se i primi se posi estinguer che tanto xe ugual e le seconde gabi tuti i diriti (e i finanziamenti) posibili.

    (questo senza riferimenti specifici al furlan, lo intendo come discorso general)

  8. enrico maria milic ha detto:

    julius e arlon:
    sono in sostanza d’accordo con entrambi.

    ‘sopravvivenza culturale’ e’ un po’ un termine estremo che andrebbe specificato meglio, ma da’ l’idea di come scuola, televisione e carta stampata stiano facendo scomparire da 50 anni a questa parte l’utilizzo delle lingue/dialetti locali. pasolini ha scritto qualcosa, come non mi stanco di ripetere, a tal proposito: la tv nazionale oscura le specificita’ locali, la diversita’ e premia pochi modi di parlare, pochi concetti che girano, poche sfumature.
    e’ ovvio che la situazione non sia proprio in bianco e in nero (‘sopravvivenza culturale’) ma che ci sia anche tanta resistenza e modi di reinvarsi una cultura locale. ma il potere sta molto dalla parte dei grandi mezzi di comunicazione di massa. percio’ no va mal se scrive’ qualche comento in triestin o in furlan o quel che vole’ voi. (basta che se capimo).

    sula situazion in fvg:
    comprendo e appogio lo svilupo e l’utilizo del furlan in qualsiasi logo, ma sosteria che ghe volessi anche piu’ apogio al’utilizo del triestin, del bisiaco, ecc.
    e, come za’ scrito, volessi che o sloven o croato sia insegnai almeno facoltativamente nele scole.

    cheers

  9. dree ha detto:

    Sono allibito dalle affermazioni di pk!
    Ma chi sarebbero quelli che propugnano «la difesa del localismo nella nostra regione coltivando, e neanche troppo segretamente, progetti di separazione etnica, chiusi e rischio di xenofobia»???
    Il movimento friulanista è nella sua TOTALITA’ e STORICAMENTE assolutamente progressista e per la difesa e promozione di tutte le lingue presenti in regione. Avendo avuto esperienza del trattamento che ha avuto e ha lo Stato italiano verso le minoranze non vuole certo operare con le stesse dinamiche parafasciste di uno Stato che non rispetta neanche le sue leggi e quelle della comunità europea. Chi sarebbero questi xenofobi??? Ma per favore!

  10. Norm ha detto:

    Pk,

    Assecondo quanto detto da Dree, molti di noi Friulanisti ci ispiriamo a una ideologia piu’ che altro progressista.
    Nel mio caso non vivo neppure in Friuli, vivo negli Stati Uniti, sono Statunitense ma coltivo e promuovo la mia identita’ Friulana in pieno rispetto altrui. Sono stato a scuola con compagni di classe Triestini, Carnici, di lingua Slovena e da ogni angolo della regione, tra di noi si parlava di Friulano spesso e volentieri e chi non lo era di madrelingua lo imparava con gusto.
    E nel interesse di mantenere una regione diversa e speciale che coltiviamo le nostre identita’. Quando mi chiedono le origini del mio cognome, mi fa’ sempre piacere spiegare cosa e’ il Friulano e la diversita’ linguistica della nostra regione.

    Mandi,

  11. sellari gianluigi ha detto:

    in linea di massima sono più che d’accordo che le lingue o i dialetti minoritari siano promossi. E’ comunque importante che tutti gli appartenenti ad una regione conoscano la lingua maggioritaria solo per motivi pratici: è essenziale che in FVG, per esempio, tutti parlino e scrivano in un buon italiano. Nelle zone mistilingui lo studio e la conoscenza dello sloveno dovrebbero essere obbligatori a tutti i livelli. poi ben vengano il friulano, il bisiaco ecc. Essenziale è comunque che un domani si possa essere linguisticamente pronti per inaugurarare una macroregione (FVG, CARNIA/CARINZIA, ISTRIA, FIUME, Litorale e collio sloveno) in una nuova europa sempre più composta da regioni e sempre meno da nazioni)

  12. Marco ha detto:

    E’ un po’ complesso parlare di quella che dovrebbe essere la tutela delle lingue minoritarie, ma ci si dimentica che sia il friulano che lo sloveno (oltre al tedesco, parlato anche nella nostra regione in tre diverse varianti dialettali) sono stati immessi nella legge 482 del 1999 perche’ estranee al sistema linguistico italiano. Con questo non vorrei conquistare la palma dell’impopolarita’ in questa discussione, pero’ mi preme dire che il bisiaco e il triestino (ma pure certe varianti del pordenonese)appartengono al ceppo dialettale veneto e sono idiomi di importazione che hanno sviluppato degli elementi di originalita’ (lo diceva anche il glottologo Ascoli nelal Gorizia asburgica dell’ottocento). Parlare veneto aveva piu’ status, perche’ la lingua dei padroni, e’ risaputo. Tutto qui. Il friulano era storicamente presente in molte aree ora venetizzate (esiste una folta documentazione anche per Muggia e piu’ lacunosa per Trieste), quindi e’ forse l’unica lingua originale che si e’ sviluppata nel nostro territorio. Soltanto questo dovrebbe far riflettere sulla necessita’ di tutelare un gioiello che e’ soltanto nostro. Lo scopo non e’ quello di sminuire altri linguaggi parlati sul nostro territorio, ma di differenziare anche quelle che sono le esigenze specifiche. La lingua friulana e’ parlato da piu’ di mezzo milione di persone in Friuli-Venezia Giulia e questo la porta ad essere sostanzialmente di maggioranza rispetto al nostro territorio. Sinora ho trovato molto piu’ ostracismo nei confronti della mia lingua madre da parte dei triestini, che, spesso, tentavano di dileggiare il tutto replicando nel loro linguaggio. E questo mi dispiace molto. Diverso e’ il discorso delle rivendicazioni friulaniste, che risalgono addirittura a piu’ di un secolo fa. Anche Pasolini reclamava un’autonomia abbastanza radicale per il Friuli e un utilizzo piu’ diffuso a livello sociale per la sua lingua. Il problema non e’ di odiare i triestini o credere che i friulani siano degli orsi xenofobi, ma di riconoscere che le battaglie fatte dai friulanisti avevano un fondamento riconoscibile nella gestione diretta del proprio territorio, nella voglia tutelare la propria lingua, come hanno fatto anche gli sloveni a piu’ riprese (non dimenticahiamo che la produzione editoriale slovena s’e’ centuplicata negli ultimi quindici anni). Non ci vedo nulla di male nel portare il friulano a scuola, alla pari con altre lingue, come veicolo di contatto originale, confrontato con inglese, sloveno e italiano. Sarebbe anzi un modo per porre finalmente sullo
    stesso piano un patrimonio linguistico unico, alla faccia del mondo globalizzato, che adora le differenze soltanto nella facciata, ma in realta e’ una macchina triturante che distrugge i piu’ deboli. Penso che bisognerebbe avviare una discussione senza necessariamente rimanere sulla difensiva, in attesa di sbranare l’avversario. A chi ha scritto in triestino, rammento che saro’ felice di farlo nella mia lingua ed essere compreso anche da lui un giorno. Per ora, temo sia soltanto il contrario. I miei complimenti a chi ha messo in piedi questo luogo di discussione, non ci fosse stato il Friulanist, sarebbe stato di sicuro una grande lacuna.

