19 Marzo 2007

Rauriser Literaturtage

In questi giorni si svolge a Rauris (Salzburg) una delle più importanti manifestazioni letterarie dell’ area tedesca. Autori di tutte le nostre regioni sono invitati a presentare le loro opere (o inedite, o primo romanzo su indicazione dell’ editore) ad un pubblico internazionale. La differenza con i concorsi tradizionali sta nel fatto che le letture hanno luogo in trattorie, alberghi, insomma in tutti i posti in cui il pubblico può essere presente ed interagire con gli autori.

Quest’ anno è stato conferito il primo premio a Steffen Popp per il suo romanzo “Ohrenberg oder der Weg dorthin”, Ohrenberg o la strada fino a lì, che tratta di un’ avventura visionaria nel passato ambiente del confine tra le due Germanie. Due persone che si vogliono incontrare e non ci riescono sono un po’ il simbolo della nuova realtà tedesca dopo la riunificazione.
In ciascuna delle due parti della Germania ormai si è formata una certa mentalità, fatta di conoscenze, mafiette locali, concetto di sussidiarietà opposto a quello della libera imprenditoria, che rendono difficile il dialogo. All’Est ci si aspetta sempre una certa garanzia statale per occupazione o esistenza, mentre il turbocapitalismo di Angela Merkel punta sempre più sul rischio, sulla precarietà, sul premio ai coraggiosi. Secondo me la Germania ha perso l’ occasione unica nella storia di imparare dai fallimento sia del sistema comunista, sia di quello capitalista, per creare un qualcosa di nuovo, arte in cui i tedeschi sono sempre stati maestri, da Marx a Nietzsche (e chi ne ha seguito miopemente le orme).

Bene si fonde la tragedia – attualissima – della Germania con l’ atmosfera di fondo della letteratura austriaca moderna, che ama uscire dalla narrativa realistica per rifugiarsi in penombre esoteriche ed in accenni “tra le righe” a tragedie individuali o, più spesso, collettive. Quindi è comprensibile tale scelta da parte di una giuria austriaca, abituata all’ auto-cannibalismo psicologico di Musil, continuato nel “cantus firmus” del premio Nober Elfriede Jelinek, per me solamente una trombona foriera di discordie.

E’ anche interessante vedere la differenza tra l’ apprezzamento di autori in Germania ed in Austria. In Germania, oltre al manifesto politico palese (Die Schälung der Zwiebel di Güther Grass ed altri) si nota un favore di pubblico verso lo storicismo romanzato (Die Vermessung der Welt, di Daniel Kehlmann) e forme vicine alla realtà quotidiana delle classi popolari (Sven Regener, Herr Lehmann) o della borghesia “voio ma no poso”, sempre in cerca dell’ ultima avventura sessuale, sempre però con solida base economica (la shooting star Eva Hermann e la sempreverde Constanze Elstner, con la sua indimenticabile epopea di una donna in cerca di marito con annunci sui giornali, Mann mit Tränensäcken sucht Frau mit Lachfalten).

In Austria invece la tendenza va sulla ricerca di forme anomale di narrativa (Das Wetter vor 15 Jahren, un romanzo che non esiste, ma è raccontato attraverso un’ intervista), il recupero del passato che non può essere ricostruito (Die sterbenden Europäer, di Gauss) o l’ epos di un passato (nazista) mai rielaborato e per questo fonte di errori nella sottovalutazione della psicologia della politica attuale (Die Kinder der Toten, di Elfriede Jelinek). Secondo me, quest’ ultimo filone, il più amato dalla critica, non si rende conto del fatto che il “senso di colpa” attenuato degli Austriaci (“eravamo vittime, non carnefici”) ha consentito un’ integrazione molto migliore in Austria che in Germania degli immigrati. In Germania è stata consentita, anzi favorita, la ghettizzazione (“loro non hanno avuto il nazismo, magari possiamo imparare da loro”), con l’ effetto che intere città ormai sono sotto la tirannia del velo (Colonia, Solingen, Hannover, Reutlingen…), mentre l’ Austria ha avuto il coraggio (ed il merito) di imporre l’ integrazione, cossicchè gli stranieri in Austria, che vogliano o no, sono parte integrante della società e non causano nessun problema. E stanno meglio anche loro.

Un’ultima osservazione: è un vero peccato che i “Rauriser Literaturtage” abbiano luogo allo stesso tempo della tedesca Fiera del Libro di Leipzig: così c’è una concorrenza tra due eventi sostanzialmente identici.

Io vado domani a Leipzig a presentare il mio nuovo libro e pertanto non posso andare a Rauris e vi lascio in pace per una settimana!

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