  13. pk ha detto:

    Ovviamente mi confortano le vostre affermazioni. E non mi sorprendono. Sono ed ero convinto infatti che la promozione delle culture minoritarie avvenga con nobili intenzioni e nobili fini. Nel mio post precedente non generalizzavo: invitavo solo a riflettere sulle degenerazioni che una difesa non accorta delle specificità locali può produrre in una regione dalle tante identità quale è la nostra. E sono rischi a cui SPESSO andiamo incontro.

    Pensate soltanto alla recente legge elettorale regionale: ha formalizzato il voto etnico, assegnando alla comunità slovena un seggio di diritto e favorendo così la rappresentanza in blocco degli sloveni all’interno di una loro lista (nella fattispecie l’Unione slovena). La proposta avanzata da alcuni partiti (Ds e Rifondazione) mirava invece a garantire un seggio al candidato sloveno che avesse ricevuto più voti all’interno dei diversi partiti. La proposta approvata nega di fatto il pluralismo, cioè un’articolazione democratica tra la comunità slovena.

    Il rischio è appunto la deriva etnica, è quello di fondare su basi etniche le identità politiche: un consiglio regionale costituito da una lista slovena, una lista friulana, una lista tedesca e una italiana. Sono esperienze che appartengono al passato e hanno fatto danni giganteschi in ogni area d’Europa che fosse mistilngue e plurinazionale.

  14. enrico maria milic ha detto:

    marco,
    sui “valori” o meglio sull’approccio, sono d’accordo con te.

    sulla pratica delle cose non esattamente.

    io credo,
    che il tuo discorso sia molto sbagliato
    quando ti rifai alle radici glottologiche.

    se la metti sul piano di quanto e’ “naturale” e “autentica” una lingua, il discorso si fa molto delicato e discutibile. l’ “autenticita'” e’ un concetto molto ma molto negoziabile e discutibile.

    uno potrebbe dire, per esempio, che il triestino o una delle tanti parlate simili cosiddette istro-venete, sia un dialetto veramente “autentico”.
    ovvero: se le varie parlate venete esistono almeno da 500 anni, perche’ non devono avere la stessa dignita’ del friulano? solo perche’ la radice e’ diversa? o perche’ e’ una lingua piu’ vecchia?

    se la poni cosi’, finiamo in un ginepraio. l’autenticita’ della lingua e’ un discorso, se ci pensi, non tanto lontano dall’autenticita’ delle razze o delle nazioni – concetti che possono essere ‘sentiti’ e parecchio dalla gente, ma che sono storicamente, culturalmente e scientificamente MOLTO discutibili. le conseguenze inoltre (odio razziale, eccetera) te le raccomando.

    mi piace molto di piu’ l’altra parte del tuo discorso.

    quella per cui ci sono dei gruppi di individui che hanno un’altra parlata. chiamala lingua, dialetto, indifferente.

    visto che sono convinto che ogni parlata contenga con se’ dei significati diversi, delle sfumature, dei punti di vista diversi, io sono a favore di strumenti che permettano a queste parlate di restare tra di noi, di circolare, di evolversi.

    la distruzione delle particolarita’ operata dai mezzi di comunicazione di massa e’ un’estremizzazione che non accetto (la realta’ non e’ in bianco e in nero). ma c’e’ del vero. e abbiamo internet per discutere di queste cose e per parlar ‘vanti nel modo che volemo.

    mi sfugge poi, come corollario, perche’ il triestino o il pordenonese o quello che vuoi tu non debba essere usato a scuola. e il friulano invece si’?
    perche’ io debbo essere obbligato a usare istituzionalmente solo l’italiano?
    per abitudine?
    perche’ sono in tanti a parlarlo?
    perche’ e’ la lingua di gerry scotti?

  15. pk ha detto:

    Il ragionamento generale avallato dall’ultima legge elettorale del Fvg è proprio questo. Gli sloveni hanno le loro scuole, i loro media, le loro associazioni e la loro lista politica. A questo punto perché non anche i friulani? Perché non i triestini? Perché non i bisiachi?

    E questo ragionamento oggi si chiama tendenzialmente multiculturalismo. Tutti separati in casa a coltivare le proprie microidentità. Con quali effetti sulla convivenza comune non mi pare difficile immaginare.

  16. enrico maria milic ha detto:

    pero’ patrick bisogna anche dire che…

    il bicchiere non e’ che sia mezzo pieno o mezzo vuoto.

    il bicchiere delle identita’ culturali locali e’ gia’ quasi stato svuotato in toto e non e’ certo perche’ qualcuno stava a raccontarsi in casa le proprie identita’.

    viviamo tutti in un intrico di oggetti, mezzi di comunicazione, messaggi e simboli di vario tipo che, tutto sono, meno che locali.

    con cosa paghi la spesa? con l’euro. cosa ti viene proposto come compagnia del cellulare? vodafone (il 97% dei cittadini italiani hanno un cellulare). che benzina metti nella tua macchina o nel tuo motorino? di qualche multinazionale. che musica ascolti? non credo quella italiana.

    non e’ una scelta che ho fatto io quella di vivere in questo mondo globalizzato, mi e’ stata imposta.

    a me va bene vivere in questo mondo globalizzato e lo dico davvero. non a caso sono a belfast a studiare la diversita’ delle culture (antropologia, they call it) e la lingua transnazionale per l’eccellenza (english, you know…). (potrei continuare con cose che mi piacciono che non sono ne’ ‘italiane’ ne’ euroregionali).

    quindi.
    pero’.
    trovo che ci sia bisogno di non dare per scontato che il potere ci passi sulla testa e decida quale lingua, quali consumi, quali media, quali valori, quali visioni del mondo ci vadano bene.

    il potere in questa epoca, per come la vedo io, ha molto a che fare con come presidiamo i circuiti culturali a cui vogliamo appartenere e i territori in cui proiettiamo la nostra vita.

    usare/promuovere parlate locali non puo’ cozzare con la comunicazione con gli altri. perche’, oggi, e’ semplicemente impossibile e, tra l’altro, economicamente svantaggioso.

    forse sara’ che non vivo a trieste, quindi vorrei capire:

    – come fai a mettere sullo stesso piano la lista politica ‘etnica’ con l’utilizzo di una lingua nei luoghi pubblici? immagino che ci siano posizioni molto diverse a questo proposito tra gli sloveni in fvg.

    – sulla base di che dati dici che la promozione dell’utilizzo di elementi culturali locali sia una pretesa xenofoba? per quello che posso vedere, non ci trovo una base. non mi sembra di sentire triestini pestati a udine o in carnia per la loro razza (certo, di razzismo per esempio contro gli immigrati ce ne sara’, a udine, come a trieste, come a roma, come a belfast… )

  17. arlon ha detto:

    (in via del tutto eccezionale mi esprimerò in lingua 😛 )

    Personalmente, ho sempre vissuto il parlare in dialetto come una specificità, intesa come un modo di unirmi con le persone (geograficamente) che mi circondano, per rendere più facile la convivenza, e anche, superato lo scoglio della comprensione reciproca, l’integrazione.
    Proprio per questo ritengo fondamentale tutelare lingue e dialetti, specialmente se (e questa è una particolarità, e forse uno dei pochi pregi, di vivere in una regione considerata periferica) li si può ancora considerare vivi e vegeti, in uso.

    E’ anche un modo di ribellarsi ad un certo tipo di omologazione “globale”, ovviamente.. Mi sembra che dividendosi ulteriormente in comunità chiuse questo non vada a giovare a nessuno, così come può essere persino dannoso nel caso in cui un ente (leggi: Regione) faccia proprio questo punto di vista che, nei fatti, non si pone come un’apertura: al contrario è una chiusura in parrocchie sempre più insignificanti.

  18. enrico maria milic ha detto:

    scuse’,
    ma me resta el dubio:

    perche’ parlar el furlan o el triestin vol dir chiuderse contro la globalizazion? secondo voi vol dir davero chiuderse in una parochia?

    dopo che parlo per piu’ de 10 minuti in triestin, cossa me sucedi? me desmentego de l’italian o del’inglese?

    varde’ che semo dei animai sai inteligenti, podemo anche farghela a parlar contemporaneamente piu’ lingue e dialeti, e a intratignir relazioni social locali, globali. giuro, podemo farghela.

    (desso sto scrivendo un saggio in inglese alle 1.15 de note a belfast, vizzin a un cinese cristian, dopo vegno su bora.la e scrivo in triestin, dopo vado su ilfurlanist e legio robe in furlan. xe belissimo)

  19. arlon ha detto:

    no sta leger solo che la mia ultima frase 🙂
    No xe necesariamente una chiusura. Mi go lezioni in inglese e tedesco ogni giorno … torno casa e ciacolo per skype o su internet in triestin, quindi so come funziona. E efetivamente xe belisimo!

    Iera semplicemente constatar che chi in rexon trata le “minoranze” (parola sai orenda che sotintendi che “noi semo de piu quindi comandemo”) come serade in se stese, beh, el sbaia clamorosamente, per mi.

  20. pk ha detto:

    Mai messo sullo stesso piano la lista etnica con l’utilizzo della lingua minoritaria nei luoghi pubblici. Dico che le lingue minoritarie è doveroso promuoverle e valorizzarle, con l’occhio fisso sull’obiettivo dell’integrazione e ben consci dei danni che un uso mal impostato del localismo può produrre in aree plurali. E ripeto: non è un rischio così aleatorio, se il principio della separazione etnica è stato fatto da una regione (di centrosinistra) dietro il paravento della difesa delle specificità di una minoranza.

    Mai detto che la promozione di elementi culturali locali sia una “pretesa xenofoba”. Ho detto che una concezione distorta del localismo è “a rischio di xenofobia”. Xenofobia non vuol dire razzismo, ma semplicemente chiusura verso lo straniero, il diverso, l’altro. Non è facile per tutti riconoscere che ciascuno di noi è percorso da tante identità, anzi. Soprattutto in politica, che è l’arena delle nostre identità pubbliche, hanno successo i messaggi semplificati. Prevalgono le nette distinzioni: quel che sono io non sei tu. E di solito la promozione di sé avviene in beata indifferenza dei bisogni dell’altro, quando va bene.

    Sulla musica, ultimamente ne ascolto solo di euroregionale: in macchina ho il best di Elisa da mesi. 🙂

  21. dree ha detto:

    Allora… mi pare che ci siano un po’ di idee confuse, ben sintetizzate dalla frase «“minoranze” (parola sai orenda che sotintendi che “noi semo de piu quindi comandemo”) curioso ossimoro, la minoranza che comanda, eh eh.

    Comunque visto che questo è un blog euroregionalistico-mitteleuropeo è meglio chiarire qualche punto e spero di essere il più possibile chiaro e obiettivo.

    La impostazione di Marco («sia il friulano che lo sloveno…sono stati immessi nella legge 482 del 1999 perche’ estranee al sistema linguistico italiano») è corretta – anche se Enrico dice di non essere d’accordo – e tra l’altro non è glottologia.

    Per chiarire un po’ la questione lingue e dialetti inizierei col fare qualche distinguo fra quelli parlati in regione.

    SLOVENO. Lo sloveno, è considerato da tutti lingua e nessuno lo mette in dubbio perchè ha uno Stato che lo ha come lingua ufficiale. Grazie a questo fatto che gli “copre le spalle” ha televisione, giornali, media pagati dallo stesso Stato italiano. E’ quindi minoranza che in Friuli sta (relativamente) meglio, anche se basterebbe che ascoltassero la tv o la Radio della Slovenia per comunque mantenere la lingua. Non che queste conquiste siano state ottenute gratis, beninteso.

    FRIULANO. Il friulano è riconosciuto come lingua attraverso la legge 482 del 1999 (con ad. es. il Sardo). Questa legge recente attua dopo più di 50 anni la Costituzione italiana che nell’art 6 si impegnava a tutelare le minoranze (nominando specificatamente tra le altre sardo e friulano). Tanto per dire che la xenofobia non viene mai dai piccoli popoli ma dagli Stati centrali e centralisti.
    Il friulano è considerato lingua per vari motivi storici, linguistici, letterari. Per fare un esempio il friulano è nato nello stasso periodo del fiorentino di Dante che poi è stato la base dell’italiano. Dante nel suo trattato «de vulgari eloquentia» lo nomina (cito a memoria alla carlona) scrivendo che i furlani “eruttan” «ces fastu?». Lo scopo del trattato era trovare quale delle lingue italiche fosse adatta per fare quella comune. Casualmente sceglie poi la sua… Non parla di friulani ma di aquileiesi (anche se chi sa il friulano riconosce l’espressione ce fastu-cosa fai come friulano) perchè in quel periodo sul territorio c’era il Patriarcato di Aquileia – più esteso dell’attuale Friuli – che aveva questa lingua comune. Probabilmente lingua che andava più estesamente dal Cadore sino all’Istria, a nord fino in Carinzia.
    A proposito di media vi faccio notare come una televisione sarebbe più utile ai friulani (che non possono usufruire di nulla di esterno) che ai sloveni che hanno uno «stato ombrello» alle spalle. Questo lo dico senza voler togliere nulla agli sloveni – che hanno ottenuto quel che gli spettava attraverso lotte e sacrifici – ma solo per farvi riflettere.

    TRIESTINO. Sul triestino come sullo sloveno nessuno ha dubbi. Viene considerato un dialetto. E’ una parlata misto di friulano e veneto. Trae le sue origini dal tergestino, variante del friulano parlato a Trieste dalla maggior parte della popolazione fino al 1700 che diventò poi la lingua delle famiglie più in vista della città chiamate «lis tredis fameis» (inequivocabile anche in questa definizione l’origine friulana dell’idioma). Poi attraverso l’italiano e forse il veneto va sempre più a diventare il triestino attuale. Capite tutti come la tradizone letteraria, la storia, le basi culturali fra friulano e triestino siano ben diverse. Stesso discorso si può fare per il BISIACO. A Muggia c’era un altro dialetto del friulano chiamato muglisano di cui l’ultimo parlante, Giuseppe de Jurco, è morto nel 1889.

    CHIOSA Se qui mi metto a scrivere in friulano son cazzi se scrivete triestino lo capiscono abbastanza tutti. Questo può essere un elemento di debolezza ma anche di forza. Con questo non voglio dire che uno dev’essere tutelato, l’altro no ma che una lingua che ha basi linguistiche diverse dal sistema italiano – se si vuole tutelare – ha bisogno di una tutela particolare. Se non si vuole tutelare è un altro discorso. (Curiosità: grammaticamente tutelando il friulano di tutela anche la antica base del triestino.)
    Una altra cosetta interessante è che il direttore della Rai regionale Collini recentemente ha snocciolato qualche dato sul gradimento delle trasmissioni in lingua friulana. Ebbene, sono più gradite a Trieste che nelle tre province friulane (mi pare addirittura con Gorizia prima di UD e PN, adesso non ho sottomano «La Patrie dal Friûl»). Come io mi diverto molto quando sentivo le commedie in triestino.

    Non pretendo di essere stato esaustivo e precisissimo ma qualche paletto lo dobbiamo mettere sennò si sbarella troppo.
    Che svenata, però, che palle scriver tutte ‘ste robe! 😉
    Mandi

  22. dree ha detto:

    …e non ho parlato dell’isola linguistica tedescofona di Sauris-Zhare.

  23. enrico maria milic ha detto:

    ma scusa
    ti ho scritto che secondo me puoi argomentare quante ragioni tecniche che vuoi, ma il discorso non cambia. e tu mi rispondi con sto pippone.

    io sono felicissimo che il friulano sia tutelato, ma perche’ mi devo sorbire sti pipponi sul fatto che anche dante lo parlava? mbeh? bene per dante, bene per chi ne e’ contento.

    so benissimo che a trieste si parlava el furlan fino a qualche secolo fa. e quindi?

    con sto discorso legittimi un sacco di ragionamenti. e il razzismo e’ un ragionamento simile anche se non uguale (possiamo discutere di genetica e convincerci che la razza italica e’ la piu’ fica del pianeta per xyz motivi, no?)

    quello che va tutelato non e’ la storicita’ di una parlata (lingua o dialetto, indifferente) ma il fatto che oggi, in questo momento, c’e’ gente che la parla.
    perche’ il tuo discorso legittima che el furlan va piu’ tutelato del triestino. ma che discorso e’??? sembrerebbe che io mi devo beccare per forza una lingua decisa da un altro. follia.

  24. arlon ha detto:

    credo che i fatti che dree descrive siano tutti riferiti al passato.. Non posso che essere d’accordo con Enrico, il ragionamento di fondo mi sembra ineccepibile.

  25. arlon ha detto:

    cmq, riguardo alle minoranze che comandano.
    Credo che in un’Europa fondata sul rispetto delle minoranze (e non può essere altrimenti), un esponente di una minoranza deve avere esattamente le stesse possibilità di salire al potere di uno della maggioranza..
    Proprio perchè le idee/partiti non si devono fondare su basi etniche: i pericoli di una deriva in questo senso credo siano evidenti.

  26. dree ha detto:

    A parte che altri han tirato ben altri pipponi…

    Il pippone è solo – come ho scritto – per delucidare su alcuni fattori che fan sì che qualche “idioma” sia considerato lingua, un altro dialetto, visto che regna la confusione (per quanto mi riguarda vale l’adagio “Una lingua è un dialetto con un esercito ed una marina”).
    Come ho scritto «Con questo non voglio dire che uno dev’essere tutelato, l’altro no»

    ARLON Per quanto riguarda la contemporaneità dell’uso cito rapidamente due robette: «La Patrie dal Friûl» mensile interamente in friulano (fondato nel 1946), Radio Onde Furlane radio in lingua friulana. E non voglio aggiunger altro per non “pippare”! 🙂

    ENRICO «sembrerebbe che io mi devo beccare per forza una lingua decisa da un altro. follia.» visto che dal 1860 un friulano si deve beccare l’italiano viviamo nella folliiiiaaaaaaaaaah 😀
    (cmq a parte le battute questa frase non l’ho capita: è perchè ho scritto che il triestino ha una base grammaticale in parte friulana? Era solo una curiosità – come ho scritto – per chi volesse: nessuno vuole imporre nulla ma solo avere la libertà di praticare appieno i suoi diritti. Posso affermare tranquillamente che i movimenti friulanisti conoscono troppo bene cosa voglia dire subire imposizioni e non le vogliono praticare con nessuno.)

    Sinceramente non capisco la tua incazzatura, boh…

  27. enrico maria milic ha detto:

    non sono incazzato, per niente. e non ero ironico sulla storia del triestino che e’ intrecciato col furlan.

    pero’ sono molto dubbioso sulla impostazione concettuale per cui esistono “lingue” e “dialetti”. questa divisione da’ la possibilita’ di creare gerarchie tra diversi tipi di parlate.
    come dici tu, l’idea che esistano gerarchie rispetto alle lingue hanno nuociuto parecchio a chi voleva esprimersi in furlan. quindi non capisco perche’ proponi un’argomentazione del genere.

    il problema secondo me e’ la tutela della differenza. e basta…

  28. dree ha detto:

    Il mio voleva essere solo un intervento “tecnico” visto che la discussione mi sembrava troppo sui generis.
    Sul principio dela tutela della differenza siamo tutti d’accordo e anche su quanto il confine fra lingua e dialetto sia relativo.
    Se vuoi però progredire verso l’acquisizione di certi diritti devi essere conscio anche delle distinzioni tecniche e valutare la situazione di partenza visto che i diritti vengono tutelati attraverso delle leggi. E farle attuare poi è un altro bel problema.

    Se c’è una legge che tutela ad es. il friulano o il sardo non è una cosa calata dall’alto ma è frutto di anni e anni di lotte di cui probabilmente non sai molto. Io li cito per farti comprendere cosa ci vuole per arrivare a certe tutele e non per fare il figo o pompare il friulano.

    Per questo – se noti – parlando dello sloveno dico che è considerato indubbiamente lingua (grazie anche al fatto che hanno uno Stato dietro, per le lingue autoctone è più dura) ma comunque per ottenere tv e radio hanno dovuto lottare sputando sangue e pallini. Sapere la storia delle loro conquiste e come le hanno ottenute è utile anche per me in quanto friulano.

    Sapere le distinzioni che lo Stato e la linguistica fanno fra lingue e dialetti è utile anche per sapere – ad es. – come superarle…

    Dire «il friulano è tutelato e quindi anche bisiaco e triestino devono essere tutelati» non è porre la questione in maniera corretta. Attenzione. Danneggia friulano e anche triestino e bisiacco. Se vuoi ti spiego perchè la penso così ma dimmi tu se devo continuare perchè non vorrei fare un ulteriore pippone. Ripeto che sul principio della tutela della differenza siamo d’accordo quindi se il discorso è solo quello potrei tranquillamente fermarmi.

  29. enrico maria milic ha detto:

    ok, siamo amici.
    : )

    … teniamo sempre ben presente che “distinzioni tecniche” e’ una distinzione che vale per lo stato italiano…
    😉

    se hai voglia di fare un post su bora.la sul perche’ chiedere che il triestino e il bisiacco sono ‘diversi’ rispetto al friulano sarebbe molto interessante. sarebbe bello anche se sostieni che, in ogni caso, tutte le parlate di questi luoghi debbano essere tutelate. ti diamo volentieri spazio… fammi sapere!

    (un commento in sto thread forse e’ sprecato, meglio un post nuovo)

  30. dree ha detto:

    Le distinzioni tecniche non valgono solo per lo stato italiano ma anche per la UE, le università, etc etc.
    Comunque se leggi quello che ho scritto io scrivo sempre – ad es sullo sloveno per restare su un terreno per noi neutro – che «viene considerato» lingua. Non dico mai «è» lingua.
    La tua arrabbiatura deriva dall’avere troppo l’occhio sull’ombelico del mondo: Trieste. 😀

    non capisco bene la frase «un post su bora.la sul perche’ chiedere che il triestino e il bisiacco sono ‘diversi’ rispetto al friulano…» ti è saltata qualche parola?

  31. cenerentola82 (Cris C.) ha detto:

    Il discorso mi sembra semplice.
    C’è una parte (la maggioranza friulana) la cui lingua e le cui tradizioni vengono tutelate e valorizzate, c’è una seconda componente regionale (la minoranza triestina) che ha un idioma che viene considerato non degno di essere tutelato allo stesso modo e c’è una terza (quella isontina e bisiaca) che la prima cerca di assimilare e di cui non vengono tenute conto le peculiarità.
    In questo clima, fino a quando in regione ci sarà discriminazione tra friulano ed altri idiomi locali, fino a quando la maggioranza tutela se stessa in modo diverso dalle componenti minoritarie della regione ci sarnno sempre sospetti e diatribe.
    Quindi per quanto mi riguarda questa regione potrebbe tranquillamnete divedersi.
    E chi semo noi? I fioi dela serva?

  32. enrico maria milic ha detto:

    DREE:

    no, non e’ un problema di essere triestini.
    le distinzioni tecniche sono distinzioni “culturali” e la “cultura” in tutte le sue sfaccettature (modi di parlare, definizoni di concetti, sentirsi parte di una comunita’…) non e’ un dato di fatto ma qualcosa che viene deciso e rideciso dagli esseri umani, ogni momento e ogni giorno, in base a precisi contesti e, spesso, situazioni di potere.

    intendo:
    che sarebbe bello se scrivi un post su bora.la, sul tema di cui sopra e ti diamo spazio volentieri (il tema e’ “sul perche’ il triestino e il bisiacco sono ‘diversi’ rispetto al friulano ovvero perche’ devono essere piu’ o meno tutelati dallo stato”)

    CENERENTOLA:

    e’ vero che (per esempio) le parlate in triestino e bisiacco non sono affatto tutelate dallo stato ma vengono pompate spesso, dalla politica, dagli intellettuali, eccetera, come qualcosa di ‘inferiore’ e non degno di confronto con l’italiano.

    credo pero’ che sia sbagliato porre il problema come lo poni tu, sentendosi in antagonismo con il friulano – il mio antagonista e’ prima di tutto chi ha molto piu’ potere rispetto a me. certo, c’e’ un certo squilibrio in regione, ma non credo che metterla sul piano dell’antagonismo sia utile.

  33. cenerentola82 (Cris C.) ha detto:

    Se parliamo di chi ha più potere, gran parte del merito nel fomentatore tutta questa diatriba la attribuirei a Strassoldo… che in provincia di Udine prende il 60% dei voti.
    Quindi il suo operato e la sua visione anti triestina è stata avvallata da gran parte del Friuli e la considero condivisa da tutti quelli che l’hanno votato.
    Quindi antagonismo si e fino alla fine e resistenza ad oltranza sull’Isonzo… ma hanno iniziato loro.

  34. enrico maria milic ha detto:

    “hanno iniziato loro” mi sembra una contestualizzazione un po’ difficile da fare.
    e’ da anni che sento ste storie, anzi, da sempre. chi e’ piu’ cattivo, chi ha iniziato per primo, chi vuole piu’ potere.
    per me sono inutili.

    e inquadrare “chi ha iniziato per primo”, dividendo responsabilita’ tra “noi” e “loro” e’ esattamente quello che fanno i politici e molti giornalisti. savemo tutti come le divisioni tra “noi” e “gli altri” servono alla manipolazione, al consenso, all’ottenimento di nuovi lettori (o telespettatori, ecc.) per un mezzo di comunicazione.

    la gente ha autonomia individuale di pensiero, solitamente. se no, per esempio, non starebbe a commentare e a discutere le cose su un blog. o no?

  35. dree ha detto:

    «Hanno iniziato loro»? Specchio e chi lo dice sa di esserlo!

  36. enrico maria milic ha detto:

    guarda che non si dice cosi’.
    ci sono due opzioni.
    “chi lo dice, lo sara’, cento volte piu’ di me”.
    e dopo:
    “specchio riflesso, buttati nel cesso”.
    c’e’ una trattazione molto colta del tema, qua.

  37. Marco ha detto:

    Vedi Enrico, certi discorsi sono validi soltanto se si ignora come si sono sviluppati i fatti. Da alcuni nickname comprendo che siete molto piu’ giovani di me (Fiandra rappresenta un caso a parte). Mi sembra di tornare agli anni sessanta, quando un politico triestino propose di far contare il doppio i voti dei politici della provincia di Trieste, per evitare che i friulani “contassero” di piu’. Non posso dimenticare che negli anni settanta vi fu un’opposizione serrata nei confronti dell’istituzione dell’Universita’ di Udine. E poi mille altri episodi non certamente limpidi. Quelli di Dree non sono pipponi, e’ la vostra difesa che traballa. Sembra davvero al solita boutade triestina per affermare che quel che pensano i friulani e’ frutto di stronzate, di odio per i triestini, ma ci si dimentica delle migliaia di firme raccolte a Trieste per la separazione della vostra provincia dal Friuli-Venezia Giulia. Le parole di Rovis sul suo giornaletto erano francamente offensive e spesso frutto di falsita’. Valga per Cenerentola invece il fatto che le leggi di tutela sono frutto di un processo democratico, di un lavoro a livello politico, linguistico e sociale che dura da decine di anni. A parte pochi casi, non ho riscontrato a Trieste (e la conosco bene, non preoccuparti) un affannarsi per il proprio idioma, oppure cercare di costruire le basi per un’affermazione a livello linguistico. Chi non ci crede siete semplicemente voi. Ammettetelo. le vostre parole sono soltanto di stupore e dileggio nei confronti di qualcuno che si e’ dato da fare per tutelare dei diritti umani. Poter studiare, parlare e sviluppare la propria lingua e cultura e’ semplicemente questo. Caro Enrico, il passato serve invece per il confronto, la conoscenza dei fatti e’ necessaria per capirci, sempre se lo vogliamo. E troppo spesso sento delle affermazioni francamente xenofobe in quel che dite, come per negare quel che altri hanno fatto in questi anni. Con questo non voglio fare riferimenti agli episodi razzisti che mi sono capitati nela vostra citta’, perche’ friulano oppure per una futilita’, come un capo di abbigliamento con una scritta nella mia lingua. Sono stupidaggini che possono capitare anche in altre latitudini. Prima di parlare di confronto a livello mitteleuropeo, cercate un po’ di comprendere quel che si sviluppa a breve distanza, ne guadagnereste a livello umano e anche culturale, senza quella chiusura verso chi e’ diverso da voi che continuate a mantenere anche nel nuovo millennio. Per Cenerentola, due parole riguardo Strassoldo (faccio parte del 45 per cento che non l’ha votato). Ignori che molta parte dei friulanisti non si identifica con lui, che spesso utilizza questa patina soltanto per uan questione di facciata. E poi non mi scordo che ha fatto comunella di recente proprio con Di Piazza, sindaco di Trieste. Concludo dicendo che il giorno in cui a Trieste mi sentiro’ libero di parlare friulano, essendo capito (come capita a me con chi parla triestino), sara’ realmente ora di dire che abbiamo fatto dei progressi.

  38. enrico maria milic ha detto:

    “e’ la vostra difesa che traballa”…
    “Chi non ci crede siete semplicemente voi”…
    “Ammettetelo. le vostre parole sono soltanto di stupore”

    ?

    voi? (i triestini)
    noi? (i friulani)

    qua ognuno scrive a titolo personale e da posizioni e esperienze molto diverse.

    personalmente non so da dove tracci il MIO dileggio nei tuoi confronti o la MIA mancanza di rispetto o interesse. e vorrei saperlo, te lo dico senza ironia.

    dico solo che qua ci si impunta a sottolineare le differenze e, mi sembra non tanto velatamente, a dire che alcune differenze sono più importanti delle altre. parlo anche per cenerentola, non solo analizzando alcune parti dei vostri pipponi.

    secondo me è un discorso che -se messo così- sfiora il razzismo.
    un’altra cosa è la tutela della differenza, qualsiasi essa sia. che appoggio.

    quello che hanno fatto i ‘triestini’ 5 – 10 -30 anni fa sono affari di quei ‘triestini’ e non ho intenzione di prendermi la responsabilità di chicchessia al di fuori di me.

    sostengo e gioisco per le conquiste degli individui (singoli) che, assieme, hanno sviluppato e raggiunto la tutela della lingua friulana.
    non penso sia sufficiente e auspico che così la pensino tutti i cittadini in fvg.

  39. cenerentola82 (Cris C.) ha detto:

    Le differenze ci sono, non è questione di razzismo. Solo che alcune differenze sono più tutelate di altre.
    Questa regione è stata un errrore. E’ nata sbagliata. E’ stato un errore mettere delle entità profondamente diverse per mentalità, cultura, tradizioni, storia, lingua ed economia nello stesso calderone. Ma l’Italia quando mai ha fatto delle cose giuste da queste parti?
    Per me la soluzione è la creazione di due regioni separate, Udine e Pordenone da una parte, Trieste dall’altra e Gorizia che decida liberamente da che parte stare (potrebbe anche dividersi, magari sull’Isonzo, però senza che qualcuno le imponga l’adesione forzata al progetto del grande Friuli che ogni tanto sbuca fuori vagheggiato da Strassoldo & Co che vorrebbe il confine a Sistiana).
    E poi entrambe le regioni con la propia autonomia potrebbero partecipare in modo autonomo al progetto di Euroregione.
    Quando marito e moglie non vanno d’accordo possono anche separarsi, e poi magari rimenere amici. Soprattutto se il matrimonio è stato combinato ed imposto.

    … ovviamnte è un opinione personale.

  40. busy-ac ha detto:

    Ogi go leto sul giornal che el furlan sarà obbligatorio in tutte le materie a scola.
    Me chiedo, ma se i me fioi (e mi posso esser anca un cabibo o comunque un Italian che no sa el furlan) no xè furlani e no parla furlan ma i vivi con mi in furlania (dove lavoro), devo mandarli minimo a 30-40 km de distansa a scola perchè nel paesin dove lavoro no xè una sesion de insegnamento in Lingua Italiana? (fin prova contraria no xè in vigor el bilinguismo integral e mi go tutto el diritto che i me fioi parli SOLO italian a scola).
    Me ricorda tanto la Val Venosta dove go lavorado e vissudo, dove l’unica scola della valle (che no la xè picia) in italian xè a Silandro e le più vicine superiori italiane xè a Merano. (e meno mal che i ga riativado el trenin, ani fa iera un casin rivar a Merano).
    Chi me pagassi le spese e el disagio? Se no parlo la lingua minoritaria son discriminado in tuto come in Alto Adige e i me fioi xè putei che no i socialisa e no i se vol integrar?
    Bel voi furlani, ve definì “minoranza” e poi con prepotenza de magionansa de facto faze quel che volé.

    A quando una legge de tutela de la Lingua e cultura bisiaca? A quando el bisiaco insegnado ne le scole?

    Passando all’Italiano

    Caro Marco
    Cosa vuol dire il Bisiaco è importato? Vuol dire che dobbiamo rinunciare alla nostra peculiarità perchè non abbiamo ancora, per debolezza politica/storia e numerica, ufficialmente lo status di lingua? Dobbiamo scegliere se parlare sloveno (che ha una repubblica alle sue spalle e trattati bilaterali) o friulano (maggioranza numerica in regione) e dire che il nostro idioma è arrivato con le truppe italiane nel 1918? Dobbiamo affermare che il Bisiaco non è autoctono del territorio dove è parlato?
    Dici che il Bisiaco deriva dal veneto. Daccordo. Ma almeno la regione Veneto il proprio idioma lo tutela, la nostra regione cosa fa per il Bisiaco?

    Cmq, tanto di cappello a voi friulani che gli obbietivi che vi siete prefissati li avete raggiunti, apertura e sviluppo di qualità dell’Università di Udine compresa (che d’ora in poi avrà il monopolio della formazione scolastica in regione visto il provvedimento legislativo sopraccitato).

    Sono dell’avviso che vanno tutelati tutti gli idiomi autoctoni del territorio regionale, soprattutto quelli veramente e numericamenti minoritari come il Bisiaco, e non solo alcuni.

  41. Marco ha detto:

    Caro Busy, forse hai capito male quel che hanno detto scritto sul giornale (ma quale hai letto?). Anzi, direi che hai trasceso un po’, forse anche in malafede. Quel che prevede la legge e’ un po’ diverso, ovvero si dice che si insegnera’ tutte le materie anche in friulano, ma non necessariamente. Quel che si vorrebbe e’ approccio linguistico multidiscplinare, in cui si possa sviluppare un apprendimento in piu’ lingue, quindi, oltre all’italiano, anche il friulano, l’inglese, eventualmente anche lo sloveno e il tedesco. Questo per quanto riguarda tutte le materie. Tanto per chiarezza. L’idea non campata per aria e ha alle spalle decenni di studi e sperimentazioni da parte di educatori di varie universita’.
    Farebbe sicuramente bene anche tuo figlio e lo farebbe sentire piu’ europeo. Mi dispiace questa tua curiosa avversione per il friulano, specialmente considerando il fatto che richiedi una tutela della variante bisiaca del veneto. Francamente razzista, come nel caso dell’educazione di tuo figlio. Non credere che si “appesti” se impara a comprendere il friulano. Forse farebbe bene anche a te imparare la lingua, ti aiuterebbe piu’ di mille inutili elucubrazioni. Caomprenderesti che nessuno ti vuole mordere, che i friulani non ti vogliono male. Anzi, forse sei tu continui ad avere un po’ di spocchia.
    Una precisazione per Cenerentola: quando si parla di confini storici del Friuli, non si menziona Sistiana, la linea passa sul Timavo…
    Per Enrico, non so, mi sembra che questo voi e noi sia capillarmente duiffuso, altrimenti non capirei questa coesione tra le posizioni di bisiachi e triestini da una pare e friulani dall’altra. Come non comprendo questo far finta di essere sopra tutte le posizioni e fare affermazioni molto esplicite. Concordo quando dici che tutti i cittadini della regione dovrebbero gioire per quelli che hanno lottato per ottenere la tutela della propria lingua. A Trieste spesso suscito dei risolini di compatimento quando parlo di queste cose. Si passa ad altro, ad argomenti comuni e, pur trattandosi, di tanti singoli, ho l’impressione che questo modo di pensare sia ampiamente diffuso. Ma forse si tratta di una sensazione personale.
    Riguardo la tutela della lingua friulana Dree m’e’ sembrato molto esaustivo nei suoi interventi. Si tratta di un processo storico, ampiamente illustrato, che parte da una base che ha espresso anche persone che hanno lottato in maniera pacifica, rimettendoci i loro soldi e il loro tempo.
    Da parte dei triestini, per il loro linguaggio, non ho ancora assistito a nulla di simile. Anzi, ongi volta, che si crea un’istanza nuova per il Friuli, c’e’ il dileggio assoluto. Prendo atto, cari Enrico, della tua linea di pensiero positiva, ma non mis embra di riscontrarla parecchio in giro.

  42. enrico maria milic ha detto:

    marco:
    non generalizzerei sui triestini.
    ci sono tanti che si astengono dal rispondere a questo dibattito perchè – credo – hanno paura di cadere in un antico ‘ginepraio’.
    io penso che l’antico ginepraio, luogo di diatribe insensate da anni ’70 e ’80 possa essere visto in maniera nuova e adeguata ai tempi che viviamo. ciao

  43. cenerentola82 (Cris C.) ha detto:

    “Una precisazione per Cenerentola: quando si parla di confini storici del Friuli, non si menziona Sistiana, la linea passa sul Timavo…”

    Ma a Monfalcon, Ronchi, Doberdò, Grado xe pien de gente che parla furlan? Su dai.
    E’ questo che mi da fastidio. Quest’arroganza nel voler colonizzare anche chi friulano non è.
    Sarà loro diritto decidere cosa sono, cosa si sentono e che lingua o dialetto parlare?

  44. Marco ha detto:

    Cenerentola, ci sono due soluzioni:

    1. ritieni gli altri dei poveri imbecilli,
    2. non leggi correttamente i giornali.

    Valuta tu.

  45. cenerentola82 (Cris C.) ha detto:

    1. Gli altri chi? A questo mondo ci sono almeno 6 miliardi di altri… e qualche povero imbecille c’è di sicuro.
    2. Cosa intendi per “non correttamente”? Qualsiasi interpretazione diversa dalla tua?

  46. Marco ha detto:

    Coraggio, Cenerentola, potrai dire che i friulani sono cattivi e vogliono imporre la loro lingua. Evadi dalle questioni, ti culli nella tua singolarita’ e nel narcisismo.
    Spero che, crescendo, tu non diventi come Gambassini o Rovis, ma sei sulal buona strada.
    leggi ii giornali, ma un po’ tutti, ascolta anche gli altri, ogni tanto.
    E io sono orami cosi’ vecchio e saggio che posso pure dirtelo.
    Vinco io, l’ho deciso.

  47. cenerentola82 (Cris C.) ha detto:

    Da http://www.Gazzettino.it del 5/6

    Lingua friulana, resistenze dai sindaci
    L’attuazione della 482 incontra ostacoli nei Comuni che dovrebbero applicare le norme di tutela

    Al capolinea. Per la lingua friulana non c’è mai pace. Doveva essere la giornata della grande intesa, quella chiesta dall’assessore regionale Roberto Antonaz sul disegno di legge che, dopo un anno di gestazione, è stato approvato in via preliminare dalla giunta.

    Eppure, si rischia di non farcela in tempo entro questa legislatura, se l’intesa con le Autonomie locali non verrà consacrata. In arrivo due documenti per migliorare il testo: uno già inoltrato dagli uffici della Provincia di Udine, l’altro in preparazione a tempo di record da parte dell’Anci.

    Gli ostacoli maggiori si sono incontrati proprio durante il Consiglio delle Autonomie che ieri, su proposta del vicepresidente della provincia di Trieste , Walter Godina, ha deciso il rinvio per domani, altrimenti si sarebbe andati incontro a una bocciatura sonora dell’intesa. «È alquanto inusuale che sia il sottoscritto Godina a difendere, da Trieste , la dignità del friulano; l’assessore ha più volte ribadito la disponibilità a fare modifiche. Oggi non abbiamo dato un bell’esempio, sia sotto il profilo del numero dei rappresentanti (il Comune di Udine del sindaco Sergio Cecotti era assente, ndr), sia nelle argomentazioni».

    E così, in barba a quanti guardano a Trieste come alla presunta nemica dei friulanofoni, è stato proprio il capoluogo giuliano a salvare da quella che nei corridoi si vocifera come ‘figuraccia scampata per un soffio’.Senza il richiamo alla ragione suonato da Godina, molto probabilmente la seduta si sarebbe chiusa con la bocciatura dell’intesa e con l’addio alla legge che non aggrada totalmente né i friulani convinti (tipo il presidente della Provincia di Udine, Marzio Strassoldo, che vorrebbe molto di più), né quelli a metà strada (che temono una sorta di imposizione e un ampliamento della marilenghe nelle istituzioni).

    Antonaz è costretto a incassare a malincuore la mezza sconfitta, lui che era convinto, come aveva dichiarato in apertura della relazione, che la legge avrebbe dovuto ricevere l’ok definitivo della giunta fra pochi giorni. È evidente che se ‘cade’ la legge sul friulano, che Antonaz considera «una delle più importanti della legislatura», lo stesso destino verrà riservato a quella, collegata, sullo sloveno. «Va bene, ragazzi – cercava di sdrammatizzare un incredulo Antonaz a seduta terminata – vorrà dire che se ne riparlerà nella prossima legislatura…».

    Mentre l’assessore era intento a spiegare la natura flessibile della legge, che «non impone nulla, non prevede alcun obbligo per i Comuni, è semplicemente d’incentivo, sempre che vi siano le risorse a bilancio negli enti», mentre l’assessore ricordava che ogni Comune – quelli proclamatisi “friulanofoni” – potrà elaborare un piano d’attuazione pro friulano, già si preparavano le cartucce.La prima a partire è l’assessore comunale al Bilancio di Pordenone, Chiara Mio, che non riesce a digerire l’articolo 7, quello che disciplina gli usi pubblici della lingua friulana, sistematizzando quanto già previsto dalla 482 e dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale ed estendendone la tutela nei rapporti scritti: «Nel nostro territorio – ha attaccato Mio – c’è una quota del 13 per cento di immigrati; la popolazione che parla friulano sarà lo zero virgola… non capisco come si possa voler regolamentare l’uso di questa lingua nell’amministrazione pubblica; non mi tranquillizza sapere che tutto questo dipende dalle risorse».

    Pordenone, quindi, dice un no assoluto al passaggio ‘amministrativo’ della marilenghe, anche perché «per noi diventa soltanto una questione di costi aggiuntivi». Non particolarmente entusiasta neppure il sindaco Renzo Liva, Roveredo in Piano, che teme una corsia privilegiata per i progetti che verranno presentati in forma bilingue e una congiura contro quelli soltanto in italiano. Pronta la difesa di Antonaz: «Non vedo perché dovrebbe succedere questo».Intanto, però, alla requisitoria di Liva, secondo cui questa legge «comporterà più danni che benefici», si aggiungevano gli scetticismi del primo cittadino di Tavagnacco, Mario Pezzetta: «Non sono chiare la definizione sulle risorse, le competenze, e sul chi fa cosa e perché; in questo modo rischiamo veramente di non rendere un buon servizio all’uso della marilenghe». In tutto questo bailamme, a spezzare una lancia, mezza favorevole, è stato Strassoldo, anche se preferirebbe una legge che renda il friulano maggiormente pervasivo, ad esempio l’insegnamento di materie scolastiche ricorrendo alla lingua riconosciuta dalla 482. E alcune nubi restano sugli aspetti tecnici, tanto che Strassoldo ha inviato ad Antonaz un documento in cui si trovano indicate le correzioni necessarie, anche per evitare di riproporre in maniera fotocopia quanto già prescritto nelle leggi 482 e quella regionale 15 del ’96.

    Un discorso tutto impregnato sulla qualità del friulano è stato quello tessuto dal sindaco di Attimis, Maurizio Malduca che si è domandato «se qualcuno riflette sulla qualità e sul risultato finale: certi programmi trasmessi dalla Rai regionale e dalla Radiorai, ad esempio, non fanno fare una dignitosa figura ai friulani; se i soldi devono essere spesi in malo modo, meglio chiudere tutto e andarsene a casa».

    A questo punto che interviene, come paciere salva-situazione, Godina che, alla fine, registra lo spettacolo paradossale e, in fondo, il disinteresse di alcuni rappresentanti che non si sono nemmeno fatti vedere nella seduta sul futuro del friulano.

    by Irene Giurovich
    ——————
    Sembra che i primi a non voler costi aggiuntivi siano proprio i Vs sindaci.

  48. busy-ac ha detto:

    Caro Marco

    Primo io non ho usato un registro linguistico offensivo come te nei miei confronti. Il razzista sarai tu e lo spocchioso anche.
    A mio figlio gli insegno la lingua che voglio, e soprattutto al lingua bisiàca, oltre all’italiano, all’inglese e al francese che parlo correntemente (ciacalo ancje furlan , sa tu? visto che lavoro a Udine ma a mio figlio non glielo insegnerò MAI), tutte lingue europee. Come vedi non sono sciovinista e ottuso come tu credi.
    Voi friulani sempre con questo disco, che imparare il friulano è un dovere per tutti. Ripeto, se io sono l’unico di un paese in friuli a NON parlare friulano, non c’è nessuno che può obbligare mio figlio a doverlo imparare e parlare ne tantomeno a doversi sorbire le lezioni (ricordo che la scuola è obbligatoria fino a 18 anni) in una lingua minoritaria. Deve essere una scelta, che se non combacia con la maggioranza (friulanofoni) va comunque rispettata.
    Quindi vedi che il razzista e vigliacco qui non sono io.
    Le leggi e lo statuto della regione FVG non sono nemmeno la pallida ombra di quelli dell’Alto Adige, quindi non sarai tu a farmi la predica.
    Voi friulani non siete una minoranza, siete la maggioranza e come tali agite dispoticamente. Facile dire che non sono “multiculturale” e poi la mia lingua non viene tutelata e non è insegnata a scuola (la sola trasmissione orale non basta).

    Viva

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *